Rosso Cesanese 2011 tra poche luci e molte ombre


La seconda edizione di Rosso Cesanese, vetrina sulla nuova annata del Cesanese del Piglio DOCG, si è chiusa lo scorso lunedì tra  una serie di ombre e poche luci.


Nonostante la bellissima cornice del Palazzo Comunale di Anagni e la buona organizzazione della Strada del Vino Cesanese, la degustazione cieca dei 40 campioni sottoposti alla giudizio degli addetti ai lavori ha mostrato un panorama generale confuso dove due o tre aziende tracciano la strada della qualità e molte altre che rincorrono, a volte stancamente, un obiettivo che neanche loro conoscono. 

Quale è la vera espressione del Cesanese? Anche questo dalla degustazione non è chiaro visto che Coletti Conti e La Visciola producono due vini di stile e filosofia completamente diversi: il primo punta su grande struttura e potenza mentre il secondo più su finezza e leggiadria.
Gli altri, tranne poche eccezioni (Casale della Ioria, Corte dei Papi e Pileum), sono là che cercano di copiare maldestramente uno stile che non gli è proprio creando dei veri e propri mostri a metà tra un Porto e un Barbacarlo. Se proprio non te ne frega nulla della qualità allora il risultato è un Cesanese difettato alla faccia della denominazione di origine controllata e garantita che, alla stregua di tutto ciò, in Italia ha la stessa autorevolezza dei nostri politici.


Mi spiace esser stato duro ma questi sono i risultati della degustazione divisa tra Cesanese 2009 base, Superiore e 2008 Riserva.

2009 Base

Cantina Sociale del Piglio – Etichetta Rossa: naso poco complesso di frutta rossa e gomma. Bocca sintetica, retrogusto di erbe di campo. Campione di botte;

Cantina Sociale del Piglio – Il Castellano: naso chiuso, frutta rossa appena accennata. Bocca sfuggente, un banale vino da tavola. Campione di botte;

Emme Vigneti Massimo Berucci – Hyperius: naso di mora e amarena. Bocca poco ampia, semplice ma meglio del precedente. Campione di botte;

La Visciola – Mozzatta: dal colore, rubino scarico, lo riconosco alla cieca. Fresco, floreale, etereo. Bocca dinamica, equilibrata, succosa, finalmente qualcosa che assomigli ad un vino di qualità;

La Visciola – Vignali: naso di frutta rossa croccante, rosa. Vino molto femminile, vellutato e suadente. Pecca un po’ nel finale,

La Visciola – Ju Quarto: naso profondo, complesso, percepisco fiori ed erba medica. Bocca di bello spessore, intensa, robusta;

Vini Giovanni Terenzi: naso intenso di frutta rossa matura. bocca robusta che si perde maldestramente con un retrogusto di straccio bagnato. Campione di botte;

Antiche Cantine Mario Terenzi – Casale dei Monaci: colore impenetrabile, denso come uno yoga al mirtillo. Naso vegetale, bocca allucinante….

Casale della Ioria – Campo Novo: naso di frutta rossa matura, viola appassita e cenni eterei. Bocca ancora  un po’ scissa tra morbidezza e durezza. Tannino da rivedere. Giovane.

Corte dei Papi – Colleticchio: naso scuro di frutta di rovo e spezie nere. Bocca polposa, strutturata. Bel vino base.

Strani personaggi...
2009 Riserva

Azienda Agricola Macciocca – Civitella: dal colore sembra non filtrato. Naso di iodio e fiori macerati. Bocca armonica. Non lascia segni.

Cantina Martini – Santa Felicita: naso yogurtoso e di cacao. Bocca con tannino indecente.

Cantina Sociale del Piglio – De Antiochia: naso selvatico e bocca corta. Devo continuare? Campione di botte;

Cantina Sociale del Piglio – Etichetta Oro: finalmente un cesanese degno di una cantina sociale di qualità. Naso con tanta frutta rossa e un pizzico di terra bagnata. Bocca semplice anche se equilibrata e di discreta persistenza. Il Cesanese da tutti i giorni ad un prezzo ok. Campione di botte;

Emme Vigneti Massimo Berucci – Casal Cervino: vino monocorde che gioca tutto sulle sensazioni fresche di frutta. Campione di botte;

Manfredi Opificio – Onda: naso di erbe mediche, rabarbaro, chiodi di garofano, frutta croccante. Bocca equlibrata, ampia anche se pecca in persistenza finale. Campione di botte;

Petrucca e Vela – Agape: naso di crostata di visciola. In bocca è giovane, troppo…. Campione di botte;

Pileum – Pileum: naso e bocca di poca espressione. Campione di botte. Spero nel futuro…

Terre del Cesanese – Trifora: naso scuro di pepe, humus e ribes. Bocca in via di definizione. Campione di botte;

Terre del Cesanese – Colleforno: sensazione olfattive di ciliegia e viola mammola. In bocca il tannino invade tutto come Attila. Campione di botte;

Antiche Cantine Mario Terenzi – Casal San Marco: naso dolciastro a metà tra il lucido da scarpe e il ciliegione maturo. Bocca piaciona. Troppo. Campione di botte;

Rapillo – Sero Nero: vinoso, tocchi floreali e di gomma sintetica. Bocca giovane e poco dinamica.  Campione di botte;

Vini Giovanni Terenzi – Colleforma: naso di caffe, cacao, terra. Bocca giovane e poco armonica.  Campione di botte;

Casale della Ioria – Casale della Ioria: naso potente di frutta macerata e mon chery. Bocca ancora giovane dove tutto sembra ancora in via di composizione. La materia comunque c’è!

Coletti Conti – Hernicus: naso monastico, inconfondibile. Bocca ancora aggressiva, potente, dinamica. Da aspettare con calma;

Corte dei Papi – San Magno: naso di grafite, cacao, torrefazione. Bocca intensa, struttura e di buon equlibrio.

Marcella Giuliani – Alagna: non fornisce alcuna emozione, nemmeno le peggiori..

Varibilità del terreno di Casale della Ioria

2008 Riserva

Casale Verdeluna – Amor: naso alcolico. Bocca scissa, rustica. Campione di botte;

Emme Vigneti Massimo Berucci – Casal Cervino: naso ciccione, zuccherino. In bocca percepisci una rifermentazione “barbacarleggiante”. Spiazzante. Campione di botte;

Petrucca e Vela – Tellures: un primitivo dolce di Manduria ad Anagni? Campione di botte;

Pileum – Bolla di Urbano: naso pulito dove percepisci un bel ventaglio di frutta e spezie. Bocca armonica, equilibrata e, fortunatamente, senza eccessi. Campione di botte;

Terre del Cesanese – Collevignali: naso yogurtoso, dolciastro. Bocca rifermentata. Fortuna che è un campione di botte…

Antiche Cantine Mario Terenzi – Casal San Marco: ritorna il lucido da scarpe e il residuo zuccherino che scimmiotta altri vini…

Vini Giovanni Terenzi – Vajosuro: naso puzzettoso che copre un odore di ciliegia e fragola. Bocca magra;

Casale della Ioria – Torre del Piano: naso profondo, scuro, complesso di frutta e spezie. Bocca tesa, austera, vigorosa;

Coletti Conti – Romanico: naso pirotecnico di frutta, terra, tamarindo, caffè, cioccolato. Bocca potente, poderosa, di grande impatto ma equilibrata.

Corte dei Papi - San Magno: naso lattico, poi col tempo esce la frutta di rovo. Bocca di struttura ma non mi incanta per dinamicità ed equilibrio;

Marcella Giuliani – Dives: naso debordante di frutta nera, oliva, cuoio. Bocca potente ma non ancora perfettamente amalgamata. Chiusura piaciona..

La Visciola
Se non ci fosse lui..


Vinitaly 2011 e la giostra dei premi. E' israeliano il miglior produttore del mondo...


È israeliano il miglior produttore di vino del mondo. L'edizione 2011 del Concorso enologico internazionale premia la cantina Golan Heights Winery, realtà relativamente giovane, fondata nel 1983 a Katzrin (Israele). È la prima volta che il riconoscimento del Premio speciale Gran Vinitaly viene assegnato ad una realtà israeliana. Il premio, ricordiamo, va al produttore che ha totalizzato il maggior risultato calcolato dalla somma dei punteggi più elevati riferiti a due vini che hanno ottenuto una medaglia in gruppi diversi.


La Golan Heights Winery al Vinitaly aveva già raccolto riconoscimenti importanti in passato nel Concorso Enologico Internazionale. La cantina israeliana ha convinto i 105 giurati - scelti fra i più autorevoli enologi e giornalisti di settore di tutto il mondo - affermandosi su una "concorrenza" di 3.720 bottiglie (erano 3.646 nel 2010), presentate da più di 1.000 aziende vitivinicole partecipanti da 30 Paesi del mondo: Australia, Austria, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Columbia, Croazia, Ecuador, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Messico, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica di San Marino, Romania, Serbia Montenegro, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Turchia, Ungheria, Uruguay, Venezuela.
La manifestazione ha il patrocinio dell'Organisation Internationale de la Vigne et du Vin, dell'Union Internationale des Oenologues, dei Ministeri delle Politiche Agricole e delle Attività produttive e in collaborazione con Assoenologi e Ice.
 
"Per il diciannovesimo anno consecutivo il concorso si è confermato il più selettivo al mondo - commenta Giuseppe Martelli, direttore generale Assoenologi - con una qualità dei vini in continuo miglioramento. Ed a conferma di una marcata internazionalità del concorso rileviamo che quest'anno i vini stranieri registrano percentualmente una presenza forse superiore a quella italiana nei primi quattro premi che caratterizzano il Concorso". 

Due le aziende che hanno vinto il Premio speciale "Vinitaly Nazione 2011", attribuito al produttore di ogni Paese che ha ottenuto il maggior punteggio: a conquistare il prestigioso riconoscimento sono state quest'anno l'italiana azienda agricola Milazzo Terre della Baronia Spa di Campobello di Licata (Agrigento), che si aggiudica anche il premio "Vinitaly Regione" 2011, e la spagnola Bodegas Marques de Carrion - Cabastida - Alava.


Ad aggiudicarsi il Premio speciale "Vinitaly Regione" 2011, che incorona il produttore di ogni regione italiana che ha ottenuto il miglior risultato, sono state le seguenti cantine:
Veneto: cantina Valpolicella Negrar - Negrar (Verona);
Puglia: azienda agricola La Mea di Maci Marco - Cellino San Marco (Brindisi);
Toscana: Banfi - Montalcino (Siena);
Sicilia: Azienda agricola Milazzo - Terre della Baronia di Campobello di Licata (Agrigento);
Lombardia: Le Cantorie azienda agricola - Gussago (Brescia);
Abruzzo: Cooperativa agricola Orsogna - Orsogna (Chieti);
Sardegna: Carpante Usini - Usini (Sassari);
Emilia-Romagna: Cantine Ceci - Torrile (Parma);
Piemonte: Vigne Regali - Strevi (Alessandria);
Lazio: Cantina Sant'Andrea azienda agricola - Terracina (Latina);
Friuli Venezia Giulia: Collavini Viticoltori - Corno di Rosazzo (Udine);
Marche: Terre Cortesi Moncaro - Montecarotto (Ancona);
Trentino Alto Adige: Cavit - Trento;
Basilicata: Cantine del Notaio - Rionero in Vulture (Potenza);
Umbria: azienda agricola Valentino Cirulli - Ficulle (Terni).
 
Assegnato anche il Premio speciale "Banca Popolare di Verona", andato al vino Trentino Doc Vin Santo "Arele" 1999 di Cavit - Trento per aver conseguito il miglior punteggio fra tutti i vini veneti, o emiliano-romagnoli, o trentini o friulani di tutte le categorie del Concorso Enologico Internazionale.
Tutti i produttori, come da regolamento, che si sono aggiudicati una medaglia potranno apporre un'etichetta, riportante la distinzione "Concorso Enologico Internazionale" Vinitaly 2011, da applicare sui migliori vini.

Lettore fisso numero 100


CHE ASPETTI A PALESARTI????



Le inutilità del vino - parte prima


Avrei potuto scrivere nel titolo anche la parola stronzata però, visto che dietro questi oggetti ci sarà anche tanto lavoro mentale e di design, ho preferito rispettare la scelta imprenditoriale di chi mette in commercio queste cose. 

Oggi vi presento un modo nuovo per bere il vostro vino preferito:

I bicchieri sono stati disegnati da Jim Rokos, industrial designer, la cui creatività lo porta a dar luce ad oggetti per coppie.



In preparazione per Rosso Cesanese 2011


Oggi sono invitato alla seconda edizione di Rosso Cesanese, manifestazione durante la quale verrà presentata la nuova annata del Cesanese del Piglio Docg. Anche il Lazio ha la sua Anteprima!


Questo il comunicato stampa:

Sul palcoscenico delle eccellenze laziali il Cesanese del Piglio DOCG, torna protagonista ad Anagni dal 1 al 4 aprile della manifestazione “Rosso Cesanese”, quest’anno alla sua seconda edizione, nata dal partenariato instaurato tra Aspin, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Frosinone,  l’Associazione per la Gestione della  Strada del Vino Cesanese, il Comune di Anagni e il Consorzio di  Tutela del Vino Cesanese del Piglio.
Il cuore propulsore dell’iniziativa sarà la presentazione in Anteprima della DOCG Cesanese del Piglio 2009, nelle tipologie Base e Superiore, e della Riserva DOCG 2008. A cornice dell’evento sono previste iniziative di non minore importanza e livello per il territorio che compongono lo sfaccettato programma della II edizione di Rosso Cesanese. Novità assoluta di questa edizione è il Salone dell’Olio extravergine d’oliva Ciociaro, a testimonianza di un comparto agricolo e produttivo che negli ultimi anni sta ottenendo rilevanti risultati qualitativi e un crescente successo anche a livello internazionale. Un’iniziativa, quella di Rosso Cesanese, che coinvolgerà   i visitatori in tutti i “sensi” cominciando dalla vista, a cui non potrà sfuggire il Rosso di cui si vestirà il borgo di Anagni, con stendardi e festoni, e un “red carpet” che guiderà l’olfatto e stimolerà la gola dei visitatori nel percorso dell’artigianato alimentare e dei prodotti agricoli che si snoderà nei palazzi storci di Anagni.  Un programma in cui la storia e la cultura del territorio ciociaro saranno “tangibili” nel Mercato dell’Antiquariato e nella Mostra degli abiti medievali. Tutte le iniziative si svolgeranno dalla mattina alla sera nelle giornate di sabato 2 e domenica 3 aprile. Il venerdì 1 e il lunedì 4 aprile saranno riservati agli operatori.

In particolare venerdì 1 aprile la giornata è dedicata all’incontro tra i produttori e importatori del nord Europa a cura di ASPIN (Agenzia Speciale Internazionalizzazione della Camera di Commercio). Il Presidente Stefano Venditti, così descrive l’importante contributo di ASPIN: “A tutt’oggi, il nostro territorio vanta l’unica DOCG rossa della Regione Lazio. Un vino unico in tutta Italia che, grazie agli sforzi dei produttori locali, ha ottenuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. È nostro compito promuovere questa eccellenza aiutandola a ricoprire il ruolo che le spetta, al pari dei vitigni cha appartengono al gotha della produzione nazionale. Aspin, nell’ambito di “Rosso Cesanese”, è investita del compito di organizzare un incoming di buyer provenienti da ben tre Paesi, Belgio, Danimarca e Norvegia: si coinvolgeranno in questo modo le regioni del nord Europa più attente alle eccellenze vitivinicole italiane. Infatti, è di strategica importanza introdursi in questi mercati caratterizzati da dimensioni adeguate alle capacità produttive delle nostre cantine e da un’ottima propensione di spesa nei confronti di prodotti di alta qualità. Sono convinto che sia arrivato il momento da parte delle aziende vitivinicole della provincia di Frosinone di fare un passo avanti nell’approccio al mercato europeo e internazionale. Forti di un prodotto che ben rappresenta il gusto per la vita e le qualità del nostro territorio, bisogna continuare ad aprirsi ai consumatori esteri sempre pronti ad accogliere nuove proposte legate a specificità geografiche e a tradizioni affascinanti e secolari”.

Restando nel merito delle giornate “riservate”, lunedì 4 saranno ospiti della manifestazione i ristoranti e le enoteche di Roma, Frosinone e rispettive provincie, in un momento esclusivamente a loro dedicato, promosso dal Consorzio di Tutela Cesanese del Piglio, impegnato in un’azione di sensibilizzazione al consumo e la vendita del Cesanese del Piglio in primis sul suo territorio di produzione, così come avviene in rinomati territori vitivinicoli nazionali, dove ogni singolo operatore è il primo promotore e consumatore quotidiano delle produzioni locali.
L’importanza dell’evento è sottolineata dalla presenza entusiasta dell’intero comparto produttivo che sarà ospitato al Palazzo Comunale di Anagni nella Sala della Ragione dove si allestirà l’ufficiale presentazione al pubblico, ai giornalisti e agli operatori delle Anteprime DOCG delle aziende vitivinicole e delle cantine del Cesanese del Piglio: Antiche cantina Mario Terenzi; Bosco Castello; Cantina Martini; Cantina Sociale del Piglio; Casale della Ioria; Casale Verde Luna; Coletti Conti, Corte dei Papi; Agricola EMME-Vigneti Massimi Berucci; La Visciola; Agricola Macciocca; Manfredi Opificio; Marcella Giuliani; Petrucca & Vela; Pileum; Rapillo; Giovanni Terenzi; Terre del Cesanese; Vigne Sugamele.  I produttori presenteranno, oltre alle “nuove” DOCG 2009 – base e superiore – e Riserva 2008, le loro produzioni al completo.
Le Anteprime Cesanese del Piglio DOCG saranno coordinate dalla delegazione A.I.S. di Frosinone, con il patrocinio del Comune di Anagni, promotore principale della manifestazione “Rosso Cesanese” nella sua città. “Questa edizione di Rosso Cesanese sarà ancora più importante e valida di quella dell'anno scorso – ci racconta Giuseppe Viti, assessore alle attività produttive e valorizzazione dei prodotti tipici - perché abbiamo realizzato un programma che, articolato in quattro giorni, farà diventare Anagni, assieme ai comuni di Acuto, Paliano, Piglio e Serrone, capitale del vino; testimonianza tangibile è data dalla presenza e dalla partecipazione del Ministero delle politiche agricole, per tramite l'Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), e della Regione Lazio con la partecipazione della governatrice Renata Polverini, dell'Assessore regionale alle politiche agricole, dell'Assessore regionale alle attività produttive, dell'Assessore regionale al turismo, del Commissario dell'Arsial, del Presidente della provincia di Frosinone, dell'Assessore provinciale all'agricoltura, dell'Assessore provinciale al turismo, e di tante altre autorevoli personalità del settore, per cui posso ben dire che gli sforzi e i sacrifici fatti saranno ripagati ampiamente dal successo e dal ritorno d'immagine che questo evento produrrà.”.
La manifestazione “Rosso Cesanese” ha l'obiettivo di investire sui punti di forza del territorio affinché si attui un programma d’itinerari turistici, che spaziano dall'enogastronomia locale alla visita dei luoghi d’interesse storico e culturale sulla Strada del Vino Cesanese incoraggiando la cooperazione tra i vari operatori economici e seguendo le regole della buona accoglienza. Il Presidente Pierluca Proietti, a tal proposito presenterà durante la conferenza di apertura della manifestazione, venerdì 1 aprile alle ore 11.30, la pianificazione del primo percorso stanziale con un bus turistico “vestito” di rosso cesanese che accompagnerà i  futuri turisti ogni giorno dell’anno sull’itinerario della Strada del Vino Cesanese.

Slow Food Roma presenta: il pesce azzurro all'Osteria di Monteverde



 MERCOLEDI' 13 APRILE ORE 20.30

L'Osteria di Monteverde è il nuovo indirizzo goloso a Roma per chi vuole mangiare con gusto e qualità in un ambiente informale. Per il secondo anno consecutivo Slow Food Roma vi proporrà un menù dove il grande pesce azzurro sarà il solo protagonista di un’altra serata all’insegna del buono, pulito e giusto.

Ecco il menù:

Muggine sottosale con bottarga artigianale, sedano e yogurt fatto in casa

Parmigiana di pesce sciabola, patate, asparagi e carbonara

Spaghetti al ragù bianco di pesce Azzurro con limone e cipollotto

Filetto di Leccia con piselli, guanciale e fiori di zucca in tempura

Cartoccio del Circeo

Pera Cotta con crema di mascarpone, riduzione di Cesanese del Piglio e cannella

Vino: Grechetto Cantina Donna Chiara

Osteria Monteverde, Via Pietro Cartoni 163   

Inizio cena: ore 20.30

Costo 30€ soci Slow Food (35€ non soci)
 
Prenotazioni & info: 377 1615140

L'anima rock dei vini dell'azienda agricola Costa Archi


Se ci fosse Adriano Celentano a commentare i vini di Costa Archi direbbe inesorabilmente che sono “rock”. 
Gabriele Succi nel creare i suoi vini non bada a mezze misure e, da appassionato di hard rock, in cantina sembra imbracciare la Fender Stratocaster per creare dei riff di grande potenza, non per tutti i palati.

L’Assiolo 2009 (Sangiovese 100 %) nonostante il suo grande estratto quasi 15° alcolici è un vino fresco e beverino, di grande complessità fruttata, quasi croccante nella sua vena ciliegiosa (oddio mi sento Maroni). L’ho bevuto e ribevuto con grande piacere affianco alla regina della gastronomia romagnola: la lasagna. Nel suo essere popolare lo abbinerei al riff di 7 Nation Army dei White Stripes.


Il Beneficio 2008 (Sangiovese 60%, Merlot 40%) è forse il vino più “borghese” di Costa Archi, il merlot conferisce la giusta morbidezza ad un vino che è meno rustico e più profondo del precedente. Il bicchiere diffonde subito nell’aria gli aromi di frutta rossa sotto spirito, pepe, eucalipto, sandalo, sottobosco. In bocca l’attacco caldo è subito stemperato da grande freschezza. Tannini di buona fattura ed in evoluzione. Ottima lunghezza finale. Un vino  molto rappresentativo che sembra ispirarsi al riff di My Generation degli Who.


Il Monte Brullo 2007 (Sangiovese 97 %, Ancellotta 3 %) rappresenta l’assolo di chitarra che ti porta dentro il cuore della musica, bastano poche note (olfattive) e comprendi tutte le declinazioni della frutta rossa, delle spezie nere, dei fiori appassiti. L’assolo va avanti inesorabile col sorso che rimane avvolgente, succoso ed inesorabile nella sua grandezza strutturale. Mi vengono in mente le note di Back In Black degli AC/DC dove con tre semplici bicordi ripetuti (E5/D5/A5) si riesce ad esprimere potenza ed energia allo stato puro.


Il Prima Luce 2007 (Cabernet con un pizzico di Merlot) è una sorta di piccolo Frankestein creato da Succi che ha il merito di contenere tutti i pregi dei vini precedente. Non si gioca più con le tonalità dark del sangiovese, qua il cabernet si presenta monolitico, inscindibile, un tetragono di profumi densi e cangianti che man mano prendono le forme aromatiche del catrame, del pepe, della liquirizia, della frutta nera di rovo, del vegetale, del balsamico. La musica, inizialmente scura e gotica del vino, si trasforma al sorso dove il cabernet avvolge il palato saturando ogni poro gustativo con un tale equilibrio che i quasi 16° alcolici del vino sembrano inconsistenti come le parole dei nostri politici. Finale piacevolmente devastante, balsamico, speziato. Sul mio palco emozionale considero il Prima Luce alla stregua dell’assolo di Mark Knopfler in Sultan Of Swing: lungo, ipnotico e per intenditori.




La Nouvelle Vague del Lambrusco. Aggiornamento goloso!



Le prime ricette già stanno vedendo la luce anche se, per il termine, aspettiamo qualche ritardatario. Intanto metto i link dei vari blog che hanno già postato il loro abbinamento:












http://italianlinguini.blogspot.com/2011/03/mamma-figlio-in-cucina-per-un-lambrusco.html

http://www.paladar.it/2011/03/28/contest-la-nouvelle-vague-del-lambrusco-pizza-con-tosone-friarielli-napoletani-e-cotechino-di-finale-emila

http://lapanificatricefolle.blogspot.com/2011/03/lalbone-e-il-maiale.html

http://www.fiordifrolla.it/mini-hamburger-emiliani.html 


http://www.nelpaesedellestoviglie.com/archives/2011/03/29/mousse-di-mortadella-e-lalbone/

http://www.nelpaesedellestoviglie.com/archives/2011/03/30/il-signor-filetto-di-maiale-al-forno-e-lalbone-cena-parte-seconda/ 

http://blogewine.blogspot.com/2011/03/casa-fuschini-si-degusta-lalbone-di.html

http://www.papilleclandestine.it/2011/04/04/baccala-brandacujun-pastelinhos-frisceu/ 

http://www.dicotteedicrude.com/2011/04/04/quenelle-e-lambrusco/ 

In più Ilaria Gelati mi ha mandato questa ricetta:

BIGOLI AL LAMBRUSCO CON SALSICCIA

Ingredienti (x4persone)

- 500gr di bigoli
- 40gr di burro
- olio d’oliva
- mezza cipolla tritata
- 2 di salsicce sgranate grossolanamente
- mezzo bicchiere di vino rosso
- 2 cucchiai di conserva
- 2 mestoli di brodo circa
- 1,5 l di lambrusco secco
- alloro
- rosmarino
- sale
- pepe nero
- grana grattugiato a piacere

Imbiondire la cipolla in burro e olio, unire la salsiccia e rosolare per qualche minuto, bagnare con vino rosso, lasciar evaporare e unire la conserva di pomodoro.
Salare e speziare, aggiungere il brodo e lasciar cuocere per 15 minuti circa.
In una pentola mettere metà acqua salata e metà vino, portare ad ebollizione e
cuocere i bigoli. Scolare e condire con il ragù, aggiungendo il grana.

Gabriele Succi e il mondo Costa Archi


Gabriele Succi fa parte di quel ristretto gruppo di giovani vignaioli (vedi Podere il Saliceto) che sta cercando di cambiare le sorti della viticoltura romagnola. 

Prima di descrivere i suoi vini, cosa che farò in settimana, mi è piacerebbe che il lettore leggesse quanto scritto di seguito perchè, in poche righe, Gabriele ci apre il suo mondo, un universo fatto di tanto sudore e pochi lustrini. Alla faccia di chi vuole i giovani svogliati e bamboccioni!

Ciao Gabriele, parlami della tua passione per il vino...

E' insita nel mio DNA! Mio nonno materno, cominciò a vinificare le uve dei vigneti piantati nei terreni di mia nonna già nei primi anni ’60. Dopo la sua morte, nel 1981, la cantina chiuse e rimasero i vigneti che erano condotti dai braccianti sotto l’occhio vigile del “fattore” in quanto sia mia madre che mia zia erano insegnanti e di agricoltura non ne capivano molto, anche se durante la vendemmia erano quotidianamente in azienda ad aspettare il camion che caricava le uve e a compilare tutte le varie scartoffie.
Le uve quindi erano vendute ad altre cantine e/o conferite alla cantina sociale. Il vino che veniva fatto con le nostre uve per consumo familiare, dopo la morte di mio nonno, era orrendo al che mi allontanai completamente da questo mondo fino alla fine degli anni ’80 quando mio zio mi portò una bottiglia di Brunello di Montalcino della Tenuta di Sesta. Rimasi folgorato e mi chiesi: ”Ma perché anche noi che abbiamo il sangiovese non riusciamo a fare una cosa così?”.

Gabriele a lavoro

Era iniziata la sfida?

Sì, perché nel frattempo mi ero iscritto alla facoltà di Agraria e, terminati gli studi, comincia ad occuparmi dell’azienda (che si era rimpicciolita a causa di altre successioni) svolgendo un lavoro già visto: vendita di uve alle altre cantine e/o conferimento alla cantina sociale. Non c’era molta soddisfazione in questo (la qualità non veniva e tuttora non è premiata) e per tale motivo decisi di vinificare in proprio le mie uve migliori e iniziai un lavoro di studio preciso del terreno (ho anche fatto fare una ricerca geologica sull’origine dei terreni su cui sono piantate le mie viti), una serie di impianti nuovi impuntati sulla selezione di diversi cloni di sangiovese per cercare di capire la loro diversa attitudine e la miglior destinazione enologica e non ultimo ho rinnovato il parco macchine aziendale che era, a dir poco, obsoleto.

Qual è la tua filosofia di cantina?

La frase che per me vale come parola d’ordine (quanto mai assai scontata) è il “vino si fa in vigna”, in cantina non si fa niente che non sia semplice. Niente controllo della temperatura, travasi e non filtrazioni, in fase di vinificazione non uso pompe ma solo follature manuali e uso dei lieviti selezionati solo in caso di accumulo di zuccheri fuori controllo (a dire il vero le ultime annate, 2010 esclusa, sono tutte così).

Com’è il legame col tuo territorio?

Il mio scopo è quello di portare avanti un territorio (la Romagna) che non ha storia, che non ha un background culturale (dal punto di vista tecnico di viticoltura di qualità), dove gli uomini hanno sempre pensato di fare il vino in damigiana dai grandi numeri, venire pagati subito ma alla fine, senza promuovere nulla. La generazione di viticoltori romagnoli attuale è la prima vera generazione che ha qualcuno che cerca di studiare, sperimentare, provare, utilizzare tecniche in modo diverso per poter comunque giungere ad un fine comune: riconoscere il proprio lavoro, come un lavoro “fatto bene” che possa essere riconosciuto tale anche da persone che non risiedono qui.
Il problema però è che molte aziende locali famose e meno si sono affidate a consulenti esterni che hanno stravolto un po’ tutto seguendo quella che era la moda del momento. Oggi solo qualche piccolo viticoltore (fra cui credo di esserci anch’io) cerca di fare ciò che ho descritto sopra facendo esperienza sulla “propria pelle”.

Grazie Gabriele..

Giovedì o venerdì posterò le mie impressioni circa i suoi vini che, vi anticipo, sono molto rock!

Meglio una botte d'Ovum oggi che....


Dalla Francia arriva una botte pensata per i vini più pregiati, l’Ovum, dal costo di trentamila euro. Presentato al Bordeaux Vinitech, è una botte ovale, dalla forma caratteristica simile a un enorme uovo. Creato da Taransaud, una delle più note case di produzione di botti francese, Ovum è una piccola meraviglia. Questa speciale botte di rovere, sviluppata in gran segreto, ha una capienza di duemila litri di vino ed è stata lavorata dalle sapienti mani degli artigiani francesi per migliorare la micro-ossigenazione naturale del vino e donargli così un gusto più fine.


Per questo Ovum ha scatenato una gara tra i migliori produttori, pronti a scatenare una vera gara per avere questa botte speciale, unico pezzo al momento prodotto da Taransaud. Ovum è inoltre impreziosito da una chiusura in legno placcato oro.


La Francia è da sempre una regione vinicola che produce vini di altissima qualità. Nelle campagne francesi prendono vita alcuni dei nettari più noti al mondo. Uno dei segreti per la produzione di vini d’eccellenza è l’uso di botti speciali, in grado di dare al vino il gusto perfetto.
In attesa di scoprire quali novità nel settore saranno presentate a Vinitaly, il salone internazionale del vino al via il prossimo aprile a Verona, i produttori francesi hanno puntato la loro attenzione sul nuovo gioiello di casa Taransaud, pronti a scommettere sulla sua eccellenza.

Il buon vino quotidiano: la Pampanella della Masseria Vigne Vecchie


Dovrei parlare molto più spesso di vino quotidiano soprattutto quando quello che ho bevuto proviene da una piccola realtà cooperativa biologica di Solopaca.
La “Masseria Vigne Vecchie” è stata costituita pochi anni fa da alcuni agricoltori locali decisi a non essere solo meri conferitori ma, piuttosto, ad essere artefici del loro destino trasformando personalmente le loro uve in vino che provvederanno loro stessi a commercializzare. Un passo importante e coraggioso per una zona che sta vivendo una crisi profonda e che avrebbe bisogno di dieci, cento, mille progetti del genere.

Vigneti
L’azienda si estende per circa 20 ettari e i vigneti piantati, principalmente aglianico e falanghina, sono coltivati biologicamente secondo certificazione Icea (Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale) e vengono trattati con stallatico.
Contro la peronospora vengono utilizzati anticrittogamici a base di rame e contro l'oidio lo zolfo, così come facevano i vecchi contadini della zona 50 anni fa.
Masseria Vigne Vecchie produce diversi tipologie di vino a base di falanghina: Armonia, Meteora e Pampanella.
Quest’ultimo vino l’ho acquistato la scorsa estate tornando da Castelvenere
La sera era afosa e non c’era miglior rimedio che stappare una bottiglia di bianco fresco e senza troppe pretese. 
Al naso mi ha colpito per la sua leggiadria e i profumi piacevolissimi di pesca, succo di mela, camomilla, tiglio. 
Al sorso la falanghina è caratterizzata da un corpo snello e da una spiccata sponda acido/sapida. Finale non troppo lungo fruttato.


Un vino discreto, da bere nel quotidiano, che non ha nessuno scopo recondito se non quello di ridare dignità agricola a questo vitigno e a questa zona.
Se non ricordo male la Pampanella 2009 l’ho pagata circa sette euro. Che volete di più?

Angelo Gaja se ci sei batti un colpo!


Ho seguito con molto interesse l'articolo di Giulia Cannada Bartoli apparso poco tempo fa sul blog di Pignataro dove si legge di un Angelo Gaja in versione napoletana che dice la sua su Robert Parker, punteggi, artigiani del vino e mercato. 


L'articolo si fa estremamente interessante nelle ultime righe quando, riportando un pensiero del noto produttore, Giulia scrive che "le ultime battute Gaja le riserva ai cambiamenti del mondo della comunicazione, al fondamentale ruolo di internet, al prolificare del fenomeno bloggers che se da una parte,  può mettere in difficoltà i produttori e i ristoratori, costituisce dall’altra, una grande ventata di libertà. Io stesso – conclude Gaja – li utilizzo intervenendo qua e là e trovo, anzi, che i miei colleghi  produttori, dovrebbero essere più presenti, intervenire, aprire dibattiti, comunicare, interagire".

Sono tre anni che giro per i molti siti internet che parlando di vino e, tranne un raro caso in cui Gaja invitò in cantina un manipolo di lettori "arrabbiati" (anno 2008), non mi pare che l'Angelo nazionale commenti spesso nei vari blog.
Non si fa, non si fa. Predicare bene e razzolare male non è bello per cui io lancio il mio appello: "Dott. Gaja se legge sto blog si faccia vivo che un dibattito lo apriamo!!!"


Poggiotondo val bene un Chianti!


Da appassionato di vino cerco sempre di seguire le vicende di tutte le aziende vinicole che mi stanno più a cuore per cui, a distanza di un anno, eccomi a parlarvi di nuovo di Poggiotondo, importante realtà del Casentinese, costituita da 54 ettari di pura natura, asini sardi compresi, tra i comuni di Subbiano ed Arezzo.
E’ il 1973 quando, su terreni galestrosi, Lorenzo Massart e sua moglie Cinzia Chiarion decidono di piantare, per un totale di 4 ettari, i primi tre vigneti aziendali: Vigna Grande, Vigna Quercia e Vigna Aldo.

Le Vigne
Da quel momenti in poi sangiovese, canaiolo, trebbiano e malvasia bianca, tutti ricadenti della Docg Chianti, grazie anche al recente impianto del vigneto Tata (sangiovese) e di Vigna dei Meli ((sangiovese, canaiolo e malvasia), creeranno alchimie enologiche di forte impatto territoriale portando Poggiotondo ad essere un punto di riferimento per tutto il Casentino e non solo.

Poggiotondo e Le Rancole sono i due vini rossi di riferimento dell’azienda. 

Il primo, degustato nel millesimo 2007, è un sapiente blend di sangiovese e canaiolo che, nelle intenzioni di Massart e dei suoi collaboratori, rappresenta la tradizione e il carattere delle gente e dei prodotti della vallata. Maturato in vasche di cemento ed affinato in bottiglia per circa 12 mesi, è un vino che sia al naso che in bocca non tradisce la sua mission originaria perché sa essere rusticamente austero trasudando progressivamente col tempo passione e tradizione. La sua anima sapida e la freschezza di beva rappresentano i punti cardine di questo IGT affatto gridato che, proprio per questo, è un ottimo compagno di merenda, magari a base di prosciutto del Casentino.

Lorenzo Massart e sua moglie
Le Rancole, prodotto solo nella annate favorevoli, è il Chianti “vieilles vignes” dell’azienda provenendo da uve sangiovese e canaiolo dei tre vigneti storici dell’azienda. Matura per il 40% in barrique ed affina in bottiglia per un anno prima della commercializzazione. L’annata 2006 è la conferma che Le Rancole è un vino di grande saggezza, diretto, schietto, magnetico e scuro nelle suo profilo aromatico giocato su note di ciliegia scura, polposa come il Durone nero di Vignola, poi arriva la violetta appassita, la china, la lieve mineralità e un tocco di selvatico a ricordare i boschi di selvaggina del Casentino.
Bocca dinamica, fresca, sincera, dove colgo un grande equilibrio e nessuna traccia di legno. Chiude sapido di media persistenza. 


Il Vigna del Vassallo di Colle Picchioni: vecchio è bello!


Armando Di Mauro oggi è l’anima e il cuore di Colle Picchioni, storica azienda del Lazio che per anni è cresciuta in simbiosi con la mamma Paola, di cui ho parlato ampiamente qua, una delle prime donne a capo di un’azienda vitivinicola in Italia.
Armando lo si ama o lo si odia, troppo schietto ed onesto per un mondo spesso falso come quello del vino, difficile parlare di modernità in un contesto dove si stanno riscoprendo le antiche tradizioni contadine.

Filari di Colle Picchioni. Fonte: http://www.lucianopignataro.it
Colle Picchioni, come vedremo con un post ad hoc in futuro, è un’azienda che storicamente guarda al futuro e la scelta di passare da Giorgio Grai a Riccardo Cotarella, compiuta a metà anni ’90, testimonia le larghe vedute di Armando dopo che nel 1985 è passato al comando dell’azienda di famiglia.
Assieme a Slow Food Ciampino abbiamo calpestato le vigne e la cantina di Colle Picchioni fino ad arrivare alla sala di degustazione dove ci aspettava un’interessante verticale dei due vini di punta dell’azienda: Le Vignole, il bianco a maggioranza malvasia del Lazio con tocchi di trebbiano e sauvignon, e il Vigna del Vassallo, classico taglio bordolese.

Le Vignole 1998: odori e bevi questo vino e subito pensi:”Porca paletta, e questo da dove è uscito fuori?”. Già, perché questo bianco del Lazio, sconosciuto ai più, nessuno se lo aspetta così minerale, salmastro, di grande espressione fruttata. In bocca è vivo, vivissimo, dotato di grande freschezza e persistenza giocata su note di miele di acacia e frutta gialla matura. Da applausi. Botte grande da 20 Hl.

Le Vignole 2000: mmm, tre bottiglie e tre vini andati. Solo un caso?

Le Vignole 2003: è il primo anno di uso della barrique e il cambiamento di stile certo non è stato aiutato dall’annata calda che porta un profilo olfattivo morbido, vaniglioso, con tratti minerali e di frutta tropicale. In bocca il ricordo del 1998 è solo un lontano ricordo…

Le Vignole 2008: vino morbido e piacione, sa di miele e di albicocca. Bocca cremosa, estroversa, con un vino così non sbagli mai………


Vigna del Vassallo 1989: gli anni ’80 di questo vino continuano a fornire emozioni crescenti. Dopo una 1985 di grande impatto bevuta tempo fa, questa annata regala un taglio bordolese per certi versi ancora più appassionante fornendo un quadro olfattivo di forte impronta minerale, ematica, a cui seguono acuti di rabarbaro, terra umida, fiori rossi macerati, prugna secca. Bocca perfettamente integra dove tutto l’impalco strutturale è perfettamente fuso. A trovargli un difetto direi che forse è poco ampio e persistente in bocca.

Vigna del Vassallo 1990: subito ci accorgiamo di esser di fronte ad un grande vino. Questa annata, rispetto alla precedente, è meno minerale ma dona all’olfatto un frutto più giovane e vivo. Col tempo poi esce tutta la complessità e l’eleganza di un’annata che ai tempi prese i tre bicchieri: fungo porcino, humus, radici, carne, brace, macchia meditterranea, sono solo una parte dei descrittori che riesco a percepire. Gli applausi, però, sono tutti per la bocca che regala un vino ancora giovane, fresco, ampio, che entusiasma ancora per freschezza e fiera tannicità. Persistenza sfiziosamente sapida e terziaria. Chapeau!

Vigna del Vassallo 1993: tre anni in più regalano un taglio bordolese più materico, polposo, succoso, con le spalle grandi. Meno elegante e complesso della ’90, rimane comunque un vino giovanissimo, diretto, con un tannino ancora graffiante e una rusticità di fondo che lo legano indissolubilmente al territorio dei Castelli Romani.

Vigna del Vassallo 2008: ok, sono passati 15 anni dal precedente ma, a livello di stile, è come se fosse passata una vita. È un taglio bordolese moderno, segnato ancora molto dal legno, che seduce i neofiti per la decisa dotazione fruttata affiancata da toni speziati dolci. Al sorso il vino ha bisogno ancora di assestarsi, la struttura è ancora scissa tra la morbidezza dell’alcol ed un tannino che ancora litigano tra di loro. Da attendere con calma.


Antinori e il mercato globale del vino


In questi giorni in cui si parla tanto di Italia e di unità c'è un produttore che guarda all'estero e al suo mercato. 
Se il caso Montalcino vi ha lasciato la paura di una possibile internazionalizzazione del vino italiano, le seguenti parole di Piero Antinori, produttore e presidente dell'Istituto del vino italiano di qualita' Grandi Marchi, non lasciano ben sperare. "Quello della crisi dei consumi interni di vino e' un falso problema, preoccupiamoci piuttosto di vendere bene nel resto del mondo. Il vino di qualita' e' il prodotto piu' globale in assoluto, non vedo perche' ci si debba focalizzare su una nicchia di 60 milioni di abitanti quando fuori c'e' un mercato di 6 miliardi di persone da conquistare. Per una volta il nostro Paese dovrebbe pensare a crescere, non a conservare. "

Fonte: Il sole 24 ore
"Anche in Francia - ha proseguito Antinori - i consumi interni sono calati, ma questo non ha distolto dalla conquista di nuovi mercati di sbocco secondo una strategia comune e ben organizzata, ed e' quello in Italia non si riesce a fare, perche' manca una cabina di regia in grado di governare un settore fortemente parcellizzato. Per questo allarmarsi per un calo fisiologico dei consumi interni e' come guardare la pagliuzza per non vedere la trave". 

Per Antinori, che con le 17 aziende dei Grandi Marchi (Biondi Santi, Michele Chiarlo, Ambrogio e Giovanni Folonari, Pio Cesare, Tenuta San Guido, Ca' del Bosco, Umani Ronchi, Carpene' Malvolti, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Alois Lagender, Rivera, Jermann, Donnafugata, Marchesi Antinori, Tasca D'Almerita) rappresenta un fatturato di 500 milioni di euro l'anno (il 60% destinato all'export), il vino e' quindi un prodotto sempre piu' globale e per il made in Italy enologico questa e' un'occasione da non perdere


"Negli ultimi 10 anni - ha detto - gli Stati Uniti hanno visto raddoppiare i consumi interni, per non parlare dei Paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina), dove 3 miliardi di persone e centinaia di milioni di nuovi ricchi si 'occidentalizzano' attraverso i nostri status symbol, vino di qualita' in primis. In Cina - che e' gia' un mercato potenziale da un miliardo di bottiglie l'anno - ogni 100 litri di vino provenienti dall'estero solo 5 portano l'etichetta italiana. E ancora, a Hong Kong, hub principale per la distribuzione del vino in Asia, il vino italiano si colloca in settima posizione, con una quota di penetrazione del 2,3%, contro il 33% della Gran Bretagna - che distribuisce per lo piu' vino francese - o il 31% della Francia. 

Sono questi - ha aggiunto il presidente Antinori - i veri problemi del nostro vino, non tanto quelli legati ai consumi interni. I consumatori italiani sono senz'altro tra i piu' maturi e consapevoli al mondo: qui, negli anni, il vino si e' trasformato da alimento a piacere, da abitudine a scelta culturale. Certo - ha concluso Antinori -non giovano le campagne sempre piu' aggressive contro il consumo di alcoolici. Campagne dove il vino e' sul banco degli imputati e dove si rischia di fare di un'erba un fascio". 

Tutti pronti a piantare merlot e cabernet?

Fonte: AGI

E' morto Marco De Bartoli


Non ci credevo quando ho letto la notizia, ero stato da lui in cantina a Gennaio. Un altro faro del vino italiano è mancato. Porterò il suo Vecchio Samperi per sempre nel cuore. Condoglianze alla moglie e ai suoi splendidi figli che dovranno continuare il suo percorso, quel faro a Marsala non si deve spegnere.


I Superwhites 2011 ancora non sono finiti su Percorsi Di Vino!


Superwhites 2011 non mi ha, ovviamente, fatto scoprire solo il genio e la sregolatezza di Fulvio L. Bressan visto che, girando e selezionando, molto di buono i bianchi friulani hanno saputo donarmi. 

Damijan Podversic è un produttore biodinamico del Collio Goriziano che ha un protocollo di vinificazione molto semplice e in linea con la sua filosofia: fermentazione sulle bucce in tini di rovere per 60-90 giorni senza aggiunta né di lieviti selezionati né controllo delle temperature. Invecchiamento  in botti da 20 e 30 HL per 23 mesi e ulteriore affinamento in bottiglia. Durante il Superwhites mi ha colpito il suo Kaplja 2007, uvaggio di chardonnay (40%) friulano (30%) e malvasia istriana (30%) che tra sentori di mimosa, pesca, albicocca e pietra bianca, si conferma un vino di grande complessità. Sorso ampio, avvolgente, fresco e persistente. Davvero ben fatto. Da provare anche la sua Malvasia, un vino di grande carica aromatica che reputo ancora troppo giovane.


Edi Kante è una bandiera delle viticoltura del Carso e la sua Vitovska 2008 è una sorta di manifesto territoriale per quanta mineralità ci ho sentito. Come scrive la mia amica Rossella, forse a Roma dovremmo imparare più da questo vitigno.

Edi Kante
Marco Cecchini, promettente vignaiolo di Faedis (UD) ha stupito un po’ tutti col suo Riesling 2007 dalle note agrumate e minerali che, pur non raggiungendo le vette della Mosella, ha fatto capire che in Italia ci sono zone vocate per questo tipo di vitigno.

La sfida del picolit per me è stata vinta da La Sclusa che rispetto ai suoi “rivali” di Ermacora ha proposto un vino più aperto, emozionante, dove gli agrumi uscivano a profusione dal bicchiere insieme a pappa reale, pesche sciroppate e iodio. Bocca tenuta in grande equilibrio grazie ad una acidità sferzante. Finale dolce, interminabile.


Altre note sulla giornata le trovate su Ma che ti sei mangiato.