Non potevo finire il mio report da Castelvenere col precedete post perchè a fine Agosto, nel Sannio beneventano,si beve veramente bene. Segnalazione d'obbligo, pertanto, per le seguenti cantine.
Cantine Luigi Tecce – Paternopoli (Avellino): è uno dei nuovi volti dell’aglianico, anarchico ed imprevedibile, coltiva i suoi quattro ettari di vigneto in zona Taurasi come si faceva una volta, nella classica forma della raggiera avellinese, viti del 1930 dalle quali possono nascere due tipologie di vino: Poliphemo o Satyricon. Il primo se è figlio di annate ricche ed opulente, il secondo se nasce da annate che rendono il vino più bevibile nell’immediato. A Castelvenere ho avuto la fortuna di assaggiare il Poliphemo 2006, un vero “coup de coeur” per dirlo alla francese, un Taurasi come pochi me ne ricordavo, potente ed avvolgente nello stesso tempo che, didatticamente, fa capire a tutti, principianti ed esperti, come deve essere un grande vino. Il miglior assaggio della giornata senza dubbio.
Luigi Tecce in posa per noi |
Nanni Copè – Vitulazio (CE): di Giovanni Ascione ne avevo parlato ampiamente durante il mio report sul Vinitaly. E’ stato un piacere incontrarlo di nuovo qua, soprattutto è stato una soddisfazione degustare di nuovo assieme il suo Sabbie sopra il bosco 2008 (Pallagrello Nero, Aglianico e Casavecchia) che, come sempre, incanta il mio palato per le sue evidenti note di fiori rossi macerati, frutti di bosco, cannella, chiodi di garofano e terra vulcanica. Se lo assaggerete anche una sola volta non lo dimenticherete.
Ah, Giovanni Ascione è questo simpatico signore…
Azienda Agricola Gennaro Papa – Falciano del Massico (Caserta): l’azienda, che affonda le sue radici nei primi anni del ‘900, è condotta da Gennaro Papa e da suo figlio Antonio. I vigneti, 4 ha in totale, sono ubicati nelle colline argillose del comune di Falciano del Massico. Su questi generosi terreni spicca una vigna di Primitivo con cui si produce il Campantuno - Falerno del Massico Doc, vino di origini antichissime, apprezzato dagli antichi romani, che ne garantivano l’origine e l’annata, e lodato da Plinio, Orazio e Cicerone.
Il Campantuono 2006 degustato a Castelvenere è il figlio della tradizione associata all’innovazione che ha portato l’azienda, a partire dal 1990, a ridurre le rese (ora siamo a circa un Kg per pianta) e ad usare la barrique per la maturazione del vino (almeno 13 mesi) che, lo scrivo prima che lo pensiate, non ha un tratto spiccatamente moderno nonostante sia ricco e potente.
Del Falerno del Massico di Antonio Papa mi ha affascinato la dolce eleganza del naso, un mosaico di frutta rossa matura, fiori, spezie, note balsamiche ed eteree, e l’opulento equilibrio gustativo, dove tutte le sensazioni, dure e morbide, sono ai massimi livelli senza però creare problemi alla bevibilità finale del primitivo che rimarrà per tanto, tantissimo tempo tra i vostri ricordi gustativi.
E questo è Antonio….
Il Campantuono 2006 degustato a Castelvenere è il figlio della tradizione associata all’innovazione che ha portato l’azienda, a partire dal 1990, a ridurre le rese (ora siamo a circa un Kg per pianta) e ad usare la barrique per la maturazione del vino (almeno 13 mesi) che, lo scrivo prima che lo pensiate, non ha un tratto spiccatamente moderno nonostante sia ricco e potente.
Del Falerno del Massico di Antonio Papa mi ha affascinato la dolce eleganza del naso, un mosaico di frutta rossa matura, fiori, spezie, note balsamiche ed eteree, e l’opulento equilibrio gustativo, dove tutte le sensazioni, dure e morbide, sono ai massimi livelli senza però creare problemi alla bevibilità finale del primitivo che rimarrà per tanto, tantissimo tempo tra i vostri ricordi gustativi.
E questo è Antonio….
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