Enzo Tiezzi, un nome e cognome che significano Brunello di Montalcino e Sangiovese

Ripenso a questa estate e la prima cosa che mi venne in mente è scrivere della breve ma intensa visita fatta ad Enzo Tiezzi a Montalcino. La prima persona che incontro giungendo in podere Soccorso, sede della cantina, degli uffici e dell'agriturismo, è sua figlia Monica, l'altra anima dell'azienda, che quasi si scusa perché suo papà non è ancora con noi. Con un sorriso chiedo dov'è e lei, un pò imbarazzata mi dice:"Eccolo, è là che gira per la vigna...". 
Alzo lo sguardo e vedo Tiezzi scendere e salire da podere Soccorso (il nome si ispira all'adiacente Santuario della Madonna del Soccorso) come uno scoiattolo. Oh, mamma, provo fatica solo a guardarlo. Poco dopo, senza un filo di sudore e con occhiali molti rock, ci raggiunge. 


Tiezzi nella sua vigna Soccorso
Probabilmente è troppo umile per farlo trapelare ma, da queste parti, il signor Enzo è un vero e proprio monumento al Brunello visto che da sempre cura la viticoltura e l'enologia nel territorio senese dove ha svolto per anni attività di consulente arrivando a diventare presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino.

Probabilmente non lo sa, perché anche io non faccio trapelare molto le mie emozioni, ma per me Tiezzi è un mito soprattutto per le sue battaglie a favore della purezza del sangiovese e, certamente, perché produce da anni uno dei migliori Brunello in circolazione caratterizzato, a mio parere, da uno straordinario rapporto q/p.

Mentre penso a tutto questo, quasi rapito, mi ritrovo con lui all'interno della vigna Soccorso, situata a circa 500 metri s.l.m. in direzione sud-ovest e caratterizzata da viti coltivate ad alberello piantate nel 1999, che rappresenta l'ultimo dei tre poderi annessi all'azienda da quando, negli anni '80, Tiezzi decise di mettersi in proprio acquistando le vigne Cerrino e Cigaleta (situate nel quadrante nord-est di Montalcino ed allevate a cordone speronato) per un totale, ad oggi, di circa 10 ettari di cui 5,50 coltivati a Sangiovese (Brunello di Montalcino) e 3 ad olivi.


Vigna Soccorso
Vigna Soccorso
Mentre ammiriamo il paesaggio e lo splendido vigneto curato in maniera maniacale come se fosse un giardino pensile, chiedo a Tiezzi circa l'annata in corso. "Sai Andrea, molto dipende da questo ultimo mese perché se il clima dovesse regolarizzarsi garantendo tanto sole e poca pioggia forse l'annata potrebbe salvarsi altrimenti si ripresentano le condizioni di millesimi poco felici per il sangiovese di Montalcino come sono stati 2002 e 1992. Ad oggi, come puoi vedere, siamo in ritardo con la vendemmia che, nella migliore delle ipotesi, nella zona sud di Montalcino potrebbe partire attorno al 20/25 settembre mentre a nord dovremmo forse aspettare anche metà ottobre per togliere l'uva nei vigneti più alti. Ma come si fa a dire ste cose con certezza visto questo clima?"

Ci spostiamo verso la piccola cantina aziendale posta a pochi metri dal podere. Come facilmente intuibile, rigore e tradizione sono i principi che ispirano l'enologo Tiezzi che fermenta la sua uva in tini di legno per poi affinare in botti di rovere della capacità di hl. 10/40. 


Oltre ad un Sant'Antimo doc - Chardonnay (da uve situate in podere Cigaleta), Tiezzi produce un Rosso di Montalcino (100% sangiovese da Brunello) e due Brunello di Montalcino: il Vigna Soccorso e il Poggio Cerrino

"Andrea, assaggiamo qualcosa assieme da botte?"

"Se proprio insiste dottore....."


Prendiamo i bicchieri e cominciamo inizialmente a degustare quello che sarà il Brunello 2010, sia Cerrino che Soccorso, e mi accorgo, con le opportune distinzioni dovute alla differenze tra i vigneti, che questa annata sarà davvero importante per questo vino. E' un sangiovese già sublime e cristallino che oltre ad un grande presente avrà un fulgido futuro.


Se il sangiovese targato 2011 mi sembra di buona materia ma ancora molto indietro, l'annata 2012, così come accaduto con gli assaggi da altri produttori montalcinesi, la trovo per il sangiovese di questa Terra davvero incoraggiante. Infatti, sia il Cerrino che la Vigna Soccorso sono fulgidi e di buon equilibrio già ora e non posso non pensare che quando usciranno sul mercato il risultato sarà davvero sorprendente. Gli opportuni scongiuri del produttori sono ben accetti!


Passiamo con buon ritmo a degustare l'annata 2013 che, nonostante il caldo intenso che anche Montalcino ha sofferto, Tiezzi mi assicura che potrebbe dare grandi soddisfazioni se si è scelto il momento esatto di vendemmia. Il suo sangiovese atto a diventare Brunello di Montalcino 2013, per entrambe i Cru, è un piccolo gioiello forgiato da un attento vignaiolo che, grazie alla sua esperienza, è riuscito a contenere l'esuberanza dell'annata. Chapeau!

Terminiamo con alcuni vini che attualmente Tiezzi ha in commercio, ovvero il Rosso di Montalcino 2013 e il Brunello di Montalcino Vigna Soccorso 2009. Il primo, di un bellissimo colore rubino luminoso, ha un bouquet con nitide note di ciliegia e viola ed un sorso che per carattere e complessità rappresenta un piccolo Brunello. 

Il Vigna Soccorso 2009, invece, è la quintessenza del sangiovese tradizionale di Tiezzi dove il profumo di viola, terra e ciliegia ben si fondono con una bocca strutturata ma di grande freschezza acida e con un finale salino davvero corroborante. E' un sangiovese "understatement" di altissimo profilo proposto, lo ribadisco ancora una volta, ad un prezzo che più onesto non si può. Chiedere in cantina.

Foto: vivino.com
Prima di andare via, mentre ringrazio Enzo Tiezzi e sua figlia Monica per la piacevole mattinata, strappo loro la promessa di organizzare assieme una bellissima verticale dei loro Brunello. Stay tuned perchè a breve ci saranno sorprese!!!

Natale 2015 con Percorsi di Vino

Natale, tempo di regali? Nooooo, basta, tanto tutti i vari blog vi avranno "rotto le scatole" con tutti i consigli per gli acquisti in materia di vino ed affini.

Percorsi di Vino, stavolta, non vi vuole consigliare nulla ma intende augurarvi Buon Natale con alcune immagini, trovate in Rete, che potranno esservi utili per creare o decorare il vostro albero di Natale in salsa alcolica.

Fatemi sapere se vi piacciono!!















Fattoria Casabianca e il buon Chianti dei Colli Senesi

Valentino Ciarla oltre ad essere un amico è soprattutto un bravissimo enologo e poco tempo fa mi ha fatto scoprire Fattoria Casabianca, una realtà toscana decisamente interessante che si estende per oltre 600 ettari di proprietà nei dintorni di Murlo, un'area di origini etrusche in provincia di Siena il cui terroir, dicono, è molto simile alla vicina Montalcino.


Di proprietà della famiglia Cenni, l'azienda dal 1997 ha iniziato un grande lavoro di ristrutturazione dei vigneti, che coprono oggi circa 70 ettari in conversione biologica, suddivisi tra sangiovese grosso, canaiolo, cabernet sauvignon, colorino, merlot e vermentino (piantato recentemente).

In cantina troviamo Giacomo Sensi oltre che al già citato Valentino Ciarla.

Tre sono state le bottiglie degustate, il Chianti dei Colli Senesi "base" e due Riserve. Le valutazioni? Eccole qua sotto!

Fattoria Casabianca - Chianti dei Colli Senesi 2013 (sangiovese 80%, merlot, cabernet sauvignon, canaiolo e colorino 20%): il colore rubino vivo permeabile alla luce mi mette già di buon umore che non passo odorando il vino che ha un olfatto variopinto, coeso ed intenso dove ritrovo subito la bella nota di ciliegia rossa che viene accompagna da sensazioni di violetta e ricordi balsamici.In bocca ha un corpo calibrato caratterizzato da freschezza e sapidità e da tannini di buona fattura. Piacevolissimo il finale fruttato. Un Chianti dei Colli Senesi diretto e senza troppo fronzoli che ha proprio della facilità di beva il suo punto forte. Vinificazione in acciaio e affinamento in barrique di secondo passaggio per alcuni mesi prima di passare in bottiglia per almeno due mesi.



Fattoria Casabianca - Chianti dei Colli Senesi Riserva 2011 (sangiovese 80%, merlot 5%, canaiolo 5% e colorino 5%): il respiro profondo di una Riserva lo si percepisce immediatamente mettendo il naso nel bicchiere che emana fini sensazioni di mora matura, tabacco da pipa, humus, cuoio, eucalipto. Al sorso è pieno ed avvolgente e caratterizzato da un equilibrio evidentemente raggiunto grazio ad un fitta trama tannica mirabilmente integrata. Il finale è lungo e sapido anche se un leggero amarognolo nel finale, figlio dell'affinamento in legno, ci avverte che questa Riserva è lungo dall'essere un vino ancora pronto. Vinificazione in botti di legno da 40 hl e in vasche di acciaio mentre l'affinamento avviene in barrique francesi per circa 6 mesi a cui segue un ulteriore riposo in bottiglia per almeno 300 giorni.


Foto:vinopolis.co

Fattoria Casabianca - Chianti dei Colli Senesi Riserva "Belsedere" 2008 (sangiovese 100%): inizialmente pensavo di aver letto male l'etichetta visto che la scritta è abbastanza stilizzata ma poi, la retroetichetta della bottiglia,ha confermato che si tratta proprio di quella parola che, a parte gli scherzi, deriva dal nome del podere situato in una colle tondeggiante dal quale, mettendosi a sedere, si poteva contemplare lo splendido paesaggio toscano.
Prodotto da cinque cloni di sangiovese, il vino si caratterizza per un'anima irruenta e verticale che, con le dovute distanze, mi rimanda a certi Brunello di Montalcino appena messi in commercio con un quadro olfattivo in divenire fatto di viola, more, lamponi, bacche di ginepro e sbuffi balsamici. In bocca è quasi arrogante grazie alla sua acidità sferzante e ai tannini decisi anche se leggermente verdi. E' giovanissimo, lo grida scomponendosi leggermente nel finale che rimane comunque sapido e con tocchi minerali. Va solamente aspettato, non si sa quanto, ma potrebbe valerne decisamente la pena. Fermentazione in barriques da 225 l in barriques francesi per circa 18 mesi ed affinamento in bottiglia per circa 6 mesi.


Devo ancora degustare il loro Colorino in purezza, rimanete sintonizzate perchè questa è un'azienda da tenere in considerazione. Grazie a Valentino Ciarla per la dritta e a Lorenzo Laschetti, responsabile commerciale, per il supporto informativo. Alla prossima!

Il Colle Gaio di Casal Pilozzo alla prova del tempo

Di culto, secondo il dizionario, è un film, un libro o, nella fattispecie, un vino che, per particolari motivi, continua ad avere un pubblico di appassionati, seppur ristretto, anche per molto tempo dopo la sua uscita.

Prendendo come buona questa affermazione possiamo perciò affermare che il Colle Gaio di Casal Pilozzo è senza ombra di dubbio un vino cult anche perchè, aggiungo io, la sua fama è tutt'altro che dipendente dagli aspetti commerciali della piccola azienda laziale che sembra far di tutto per non apparire nel circo mediatico del vino italiano.


Casal Pilozzo,di proprietà della famiglia Pulcini, è situata nel comune di Monte Porzio Catone su una splendida collina, posizionata a nord/est che domina Roma e il suo hinterland.

Antonio Pulcini. Foto: Winesurf.it

Colle Gaio, in particolare, è un vero e proprio Cru di tre ettari di Malvasia del Lazio piantata sul classico suolo dei Castelli Romani ovvero un terreno di origine vulcanica ricco di potassio, fosforo ed altri microelementi.
Le uve, dopo la vendemmia manuale, vengono vinificate in acciaio e il vino, subito dopo l'imbottigliamento che avviene poco prima della vendemmia successiva, viene messo a maturare nelle grotte di tufo che si trovano sotto l'azienda per un periodo variabile che può raggiungere e superare anche i venti anni.

La prova, a quanto appena scritto, lo avuto qualche giorno fa durante la verticale storica di Colle Gaio tenuta da Marco Cum e dallo stesso Antonio Pulcini che, dalle proprie cantine, ha tirato fuori le annate 2004, 2001, 1998, 1997, 1994 e.... 1992.


Colle Gaio - Casal Pilozzo 2004: iniziamo la verticale dal più "giovane" al fine di comprendere, nel tempo, come questo vino evolve grazie alla sua lenta maturazione. Questa malvasia del Lazio si presenta subito come te l'aspetti, molto legata al terroir di provenienza, per cui largo spazio agli aromi di ginestra, frutta gialla non troppo matura e l'immancabile cornice minerale, che in questo caso prende la forma della grafite, che ci accompagnerà lungo tutta la degustazione anche se con profili diversi. Bocca piena, intensa, di struttura, che viene compensata da una importante vena sapida.


Colle Gaio - Casal Pilozzo 2001: opulento già dal ventaglio aromatico che regalo sensazioni di crema di limone, cedro, mela cotogna ed erbe aromatiche essiccate assieme ad un pizzico di miele di castagno. L'orizzontalità del vino emerge anche al sorso la cui parte fruttata, copiosa, viene (fortunatamente) raddrizzata da una nota fresca che, probabilmente, è maggiore rispetto alla 2004 anche se non è così intuibile dato lo spessoro del vino. 

Colle Gaio - Casal Pilozzo 1998: naso profondo ed enigmatico che inizia leggermente a svelare la terziarizzazione aromatica del Colle Gaio che vira verso effluvi che ricordano il cherosene e la ghisa e che, per certi versi, fanno somigliare la malvasia del Lazio al grande riesling tedesco. Al sorso il vino conferma la sua durezza e la sua aristocraticità ma, sopratutto, entusiasma per equilibrio e persistenza sapida. Qualcuno, durante la verticale, ha parlato di un play boy che, nonostante l'età, non rinuncia a sedurre e conquistare le sue prede...

Colle Gaio - Casal Pilozzo 1997: tornano le note di ghisa e cherosene che sono associate stavolta a sensazioni odorose di foglie autunnali e frutta bianca non matura. Un vino, pertanto, che sembra dipinto in chiaroscuro e che si connota anche per un sorso di grandissima finezza e sobrietà. Il suo perfetto equilibrio e la sua grande bevibilità fanno di questo Colle Gaio una malvasia "di pancia" che avresti dubbi a portare a tavola stasera con un bel piatto di fettuccine ai funghi porcini.


Colle Gaio - Casal Pilozzo 1994: l'annata e l'evoluzione lasciano esplodere, con tutta la loro severità, le note di idrocarburo che, metaforicamente, mettono la freccia alle sensazioni di mineralità vulcanica tipiche della annate più giovani. Vino maschio e difficile per eccellenza anche per via di un contorno aromatico che, via via col tempo, prende i contorni della gomma bruciata, del ferro arruginito, del fieno secco e delle erbe aromatiche (salvia e origano). La bocca è straordinaria per via di una freschezza e di una vivacità inaspettata che portano a rimorchio tutte le note sapide del vino determinando una persistenza lunghissima su note ferrose. 

Colle Gaio - Casal Pilozzo 1992: vino incantevole, un caleidoscopio di sensazioni minerali (cercatele tutte!!) che vengono letteralmente prese a sberle da una esuberanza acida, tipica dei grandi vini del nord, che rimescola e confonde ogni certezza gustativa donando alla malvasia di Antonio Pulcini non solo venti anni in più ma, soprattutto, tutta la dignità che merita un grande bianco dei Castelli Romani il cui territorio, diciamolo chiaramente, dal punto di vista vitivinicolo è stato spesso violentato da scelte quanto meno sbagliate. Piccola postilla elimina polemica: il Colle Gaio 1992 è ancora in vendita in azienda per cui no abbiate timore di contattare la famiglia Pulcini per acquistarlo.


Etichette di vino?????


Forever Amber  


Questo è un vino Sudafricano e l'etichetta mostra una donna che, a mio parere, a un sex appeal pari ad un cartoccio di alici fritte. L'etichetta è stata dipinta da George Paul Canitz, un artista degli anni '20 che pare si sia ispirato nel nome ad un famoso libro del tempo. Il vino è una sorta di moscato fortificato. Dalla serie bere per dimenticare l'etichetta...

Mad Housewife
Mad Housewife Cellars

C'erano una volta le Casalinghe Disperate, oggi invece abbiamo le Casalinghe Pazze che si mettono in testa di bere dello Chardonnay californiano del 2004 al sapore di Ikea, cioè legno..... Forse la pazzia è berlo?

Sogno uno
Savanna Wines

Ecco, forse questa è un'etichetta sexy e non poteva essere altro visto che il vino,70% Cesanese, 20% Sangiovese e 10% Montepulciano, è il "famoso" Sogno Uno prodotto dalla porno star Savanna Samson, un vino dicono ormai introvabile che ha ricevuto attenzioni, ben 91 punti, da quell'allupato di Robert Parker. Ah, volete sapere com'è Savanna Samson? Eccola!

Savanna Samson

Ed infine....

Tiny Bubbles 
Harper Hill

Mamma mia, dopo il vino della porno star arriva il vino della Buzzicona. La cantina produttrice è sempre l'americana Harper Hill's Oildale Winer che ci ha deliziato in passato gli occhi e (non) il palato con il White Trash White.   
Oggi la gamma dei vini di questa imbarazzante cantina si amplia con queste bollicine a base di Syrah e Zinfandel particolarmente consigliato per le feste perchè:"You can't have a party without Tiny Bubbles". Terribbbbile!!!!!!

Hollande bandisce lo Champagne: roba da ricchi!!!!

Niente Champagne, siamo francesi!

Sembrerebbe una presa in giro, un non senso considerato il loro livello di nazionalismo becero, ma la realtà è proprio questa.

Oggi, vari organi di stampa riportano la notizia che il presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, ha deciso di bandire le bollicine dall'Eliseo durante le cerimonie ufficiali in quanto ritenuta è una bevanda da ricchi......

Foto: TGCOM

Ma chi ha spifferato tutto ciò? Ovviamente un produttore di Champagne cioè quel Pierre-Emmanuel Taittinger, presidente della celebre maison di champagne di Reims, che a distanza di due anni riporta le presunte dichiarazioni di Hollande avvenute a luglio 2012 durante la visita della cancelliera Angela Merkel che il presidente ha incontrato proprio a Reims, la capitale dello Champagne.

Ovviamente la presa di posizione non è piaciuta affatto ai produttori e anche parte della stampa francese di schiera contro le dichiarazioni di Hollande reo di ostacolare un comparto produttivo fondamentale per l'economia francese.

"Tassati e supertassati come se fossero un pericolo pubblico" - scrive Jean Nouailhac su Le Point prendendone le difese - sono loro ormai la Cenerentola di Francia. Impossibilitati a far pubblicità al prodotto di cui sono i primi esportatori al mondo e che ha portato nelle casse del Paese 7,6 miliardi nel 2012, i loro vini «controllati e supercontrollati come fossero prodotti da banditi e truffatori. Potete immaginare una pubblicità più negativa per i nostri vini all'estero?"

Come dargli torto?

Fonte: TGCOM, Il GIORNALE

Verticale storica del Chianti Classico Riserva dell'Agricola Monterinaldi

Dopo aver scritto dei vini di Castello di Monterinaldi un paio di anni fa (qua trovate gli appunti di degustazione), la mia seconda visita presso questa storica azienda raddese ha coinciso con l'organizzazione di una emozionante verticale storica del loro Chianti Classico Riserva partendo dal 2009 fino ad arrivare al millesimo 1968

Ad aspettare me e Stefania, come sempre, Daniele Ciampi, storico proprietario dell'azienda, e Fabrizio Benedetti, responsabile marketing ma, soprattutto, amico ed appassionato di vino. 

Le annate in degustazione, oltre alle sopracitate 2009 e 1968 sono 2008, 2007, 2005, 1999, 1995, 1988In totale otto vini, otto personalità diverse!


Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 2009: solamente da tre mesi in bottiglia, ha materia davvero importante ma, purtroppo, ancora sconta un leggero odore di legno dato dal passaggio di parte del vino in tonneaux di primo passaggio. Resta comunque il fatto che il vino, passata questa fase giovanile, darà grandi soddisfazioni. Parte della critica già se ne è accorta per cui....


Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 2008: giovanissimo ma senza alcun cenno di legno, è una spremuta di frutti rossi e fiori freschi a cui segue un'accennata nota fumè che, come vedremo, risulterà un "timbro di fabbrica" del Chianti Classico dell'azienda. Bocca ruggente, viva, caratterizzata da una decisa vena fruttata e da una persistenza lunga e molto sapida. Tornano per via retronasale gli aromi fumè.


Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 2007: metti il naso nel bicchiere e capisci subito che le cose cominciano a farsi decisamente "serie". L'evoluzione del grande Chianti Classico di Radda ci mette davanti ad un vino elegante e, sulle prime, decisamente femminile visto che emana intense sensazioni di rosa e di mammola. La parte fruttata rimane un pò nascosta nella complessità aromatica e solo con l'ossigenazione e il giusto tempo nel calice, cominciano a sprigionarsi aromi di visciola a cui seguono ritorni di terra e di finocchio selvatico. La parte affumicata, leggerissima, fa da contorno. Al sorso è vibrante come deve essere un sangiovese che si rispetti, puro territorio che si allunga al palato con chiusura su toni sapidi e leggermente minerali. 


Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 2005: l'annata abbastanza fredda si fa sentire dando vita ad un vino più timido dei precedenti e, forse, meno complesso anche se tutto ciò che esprime è di grande eleganza. Tornano in prima linea, rispetto al precedente millesimo, le sensazioni fruttate con accenni di cuoio, grafite, tè nero Lapsang Souchong. Le sensazioni floreale sono più nascoste e sembrano virare verso la viola essiccata. Sorso davvero interessante, dinamico, succoso, sempre teso e con la ormai "classica" chiusura a metà tra il fruttato e il sapido con ritorni retronasali fumè. 


Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 1999: lo stacco dai vini precedenti, dal futuro di Monterinaldi è abbastanza netto visto che con questo Chianti si affacciano senza troppi indugi gli aromi terziari che forniscono al vino tutta una serie di complessità affascinanti e inedite per la verticale che fino ad ora aveva preso in considerazioni vini ancora scalpitanti e ricchi di fervore giovanile. Il '99 si apre con un complesso aromatico molto intenso dove la prima nota che sento è quel tono empireumatico che nelle precedenti annate faceva solo da contorno. Questa sensazione autunnale, da camino spento, è ben integrata da eleganti note di tabacco da pipa, prugna secca, spezie rosse e catrame. Bocca matura, di grande equilibrio, con un tannino perfettamente fuso e corroborato da una decisa spinta sapida e minerale.


Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 1995: più austero del precedente grazie ad una maggiore ricchezza di sensazioni terziarie che vanno dal fungo alla terra bagnate fino ad arrivare alla frutta essiccata. Il tempo e l'ossigenazione non aiuta molto il vino che rimane un pò sulle sue, un pò troppo monocorde. Al sorso, invece, è tutt'altro che "andato" visto che le sensazioni dure e morbide del vino sono ancora perfettamente assemblate e tengono. Gli manca forse un pò di complessità e di spinta sapida ma, nonostante tutto, è un Chianti Classico di quasi 20 anni che si lascia bere senza troppi fronzoli.


Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 1988: entrare nel mondo dei vini "invecchiati" è sempre un viaggio affascinante anche se sono pochi ad apprezzare certe sfumature grige. Questo Chianti è perfettamente didattico dotandosi di una complessità aromatica che spazia dalla terra umida al caffè, dal cacao amaro al torroncino fino ad arrivare al finocchio selvatico e all'inconfondibile nota di tè nero affumicato. Il sorso, così come abbiamo visto col precedente vino, veste panni decisamente meno austeri datosi che il Chianti è dotato di un tannino ancora capace di graffiare e di una struttura ben composta legata ancora una volta da una spina acida decisa e corroborante. Chiusura lunga, sapida, su toni di torrefazione e terra.


Castello di Monterinaldi - Chianti Classico Riserva 1968: è la seconda Riserva dell'azienda visto che la prima è stata la '67 la quale nella cantina storica di Monterinaldi è presente in unico esemplare. Colmo di emozione per via di una certa predilezione per le vecchie annate mi accorgono quasi subito che, nonostante venti anni di differenza col predente sangiovese, questa Riserva risulta essere già al naso quasi meno evoluta della precedente. Il ventaglio aromatico è da grande Chianti di razza invecchiato dove la parte ferrosa, minerale la fanno da padrone accanto a bellissime sensazioni di erbe balsamiche e pietra focaia. Col passare del tempo, parliamo di almeno due ore, il vino si apre e, a prescindere dai tanti riconoscimenti aromatici percepiti, quello che mi preme sottolineare è che questo Chianti durante tutta la degustazione non si è seduto nemmeno per un istante. Mai una sensazione brodosa, mai una sensazione di fungo e di tartufo. Mai! 
Il sorso, contro ogni previsione iniziale, non solo ha confermato ma addirittura ha amplificato la sensazione di freschezza del vino che al gusto è dotato di acidità da vino bianco altoatesino che tramuta questo sangiovese di quasi 50 anni di età in un ragazzino dalla schiena dritta e vigorosa. Certo, gli manca un pò di polpa per essere immenso, ma sapere che questo Chianti è stato vinificato senza alcun uso di legno presumibilmente da un mezzadro dell'azienda è davvero una bella storia troppo ghiotta per non essere raccontata su Percorsi di Vino.





Piccole note finali: le uve bianche, come prevedeva il vecchio disciplinare, sono state usate nelle annate '68, ''88, e '95. Il 1988, da una ricostruzione dei libri di cantina, risulta affinato in botti di rovere di Slavonia non tostate da 65 HL. Sia il '95 che il '99 sono stati affinati in botti di rovere di Slavonia da 50 HL. Il '05, '07, '08 e '09 sono stati affinati sia tonneau, parte di primo passaggio e parte vecchi, sia in vecchie barrique.