Tra i primi tre blog di vino!!
Al Vinitaly 2009 ricchi premi e cotillons!
Massima espressione dell'imprenditorialità legata all'agricoltura, e da sempre votata all'eccellenza, cresciuta in oltre venti anni sotto l'egida dell'alta qualità, la Castello Banfi ha vinto il Premio Internazionale Vinitaly "perché rappresenta oggi uno dei principali ambasciatori del made in Italy nel mondo. Forza trainante del "modello Montalcino", indissolubilmente legata al territorio che emerge con intensità ad ogni sorso dei suoi vini, la Castello Banfi è riuscita a coltivare l'innovazione tecnologica, con un'ottica di produzione e di tutela dell'ambiente, senza dimenticare mai l'importanza della tradizione".
Se queste motivazioni fossero lette da Mr. Bean forse sarebbero più credibili. Ma come si fa a dire che Banfi rappresenta tutto ciò che è scritto in neretto??? Vi prego ditemi che non è vero e che ho letto un pesce d'Aprile!!
Gli Antichi Vinai dell'Etna alla corte dell'AIS di Roma
Al Vinitaly verrà presentata l'etichetta parlante: voce d'oltretomba o vera novità?
Il Vin Santo 1999 di Villa Sant'Anna. Puro edonismo!
Il crollo dei prezzi dei vini francesi. Fine della bolla speculativa?
A me il Vino Nobile di Montepulciano.....
Bibenda Day 2009, ma quanto ci costi?
Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1993 / Ferrari euro 2.434,62
Champagne Brut L. d’Harbonville 1996 / Ployez-Jacquemart Euro 3.071,52
Champagne Brut Fuste Rosé Clos des Goisses 2000 / Philipponnat Euro 7.776,00
Champagne Grand Cru Blanc de Noirs Brut Contraste / Jacques Selosse Euro 3.024,00
Gavi dei Gavi 1989 / La Scolca Omaggio del Produttore
Vallée d’Aoste Frissonnière Cuvée Bois 2002 / Les Crêtes Omaggio del Produttore
Trebbiano d’Abruzzo 1996 / Valentini Omaggio del Produttore
Ermitage Blanc Ex-Voto 2005 / Guigal Euro 2.548,80
Riesling Auslese Wehlener Sonnenuhr 1994 / Joh. Jos. Prüm Euro 1.505,52
Montrachet Grand Cru 2004 / Domaine Bouchard Père & Fils Euro 6.300,00
Cabernet Sauvignon Regaleali 1988 / Tasca d’Almerita Omaggio del Produttore
Barbaresco Asili Riserva 1996 / Bruno Giacosa Euro 4.320,00
Barolo Sperss 1988 / Gaja Euro 5.400,00
Torgiano Rosso Rubesco Riserva Vigna Monticchio 1977 / Lungarotti Euro 4.368,00
Chianti Classico Riserva 1971 / Castell’in Villa Euro 2.066,40
Château Angélus 2005 / Château Angélus Euro 11.249,28
Château La Mission Haut-Brion 2001 / Château La Mission Haut-Brion Euro 3.701,38
CdP Hommage a Jacques Perrin 2004 / Château de Beaucastel Euro 6.604,42
Ribera del Duero Unico 1987 / Bodegas Vega Sicilia Euro 6.868,80
Beaune 1959 / Leroy Euro 22.464,00
Vin de Costance 2001 / Klein Constantia Euro 1.360,38
Riesling Beerenauslese Erdener Treppchen 2006 / Dr. Loosen Euro 5.166,98
Acininobili 1993 / Maculan Euro 2.203,20
La sala e l’organizzazione
L'affitto del Salone dei Cavalieri Euro 14.000,00
La scenografia, le luci e il suono Euro 25.200,00
Dépliant informativi e spedizione Euro 15.000,00
Il lavoro dei Sommelier e degli allestitori. È escluso il lavoro dei collaboratori della Sede Euro 10.310,00
Il Posto a tavola
Quaderno di degustazione Euro 2.000,00
Agenda Euro 4.000,00
La penna Euro 200,00
Grana Padano Euro 1.820,00
Pane Euro 500,00
Le tre bottiglie di acqua minerale Euro 1.050,00
Riepilogo
Ingresso partecipanti (Costo 180 Euro a persona) Euro 72.000,00
Contributo a carico AIS Euro 104.513,30
Pertanto, l’Associazione Italiana Sommelier Roma, a favore dei suoi Soci, ha contribuito con Euro 104.513,30 alla realizzazione dell’evento
Una bella realtà del casentino: Poggiotondo
Nei quattro ettari vitati dell’azienda, gestiti sapientemente dall’agronomo Augusto Zarkis, ci sono solo vitigni autoctoni, sangiovese, trebbiano, canaiolo e malvasia bianca allevati tutti a cordone speronato per un progetto di filosofia qualitativa dove la vigna è il punto cardine e dove il vino deve risultare pura espressione di territorio, senza condizionamenti legati a mode passeggere o altro.
Con il prezioso aiuto dell’enologo Claudio Sala, Lorenzo Massart produce due vini rossi, il Poggiotondo, un IGT molto interessante a base di sangiovese e canaiolo che, nel pieno rispetto della tradizione casentinese, non conosce barrique e Le Rancole, un Chianti Docg prodotto solo nelle annate favorevoli.
Il Poggiotondo 2005, durante una degustazione tenuta con altri amici sommelier, si è rivelato un vino molto timido, ritroso, che sicuramente non ci ha concesso di apprezzare tutto il suo potenziale aromatico che, nel corso di tre ore di degustazione, non si è discostato molto da una timido accenno di ciliegia e frutta di rovo. In bocca migliora le sue prestazioni con un buon equilibrio anche se rimane sfuggente, soprattutto il corpo e la persistenza meriterebbero una marcia in più. Sicuramente una bottiglia “sfortunata” perché di questo vino me ne parlano molto bene.
Altra storia con il suo “fratello maggiore”, Le Rancole 2005, prodotto con uve Sangiovese all’80% e Canaiolo al 20%, la cui maturazione in legno e l’affinamento in bottiglia 12 mesi prima della commercializzazione contribuiscono a dar vita ad un vino di diverso spessore rispetto al precendente. Interessante il naso segnato da note di confettura di ciliegia, fragolina, lampone con eleganti contrappunti floreali di viola. Unica pecca? Forse c’è ancora della vaniglia da assorbire. L’ingresso in bocca è deciso e grintoso, si espande bene al palato, con buon carattere ed equilibrio, mettendo in mostra una frutta rossa matura ed arrivando ad un finale di bella persistenza e aromaticità.
Lucio Dalla vs Sting: piccoli vignaioli canterini crescono!
Una splendida serata in compagnia di Martino Manetti e Arcangelo Dandini
Gran finale con una sublime cassatina di ricotta a cui abbiamo abbinato un Alsace Pinot Gris Rotenberg Vendange Tardive 1996 Domaine Zind Humbrecht portato dal fido Fabio “Redisasso” che, con questa chicca, ci ha portato dalla Toscana in Alsazia con un vino che alla cieca potremmo facilmente confondere con un riesling. Frutta gialla matura, spezie e un tocco di minerale per un vino che fa della grande freschezza il suo punto di forza e che lo porterà avanti per ancora tanto, tantissimo tempo.
Arcangelo e Martino, che bello conoscervi!
Vino rosso, resveratrolo e salute: chi ha ragione??
E ora chi ha ragione? Per fortuna che due giorni fa è uscito un altro articolo che spiega che un gruppo di ricercatori ha studiato un campione di 789 donne tra i 18 e 50 anni residenti nel Chianti, alle quali è stato sottoposto il questionario FSFI (Female Sexual Function Index) che valuta la funzionalità sessuale femminile attraverso 19 domande su diversi aspetti della sfera intima, dal desiderio all’interesse, dall’orgasmo alla soddisfazione. Dai risultati è emerso che le donne che bevono 1-2 bicchieri di nettare di Bacco al giorno (l’11%) hanno una sensualità migliore rispetto alle astemie (il 35%) o anche solo a quelle che bevono occasionalmente. Il merito della soddisfazione sessuale femminile? I polifenoli contenuti nel vino rosso, in particolar modo il resveratrolo.
MA ALLORA FA BENE O MALE IL VINO??????????????
(fonti: http://www.blogscienze.com, http://www.scienzaonline.com)
Il Verduzzo friulano di Denis Montanar
Quanto sareste curiosi di degustare un vino bianco con le seguenti caratteristiche?
La mia di curiosità finalmente si è placata quando durante la manifestazione “La Renaissance des A.O.C.” a Roma ho potuto incontrare, anche se per pochissimi istanti data la folla di persone che era presente al suo banco, Denis Montanar, piccolo grande vignaiolo friulano che del rispetto della natura ha fatto una propria filosofia di vita.
Denis Montanar proviene da una famiglia di agricoltori da tre generazioni. Il suo impegno in questo settore inizia nel 1989, quando comincia ad occuparsi dell’azienda del nonno, prendendo in affitto i suoi vigneti. Successivamente acquista 2 ettari di terreno impiantandoli a vigneto. Nel 1995, insieme alla moglie Alessia, decide di incrementare la loro proprietà, acquisendo 10,5 ettari di terreno e le case rurali annesse. Nasce così l’idea del progetto e del marchio derivanti dall’antico nome del borgo: Borc Dodon (in dialetto friulano). La coltivazione è a conduzione biologica da 8 anni per i vigneti e da 3 anni per il seminativo. Montanar produce nella sua azienda il Refosco dal peduncolo rosso, Uis Neris, Uis Blancis, Tocai, Merlot e Verduzzo friulano.
I suoi vini sono tutti “particolari”, unici, a partire dalla bottiglia il cui tappo di sughero viene “sigillato” attraverso una capsula in semplice cera d’api, materia che permette al vino di “respirare” pur mantenendo inalterate le sue caratteristiche organolettiche.
Venendo ora al suo Verduzzo Friulano Scodavacca 2002, questo vino proviene da un piccolo appezzamento di terra, meno di mezz’ettaro, caratterizzato da terreno prevalentemente argilloso e da vigne di otto anni di età piantate a guyot bilaterale che, grazie ad una densità per ettaro di circa 6.500 ceppi e ad una cura maniacale in vigna, permettono un resa di circa 25 q/ha (bassissima!).
Già al colore il vino si mostra “anticonvenzionale” con il suo colore a metà strada tra il rosa chiaretto e il giallo dorato intenso (mi ricorda la tonalità di alcuni vecchi rosati della zona francese del Bandol), ma è il naso quello che stupisce di più coi i suoi sentori di frutta secca, miele di castagno, cera d’api, camomilla e noce moscata. Bocca che non tradisce, ampia, complessa di sfumature gustative e dotata di un equilibrio da applausi in quanto la componente alcolica del vino, e parliamo di 14,5%, è supportata ottimamente dalla freschezza e dal tannino (!) tipico dell’uva Verduzzo. Finale di buona persistenza e personalità che lascia in bocca delicati aromi di frutta secca, miele e spezie dolci.
Gambero Rosso e Slow Food. Fine di un amore?
- il cambiamento di proprietà e amministratori della società editrice del Gambero Rosso (la GRH spa) la cui quota di capitale è detunuta da una fiduciaria (e sui reali proprietari si sono fatte molte ipotesi tra le quali quelle di Paolo Panerai di Milano Finanza e l’imprenditore vinicolo Zonin, ma che da questi sono sempre state seccamente smentite;
- l'estromissione dal Gambero Rosso di Stefano Bonilli;
- la nascita della Federazione Vignaioli Indipendenti, la cui costituzione è stata ampiamente supportata da Slow Food che in tal modo abbandona le logiche dei grandi marchi per venire incontro ai piccoli vignaioli che spesso sulle guide trovano poco spazio.
Il futuro? E' tutto da vedere, intanto sul forum del Gambero Rosso ho aperto un topic per capire cosa ne pensano di tutto questo gli enoappassionati. Chissà che non mi risponda Cernilli...
(http://www.gamberorosso.it/grforum/viewtopic.php?f=13&t=58115&sid=c446951ce7b3a58b39e4d0c76a31fcb4)
Gli anni '80 e gli anni '90 di Josko Gravner
Iniziamo col Riesling Italico 1988. Colore dorato intenso, al naso esprime una bella evoluzione con sentori di cera d’api, erbe alpine e funghi secchi che dopo qualche tempo virano su note di leggero idrocarburo e miele di castagno. Bocca meno espressiva del naso, si sente che il vino ha tanti anni sulle spalle e non riesce ad allungarsi come vorrebbe nonostante una bella vena acida. Ad averne, comunque, di vini bianchi d’annata così!
Il Pinot Grigio 1989, con tutte le distinzioni del caso, sembra un vino alsaziano, sia per l’integrità dimostrata, sia per le note aromatiche e gustative. Il Pinot di Gravner è un vino da camino, uno di quelli che ti berresti di inverno in uno chalet di montagna tante sono le analogie con la stagione: sentori di legno di pino, resine nobili, frutta secca, tartufo e un leggero affumicato fanno da cornice ad un prodotto che, a differenza del Riesling precedente, in bocca è vivo, polposo, dotato di uno stupendo equilibrio e di grande PAI. Mi innamoro sempre più di questo vitigno.
La Ribolla Gialla
Con il Sauvignon 1992 siamo davanti ad un vero e proprio capolavoro. Ha sedici anni mapotresti tranquillamente dargliene uno o due tanto è giovane e fervido, a partire dal naso, intensissimo e molto tipico nei suoi profumi di frutta gialla matura, sambuco, scorza di agrumi, erbe aromatiche, foglia di pomodoro. Qualcuno accenna anche alla “benedetta” pipì di gatto…. In bocca il vino è un vero spettacolo: grasso, quasi masticabile, è equilibratissimo e per nulla stucchevole nella sua possanza. Persistenza da brividi. Da bere a litri, è un vino che ha davanti ancora tanto tanto tempo. Se qualcuno ne ha una bottiglia in cantina….pago bene!!
Le note dolenti iniziano e finiscono con lo Chardonnay 1994, un vino che sicuramente è stato conservato male visto che non posso pensare che un vitigno del genere non possa reggere il tempo (vedi alla voce Chardonnay di Borgogna). Magari anche Gravner ci avrà messo del suo, non so, ma questo vino è totalmente ossidato, a cominciare dal colore ambra scuro, per proseguire col naso, i cui aromi sembrano quelli del passito di Pantelleria, per finire con la bocca, totalmente “andata” e priva ormai della sua spina dorsale. Mi piacerebbe sentire un'altra bottiglia per fare il confronto.
Vendemmia a quattro stelle per l'annata 2005 del Taurasi Docg
Gli enologi, riuniti per formulare una prima sintesi sul valore della vendemmia 2005, si sono concentrati sui principali aspetti produttivi e organolettici evidenziando il carattere "duro e austero" dell'annata, ma anche la notevole "integrità e complessità aromatica" di buona parte dei vini testati e il loro promettente potenziale di invecchiamento.
Da un punto di vista quantitativo, la 2005 è stata un'annata piuttosto scarsa per l'aglianico, base del Taurasi, specialmente se rapportata all'abbondante vendemmia 2004. In linea con i trend degli ultimi anni, diminuisce ulteriormente la produzione di aglianico destinato a Taurasi Docg. A fronte di 830 ettari iscritti all'Albo dei vigneti, le denunce di produzione si riferiscono a una superficie vitata pari a 262 ettari. Da questa superficie sono stati prodotti 14.999 quintali di uva e 9.749 ettolitri, pari a 1.299.953 bottiglie di Taurasi Docg della vendemmia 2005.
Sabato e domenica prossimi, a Taurasi, nel cuore dell'Irpinia, si svolgerà la settima edizione di Anteprima Taurasi Vendemmia 2005, presso il Castello Marchionale. (fonte apcom)
Un'altra bella realtà biologica: Fattoria di Bacchereto - Terre a mano
Anche la Francia alle prese con la legge anti-alcol
Il parlamento francese discuterà all'inizio di marzo una proposta di legge che prevede il divieto della vendita promozionale di bevande alcoliche per disincentivare il consumo eccessivo tra i giovani.
I produttori di vino temono che la cura si riveli peggiore della malattia, portando a un divieto delle degustazioni in un periodo in cui il settore è già colpito da forti limitazioni nella pubblicità e da progetti per contrastare la vendita online.
"E' inconcepibile, sarebbe un disastro e molte persone in Francia rischierebbero di perdere il lavoro. Le degustazioni sono parte integrante della promozione del vino, e servono ad educare la gente ad un consumo consapevole", ha detto Marie-Christine Tarby, direttrice dell'associazione Vino e Società.
Tarby ha precisato che la Francia è meno colpita dal "binge-drinking" rispetto ad altri paesi e che il vino non ha responsabilità nella diffusione di questo fenomeno.
Il rapporto difficile tra le aziende vinicole e le autorità francesi per la Sanità ha portato due giornalisti, Denis Saverot e Benoit Simmat, a pubblicare l'anno scorso un libro sul settore intitolato "In Vino Satanas!".
La frase -- che significa "nel vino c'è il diavolo" -- si rifà al detto latino "In Vino Veritas".
"Mentre tutti gli americani, i giapponesi e i cinesi sanno che la Francia è la patria del buon vino, la Francia vuole rinunciare a questo suo primato", argomentano i due giornalisti nel loro libro.
"Tutta la Francia? No, la Francia triste, che ha sostituito il glorioso slogan 'Libertà, Uguaglianza e Fratellanza' con 'Prevenzione, Precauzione e Sanità Pubblica'", aggiungono.