Da sommelier considero Luca Gardini un grande professionista e saperlo campione del mondo mi ha reso molto felice, in Italia abbiamo ottimi comunicatori del vino e lui, senza dubbio, è uno dei più preparati.
Vedere però il video della sua meritata vittoria mi ha fatto pensare….
Sguardo fisso, mano ferma, uno, dieci, cento descrittori olfattivi, profumi incredibili, sensazioni aromatiche che forse nemmeno i grandi “nasi” della profumeria conoscono, termini gustativi codificati, indecifrabili per il grande pubblico.
Terminologia per pochi, ecco il mio dubbio. Siamo sicuri che tutto questo sia comprensibile al grande pubblico? Così facendo si comunica il vino al meglio?
Ho fatto una piccola prova e ho mostrato il video ad alcuni miei amici “normali”, non “enostrippati” come me o pochi altri che, lo sappiamo, rappresentiamo un campione poco rappresentativo. Il mondo là fuori è fatto di consumatori che acquistano il vino al supermercato, persone che, nella migliore delle ipotesi, sanno a malapena che il Brunello di Montalcino è di origine Toscana.
Come far avvicinare al vino questa moltitudine di persone? Come detto in precedenza, facendo vedere il video di Luca Gardini, che adotta una terminologia dell’Associazione Italiana Sommelier, la maggior parte dei miei amici “normali” ride per non piangere, confessa che forse conosce il solo profumo della ciliegia e, per sintetizzare le loro risposte, se quelle di Gardini devono essere le capacità di un esperto di vino allora per loro non c’è speranza, rimarranno eterni ignoranti.
La gente scappa di fronte a quel video, la gente scappa anche di fronte a certe mie spiegazioni, troppi termini, troppe cose da sapere, da riconoscere, troppa la paura di sbagliare e sentirsi inadeguato.
No, così non va, se vogliamo rendere il vino popolare bisogna cambiare registro, arrivare come dice qualcuno al BUONO o NON BUONO impartendo al neofita pochi strumenti per giungere a quella conclusione. Non basta, bisogna inserire il vino all’interno di un quadro generale dove si metta al centro il territorio di provenienza, le storie contadine, la vigna, la terra, il sole.
Una sorta di manifesto lo avevo postato sul blog tempo fa, è ora che dalla teoria passi alla pratica!
4 commenti:
Il video non fa testo.
Trattasi di competizione pura. Tant'è che mi è parsa veramente impressionante la velocità di elaborare le sensazioni e tradurle in parole, proprio perchè il sommelier è protagonista di un vero e proprio evento agonistico ad eliminazione diretta, senza possibilità di pareggio e tempi supplementari, che nulla ha a che vedere con le normali quotidiane mansioni.
Ergo proprio per l'esasperazione dei contenuti, questo tipo di comunicazione/competizione non può e non deve essere presa a modello da consumatori, sommelier, comunicatori o addetti ai lavori. Al contrario invece ha una logica all'interno di una competizione di livello agonistico (tant'è che gli ha fruttato la vittoria finale).
Sostanzialmente nell'evento può essere rilevabile una valenza promozionale e d'immagine, ma non una valenza divulgativa.
Rinaldo son d'accordo con te sulla gara però, per me, il risultato non cambia. Questo linguaggio,la ritualità del vino, non aiuta chi vuole approcciarsi a questo mondo in maniera più approfondita.
bisogna diventare popolari col vino di qualità
Devo dare l'esame da sommelier , lavoro nel settore dei vini dunque e so la difficoltà di comunicare il vino. Concordo che la prova di Gardini è tratta da una competizione e non può essere metro di paragone con i terrestri che vogliono solo bere un buon vino. La teminologia esiste come in tutti i settori dal legale all'ingegnere, ognuno usa la propria con gli addetti ai lavori, ma poi deve saperla riporre nel cassetto e usare termini comprensibili e chiari a chi deve solo bersi un piacevole calice. Sta a chi comunica le caratteristiche non metterci più del dovuto (che molte volte sono quasi esagerate). FABIO
D'accordo con te Fabio ma rendere il linguaggio del vino meno "burocratico" è il vero obiettivo di tutti, me compreso come sono un tuo collega sommelier
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