In attesa del primo seminario di Armando Castagno.
Ieri sera prima di uscire ho potuto apprezzare il Rosso di Montalcino 2008 di San Lorenzo. Me lo ricordavo già dall'anno scorso come un grande sangiovese e confermo che è un Rosso di razza, galoppante, fresco e progressivo. Bono davvero.
Stiamo per iniziare il seminario dove, alla cieca, verrà fatto un confronto tra sangiovese e pinot nero.
Armando ricorda Gambelli leggendo un passo del libro di Carlo Macchi.
Forte compressiome aromatica, colori simili, buoni tannini, sono i punti di contatto tra i due vitigni.
In degustazione ci sono due Village e un Grand Cru.
Piccola grande lezione sulle denominazioni di Borgogna e sulle mancanze nel territorio di Montalcino.
Iniziamo col primo bicchiere. Al naso bella apertura aromatica, grande respiro, una vocazione aerea molto interessante. Balsamico, sa di felce, piccole bacche di bosco, canfora. In bocca è puro, equilibrato, fresco, proporzionato, elegante. Finale sassoso. Per me un Rosso. Infatti è un Rosso di Montalcino 2009 Le Ragnaie. Grande Riccardo!!
Secondo vino. Nota leggerissima di ridotto che fa incupire il vino. Richiami di buccia di uva nera, primordiale, poi diventa floreale, minerale, tocchi liquirizia. Bocca dove l'acidità ti attacca subito e non lascia molto spazio al resto. Acidità frena un pò l'apertura e lo sviluppo del vino. Finale abbagliante e "vinaccioloso". Per me Borgogna Village. Infatti è un Gevrey Chambertin V.V. Fourrier 2008.
Terzo vino. Naso esile, felce, pietra bagnata, florealità esibita di rose. Bocca sodica, tannino vivo, progressivo. Per me Rosso ma non sicuro.. E' un Borgogna però. Givry Village 2008 Domaine Ragot.
Quarto vino. Naso che prende il meglio da entrambe i territori. Naso che ti investe di profumi, dalla liquirizia alla menta, incenso pazzesco, terra, viola, iris, glicine. Bocca con una coerenza straordinaria dove l'acidità non è scoperta come il numero 2 ma è perfettamente inserita nella struttura e nella massa aromatica. Per me Grand Cru... Infatti ho preso una fregatura.. E' un Rosso di Montalcino San Giuseppe (Stella di Campalto) 2008. Assaggiato ieri, ottimo, ma non aveva raggiunto ste performace.
Quinto vino. Naso tridimensionale, intenso, da essenze farmaceutiche, fiori azzurri, incenso, oli essenziali. Sorso di eleganza e di ciccia, lunghissima persistenza rugginosa di grande classe con tutto il resto a fare da contorno. Indecifrabile. A bottiglia scoperta è un Corton Bressandes 2008 Grand Cru Chandon De Briailles.
Sesto vino. Coerenza olfattiva che colpisce, naturale, spontaneo, austero. Vino che sembra provenire per una diversa cilindrata da vecchie vigne di sangiovese. E' Rosso di Montalcino 2008 Biondi Santi. Beccato come sangiovese. Le vigne hanno 10 anni.
Pausa Pranzo in attesa del seminario sulla zonazione a Montalcino.
Rosso di Montalcino 2002 Cupano: bel sangiovese, le vigne a Sud hanno tenuto meglio l'annata restituendo un Rosso elegante, fine, non di struttura ma assolutamente godibile e bevibile.
Rosso di Montalcino 1986 Mastrojanni: sangiovese che si esprime su toni caffettosi, di cacao, terra, arancia amara. In bocca grande vitalità, struttura, è un bell'atleta di 26 anni, nel pieno delle sue performane. Altra grande "vecchia" bottiglia.
Rosso di Montalcino 1995 Marchesato degli Aleramici: rispetto ai precedenti, vista l'annata, è un pochino esile e magro. Piacevolmente sapido il finale di bocca.
Rosso di Montalcino 2009 Il Marroneto: da vigne di Brunello che è stato declassato, rappresenta un esempio di sangiovese austero dal roseo futuro visto il tannino vivo e galoppante. Forse è il primo vino della manifestazione che berrei tra qualche anno. Costo circa 15 euro a scaffale. Ottimo investimento.
Manca pochissimo al secondo seminario di Castagno. Otto vini in degustazione espressioni di otto territori diversi della zona di Montalcino.
Si inizia!
L'idea è altamente auspicabile è doverosa per una denominazione chiave del nostro sistema vinicolo. Viene presentato Francesco Leanza di Podere Salicutti e Jan Hendrik Erbach di Pian dell'Orino.
Viene presentato l'areale di Montalcino da un punto di vista geologico. La zonazione non può prescindere dall'altrimetria e dai giochi di vento. A Montalcino esiste, ad esempio, una dorsale che tocca punte di oltre 600 metri (Passo del Lume Spento).
Nella parte Nord di Montalcino possiamo trovare molte differenze di altitudine, si passa dai 505 metri di Nacciarello per arrivare ai 138 metri di Vadossi.
La zona centrale presenta una situazione altimetrica che tende a degradare man mano che ci si avvicina al fiume Ombrone (Pian delle Vigne è a 195 metri). Da notare, in zona centrale, Le Ragnaie di Riccardo Campinoti che ha vigne a 607 metri.
La parte sud ha le quote più basse della denominazione con quasi 70 metri s.l.m. della zona di S.Angelo Scalo. Ottime aziende nella parte orientale con Poggio di Sotto e Stella di Campalto.
Questa parte sud è costituita prevalentemente da argille sabbiose.
Spostandoci verso la parte centrale troviamo matrici di galestri e palomini e arenarie quarzose mentre nella parte nord-orientale, ritroviamo le argille sabbiose.
Inizia la degustazione.
Stiamo per iniziare il seminario dove, alla cieca, verrà fatto un confronto tra sangiovese e pinot nero.
Armando ricorda Gambelli leggendo un passo del libro di Carlo Macchi.
Forte compressiome aromatica, colori simili, buoni tannini, sono i punti di contatto tra i due vitigni.
In degustazione ci sono due Village e un Grand Cru.
Piccola grande lezione sulle denominazioni di Borgogna e sulle mancanze nel territorio di Montalcino.
Iniziamo col primo bicchiere. Al naso bella apertura aromatica, grande respiro, una vocazione aerea molto interessante. Balsamico, sa di felce, piccole bacche di bosco, canfora. In bocca è puro, equilibrato, fresco, proporzionato, elegante. Finale sassoso. Per me un Rosso. Infatti è un Rosso di Montalcino 2009 Le Ragnaie. Grande Riccardo!!
Secondo vino. Nota leggerissima di ridotto che fa incupire il vino. Richiami di buccia di uva nera, primordiale, poi diventa floreale, minerale, tocchi liquirizia. Bocca dove l'acidità ti attacca subito e non lascia molto spazio al resto. Acidità frena un pò l'apertura e lo sviluppo del vino. Finale abbagliante e "vinaccioloso". Per me Borgogna Village. Infatti è un Gevrey Chambertin V.V. Fourrier 2008.
Terzo vino. Naso esile, felce, pietra bagnata, florealità esibita di rose. Bocca sodica, tannino vivo, progressivo. Per me Rosso ma non sicuro.. E' un Borgogna però. Givry Village 2008 Domaine Ragot.
Quarto vino. Naso che prende il meglio da entrambe i territori. Naso che ti investe di profumi, dalla liquirizia alla menta, incenso pazzesco, terra, viola, iris, glicine. Bocca con una coerenza straordinaria dove l'acidità non è scoperta come il numero 2 ma è perfettamente inserita nella struttura e nella massa aromatica. Per me Grand Cru... Infatti ho preso una fregatura.. E' un Rosso di Montalcino San Giuseppe (Stella di Campalto) 2008. Assaggiato ieri, ottimo, ma non aveva raggiunto ste performace.
Quinto vino. Naso tridimensionale, intenso, da essenze farmaceutiche, fiori azzurri, incenso, oli essenziali. Sorso di eleganza e di ciccia, lunghissima persistenza rugginosa di grande classe con tutto il resto a fare da contorno. Indecifrabile. A bottiglia scoperta è un Corton Bressandes 2008 Grand Cru Chandon De Briailles.
Sesto vino. Coerenza olfattiva che colpisce, naturale, spontaneo, austero. Vino che sembra provenire per una diversa cilindrata da vecchie vigne di sangiovese. E' Rosso di Montalcino 2008 Biondi Santi. Beccato come sangiovese. Le vigne hanno 10 anni.
Rosso di Montalcino 2002 Cupano: bel sangiovese, le vigne a Sud hanno tenuto meglio l'annata restituendo un Rosso elegante, fine, non di struttura ma assolutamente godibile e bevibile.
Rosso di Montalcino 1986 Mastrojanni: sangiovese che si esprime su toni caffettosi, di cacao, terra, arancia amara. In bocca grande vitalità, struttura, è un bell'atleta di 26 anni, nel pieno delle sue performane. Altra grande "vecchia" bottiglia.
Rosso di Montalcino 1995 Marchesato degli Aleramici: rispetto ai precedenti, vista l'annata, è un pochino esile e magro. Piacevolmente sapido il finale di bocca.
Rosso di Montalcino 2009 Il Marroneto: da vigne di Brunello che è stato declassato, rappresenta un esempio di sangiovese austero dal roseo futuro visto il tannino vivo e galoppante. Forse è il primo vino della manifestazione che berrei tra qualche anno. Costo circa 15 euro a scaffale. Ottimo investimento.
Manca pochissimo al secondo seminario di Castagno. Otto vini in degustazione espressioni di otto territori diversi della zona di Montalcino.
Si inizia!
L'idea è altamente auspicabile è doverosa per una denominazione chiave del nostro sistema vinicolo. Viene presentato Francesco Leanza di Podere Salicutti e Jan Hendrik Erbach di Pian dell'Orino.
Viene presentato l'areale di Montalcino da un punto di vista geologico. La zonazione non può prescindere dall'altrimetria e dai giochi di vento. A Montalcino esiste, ad esempio, una dorsale che tocca punte di oltre 600 metri (Passo del Lume Spento).
Nella parte Nord di Montalcino possiamo trovare molte differenze di altitudine, si passa dai 505 metri di Nacciarello per arrivare ai 138 metri di Vadossi.
La zona centrale presenta una situazione altimetrica che tende a degradare man mano che ci si avvicina al fiume Ombrone (Pian delle Vigne è a 195 metri). Da notare, in zona centrale, Le Ragnaie di Riccardo Campinoti che ha vigne a 607 metri.
La parte sud ha le quote più basse della denominazione con quasi 70 metri s.l.m. della zona di S.Angelo Scalo. Ottime aziende nella parte orientale con Poggio di Sotto e Stella di Campalto.
Questa parte sud è costituita prevalentemente da argille sabbiose.
Spostandoci verso la parte centrale troviamo matrici di galestri e palomini e arenarie quarzose mentre nella parte nord-orientale, ritroviamo le argille sabbiose.
Inizia la degustazione.
Rosso di Montalcino 2010 Piancornello: vino potente che grida il suo territorio di appartenenza nella sua solarità. Naso di irruenza alcolica giovanile, ricco, materico con tanta frutta sotto spirito e nota di corteccia e spezie. Bocca morbida, potente, c'è tanto di tutto..
Rosso di Montalcino 2009 Marchesato degli Aleramici: rarefazione aromatica in evidenza figlia di un territorio ben irradiato dal sole. Bocca più a fuoco del naso che mantiene caratteri leggermente empireumaitici. L'acidità tiene su la beva.
Rosso di Montalcino 2009 Baricci: vino fedele alla tradizione agricola dell'areale. Toni minerali ed eleganti. Bocca austera, tannino galoppante, molto schietto ma di grande fascino.
Rosso di Montalcino 2009 Le Potazzine: molto equilibrato, buona serenità espressiva, non ha nulla di sparato, tutto è ben amalgamato. Succoso, proporzionato in bocca, grande classico.
Rosso di Montalcino 2009 Salvioni: ha il suo punto di forza nella delicatezza tattile e nell'equilibrio. PAI di grande personalità supportata da grande acidità. Vino senza spigoli molto simile al suo Brunello
Rosso di Montalcino 2009 Lisini: gioca su elementi di durezza, terrosità e mineralità che conferma il suo carattere austero e "campagnolo", totalmente diverso alla sfericità di Salvioni. Gran bel vino.
Rosso di Montalcino 2008 Poggio di Sotto: naso splendido, di fiori anche azzurri, ginger, incenso, cera, nota rugginosa e balsamica. Bocca coerente col naso, lineare, equilibrata, lunghissima.
Rosso di Montalcino 2009 Podere Salicutti Vigna della Sorgente: da cru dedicato esclusivamente al Rosso di Montalcino. Naso complesso e originale custodito da un filo di riduzione da cui filtra la dotazione minerale di ferro. La potenza alcolica trasfigura il frutto che diventa sotto spirito. Poi terra e fiori amari. Bocca con allungo micidiale, una vera grancassa che spinge da tutte le parti. Persistenza sassosa
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