Ho acquistato questo vino alcuni anni fa durante la mia vacanza in Provenza e Valle del Rodano. Su consiglio di Mike Tommasi sono passato a trovare questa famiglia di vignaioli che, nonostante le dimensioni non certo da "piccoli" (hanno 28 ettari di vigneto sparsi in tutta la denominazione), mantengono inalterata una filosofia e una attività produttiva basata sulla tradizione, l'attesa e la grande qualità della loro materia prima più importante: l'uva granache (90% del loro vigneto totale con viti quasi centenarie).
Durante la visita in cantina rimasi estasiato da tutta la loro produzione, in particolar modo da questo Chateauneuf du Pape che, pur non rappresentando il loro prodotto di punta chiamato La Cuvée du Papet, è per me quello che più di altri ha scritto nel suo DNA la mappa genetica del territorio.
Lo Chateauneuf du Pape Clos du Mont Olivet 1998 (80% Grenache, 10% Syrah, 6% Mourvedre and 4% Cinsault, Counoise, Vaccarese, Muscardin, Terret Noir, Picpoul Noir) appena versato nel bicchiere sprigiona tutto il suo carattere rodanesco emanando sbuffi di oliva nera in salamoia a cui seguono intensi ventagli aromatici di cappero, frutta nera di rovo, argilla, terra rossa, chiodi di garofano, goudron per poi trasformarsi, col passare del tempo, in un nettare totalmente mediterraneo con i suoi echi di alloro, origano, pomodoro secco, pepe. Quasi quasi ci condivo la mia pizza.
In bocca poi è eccezionale, dopo 13 anni vanta ancora un'acidità sferzante che riesce perfettamente ad equilibrare 14,5° alcolici supportando una struttura che il palato qualifica come velluto rosso. Dopo la deglutizione tutti i richiami alla macchia mediterranea ritornano come nebbia che stenta a dissolversi.
Non vi dico il prezzo della bottiglia altrimenti partono i TIR da Roma.
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