Jonathan Nossiter, nonostante l'aria da artista sognatore giramondo, è abituato a rompere certi sistemi di potere, non c'è dubbio, e dopo aver preso posizione su una certa élite del vino all'interno del suo film Mondovino, da qualche tempo, vivendo a Roma, se la sta prendendo con i "poveri" ristoratori della capitale rei di avere carte dei vini disastrose caratterizzate da ricarichi killer.
In pratica, dopo Robert Parker e Michel Rolland, i nuovi nemici del regista americano sono Felice a Testaccio e Il Convivio, ristoranti che, tra i vari a Roma, non hanno avuto la lungimiranza di inserire nello loro carta i vini naturali che, secondo Nossiter, rappresentano oggi una vera rivoluzione culturale.
Felice a Testaccio, in particolare, è reo, secondo il regista, di avere come carta dei vini un "massiccio ma decrepito raccoglitore di carta infilati nella plastica, che ha pretese di esaustività ma a volte presenta un triste nome solitario in cima a pagine vuote. Nell'elenco predominano cantine industriale e semi-industriali di tutte le principali regioni italiane: non certo i vini peggiori ma poco autentici e artigianali". I nomi? Ciccio Zaccagnini, Tasca d'Almerita, Antinori e Casale del Giglio, cantina laziale che, sempre secondo Nossiter, è un un'azienda che fa un vino industriale, tecnico, ruffiano, fatto nel posto meno vocato al vino al mondo. Amen.
Il Convivio, ristorante della famiglia Troiani, viene visto dal regista di Mondovino come un ex punto di riferimento del periodo bunga bunga che si caratterizza per avere una "lista dei vini con ricarichi che farebbero inorgogliore qualsiasi tangentomane. Molti vini costano al bicchiere più di quanto il ristorante abbia pagato la bottiglia: un sovrapprezzo del 1200%! Che dire, per esempio, di un Verdicchio Garofoli, vino semi-industriale, a 14 euro? In tutto il mondo è considerato ragionevole un ricarico del 250% anche se in Italia o in Francia, data la vicinanza delle cantine, i ristoranti più etici si limitano al 100%, scendendo in alcuni casi al 50".
Il Sanlorenzo, altro ristorante cult di Roma, viene invece citato locale che, nonostante una carta dei vini dove sono presenti vini naturali come il Trebbiano di Emidio Pepe, ha ricarichi eccessivi che snaturano la volontà del vignaiolo di mantenere prezzi bassi di cantina.
L'ultima chicca riguarda i ristoranti che si lasciano fare la carta dei vini dalle enoteche. Secondo Nossiter è "come delegare ad uno sconosciuto la scelta delle proprie pratiche sessuali...".
Ma c'è qualche ristorante di Roma che piace al regista americano? Sì, sul sito Puntarella Rossa a precisa domanda Nossiter sbandiera il suo amore per l'osteria "Da Cesare", al Casaletto, che a suo giudizio ha una carta meravigliosa perché non ha una carta: la carta è lui. Le sue scelte sono all'antica: ti consiglia vini naturali quando chiedi di mangiare e quando ti manifesti come persona. Poi Settembrini e Primo al Pigneto.
Siete d'accordo con tutto questo? Io qualche generalizzazione di troppo e qualche "talebanismo" enoico (vedi Garofoli) l'ho trovato. Magari ne parlerò con lui di persona se vorrà. Benvenuto a Roma!
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