La Valpolicella è da sempre terra di vite e vino visto che già Svetonio, parlando della tavola dell’imperatore romano Augusto, ci svela l’esistenza di un “vino retico” che scrittori autorevoli come Plinio e Marziale dichiarano essere di Verona.
La Valpolicella, terra di vite e di piccole valli scavate dai torrenti provenienti dai ghiacciai dei Lessini, trova in Negrar, posto ad oriente, il comune che vanta il maggior numero di cru prestigiosi, posti ad altitudini diverse ed in grado di offrire uno spettro molto ampio di sensazioni: Alga, Mazzano, Torbe, Villa, Pojega, Cerè, Le Ragose, Crosara, Moron, Calcarole e San Peretto.
Parli di Negrar e ti viene subito in mente Quintarelli, il maestro, colui che è stato punto di riferimento di generazione di vignaioli e che, scommetto, rappresenta il papà putativo della famiglia Damoli. Già, perché da queste parti c’è un padre (Bruno), un figlio (Daniele) e una figlia (Lara) che amano il vino più di ogni cosa, che tra mille difficoltà restaurano la vecchia cantina del nonno Francesco e cominciano a produrre di nuovo vino dopo una pausa lunga due decenni, anni in cui si produceva esclusivamente per esigenze famigliari.
La famiglia Damoli è titolare di un grandissimo patrimonio agricolo che ha voglia di riscoprire: i vigneti situati in collina, a Jago (Negrar), e alta collina, a Mazzano nella zona nord dello stesso comune. Questi piccoli appezzamenti, composti da terreni rossi e bruni su marne o su basalti, sono custodi dei tre vitigni tradizionali della zona, corvina, corvinone, rondinella, a cui si aggiunge l’onnipresente merlot che viene usato per tagliare i “vini base” della gamma aziendale.
Lara e Daniele Damoli |
Quattro i vini che la famiglia Damoli produce: ValAlta, Brigasco, Giago e Checo, il loro Amarone della Valpolicella. Oggi vi presento i primi due.
ValAlta 2008 è un Rosso del Veronese IGT che rappresenta la versione più semplice e beverina della Damoli Vini. E’ un blend di Corvinone 20%, Corvina 20%, Rondinella 40%, Merlot 20% il cui nome è un omaggio ai loto vigneti di alta collina, situati a 400 metri sul livello del mare, nella zona alta della vallata di Negrar. Il ValAlta è un vino schietto, sincero, con delicati profumi di frutta e che dal mio punto di vista gioca la parte del leone sulla bevibilità resa quasi compulsiva da un’acidità di circa 6 g/l. Buono e sincero come vino quotidiano.
ValAlta |
Brigasco 2006 è un altro Rosso del Veronese IGT che, rispetto al precedente, proviene da uve leggermente surmature le quali, prima di essere pigiate e fermentate, subiscono un leggero appassimento di 40-50 giorni. Anche l’affinamento, rispetto al ValAlta cambia: il 70% del vino riposa, invecchia e matura per circa 4 anni in botti di rovere di Slavonia da 8 e 12 hl mentre restante 30%, invece, viene messo in barrique di secondo e terzo passaggio. Il risultato è un vino di grande frutto, si percepiscono nettamente le note di ciliegia matura, ribes, visciole in confettura, petali di rosa appassita, china, grafite. Bocca carnosa, fruttata, ben equilbrata che, forse, tradisce un po’ in ampiezza ed avvolgenza. Un vino così non deve scappare via troppo facilmente dalla mie papille gustative. Rimane, nonostante questo piccolo neo, un vino estremamente bevibile che ben cela i quasi 15 gradi di alcol.
Brigasco |
3 commenti:
Ciao Andrea, hai colto nel segno!
Mi permetto solo di precisare una cosa: il Brigasco non lo consideriamo un vino base, ma il terzo nella gamma di degustazione (su quattro), nonostante sia un vino IGT. E' un fratello minore dell'Amarone, da noi considerato un gradino supra rispetto al Valpolicella Classico Superiore Ripasso "Giago".
Ti accorgerai che, al contrario di molti produttori, il nostro Ripasso non vuole assomigliare all'Amarone, ma vuole esprimersi da sè e dimostrare un proprio carattere.
Infatti il Brigasco non lo considero affatto un base. Il fatto che sia IGT non vuol dire nulla, so perfettamente che le denominazioni in ITalia non offrono gradini di qualità crescente.
Ok, allora ho capito male io leggendo il post!
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