Armando Di Mauro oggi è l’anima e il cuore di Colle Picchioni, storica azienda del Lazio che per anni è cresciuta in simbiosi con la mamma Paola, di cui ho parlato ampiamente qua, una delle prime donne a capo di un’azienda vitivinicola in Italia.
Armando lo si ama o lo si odia, troppo schietto ed onesto per un mondo spesso falso come quello del vino, difficile parlare di modernità in un contesto dove si stanno riscoprendo le antiche tradizioni contadine.
Filari di Colle Picchioni. Fonte: http://www.lucianopignataro.it |
Colle Picchioni, come vedremo con un post ad hoc in futuro, è un’azienda che storicamente guarda al futuro e la scelta di passare da Giorgio Grai a Riccardo Cotarella, compiuta a metà anni ’90, testimonia le larghe vedute di Armando dopo che nel 1985 è passato al comando dell’azienda di famiglia.
Assieme a Slow Food Ciampino abbiamo calpestato le vigne e la cantina di Colle Picchioni fino ad arrivare alla sala di degustazione dove ci aspettava un’interessante verticale dei due vini di punta dell’azienda: Le Vignole, il bianco a maggioranza malvasia del Lazio con tocchi di trebbiano e sauvignon, e il Vigna del Vassallo, classico taglio bordolese.
Le Vignole 1998: odori e bevi questo vino e subito pensi:”Porca paletta, e questo da dove è uscito fuori?”. Già, perché questo bianco del Lazio, sconosciuto ai più, nessuno se lo aspetta così minerale, salmastro, di grande espressione fruttata. In bocca è vivo, vivissimo, dotato di grande freschezza e persistenza giocata su note di miele di acacia e frutta gialla matura. Da applausi. Botte grande da 20 Hl.
Le Vignole 2000: mmm, tre bottiglie e tre vini andati. Solo un caso?
Le Vignole 2003: è il primo anno di uso della barrique e il cambiamento di stile certo non è stato aiutato dall’annata calda che porta un profilo olfattivo morbido, vaniglioso, con tratti minerali e di frutta tropicale. In bocca il ricordo del 1998 è solo un lontano ricordo…
Le Vignole 2008: vino morbido e piacione, sa di miele e di albicocca. Bocca cremosa, estroversa, con un vino così non sbagli mai………
Vigna del Vassallo 1989: gli anni ’80 di questo vino continuano a fornire emozioni crescenti. Dopo una 1985 di grande impatto bevuta tempo fa, questa annata regala un taglio bordolese per certi versi ancora più appassionante fornendo un quadro olfattivo di forte impronta minerale, ematica, a cui seguono acuti di rabarbaro, terra umida, fiori rossi macerati, prugna secca. Bocca perfettamente integra dove tutto l’impalco strutturale è perfettamente fuso. A trovargli un difetto direi che forse è poco ampio e persistente in bocca.
Vigna del Vassallo 1990: subito ci accorgiamo di esser di fronte ad un grande vino. Questa annata, rispetto alla precedente, è meno minerale ma dona all’olfatto un frutto più giovane e vivo. Col tempo poi esce tutta la complessità e l’eleganza di un’annata che ai tempi prese i tre bicchieri: fungo porcino, humus, radici, carne, brace, macchia meditterranea, sono solo una parte dei descrittori che riesco a percepire. Gli applausi, però, sono tutti per la bocca che regala un vino ancora giovane, fresco, ampio, che entusiasma ancora per freschezza e fiera tannicità. Persistenza sfiziosamente sapida e terziaria. Chapeau!
Vigna del Vassallo 1993: tre anni in più regalano un taglio bordolese più materico, polposo, succoso, con le spalle grandi. Meno elegante e complesso della ’90, rimane comunque un vino giovanissimo, diretto, con un tannino ancora graffiante e una rusticità di fondo che lo legano indissolubilmente al territorio dei Castelli Romani.
Vigna del Vassallo 2008: ok, sono passati 15 anni dal precedente ma, a livello di stile, è come se fosse passata una vita. È un taglio bordolese moderno, segnato ancora molto dal legno, che seduce i neofiti per la decisa dotazione fruttata affiancata da toni speziati dolci. Al sorso il vino ha bisogno ancora di assestarsi, la struttura è ancora scissa tra la morbidezza dell’alcol ed un tannino che ancora litigano tra di loro. Da attendere con calma.