Parlare con Antoine Gaita, il Luigi Tecce del Fiano come lo definisce Pignataro, è un’esperienza che tutti gli appassionati di vini dovrebbero fare perché, pragmatico come pochi, parlandoti fornisce sempre un punto di vista “alternativo” alle classiche chiacchere da wine bar, soprattutto quando tocchi il discorso delle “pratiche enologiche” di cantina.
Da ingegnere chimico, infatti, Antoine ci tiene a sottolineare che a Villa Diamante certi trucchetti non si fanno, soprattutto quando si parla di gomma arabica. Di questa sostanza legale, va sottolineato, ha parlato in passato soprattutto Carlo Macchi che a più riprese su Wine Surf ha spiegato e fatto spiegare dagli enologi le funzioni chimiche di questa sostanza. Antoine, senza troppi giri di parole, mi ha confermato che, al giorno d’oggi, la gomma arabica è il prodotto enologico più venduto. Sapete cosa fa questa sostanza? In pratica, oltre a prevenire intorbidamenti e precipitazioni in bottiglia, rende il vino più morbido, piacione, meno tannico andando a migliorare, negli spumanti, anche il perlage.
Ma siamo a Villa Diamante per cui basta intristirci con intrugli vari! Voglio parlare di Fiano e della sua massima espressione: il Vigna della Congregazione.
A Montefredane, provincia di Avellino, Antoine e sua moglie Diamante posso vantare un terroir d’eccezione per il loro vigneto di Fiano, circa tre ettari a conduzione biologica, le cui radici si incuneano tra strati di argilla e roccia, definita in zona “sassara”, che affiora nella vigna vecchia e che si interpone col suolo argilloso
In cantina non si filtra, non si chiarifica, si usano lieviti selezionati, si affina quasi esclusivamente in acciaio e lunghe permanenze sul feccino di fermentazione. Il vino deriva dall’uva che si è vendemmiata per cui questo deve avere pregi ed eventuali difetti dell’annata e del lavoro del vignaiolo.
Il Fiano di Avellino “Vigna delle Congregazione” è il simbolo di Villa Diamante, un vino derivante da un leggero appassimento in vigna dell’uva la cui prima annata, la 1997, mi dicono essere ancora in splendida forma. Con Antoine abbiamo degustato tre annate:
Vigna della Congregazione 2009 Fiano di Avellino Docg: praticamente un pupetto in fasce che però rivela fin da subito il suo carattere dotato di forte mineralità fusa a nota più “dolci” di camomilla, paglia, erbe officinali e frutta gialla. Bocca caratteristica, sapida, fresca, tesa, dotata insomma di tutti gli attributi per sostenere un bel finale lungo e fragrante.
Vigna della Congregazione 2007 Fiano di Avellino Docg: l’annata calda ci svela un fiano “tondeggiante”, una bella signora mediterranea che ha fianchi pronunciati ed accoglienti. Miele, zenzero, cotognata sono le prime sensazioni olfattive che escon fuori accanto alla meno marcata ma immancabile mineralità. Bocca fresca, per nulla molle, che accompagna una bevuta più di pancia che di testa.
Vigna della Congregazione 2005 Fiano di Avellino Docg: sei anni cominciano appena a sentirsi, le essenze aromatiche si fanno più complesse, voluminose, c’è la mela renetta, il mallo di noce, la speziatura del curry, il rosmarino e l’immancabile tocco di roccia. Al sorso la struttura del vino è ben retta dalla trama acido-sapida che, anche stavolta, sovrintendono in finale pieno e persistente su percezioni di frutta, fiori, erbe e mineralità fumè.
Vigna della Congregazione 2009 Fiano di Avellino Docg: praticamente un pupetto in fasce che però rivela fin da subito il suo carattere dotato di forte mineralità fusa a nota più “dolci” di camomilla, paglia, erbe officinali e frutta gialla. Bocca caratteristica, sapida, fresca, tesa, dotata insomma di tutti gli attributi per sostenere un bel finale lungo e fragrante.
Vigna della Congregazione 2007 Fiano di Avellino Docg: l’annata calda ci svela un fiano “tondeggiante”, una bella signora mediterranea che ha fianchi pronunciati ed accoglienti. Miele, zenzero, cotognata sono le prime sensazioni olfattive che escon fuori accanto alla meno marcata ma immancabile mineralità. Bocca fresca, per nulla molle, che accompagna una bevuta più di pancia che di testa.
Vigna della Congregazione 2005 Fiano di Avellino Docg: sei anni cominciano appena a sentirsi, le essenze aromatiche si fanno più complesse, voluminose, c’è la mela renetta, il mallo di noce, la speziatura del curry, il rosmarino e l’immancabile tocco di roccia. Al sorso la struttura del vino è ben retta dalla trama acido-sapida che, anche stavolta, sovrintendono in finale pieno e persistente su percezioni di frutta, fiori, erbe e mineralità fumè.
2 commenti:
Grande vino...ho avuto la fortuna di berlo al vinitaly.
Inoltre(che non è il gruppo dell'oltrepò) in quel momento arrivò un "probabilmente americano/inglese" che sosteneva che il 2005 sapesse di tappo mentre secondo il nosro punto di vista (il mio, di chi era con me ed il figlio di Gaita presente in quel momento con la madre), si trattava di una nota carattristica, fumè.
Non ho avuto la possibilità di assggiare il '98 perchè caldo mi pare.
Peccato!
Ciao Andrea!
Colgo l'occasione per venire a salutarti anche io.
Lo sai che cernilli ci sta facendo tutto il secondo livello del corso ais? Seconod me spiega meglio Paolo Lauciani ma va bè!
Non ho mai benuto questo Fiano ma sembra proprio da provare!
AH! Ps. La mortadella tartufata ce l'ha meglio roscioli...
Un abbraccio
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