Michel Rolland è il nuovo Darwin del vino Coca Cola


Ca**o, l’ha detto, davanti agli studenti dell’INSEEC l’ha detto, ha parlato di vino Coca Cola e di teoria darwiniana del vino.
Siamo in Francia, a Bordeaux, patria del vino mondiale per molti, soprattutto per i francesi che ti guardano dall’alto al basso quando parli con loro di taglio bordolese.
Michel Rolland, l’enologo volante più famoso del mondo e un passato da protagonista involontario di Mondovino, è riuscito in pochi minuti a dire tante di quelle stronzate che però, messe assieme, fanno davvero paura.
 

Parlando degli scenari commerciali futuri, Rolland ha paragonato il vino alla Coca Cola dicendo sostanzialmente che, come la famosa bevanda americana, anche questo dovrà adattarsi ai gusti e alle esigenze del mercato. In India piace il piccante? E allora facciamo una versione al curry. Nell’America del Nord piace la cannella? E allora inventiamo il gusto speziato che sa tanto di gomma americana. In Europa piace l’acidità? E allora facciamo un vino più fresco.
Qui in Francia, e in particolare a Bordeaux, dobbiamo smettere di credere che abbiamo un monopolio sulla definizione del gusto” ha ribadito davanti agli studenti basiti.
Secondo l’enologo il vino nel 2050 sarà un prodotto sartoriale non perché di qualità ma perché prodotto su misura, rispondendo ad una domanda che può ben divergere dalla tradizione di un Paese.
 
Michel Rolland
Rolland professa di una sorta di darwinismo vinicolo, dove ogni regione di produzione dovrà adeguarsi alla domanda o morire. "La grande sfida sarà l'Asia. Bisognerà adattarsi ai gusti di quei paesi. Oggi, la tendenza a Bordeaux è quella di fare lo stesso stile di vino. Per questa regione, il futuro dipenderà dalla capacità dei produttori di realizzare prodotti per il mercato. È essenziale scoprire cosa i consumatori vogliono. Perché non fare un vino al gusto di fragola? Per me sarebbe un'aberrazione, ma possiamo considerare che ... " ha continuato davanti alla classe sempre più esterrefatta che, al termine del seminario, si è domandata quali fossero i gusti di Rolland. 
Sentite la risposta:” Sapete, nel settore sono in uno cambia spesso sponda! Cerco di essere un esteta, ma sono anche un enologo. Ho gusti personali, ma il mio mestiere mi ha dato una doppia personalità ... "

 
Ca**o, l’ha detto, anche se non penso che questa cosa possa riguardare in futuro i veri vignaioli, piuttosto penso che il riferimento sia alla grande industria vinicola, ai cileni, agli australiani che già oggi stanno anticipando le previsioni di Rolland invadendo il mercato con milioni di bottiglie di vino standard, al sapore di legno e frutta.

Oggi o domani, chiunque voi siate, questo blog vi combatterà.

5 commenti:

Paolo Cianferoni ha detto...

L'ho sempre detto: se il mercato vuole che il vino sappia di banana, è possibile farlo facilmente con la tecnica.
Il mondo si divide in due: idioti che lo approvano e bischeri che si fanno il c**o per mantenere una cultura

Andrea Petrini ha detto...

Paolo posso dirlo? Quanto sei bischero!!

Davide Bonucci ha detto...

Giusto per regolarmi sui futuri acquisti, dove trovo un elenco completo delle aziende da evitare, cioè quelle dove Rolland gira in cantina?

Mike Tommasi ha detto...

In Italia però i consumatori conoscono meglio i nomi degli enologi che quelli dei produttori (Gaja a parte), e il modello degli enologi italiani è proprio il francese Rolland.
In Francia (Rolland a parte) non esiste questa ammirazione mediatica per l'enologo.

Non a caso, fino ad alcuni anni fa in Italia ci fu una gran moda dei vinoni legno-frutta. Questo fu possibile grazie a questi proto-Rolland, e con l'aiuto straordinario dei Tre Bicchieri, che allora venivano generosamente assegnati, da quella coalizione mollusco-antropoda che surfava con grande profitto la moda barrichesca, ai vinoni e non certo ai vini tradizionali, ancora meno a Mascarello.

Andrea Petrini ha detto...

Rolland non sta predicendo il futuro ma sta guardando al passato prossimo.
si parla di vino coca cola, standardizzato, ma come dice Mike questo vino è stato fatto già tempo fa quando si usava la barrique in modo dissennato creando vini tutti uguali, a prescindere dal vigneto e dal territorio.
i vini così sono stati e sono tuttora coca cola perchè fatti per un mercato industriale come quello americano ed asiatico.
Altra cosa: lo scenario di Rolland riguarderò solo i grandi gruppi industriali del vino, Caviro in testa!