Prendiamo la Matiz a noleggio e dopo aver trascorso una calda mattinata nel bellissimo sito archeologico di Cnosso ci dirigiamo verso l’interno della regione di Iraklio, precisamente verso Peza, un’area vitivinicola importantissima visto che il 70% della produzione di vino dell’isola di Creta proviene da questa luogo.
Da queste parti, oltre agli immancabili vitigni internazionali, si vinificano quattro varietà locali: Vilana per i bianchi, Kotsifali and Mandilari per rosati e rossi mentre il Liatiko è un’uva da cui vengono prodotti rossi sia secchi che dolci.
La nostra destinazione non è però la città di Peza, dove troviamo interessanti realtà cooperative, bensì Houdetsi, ammasso di case (non posso definirlo paesino) posto alle al termine di una ripida collina dove la nostra macchina, tra un tornante e l’altro, senza guardarail, fa fatica ad arrivare.
Arriviamo al Domaine Tamiolakis senza appuntamento nel primo pomeriggio di un caldissimo Agosto. Tutto è chiuso, c’è scritto che si stanno preparando alla vendemmia e non accettano visitatori. Depressione totale, tutta quella strada per nulla. Fortunatamente una ragazza, presa a compassione, si accorge di noi e ci fa entrare comunque nella sala degustazione per spiegarci brevemente l’azienda e, soprattutto, per farci bere del vino.
Panorama dell'azienda |
Per far ciò Tamiolakis ha piantato e vinificato sperimentalmente tutta una serie di vitigni autoctoni che, per la maggior parte, sono in via di estinzione: Vidiano, Dafni, Plyto, Thrapsathiri e Moscato di Spina. Rivolgendosi anche ai mercati esteri, e questo lo si deduce anche dal loro nome, il Domaine non ha rinunciato al fascino dei vitigni internazionali i quali, per una piccola percentuale, vanno a completare l’offerta enologica dell’azienda che, ad oggi, vanta sei tipologie di vino per circa 50.000 bottiglie.
Durante la breve visita abbiamo bevuto:
Tamiolakis Prophassi 2009 (Vilana, Thrapsathiri, Dafni, Moscato di Spina): è il vino bianco base dell’azienda. E per fortuna… Grande carattere fruttato/minerale e freschezza esplosiva. Non so come si è determinata l’alchimia tra queste uve per me sconosciute ma se il risultato finale è un vino così allora le pianto nel mio giardino.
Tamiolakis Prophassi |
Tamiolakis Vidiano-Plyto 2009 (Vidiano 50%, Plyto 50%): è un vino fermentato in legno con le bucce a contatto del mosto. Il colore si fa più intenso, non trovo la mineralità del precedente vino ma, a differenza del Prophassi, la frutta ora è preponderante e ben definita in tutte le sue sfaccettature. Bocca più rotonda, c’è tanto equilibrio e poca vivacità. Un vino più pronto del precedente che seduce ma non incanta.
Tamiolakis Vidiano-Plyto |
Tamiolakis Ekti Ekdosi 2006 (Kotsifali, Cabernet Sauvignon, Merlot): il colore rubino scarico tradisce l’annata non certo recente. I profumi sono complessi, non sparati, ci sento la viola, il cassis, la prugna non troppo secca, poi esce il cioccolato amaro, la spezia nera e una lieve nota tostata che tradisce un passaggio non troppo invasivo nel legno. In bocca questi quattro anni hanno arrotondato la struttura del vino che svela un tannino presente ma vellutato e una spalla acida di grande freschezza. L’Ekti Ekdosi è un vino che fa circa 13° e, in un caldo pomeriggio di estate, va giù che è una meraviglia.
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