Buon Compleanno ad Armando Castagno


Oggi compie 42 anni un grande maestro per me. Armando è un amico ma soprattutto un talento dotato di umiltà rara. Lo ammetto, vorrei avere un decimo della sua conoscenza.

Grazie Armando!


P.S.: cazzo na foto mejo non ce l'hai? :-)

Superwhites 2011: il mio "coup de coeur" si chiama Bressan Mastri Vinai


Non lo ha fermato nè la pioggia battente nè derby della capitale (grande Totti), il popolo del vino bianco friulano questa domenica si è mosso ancora una volta compatto verso il St. Regis alla ricerca della sua bottiglia preferita.
Sarà la vecchiaia, sarà che forse mi sto evolvendo come degustatore ma, all’interno di queste orgie enoiche fatte di caldo e ressa opprimente, non mi ci ritrovo più, faccio fatica a valutare, capire, parlare col produttore alla ricerca di qualche spunto che mi permetta di capire di più sulla sua filosofia. Tra una spinta e l’altra una luce su tutti si è accesa. 


Sotto il riflettore di Percorsi Di Vino metterei sicuramente Fulvio L. Bressan, dell’omonima azienda, che ritengo un vero e proprio “vinoverista” politicamente scorretto del mondo del vino. Sanguigno, diretto, schietto (anche troppo), mi ha rilasciato queste poche dichiarazioni che la dicono lunga sul suo credo.


I suoi vini sono davvero appassionanti, escono quando dice lui e come dice lui. Non è vittima del mercato visto che le ultime quattro annate, non ritenendole dignitose, non usciranno proprio. “Non lasciarti fregare da chi ti dice che sono grandi annate” mi dice in tono perentorio, “se lo fa ti sta prendendo per il c…”.

La sua filosofia è naturale quanto le sue parole:  

  • Selezione manuale massale delle viti ed uso preferenziale di ceppi autoctoni (vietata la clonazione e tutti gli O.G.M.) 
  • Potatura, spollonatura eseguite solo manualmente. 
  • Coltivazione personale del vigneto senza l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, rispettando la vite ed i suoi cicli naturali (esclusione totale di diserbanti e/o dissecanti e/o pesticidi) 
  • Utilizzo esclusivo di concimi naturali, cioè stallatici o vegetali, oppure nessuna concimazione. 
  • Vietata l’irrigazione, anche di soccorso, perché l’acqua, da sempre, diluisce il corredo aromatico e l’intensità del vino. 
  • Vendemmia fatta solo manualmente delle uve perfettamente sane e mature (no vendemmie anticipate). 
  • Fermentazione ottenuta grazie ai lieviti indigeni naturalmente presenti sull’uva, escludendo assolutamente l’uso di lieviti industriali sintetici. 
  • Nessuna aggiunta ai mosti di anidride solforosa o altri additivi / nessun intervento chimico (l’anidride solforosa potrà essere aggiunta solo in minime quantità al momento dell’imbottigliamento e comunque in quantità inferiore o uguale alla certificazione biologica). 
  • Vietato l’utilizzo di aromatizzanti biologici e/o chimici. 
  • Maturazione del vino sulle proprie “fecce fini” fino all’imbottigliamento. 
  • Nessuna filtrazione (pratica che, comunque e sempre, impoverisce e sterilizza il vino) 
  • Utilizzo esclusivo di tappi di sughero rigorosamente monopezzo naturale, affinché ogni vino abbia nel tempo il suo miglior alleato. 
  • Etichettatura rigorosamente manuale (…ogni bottiglia è una creatura unica…).
Tre i vini bianchi presenti, tutti annata 2006: Carat, Verduzzo Friulano e Pinot Grigio.

Il Carat, classico uvaggio ottenuto dall'unione di Tocai Friulano, Malvasia e Ribolla Gialla, si apre al naso con sentori di miele di castagno, albicocca, cotognata, mallo di noce, zenzero, pasta di mandorla. In bocca, la morbidezza fornita dal passaggio in legno, parte in barrique e parte in fusti di rovere da 2000 litri, ben equilibria una certa tannicità del vino. Finale delizioso su sentori di miele e frutta gialla matura.


Il Verduzzo Friulano è un altro vino estremo come il suo creatore visto che sia al naso che in bocca, a bicchiere coperto, può sembrare un rosso soprattutto per la sua tannicità che, anche in questo caso, viene stemperata da un passaggio in barrique per circa otto mesi. Finale abboccato su toni di mandorla, acacia e frutto tropicale appassito. Da provare sul Montasio.


Il Pinot Grigio, vinificato in acciaio, ha profumi di frutta matura, frutta secca ed erbe di campo ed essendo meno estremo dei precedenti è il vino di Bressan più facilmente abbinabile a tavola. Equilibrato al palato ha una persistenza di grande spessore giocata su note di frutta secca e fieno.


Chiudo questo post ringraziando tutti gli amici di Slow Food che ancora una volta hanno organizzato al meglio un grande evento come questo. Alla prossima!


L'Amarone della Valpolicella Classico "Checo" 2005 della Damoli Vini


Dedicato al nonno Francesco, da tutti chiamato Checo dei Merli, l’Amarone della famiglia Damoli proviene da uve leggermente surmature (Corvinone 45%, Corvina 30%, Rondinella 25%) raccolte nel mese di ottobre che vengono adagiate in cassettine e appassite in fruttaio per circa quattro mesi.

L'uva dopo 120 giorni di appassimento
Trascorso questo periodo avranno perso il 40% del loro peso e guadagnato una maggiore concentrazione. Pigiate e messe in vasche di acciaio, fermentano per circa 30-35 giorni. Durante il periodo di fermentazione, si eseguono rimontaggi e follature giornalieri e delastage. L'affinamento viene effettuato per il 70% del vino in botti di rovere di Slavonia da 8 e 12 ettolitri per circa 5 anni, mentre il 30% sosta in barriques usate di secondo e terzo passaggio.

Da un punto di vista strettamente organolettico, il vino conferma la linea generale dei prodotti della famiglia Damoli: grande pulizia, equilibrio e bevibilità. 
Pur essendo molto lontani dai mostri sacri come l'Amarone di Quintarelli o Dal Forno, il Checo inebria i sensi con ampie note di prugna secca e lamponi macerati a cui si alternano note di fiori rossi, cacao, china e liquirizia.
Bocca elegante, ancora una volta i quasi 16° di alcol sono ben supportati da una freschezza di beva encomiabile. Lungo e fruttato il finale. Non è un campione di complessità e profondità ma, per me, rimane una delle poche bottiglie di Amarone che potrei finirmi senza problemi.


Superconduttori al vino rosso


Un bicchiere di "quello buono", si sa, aiuta a sciogliere i la lingua, ha effetti positivi sulla circolazione sanguigna e anche sul colesterolo. E secondo un team di ricercatori giapponesi può anche indurre la superconduttività nei materiali ferrosi.
La superconduttività è un fenomeno fisico per il quale alcuni materiali, in particolari circostanze e al di sotto di una certa temperatura, assumono resistenza nulla al passaggio di corrente elettrica. Si tratta di una proprietà importante sia dal punto di vista scientifico che industriale perchè permette, per esempio, il trasporto su cavo di corrente elettrica con dispersioni nulle o comunque molto basse.


Yoshihiko Takano e sui colleghi del National Institute for Materials Science di Tokyo hanno immerso per 24 ore delle barre metalliche in differenti bevande alcoliche riscaldate e hanno osservato un notevole aumento nei loro di livelli di superconduttività.
Il ferro solitamente diventa un superconduttore dopo diversi mesi di esposizione all’aria: la ricerca di Takano dimostrerebbe che questa proprietà può essere indotta in appena un giorno di trattamento.
L’esperimento è stato condotto utilizzando diversi tipi di alcolici riscaldati a 70°C: vino rosso e bianco, birra, sake, whisky e shochu, un distillato di orzo, patata o riso molto comune nel Sol Levante. Il miglior induttore di proprietà superconduttive si è dimostrato il vino rosso. Ma bevande diverse, pur con la stessa concentrazione alcolica, hanno dato risultati diversi: probabilmente non è l’alcol a modificare le proprietà del materiale, ma qualche altro elemento.

Quale sia il meccanismo che permette a Bonarda, Brunello e Grignolino di trasformare gli elementi ferrosi in superconduttori non è ancora chiaro, ma si tratta sicuramente di qualcosa che interferisce con l'ordine magnetico del metallo. Le molecole del ferro sono infatti disposte secondo uno schema rigidamente ordinato ma per raggiungere lo stato di superconduttività questo ordine deve essere rotto. Secondo i ricercatori gli alcolici potrebbero alterarlo favorendo l’inserimento di particelle cariche o di ossigeno tra gli strati che formano il materiale.

Fonte: Focus.it

Superwhites 2011 a Roma. Io ci sarò!

 

SuperWhites a Roma
una domenica con i grandi vini friulani
Domenica 13 marzo 2011
St. Regis Roma Hotel

Siamo alla undicesima edizione di SuperWhites, l'evento che consente di conoscere i grandi vini bianchi del Friuli Venezia Giulia.
Frutto di una selezione accurata fra i vini bianchi di un territorio noto agli intenditori del mondo per la produzione vitivinicola di alta qualità, i Superbianchi friulani possono essere degustati e apprezzati in questo appuntamento organizzato nelle meravigliose sale dell'Hotel St. Regis Grand d i Roma da Slow Food Lazio, Slow Food Roma e Slow Food Friuli Venezia Giulia, grazie al supporto dell'ERSA della Regione Friuli Venezia Giulia.

Domenica 13 marzo, dalle 14,30 alle 19,30, nelle affascinanti sale Ritz e Danieli del St. Regis Roma si tiene la manifestazione: una grande degustazione collettiva, alla presenza dei produttori, per conoscere i vini bianchi di eccellenza del Friuli.
L'evento offre un'occasione unica per confrontare le caratteristiche dei vini bianchi, che costituiscono il 55% della produzione enologica regionale, a partire dal Friulano, la varietà che è presente su quasi ogni banco, in purezza o in assembaggio, proseguendo con altre varietà autoctone - ribolla gialla, malvasia, vitovska, verduzzo friulano, ramandolo, picolit - fino ai vitigni internazionali, come pinot grigio, pinot bianco, chardonnay e sauvignon. In particolare i visitatori potranno confrontarsi quasi sempre direttamente con i produttori, sentire dalle loro parole la genesi di questi piccoli capolavori. 45 sono le cantine presenti con oltre 130 vini.

In abbinamento ai SuperWhites il pubblico può assaggiare alcune eccellenze gastronomiche della regione: prosciutto crudo del Consorzio di San Daniele, salame del Collio friulano e prosciutto Praga con osso di Morgante e il formaggio Montasio del Consorzio che ne tutela la tipicità.
Sull'evento sovraintende l'Ente Regionale per lo Sviluppo Rurale, ERSA, che ha voluto fortemente l'evento all'interno della campagna di valorizzazione del Friulano.

SuperWhites, nato dalla collaborazione tra produttori friulani di qualità e Slow Food Friuli Venezia Giulia, ha l'obiettivo di promuovere nel mondo l'immagine dei vini locali, testimoni di un territorio particolarmente vocato alla produzione enologica di altissimo livello, cui si affiancano specialità alimentari di pari valore.
A ogni manifestazione partecipano le cantine annualmente selezionate da Slow Food fra quelle presenti nella nuova guida Slow Wine per rappresentare il vino bianco friulano, secondo criteri legati alla qualità del prodotto enologico.

Orario: dalle 14.30 alle 19.30; (dalle 14.30 alle 15.30 orario riservato agli operatori).
L'ingresso ha un costo di 15 Euro per i soci Slow Food e 20 Euro per i non soci.

Aziende Partecipanti:

Borgo delle Oche
Bressan
Casa Zuliani
Castello di Buttrio
Castello di Spessa
Castelvecchio
Cecchini Marco
Collavini Eugenio
Colle Duga
Coos
Di Lenardo
Drius Mauro
Ermacora Dario e Luciano
Gigante Adriano
Gradis'ciutta
Jermann
Kante  Edi
Keber Edi
La Sclusa
La Tunella
Le Vigne di Zamò
Lis Neris
Livon
Muzic
Petrucco
Podversic Damijan
Polencic Isidoro
Primosic
Raccaro Dario
Rocca Bernarda
Rodaro  Paolo
Russiz Superiore - Marco Felluga
Schiopetto
Sgubin Renzo
Skok Edi
Specogna
Subida di Monte
Tenuta di Angoris
Teresa Raiz
Toros  Franco
Torre Rosazza - Poggiobello
Venica & Venica
Vie di Romans
Villa Russiz
Zuani

Per informazioni:

- Slow Food Friuli Venezia Giulia - Tel e Fax 0432.523523 - 333.2392392 - info@slowfoodfvg.it

- Slow Food Lazio - Matteo Rugghia - ruma48@libero.it

- Slow Food Roma - Franco Fancoli - fiduciario@slowfoodroma.it

Josko Gravner e il vino naturale


C'è troppa confusione nel mondo del vino e ad aumentare il caos ci si mettono anche coloro che, nel loro piccolo, stanno dando una mano al nostro pianeta.
Troppe frammentazioni attorno al concetto di biologico e biodinamico: Vini Veri, VinNatur, Renaissance Italia sono solo parte dei movimenti che stanno alla base del vino naturale. Quale scegliere e perchè?


Come al solito la saggezza sbroglia le matasse più contorte. Josko Gravner, rispondendo ad una domanda di un giornalista riguardo la necessità di adottare un disciplinare per garantire la qualità dei vini naturali, ha risposto così: 

Gentile Signore, 

non è il primo e visto come stanno andando le cose, credo che non sarà neppure l’ultimo che mi chiede quanto da lei scritto, spero di essere chiaro e di non essere frainteso. Credo che il problema che ha scaturito tutta questa confusione nel mondo del Vino, sia lo stesso che ha stravolto tanti altri mondi… il problema sono i soldi! Guardi il calcio come è stato ridotto, e così anche il mondo del Vino non è stato risparmiato, infatti da quando sono entrati gli interessi degli industriali cioè la nuova generazione dei contadini, delle banche, delle assicurazioni… la semplice passione per la Terra ha dovuto lasciare spazio alla complicata passione per il business! 

Ed è così che un mondo semplice come quello del Vino è dovuto diventare complesso, io vengo da una famiglia di contadini per noi il Vino è sempre stato Vino, buono o cattivo, l’enologia moderna ha soppiantato una enologia di migliaia di anni… e oggi il vino non è più solo Vino, ma ci dicono che può essere: Vino biologico, Vino naturale, Vino non filtrato, Vino filtrato, Vino vero, Vino biodinamico, Vino senza solforosa, eccetera.
Lei mi chiede cosa ne penso dei Vini naturali, se sia giusta o meno una certificazione… 

Non so quale sia la risposta, perché io faccio il Vino, il mio Vino, e non quello dettato da un disciplinare o da una tendenza! E per fare il mio Vino cerco di rispettare al massimo la mia Terra, rispettando tutto l’ecosistema.
In tutti questi anni ho visto l’inutilità dei disciplinari, delle certificazioni, perché alla base di ogni vino prima ancora dell’uva ci dovrebbe essere l’onestà del produttore e questa non la si impara andando a scuola o aderendo ad un disciplinare di produzione… e tanto meno la si può certificare. 

Josko
Fonte:  Bibenda.it

16 Marzo 2011. Slow Food Roma presenta: Wine Music di Mirco Mariotti


Cibo, vino e musica

Il progetto Wine Music ha come obiettivo l'accostamento del cibo e del vino alla musica attraverso un persorso conoscitivo incentrato sulla risonanza sensoriale, ovvero la capacità dei nostri sensi di trarre il massimo del piacere nel corso di una degustazione.


Mirco Mariotti, invetore del metodo, durante la cena parlerà del suo progetto e ci mostrerà come tre grandi piatti della cucina tipica laziale, accompagnati da altrettanti vini, possano regalarci sensazioni uniche e crescenti se associati a brani musicali.
Appuntamento al Ristorante Larys in Via Basento 54, ore 20:30

MENU'

Rigatoni alla carbonara, abbinato con Malvasia IGT dell'Emilia "Le Dune Bianche"
Bucatini all'amatriciana, abbinato con Fortana dell'Emilia IGT "Surliè!", spumante sui lieviti
Saltimbocca alla romana, abbinato con DOC Bosco Eliceo Fortana "Duna della Puia"

Costo 35€ soci Slow Food (40€ non soci)

Prenotazioni & info: info@percorsidivino.com

Slow Wine Day all'Open Colonna di Roma: piccolo report


Giorno di lavoro altro che festa, a Slow Food siamo tutti volontari e per far sì che tutto riesca alla grande deve stare in piedi per 12 ore consecutive a trattare con produttori, appassionati e gente varia…
Tuttavia ho trovato un po’ di tempo per bere qualcosa anche perché, in fin dei conti, le cantine presenti non erano tante visto che non superavano le trenta unità.
Vino buono ce ne era eccome a partire dal Ragis Rosso 2007 dell’azienda campana “Le Vigne di Ratio” che segue fin dalla sua prima uscita pubblica a Castelvenere nel 2009. Il Ragis Rosso (80% Aglianico e 20% Piedirosso) è un vino caldo, solarecon i colori e i profumi intensi della penisola sorrentina e che in bocca sta iniziando a far capire di che stoffa è fatto. E’ ancora giovanissimo ma ha una beva interessantissima già da ora.


Tre toscani poi da ricordare: il Brunello 2006 di Baricci per la sua viscerale austerità, il Chianti Classico Riserva 2007 de “La Porta di Vertine” per la territorialità e la piacevolezza di beva, il Chianti Classico Riserva 2007 di Villa Pomona perché a 13 euro è difficile trovare un sangiovese in purezza così buono e di prospettiva.

Tra le migliori tre bevute della giornata metto sicuramente il Barbera d’Asti Superiore Nizza “Titon” della cantina L’Armangia di Canelli. Tradizionale ed austero, ha un ventaglio aromatico che spazia dalle note di frutta rossa croccante al minerale fino ad arrivare al tabacco e al caffè tostato. La vera sorpresa è la bocca che si conferma coerente col naso, di grande freschezza e sapidità e, soprattutto, di ottima bevibilità nonostante la struttura.


Al secondo posto metto il Grignolino 2010 di Luigi Spertino, un monumento a chi crede nella rivincita dei vitigni giudicati nerds ovvero sfigati ma dalle grande potenzialità inespresse. L’odore di rosa, peonia e pepe me li ricordo ancora nitidamente mentre il palato non può dimenticare la freschezza infinita del sorso. Se i Grignolino fossero tutti così….

Fonte: stralcidivite.blogspot.com
Primo posto assoluto, indisturbato, al Rosso Saverio 2008 di Altura, una piccola cantina bio dell’Isola del Giglio. Il Rosso Saverio è un vino che nasce da una grande varietà di uve nere locali e una parte di uve bianche “tonde”: canaioli, sangiovesi, ciliegioli, grenaci, aleatici, ”uve di Spagna”, mammolo, corinto nero, nero calabrese, trebbiano nero, malvasie, pizzutello, moscatellini, moscatelloni (bianchi e neri), biancone giallo, empolo grecanico, procanico etc.


Fermentazioni spontanee e affinamento in acciaio per 24 mesi evitando qualsiasi attività di chiarificazione, filtrazione e stabilizzazione danno vita ad un vino fantastico, caledoscopico nel suo ventaglio aromatico di grande mediterraneità che offre sensazioni di mirto, timo, cappero, alloro, per poi cangiare continuamente per passare ad odori salmastri, di caffè, di radici fino a diventare minerale, salino. Ma poi cambia, ricambia, è vivo, respira con me. In bocca, come al naso, è pura anima marina e rimane incollato sulle nostre papille gustative per minuti. Segnatevi questo nome e prendete il primo traghetto per il Giglio, è una bevuta che vale il viaggio!


P.S: non ho dimenticato le cantine del Lazio ma, alla fine, farei sempre i soliti nomi: Sergio Mottura, Damiano Ciolli e Coletti Conti. Questi abbiamo e questi con molto onore ci teniamo!

I dubbi dell'appassionato di vino.....


A volte capita, ti domandi se quello che hai bevuto prima è lo stesso vino che hanno bevuto gli altri, gente di cui ti fidi.
Ti domandi se è tutta colpa tua, del tuo olfatto, del tuo palato, perché qualcosa non quadra.
Capita di trovarmi di fronte ad una grande vino, emozionante e sincero come chi lo produce e dopo due secondi…..tac…..arriva qualcun altro a dirti o a scrivere che quel sangiovese o quel verdicchio è tutt’altro che un bel bere. Ma come…
In un attimo tutti i nobili descrittori che avevi in testa e nel cuore sembrano sgretolarsi, dissolversi nel nulla.
Possibile che questo floreale e questo equilibrio lo abbia sentito solo io? Che solo io possa pensare che questo Chianti sia un grande vino?


Ti fai delle domande, cerchi di comprendere, ma come ti giri trovi sempre un nugolo di persone che spesso fanno cadere tutte le tue certezze.
Devo smettere di scrivere di vino, chissà le cazzate che metto in rete, forse è meglio ascoltare chi dice che i blog sono aperti davvero da tutti….
Riprendo sconsolato la mia bottiglia, verso di nuovo il vino e chiudo gli occhi.
Siamo soli, io e la bottiglia.
Ritorna l’emozione, sarò sbagliato io, forse il vino è pura soggettività ma quel sorso è puro piacere, mi fa stare bene con me stesso e col mondo, il mio mondo.
Non me ne frega nulla dei pareri degli altri, oggi e per sempre conta solo il mio, prendere o lasciare.
Vi è mai capitato di avere sensazioni diverse dagli altri su una bottiglia o il mio è solo un post maliconico?


E' il momento dello Slowine Day all'Open Colonna di Roma



Sveglia prestissimo, oggi c'è lo Slowine Day a Roma! All'Open Colonna si presenta (era ora) la nuova guida Slow Food per il vino, una guida dove il sottoscritto, assieme a Stefania, hanno messo lo zampino per il Lazio.

Spero di riuscire a fare la diretta mettendo un pò di interventi a caldo dei principali protagonisti. Seguitemi!

Programma della giornata

Ore 16 Degustazione di oltre 100 vini italiani prodotti da cantine che hanno ottenuto da Slow Wine 2011 la  Chiocciola e altri riconoscimenti.

Ore 18 Cibo, diritto e politica: dibattito con Carlo Petrini e Stefano Rodotà. Modera  Santo Della Volpe - Auditorium del Palazzo delle Esposizioni -.

Ecco Giacarlo Gariglio in esclusiva per Percorsi di Vino che ci parla della guida


Ed ecco alcune foto della mattinata:







La vendemmia perfetta? Dicono si farà Montalcino


Basta con i vini surmaturi, via i tannini verdi, le stagioni e le annate non influenzeranno più il prodotto finale che sarà di grande qualità e...standard. 
Fantascienza? No, perchè lo dicono Attilio Scienza, professore ordinario di viticultura all’Università di Milano, Giampiero Maracchi, professore ordinario di agrometeorologia all’Università di Firenze ed ex-direttore dell’Istituto di biometereologia (Ibimet), e Riccardo Cotarella che, durante lo scorso Benvenuto Brunello, hanno presentato uno studio relativo alla vendemmia perfetta la quale fornirà, per tutte le annate, vini da lungo invecchiamento e con una elevata stabilità cromatica.

Attilio Scienza. Fonte: L'Acquabuona.it
In particolare la diagnosi scientifica, condotta sulla vendemmia 2010, asserisce che, programmando in anticipo la raccolta, il produttore potrebbe ottimizzare la composizione chimica dell’uva garantendo in tutte le annate un vino atto al lungo invecchiamento, evitando sovramaturazioni che spesso tolgono finezza al vino e lo fanno diventare troppo alcolico. Analogamente la composizione polifenolica equilibrata (tannini ed antociani) consente di produrre Sangiovese con una elevata stabilità cromatica nel corso dell’invecchiamento e della conservazione presso il consumatore.

Un risultato - commenta il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Ezio Rivella - che ci conferma alla guida dell’enologia internazionale per la capacità di investire sul territorio e innovare costantemente la produzione, per garantire l’eccellenza che un grande bene come il nostro deve sempre avere”.

L’analisi è partita da tre tipologie di dati dell’anno 2010 a Montalcino, comparati con quelli dell’ultimo decennio: quelli meteorologici (quantità, carattere delle piogge e temperature), quelli sulla maturazione enologica e polifenolica dell’uva, che vengono rilevati dal Consorzio in 6 zone di Montalcino nella fase prevendemmiale, e infine quelli derivati dalle analisi sui mosti e i sui vini effettuate dal Consorzio del Brunello in gennaio.

Di qui l’elaborazione del modello che rende possibile prevedere il momento migliore per la vendemmia e quindi anticipare eventuali alterazioni dovute alla troppa o troppo poca permanenza dell’uva in vigna. Oltre alle informazioni sull’annata 2010, i dati permettono di evidenziare che Montalcino è un’area enologica d’eccellenza, uno dei pochi posti nel mondo in cui è possibile produrre con regolarità vini di altissimo livello usando un solo vitigno, cosa che accomuna Montalcino a pochissimi altri luoghi eletti, come la Borgogna, con il Pinot Noir, o la valle del Rodano, per il Syrah. Negli ultimi 10 anni, il Brunello ha avuto quattro annate eccellenti e quattro a 4 stelle e solo due vendemmie deludenti.

Montalcino, secondo gli esperti “rappresenta un ambiente ideale per l’applicazione dei modelli di previsione: dispone di una importante banca dati che in questi anni ha costruito pazientemente il Consorzio, coltiva un solo vitigno, il Sangiovese e malgrado la sua orografia fatta di versanti, altitudini ed esposizioni diverse ha un clima temperato caldo che nella parte verso la Val d’Orcia è continentale almeno alle altitudini maggiori, mentre è influenzato dal mare verso il Tirreno. 
La presenza di una notevole costanza nella successione delle fasi fenologiche è aiutata anche da una composizione fisica del suolo che non espone mai la vite a gravi rischi di siccità. Anche il viticoltore ha la sua importanza, in quanto pratica una viticoltura in grande armonia con l’ambiente, attuando forme di allevamento, di gestione della chioma, di controllo della produzione, di lavorazioni del suolo che hanno un effetto stabilizzatore sulle risposte della pianta nei confronti di annate con andamenti climatici anche molto diversi”.

Sparata pubblicitaria o meno su una cosa non sono d'accordo: a Montalcino non si coltiva solo un vitigno. Vedi alla voce merlot e cabernet!

Fonte: WineNews.it

Fonte: Dissapore.it

Gli ossessionati del vino


Girando fiere e degustazioni varie posso dire di aver visto di tutto tra i vari partecipanti: donne stile Ruby al ballo delle debuttanti, ragazzini urlanti dal grado alcolico elevato, sommelier 2.0, guru del vino in declino e….gli ossessionati da wine tasting. Quest’ultimi sono i peggiori.


Li trovi appena aprono i cancelli della sala di degustazione, pronti a correre verso il primo produttore libero che, dopo due secondi, diventa loro ostaggio, guai a parlare con altri appassionati, vogliono con lui un rapporto esclusivo, peggio di marito e moglie.
Occhi spiritati stile Schillaci ai mondiali di Italia ’90, il nostro ossessionato comincia a martellare di domande il povero vignaiolo che, in questo lungo lasso di tempo, si trasforma in vittima sacrificale sotto cominciano a rispondere ai mille quesiti posti a raffica dal suo interlocutore. Storia della sua vita, storia delle sue viti, densità d’impianto, lunghezza delle radici del vitigno, caratteristiche pedoclimatiche del territorio di appartenenza, uso di solforosa, vinificazione convenzionale e naturale sono solo alcune delle materie che il produttore deve imparare a memoria per superare l’esame dell’ossessionato e per liberarsi di lui entro l’alba del giorno dopo.


Avvertenza importante per il vignaiolo da fiera: guai a fornire risposte che potrebbero ribaltare il credo dell’ossessionato: o lo si compiace totalmente, magari prendendo una preliminare laurea in psicologia, oppure state pronti a mettervi la fascetta di Rambo perché vi darà battaglia senza tregua, altro che Apocalipse Now.
Una volta stremato il primo produttore tocca al suo vicino di banco, chiunque sia. La faccia terrorizzata di questo, che aveva avuto pietà del suo collega di fianco, è tutta un programma e non regge la scusa di un temporaneo allontanamento dalla postazione: lui ti aspetta là, con la bava alla bocca e gli occhi iniettati di sangue. 

Vuole sapere, conoscere, solo così potrà fare il figo con i suoi amici. 

Altrimenti che ci viene a fare?


L'Open Colonna di Roma ospita Slowine 2011


Una bella occasione per incontrare 50 tra le migliori cantine italiane, con un focus speciale sulle migliori realtà della nostra regione. Un momento di festa e di riflessioni attorno al presente e al futuro del vino italiano, da vivere insieme agli autori della Guida.

Il pretesto è la presentazione della versione internazionale di Slow Wine, la guida di Slow Food dedicata al vino, concepita esclusivamente per iPad.

L’occasione è quella di incontrare 50 tra le migliori cantine italiane, con un focus speciale sulle 12 migliori realtà del Lazio. In altre parole, conoscere vini e vignaioli selezionati dalla guida che ha rivoluzionato il mondo della critica enologica, raccontando il rapporto tra l’uomo e la terra, in un’inedita fotografia del vino italiano che va oltre la semplice degustazione

Programma della giornata

Ore 16 Degustazione di oltre 100 vini italiani prodotti da cantine che hanno ottenuto da Slow Wine 2011 la  Chiocciola e altri riconoscimenti.

Ore 18 Cibo, diritto e politica: dibattito con Carlo Petrini e Stefano Rodotà. Modera  Santo Della Volpe - Auditorium del Palazzo delle Esposizioni -.

Costo del biglietto: €30

Il biglietto comprende:

  • Guida Slow Wine 
  • Ingresso alla degustazione  
  • Ingresso alla mostra di Lorenzo Lotto presso le Scuderie del Quirinale.
In questa giornata dedicata al vino italiano secondo Slow Food, racconteremo il percorso tracciato dal progetto Slow Wine, le sue origini, il lavoro di preparazione dell'edizione 2012. Questa guida e' una risposta ad un pubblico sempre piu' consapevole ed alla ricerca di informazioni, piu' che di semplici valutazioni - afferma Marco Bolasco, amministratore delegato di Slow Food Editore. Le guide dei vini 'tradizionali' erano fatte di degustazioni comparate nelle sale d'assaggio, Slow Wine invece e' nata sul campo, calpestando terreni e incontrando gli attori del vino italiano. Perche' solo conoscendo il modo di lavorare, le persone e la filosofia dei vigneron si riesce a comprendere davvero la qualita' di un vino, tutti elementi di conoscenza che il semplice assaggio ad occhi chiusi preclude. In altre parole, la lezione del 'viaggio con lentezza' alla scoperta del terroir e del vino migliore e' ancora valida". 

"Slow Wine non e' solo una guida all'acquisto del prodotto ma anche ai territori dove e' nato. In questo si puo' definire 'figlia' della nostra esperienza di Terra Madre. La battaglia contro l'omologazione dei gusti e l'appiattimento delle caratteristiche organolettiche dei vini possa passare solo attraverso la conoscenza dei territori, dei vitigni e degli uomini che compongono il terroir italiano", aggiunge Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia.

Lo Slow Wine Day sara' un'occasione unica per entrare nel mondo racchiuso dentro una Guida che alle sale degli assaggi ha preferito "viaggiare con lentezza" su e giu' per la penisola e tracciare la prima fotografia reale della attuale situazione del vino in Italia. Per raggiungere questo obiettivo ambizioso Slow Wine ha infatti deciso di visitare tutte le cantine recensite, l'unico mezzo per poter conoscere a fondo le diverse realta' produttive italiane. Parliamo di 2.100 cantine visitate e 1.850 raccontate, 21.000 vini degustati, operando una selezione molto rigorosa sono stati recensiti esclusivamente i migliori 8.400. Tutto questo grazie a una squadra di 200 collaboratori che hanno calpestato migliaia di vigneti e realizzato altrettante domande e interviste vis-a'-vis con i viticoltori.

I biglietti sono acquistabili presso l’OPEN COLONNA Scalinata di via Milano 9A oppure in uno dei seguenti punti di tesseramento Slow Food Roma:

BULZONIViale Parioli, 34-36 06 8070494; DI BIAGIO Piazzale Jonio, 6-7 06 8109874; IL VINO DEL 99 Enoteca Via L. Albertoni, 80 06 53272283; EMPORIO DEL GUSTO Via Chiabrera, 58 06 5412480; TRIMANI Wine Bar Via Goito, 20 06 4469661; VITIS VINIFERA Via Tor de' Schiavi, 294 06 2593701; CUOCHEPERCASO Scuola di cucina Via Germanico 197 06 3216620

Fonte: AGI

La Valpolicella di Damoli Vini


La Valpolicella è da sempre terra di vite e vino visto che già Svetonio, parlando della tavola dell’imperatore romano Augusto, ci svela l’esistenza di un “vino retico” che scrittori autorevoli come Plinio e Marziale dichiarano essere di Verona.
La Valpolicella, terra di vite e di piccole valli scavate dai torrenti provenienti dai ghiacciai dei Lessini, trova in Negrar, posto ad oriente, il comune che vanta il maggior numero di cru prestigiosi, posti ad altitudini diverse ed in grado di offrire uno spettro molto ampio di sensazioni: Alga, Mazzano, Torbe, Villa, Pojega, Cerè, Le Ragose, Crosara, Moron, Calcarole e San Peretto.


Parli di Negrar e ti viene subito in mente Quintarelli, il maestro, colui che è stato punto di riferimento di generazione di vignaioli e che, scommetto, rappresenta il papà putativo della famiglia Damoli. Già, perché da queste parti c’è un padre (Bruno), un figlio (Daniele) e una figlia (Lara) che amano il vino più di ogni cosa, che tra mille difficoltà restaurano la vecchia cantina del nonno Francesco e cominciano a produrre di nuovo vino dopo una pausa lunga due decenni, anni in cui si produceva esclusivamente per esigenze famigliari.
La famiglia Damoli è titolare di un grandissimo patrimonio agricolo che ha voglia di riscoprire: i vigneti situati in collina, a Jago (Negrar), e alta collina, a Mazzano nella zona nord dello stesso comune. Questi piccoli appezzamenti, composti da terreni rossi e bruni su marne o su basalti, sono custodi dei tre vitigni tradizionali della zona, corvina, corvinone, rondinella, a cui si aggiunge l’onnipresente merlot che viene usato per tagliare i “vini base” della gamma aziendale.

Lara e Daniele Damoli
Quattro i vini che la famiglia Damoli produce: ValAlta, Brigasco, Giago e Checo, il loro Amarone della Valpolicella. Oggi vi presento i primi due.

ValAlta 2008 è un Rosso del Veronese IGT che rappresenta la versione più semplice e beverina della Damoli Vini. E’ un blend di Corvinone 20%, Corvina 20%, Rondinella 40%, Merlot 20% il cui nome è un omaggio ai loto vigneti di alta collina, situati a 400 metri sul livello del mare, nella zona alta della vallata di Negrar. Il ValAlta è un vino schietto, sincero, con delicati profumi di frutta e che dal mio punto di vista gioca la parte del leone sulla bevibilità resa quasi compulsiva da un’acidità di circa 6 g/l. Buono e sincero come vino quotidiano.

ValAlta
Brigasco 2006 è un altro Rosso del Veronese IGT che, rispetto al precedente, proviene da uve leggermente surmature le quali, prima di essere pigiate e fermentate, subiscono un leggero appassimento di 40-50 giorni. Anche l’affinamento, rispetto al ValAlta cambia: il 70% del vino riposa, invecchia e matura per circa 4 anni in botti di rovere di Slavonia da 8 e 12 hl mentre restante 30%, invece, viene messo in barrique di secondo e terzo passaggio. Il risultato è un vino di grande frutto, si percepiscono nettamente le note di ciliegia matura, ribes, visciole in confettura, petali di rosa appassita, china, grafite. Bocca carnosa, fruttata, ben equilbrata che, forse, tradisce un po’ in ampiezza ed avvolgenza. Un vino così non deve scappare via troppo facilmente dalla mie papille gustative. Rimane, nonostante questo piccolo neo, un vino estremamente bevibile che ben cela i quasi 15 gradi di alcol.

Brigasco

Più pilu per tutti non è solo uno slogan....purtroppo


Magari c'entrasse qualcosa Antonio Albanese che ha fatto dello slogan "Cchiù pilu pi tutti" un simpatico tormentone. 


Siccome il detto "tira più un pilu di topa che un carro di buoi," è sempre validissimo, soprattutto in un momento di crisi come questo, la Cantina Taurosso che cosa ha fatto? Ma sììììììììììì, creiamo il Pilu Niuro, blend di Negroamaro e Primitivo che si ispira ad un'antica leggenda che racconta che per ottenere un buon  "niurumaru" (negroamaro) la vendemmia dovesse esser fatta da sole donne dai lunghi capelli neri le quali, dopo la raccolta, doveva pigiare l'uva a piedi nudi nei tradizionali tini di legno.

La campagna di comunicazione del vino non lascia dubbi al fatto che la leggenda è solo una scusa per creare l'ennesimo binomio tra vino e topa. 







Futuro prossimo: Berlusconi compra l'azienda per creare il primo "Bunga Buga Wine". 
A Campi Salentina (Lecce) previste manifestazioni di protesta del movimento "Se non ora, quando?"




Concorso: La Nouvelle Vague del Lambrusco


Podere il Saliceto è il piccolo grande mondo di Gian Paolo e Marcello che, in poco meno di quattro ettari, riescono a dar vita a vini di grande personalità.
L’Albone, prodotto con uve lambrusco salamino e sorbara, è l’anima del loro territorio, una sfida ai luoghi comuni che Percorsi di Vino e Senza Panna vorrebbero farvi provare attraverso un goloso contest.


Di che si tratta? Semplice, ai primi venti food/wine blogger che aderiranno all’iniziativa verrà spedita una bottiglia di L’Albone che non aspetta altro di essere bevuta abbinandola ad una ricetta creata ad hoc per l’occasione.

Il miglior abbinamento, valutato da una giuria, verrà premiato con una cassetta da sei bottiglie di Argine, l’altro vino di Podere il Saliceto prodotto da uve selezionate di malbo gentile, merlot e sangiovese.

Per partecipare vi sono poche e semplici regole:
  • le candidature dovranno pervenire tramite mail a info@percorsidivino.com e saranno accettate in ordine temporale; 
  • i blogger dovranno creare un post sul loro sito che parli dell’iniziativa indicando e linkando correttamente Percorsi di Vino, Senza Panna e l’azienda Podere il Saliceto;
  • entro un mese dovranno dar vita alla ricetta di abbinamento con il lambrusco creando uno specifico post sul loro blog;
  • ovviamente si può partecipare anche mandando una semplice ricetta!.

Avanti, La Nouvelle Vague del Lambrusco è iniziata!

A Montalcino c'è chi dice NO


Il mio breve giro a Montalcino della scorsa settimana mi ha dato modo, ovviamente, di parlare del problema del cambio di disciplinare del Rosso con alcuni protagonisti della scena enologica ilcinese. 

Silvana Biasutti, Luciano Ciolfi e Marino Colleoni dicono NO al cambio di disciplinare! E non sono i soli.