Ad ogni eventi di vino spesso vedo folle inconsulte di appassionati, blogger e giornalisti pronti a mettere nero su bianco la cronaca della giornata appuntandosi ad ogni bicchiere tutti i possibili descrittori del vino che hanno appena bevuto. Ognuno ha i suoi strumenti e la sua tecnica, spesso associata al livello di “fighettismo” in cui versa lo scrittore.
La truppa maggiore è formata dagli impavidi appassionati armati di Bic e bloc notes che scrivono a tutto spiano spesso usando forme caserecce di stenodattilografia. Alla fine il loro foglio sarà simile alla Stele di Rosetta, ogni singola virgola detta dal produttore sarà scritta anche se, spesso, per riordinare gli appunti ci servirà tempo e un buon traduttore simultaneo.
Questo ero io pochissimo tempo fa. Stressante.
Poi ci sono i wine blogger o, meglio, l’appassionato del vino evoluto che, vivendo una sorta di emancipazione enologica, butta nel secchio il poco moderno bloc notes del supermercato e compra il Moleskine.
Il famoso taccuino, usato da artisti del calibro di Pablo Ricasso, Vincent Van Gogh, ed Ernest Hemingway per dipingere e scrivere mentre si trovavano nelle strade, nei caffè o in viaggio, è una sorta di status simbol per tutti gli aspiranti giornalisti e, neo confronti del relatore di turno, ci fa sentire meno approssimativi e più professionali.
Anche la stesura degli appunti sul Moleskine è diversa, le piccole dimensioni del taccuini obbligano il writer ad inventarsi nuove forme di annotazione. La scrittura si rimpicciolisce, diventa ordinata ma non si mette tutto. Almeno io, avendo una buona memoria, butto giù una sorta di “abstract”, cioè scrivo tutta una serie di parole chiave che poi, con calma e su word, andrò a sviluppare.
Spesso al Moleskine è associata la penna Mont Blanc.
Anche la stesura degli appunti sul Moleskine è diversa, le piccole dimensioni del taccuini obbligano il writer ad inventarsi nuove forme di annotazione. La scrittura si rimpicciolisce, diventa ordinata ma non si mette tutto. Almeno io, avendo una buona memoria, butto giù una sorta di “abstract”, cioè scrivo tutta una serie di parole chiave che poi, con calma e su word, andrò a sviluppare.
Spesso al Moleskine è associata la penna Mont Blanc.
Il wine blogger 2.0 e i giornalisti di ultima generazione invece sono molto più avanti e, in alcuni casi, non vogliono esser confusi con la marmaglia di pseudo appassionati taccuinati. Muniti di smart phone e collegamento wi-fi prendono pochi appunti, sinteticissimi perché devo far girare le loro impressioni via Twitter e, in questo caso, il limite dei 140 caratteri fa assomigliare le note di degustazione ad un sms dove crittografie, abbreviazioni e link dovranno abilmente sintetizzare le paginette di appunti che con tanta precisione tutti gli altri cercano di scrivere. Chissà se questa sarà la nuova frontiera dell’informazione in tempo reale.
Per ora io mi limito ad usare la vecchia e cara carta e tutta una serie di penne che, non so come, mi ritrovo ogni volta in borsa. Forse sono cleptomane..
E voi, come prendete gli appunti?