Sois Mignon di Oliver Lemasson ovvero un altro modo di chiamare il sauvignon naturale della Loira

Alcune bottiglie, a volte, hanno dietro una storia travolgente, fatta di passione e testardaggine. 

Oliver Lemasson è uno di noi. Ha iniziato a lavorare come sommelier all'interno dell'enoteca di Eric Macé a Rennes, una delle prime che in Francia si occupava di vini naturali (la Cave du Sommelier) . 
Oliver confessa che in quel periodo, parliamo di fine anni '90, assaggia tutto ciò che propone in vendita innamorandosi perdutamente di questa tipologia di vini tanto che, pochi anni dopo, chiede a Marcel Lapierre (uno che nel Beaujolais veniva chiamato il Papa dei vini naturali) di poterlo aiutare in vigna. Non c'è problema! Per quattro vendemmie Oliver si occupa dei vigneti aziendale mentre al quinto anno gestisce anche la cantina.

Oliver Lemasson. Foto: http://www.oenos.net

Lemasson capisce che è quella la sua strada per cui nel 2002, assieme ad  Hervé Villemade (vignaiolo di Cheverny - Loira), fonda Les Vins contés, un piccolo négoce che i due gestiscono assieme per quattro anni e che poi, per varie vicissitudini, passa definitivamente nella mani di Oliver che, ed arriviamo ad oggi, acquista uva da piccoli vignaioli naturali della zona di Touraine e Cheverny (7 ettari di vigneto in totale) a cui bisogna aggiungere una piccola porzione di vigna, circa tre ettari, che coltiva direttamente nei dintorni di Monthou sur Bièvre e nella valle del Cher.

La diversità dei vari terroir permette di creare ogni anno circa 12 cuvées, a volte anche 14, distinte tra bianchi, rosati e rossi. I primi vengono vinificati in botte grande senza aggiunta lieviti selezionati e zolfo per essere poi imbottigliati senza filtrazione. I rossi, invece, stante la scuola di Lapierre, sono vinificati tramite macerazione carbonica per un periodo che varia tra i 15 e i 30 giorni per essere poi affinati in botte.

Le botti per la macerazione carbonica. Fonte:http://www.wineterroirs.com

Il Sois Mignon 2012 me l'hanno presentato Stefano e Roberto di Remigio che, prima di aprirlo, mi hanno sottolineato ardentemente che si trattava di un vino base, quasi da tavola.
Il Sois Mignon è un sauvignon in purezza da viti di circa 70 anni di età piantate su suoli essenzialmente sabbiosi.
Il naso è quanto più lontano dallo stereotipo che spesso noi italiani abbiamo di questo vitigno: fresco, minerale, leggermente agrumato con tocchi balsamici. La "tipica" pipì di gatto tanto decantata è, fortunatamente, un lontano ricordo.
Sorso tonificante, pulito, cristallino e dotato di allungo sapido e fresco. 

Foto: http://www.amicalementvin.com

Lemasson ama dire che i suoi sono "vini di sete" adatti per essere "bevuti a secchi". Obiettivo raggiunto! Svuotate con grande godimento due bottiglie senza nemmeno rendermene conto. Il costo si aggira attorno ai 15 euro. Meditate cari produttori italiani, meditate....

Sangiovese Purosangue 2013: i miei consigli per gli acquisti "alternativi"

Si è chiusa qualche giorno fa la due giorni di Sangiovese Purosangue, bellissima manifestazione organizzata ormai da qualche anno da Davide Bonucci (Enoclub Siena) e Marco Cum (Riserva Grande).
Come al solito la selezioni dei vini, ovviamente tutti sangiovese di razza, è stata di alto livello per cui fare una scrematura e individuare i migliori assaggi è sempre difficile. Per aiutarmi, stavolta, eviterò di parlare di Brunello di Montalcino (a cui dedicherò post  a parte visto che ho partecipato al seminario condotto da Armando Castagno) e dei "soliti" Chianti Classico al fine di dare il giusto spazio a quelle che per me sono state le grandi rivelazioni della manifestazione, vini di cui non scrive nessuno....o quasi.

Iniziamo con la Vernaccia di San Gimignano "Selvabianca" 2012 dell'azienda Il Colombaio di Santa Chiara che tra aromi di erbe aromatiche, fieno e spiccata mineralità riesce anno dopo anno a conquistarmi anche grazie ad una bevibilità super. Il "Campo della Pieve" 2011 si conferma invece una Vernaccia di San Gimignano di grande profondità e balsamicità e, ad oggi, rappresenta uno dei vini bianchi italiani dal miglior rapporto q\p!!


Verso Pitigliano incontriamo Poggio Concezione di Susanna Patalacci che dal 2003 ha avviato una bella realtà biologica nel cuore della Maremma Toscana. I suoi vini, prodotti dal 2010 nella nuova cantina e prodotti senza l’utilizzo di lieviti selezionati aggiunti e altri coadiuvanti per la vinificazione, sono espressione diretta e sincera del territorio e, tra i vari presentati, ho scelto di citare il Serment 2010, blend di Trebbiano (80%), Malvasia e Vermentino (20%) il cui profilo olfattivo mi riconduce in tutto e per tutto alla mineralità tufacea e ad una gagliardia che raramente nei bianchi trovo così ben definita. E' la sua prima annata per cui compratene e tenetelo in cantina perchè in futuro darà grandi soddisfazioni!


Sempre in Maremma, stavolta però a Gavorrano, 125 km più a nord di Pitigliano, si trova Tenuta Casteani che presentava il "dimenticato" Sessanta 2007. Perchè dimenticato? Semplicemente perchè la stessa azienda non sapeva di averlo ancora in cantina, nascosto in chissà quale angolo remoto. Devo dire, senza dubbio, che l'ulteriore affinamento di questo IGT Rosso Maremma Toscana (90% sangiovese e 10% alicante) ha dotato il vino di ancora più eleganza e complessità regalando un terziario che spazia dalle note di terra bagnata fino ad arrivare al tabacco da pipa. Vino che dà nuove speranze al territorio venduto ad un prezzo che definire economico è dire poco. Che aspettate a contattare la ragazza qua sotto?


"Passa da Ornina, vai subito prima che finisce il vino" è stato il refrain che ho udito per buona parte della manifestazione. I fratelli Biagioli, occhi chiari comi le loro idee, hanno la loro Fattoria in zona Ornina, nel basso Casentino, dove producono questo sangiovese purosangue che in passato aveva anche una piccola percentuale di merlot. Vista la zona, e il passaggio in barrique di oltre 12 mesi, ti aspetti un vini opulento e "piacione" ed invece ti arriva un sangiovese bello intenso ma dall'equilibrio circense e dalla beva assassina. I ragazzi hanno appena iniziato ma se continuano così diventeranno presto celebri. Ah, io ve l'ho detto!


Roberto Giuliani su Lavinium mi ha anticipato di un soffio ma, anche se lo scoop è andato perso, come non parlare del Sangiovese di Romagna Superiore "Monte Brullo" Riserva 2009 di Costa Archi alias Gabriele Succi. Profondo, intenso, graffiante, è uno dei migliori sangiovesi di Romagna mai assaggiati e, per equilibrio, ampiezza e persistenza, rappresenta quasi un riferimento per la denominazione. Gabriele sta crescendo, migliorando, e questo potrebbe essere solo l'inizio. Da notare anche un ottimo Assiolo 2011 (sangiovese 100%) che, rispetto al fratellone maggiore, ha il pregio di essere più di incisivo e lineare. 


Sempre in tema Romagna, accanto a Gabriele sedeva Elisa Mazzavillani che ha proposto i vini dell'azienda di famiglia targati Marta Valpiani, sua mamma. Tra i vari sangiovesi romagnoli proposti mi ha colpito per eleganza e florealità il base cioè il Castrum Castrocari 2009, il secondo da sinistra nella foto in basso. Vini leggermente diversi da quelli di Costa Archi ma con la medesima impronta distintiva.


Elisa e Gabriele
Il Nobile di Montepulciano, a mio parere, è una DOCG che da tempo, per varie ragioni, sta soffrendo una crisi abbastanza profonda. Tra i pochi produttori che amo in quell'areale spicca sicuramente Chiara Barioffi de Le Casalte la quale, durante la manifestazione, ha portato un fuoriclasse assoluto chiamato Quercetonda 2010. Appena odorato e bevuto con Chiara abbiamo detto che trattasi del miglior Nobile di Montepulciano da lei finora prodotto. Un nuovo punto di riferimento per la denominazione è nato, speriamo che il trend prosegua e si estenda a macchia d'olio!


Tra i le aziende ospiti che non proponevano vini a base sangiovese vorrei segnalare The Great Gig in the Wine, azienda di distribuzione vesuviana che, tra i vari vini, presentava un Gattinara "Pietro" 2009 di Paride Iaretti dal grande respiro di rosa essiccata e spezie dolci che vale un ulteriore approfondimento su Percorsi di Vino.


Infine, Giovanna Maccario presentava anche il Rossese di Dolceacqua Superiore "Posaù" e "Luvaira" 2012. Oggi è quasi un delitto recensirli perchè imbottigliati da pochissimi giorni ma...se vi dico che sono splendidi fin da subito? Grande annata 2012, tra poco a Roma cercheremo di approfondire il discorso in maniera più specifica. Stay tuned!


Il Vino come patrimonio culturale mondiale. Sì, ma in Francia!

Proposta di legge al Parlamento di Parigi per ''affermare chiaramente che il vino è parte integrante del patrimonio culturale e gastronomico'' della Francia. ''Il vino, prodotto della vigna, fa parte del patrimonio culturale e gastronomico protetto, in Francia'', si legge nella proposta di legge, presentata dal senatore socialista, Roland Courteau.

Il parlamentare sottolinea che il vino viene inoltre menzionale come parte integrante del pasto gastronomico dei francesi, ''iscritto dall'Unesco nella lista del patrimonio immateriale dell'umanità''. L'attività viticola rappresenta inoltre un elemento ''essenziale'' della bilancia commerciale transalpina, su cui si basano centinaia di migliaia di posto di lavoro, diretti o indiretti. Inoltre, continua il senatore, ''vent'anni di ricerche e lavori scientifici hanno dimostrato che, se consumato con moderazione e regolarmente, il vino porta benefici alla salute''.

Foto: lemarcheduvinenitalieetenfrance.blogspot.com

''Realtà obiettive'', che secondo Courteau vengono spesso contestate da ''persone o servizi ufficiali, che generano confusione tra la necessaria lotta contro l'alcool per la protezione della salute pubblica e i benefici dovuti al consumo moderato di vino''. Per questo, è per lui necessario adottare la sua proposta di legge. 

La viticoltura è la prima attività economica dell'Aude, il dipartimento francese in cui Courteau è stato eletto.

Fonte: Ansa.it

Il ritorno di Sangiovese Purosangue a Roma. Pronti per l'eccellenza?


Programma

SABATO 2 NOVEMBRE

ore 11.00 Apertura banchi di assaggio

ore 13.00 Cheese - Seminario con abbinamenti formaggio-Sangiovese, in lingua inglese, a cura de La Formaggeria con i Sommelier di Riserva Grande

ore 15.00 Seminario Le zone del Sangiovese di Toscana a cura di Marco Cum

ore 17.00 L'Evoluzione del Sangiovese. Seminario di approfondimento sulle vecchie annate del Sangiovese, a cura di Davide Bonucci 

ore 19:00 Presentazione del Corso professionale per la qualifica di Sommelier Masterclass promosso da Riserva Grande in collaborazione con la Regione Lazio e la Provincia di Roma presso La Sala Sette Conference (7 piano dell'Hotel) Brindisi Inaugurale - Ingresso Libero.

ore 19.30 Aperitivo presso la Terrazza di Sette Conference (7 piano dell'Hotel)

ore 20.00 Chiusura dei banchi di asssaggio

DOMENICA 3 NOVEMBRE

ore 11.00 Apertura banchi di assaggio

ore 11 Seminario-dibattito in collaborazione con Wine Entusiast

ore 13.00 Cheese. Seminario di abbinamento enogastronomico formaggio-sangiovese a cura de La Formaggeria con i sommelier di Riserva Grande 

ore 15.00 Seminario sui vari Cru di Montalcino a cura di Armando Castagno

ore 17.45 Seminario I terroir del Chianti Classico a cura di Armando Castagno

ore 19.00 Chiusura dei banchi di assaggio

Vino e biodinamica secondo Dario Bressanini

Il video è decisamente lungo, dura più di un'ora e un quarto, ma vale la pena ascoltare Dario Bressanini sul tema della biodinamica. Lui è un "laico" e sul tema ha scritto un capitolo sul suo ultimo libro intitolato Le Bugie nel carrello.

Sarebbe interessante un confronto con Carlo Noro. Chissà che un giorno non ci riesca.


Carbone Vini e la verticale d Stupor Mundi

Luca Carbone ci aspetta con la sua macchina a Melfi, nei suoi occhi ancora l'euforia per la prima giornata di Cantinando. Con noi, oggi, non c'è Sara, sua sorella, che dal 2004 gestisce con Luca l'azienda di famiglia ereditata dai genitori che già nei primi anni '70 producevano vino in questo territorio.
Andiamo subito a visitare i vigneti di proprietà, un patrimonio ampelografico di grande bellezza e valore, che attualmente si compone di circa 18 ettari di vigneto, in prevalenza aglianico.
Il nucleo storico dei vigneti si trova a Melfi, in località Piani dell'Incoronata (5.5 ha di aglianico con impianti di circa 40 anni) e Montelapis (3 ha di aglianico impiantato tra il 1985 e il 1989), ad oltre 500 metri s.l.m., su terreni che non tradiscono la loro origine vulcanica. L'esposizione delle vigne, per chi vuole spaccare il capello, va da ovest ad est.
Le altre vigne, prevalentemente di nuovo impianto, si trovano in Contrada Braide (4 ha di aglianico), dove poi visiteremo la nuova cantina di vinificazione, e in località Vizzarro nella quale, oltre a 2 ha di aglianico, troviamo anche fiano (1 ha) e moscato (1 ha). In questo caso, mi spiega Luca, i terreni essendo maggiormente distanti dal Vulture hanno una minore presenza di cenere e lapilli e una maggiore concentrazione di argilla.

Il vigneto a Pian dell'Incoronata
Vecchie vite a Pian dell?incoronata
Nuovi impianti in Contrada Braide
Per tutto ciò che riguarda la vinificazione, come già detto sopra, l'azienda nel 2010 ha finito di costruire la nuova cantina, nella parte più alta della collina di Braide. Il luogo è incantevole, silenzioso, dominato dai falchi che ci girano sopra la testa e dalle vigne che circondano la struttura. Questo è un pò il mondo di Luca Carbone che, assieme all'enologo Sergio Paternoster, ha il privilegio di trasformare in vino ciò che Natura ha dato. 
Come è possibile vedere dalle foto, la nuova cantina è moderna ed essenziale, c'è tanto acciaio e qualche barrique. 


Arriviamo in cantina!!
L'interno
L'interno
Ci aspetta la verticale storica di Stupor Mundi per cui è tempo di riprendere la macchina in direzione Melfi perchè a Via Nitti 48, sede operativa dell'azienda con annesso wine shop, ci aspetta un luogo magico, unico, la bottaia della famiglia Carbone.
Scendiamo oltre i 15 metri sotto il livello stradale per visitare questi meravigliosi tunnel scavati col piccone nella roccia lavica. Ancora possiamo vedere i segni sulle pareti le cui gradazioni di colore, che passano dal nero al marrone chiaro, rappresentano un libro di storia sull'attività eruttiva del Vulture nel corso del tempo. Stupendo! 
Luca, tra le varie cose, mi spiega anche che tutto ciò è stato trovato quasi per caso visto che tutto ciò era interrato fino a pochi anni fa. Nessuno della famiglia avrebbe potuto immaginare quanta meraviglia era lì ad attendere pazientemente i Carbone!!

Si scende
Meraviglia 
Meraviglia 
Notate le picconate?

Non trovate anche voi che difficilmente si possa trovare un posto migliore per far riposare il vino dentro le botti?

Risaliamo le scale di pietra e torniamo verso la sala che accoglie il wine shop. Sopra un tavolino vedo che sono aperte alcune bottiglie. Guardo meglio. La verticale di Stupor Mundi è pronta!

Il vino, vero e proprio Cru di aglianico proveniente dalla vecchie vigne di Piani dell'Incoronata e dedicato a Federico II di Svevia, rappresenta la sfida più importante dei fratelli Carbone che producono altre due tipologie di Aglianico del Vulture, il 400 Some e il più "facile" ed immediato Terra dei Fuochi. Non dobbiamo dimenticare, poi, gli ottimi Rosa Carbone (2012 prima annata) e il Fiano, unico bianco aziendale che se la batte tranquillamente con i più blasonati campani.  

Torniamo alla verticale.

Aglianico del Vulture Stupor Mundi 2009: la carica cromatica visiva annuncia un vino ricco, profondo, dal frutto nero ben maturo, succoso, a cui segue un invitante abbraccio balsamico fatto di bacche di ginepro, eucalipto. Col tempo, evolvendo nel bicchiere, esce tutta la carica minerale del territorio di origine. Spessore gustativo innervato dal calore e tannino ancora scalpitanti. E' giovanissimo, da domare, conservare ma, nonostante ciò, la beve risulta scorrevole e senza pesantezze dovute a quell'apporto di legno che spesso rappresentava in passato la principale criticità. Il vino, dopo 20 giorni di macerazione, affina circa un anno in legno (barrique e tonneau) per il 50% nuovo e per il 50% di secondo passaggio.

Aglianico del Vulture Stupor Mundi 2008: rispetto al precedente, questa annata si caratterizza per un naso voluttuoso, quasi erotico, a causa di un ventaglio aromatico che va dalla rosa appassita fino all'incenso e ai profumi orientali di spezie. Al sorso conferma il suo carattere sinuoso, rotondo, dalla trama tannica molto fitta, intensa, che supporta una struttura ben domata anche dalla sferzante acidità. Vino dal carattere internazionale. Macerazione di circa 20 giorni e sosta in barrique nuove.



Aglianico del Vulture Stupor Mundi 2006: il vino, nonostante quasi 8 anni, mantiene una sua compostezza di fondo con richiami di erbe medicinali, infuso al rosmarino, humus, mon chery e, ovviamente, pietra lavica. Palato deciso, complesso, caratterizzato da un tannino grintoso ed austero che ben si integra in una struttura dove alcol e legno ancora devono essere perfettamente assorbiti. Persistenza minerale, giocata su sensazioni scure ma al tempo stesso nobili. Il vino ha fatto 12 mesi di barrique da 225 lt nuove.

Aglianico del Vulture Stupor Mundi 2005: il colore del vino, rubino scuro con riflessi violacei, ci svela fin da subito che questo è un aglianico possente, che non ha perso nulla, o quasi, in circa otto anni di età. Il naso è scuro, austero, sa di grafite, humus, terra, macis, catrame, bacche nere selvatiche. Il tutto, perfettamente integrato all'interno di una cornice dal respiro speziato. Al sorso è intenso, struggente per fittezza gustativa e tattilità. E' un "vinone", probabilmente è stato concepito per esserlo, mi piacerebbe risentirlo tra altri 5 anni per capire se sarà in grado di rompere i suoi argini e diventare ancora più esplosivo. 


Ringrazio Luca per la bella esperienza, una cavalcata temporale di quasi cinque anni che ben fa capire, oggi, dove vogliono arrivare i ragazzi. Il territorio del Vulture ha bisogno di qualità e costanza per rilanciarsi e per comunicare i suoi grandi vini. Il Vulture ha bisogno dei fratelli Carbone.

Luca Carbone


Il vino ha i suoi francobolli!!

Appassionati di vino e filatelia, questa notizia è per voi!!

Dopo l'emissione dello scorso anno che aveva "premiato" 15 denominazioni come l’Aglianico del Vulture Superiore Docg, il Cannellino di Frascati Docg, il Barolo Docg, il Greco di Tufo Docg, il Brunello di Montalcino Docg, il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg, il Colli Orientali del Friuli Piccolit Docg, il Montefalco Sagrantino Docg, il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg, la Vernaccia di Serrapetrona Dcg, il Cerasuolo di Vittoria Docg, il Vermentino di Gallura Docg, il Moscato di Scanzo Docg, il Romagna Docg Albana e il Primitivo di Manduria Dolce Naturale Docg, qualche giorno fa Poste Italiane ha emesso un nuovo foglietto da 15 francobolli ordinari appartenenti alla serie  tematica “Made in Italy” dedicati alle eccellenze enogastonomiche italiane: il vino Docg.  Il francobollo ha un valore di euro 0,70.

Foto:http://www.eccolanotiziaquotidiana.it

Con una emissione di 1.000.000 di pezzi, i francobolli sono accomunati dalla medesima impostazione grafica e raffigurano un vigneto e un grappolo d’uva tipici dei vini DOCG a cui ognuno dei quindici francobolli è dedicato.Completano ciascun francobollo le rispettive leggende: “Aglianico del Taburno DOCG”, “Alta Langa DOCG”, “Amarone della Valpolicella DOCG”, “Barbera d'Asti DOCG”, “Bardolino Superiore DOCG”, “Castel del Monte Bombino Nero DOCG”, “Cesanese del Piglio DOCG”, “Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG”, “Morellino di Scansano DOCG”, “Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG”, “Ramandolo DOCG”, “Sfursat di Valtellina DOCG”, “Torgiano Rosso Riserva DOCG”, “Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG”, “Vino nobile di Montepulciano DOCG”.



Nella mia Regione, il Lazio, il Consorzio di Tutela del vino Cesanese del Piglio Docg ha festeggiato l'iniziativa preparando un annullo speciale per i francobolli emessi dall'ufficio postale di Piglio, comune del nord della provincia di Frosinone, luogo di produzione insieme ai comuni limitrofi di Anagni, Paliano, Serrone e Acuto.

Foto:http://www.eccolanotiziaquotidiana.it

Visto il proliferare di DOCG italiane, che crescono anno dopo anno, Poste Italiane, così come i vari collezionisti filatelici, col vino si sono assicurati un luminoso futuro.

Chissà se anche noi wine lovers, con questo vino, potremo dire altrettanto...


Tre Bicchieri Gambero Rosso a Roma: i migliori assaggi!

E' sempre difficile stilare una classifica dei migliori assaggi quando hai a che fare con centinaia di vini in degustazione da ogni parte di Italia soprattutto quando le temperature di servizio, troppo calde per i rossi e fredde per i bianchi, e la calca non ti forniscono le condizioni ideali per capire al meglio i vini presenti ai banchi del Gambero Rosso.

Vabbè, ho dovuto svolgere "duro lavoro" ma....qualcuno dovrà pur farlo per cui di ecco, Regione per Regione (tranne eccezioni), i migliori vini degustati lo scorso sabato a Roma.

Valle d'Aosta

Valle d'Aosta Petite Arvine ’12 Elio Ottin: impianto olfattivo ricco di gelsi bianchi, frutto della passione, litchi e soffi minerali. Profondo, affilato, persistenza ricca e salina.

Piemonte

Carema Et. Bianca Ris. ’09 Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema: nonostante i grande Barolo e Barbaresco presenti, premio questo vino perchè parlare con Gassino, il Presidente della Cooperativa, ti fa comprendere il profondo lavoro di resistenza enologica che questi vignaioli part time stanno svolgendo in questo posto un pò dimenticato del Piemonte. Il vino, poi, è un inno al nebbiolo di montagna dove carattere ed eleganza sopraffina si fondono perdutamente.

Lombardia

Franciacorta Cuvée Annamaria Clementi Ris.’05 Ca' del Bosco: uno dei pochi Franciacorta che mi riesce sempre ad entusiasmare per profondità e complessità E' uno spumante lussureggiante che soddisfa sempre i miei bisogni edonistici.

Trentino Alto Adige

Carmenère ’07 Tenuta San Leonardo: prodotto solo in Magnum, si caratterizza per una raffinatezza sublime e per un uso magistrale del legno che in questo caso valorizza il vino donando armonia e complessità gustativa. 



Veneto

Soave Cl. Staforte ’11 Graziano Prà: bellissima espressione, a mio giudizio, di un vino e una denominazione che meriterebbe più rispetto. Questo Soave mi è piaciuto molto per il suo essere "crudo", quasi clorofillico e per la sua bocca affilata e tagliente come una lama nel buio.

Friuli Venezia Giulia

Breg Anfora ’06 Gravner: non era presente alla manifestazione, e non era il solo, ma avendolo bevuto poco tempo fa e, raffrontandolo ai vari colleghi presenti sabato scorso, non ho difficoltà ad affermare che il vino del Maestro sia di un altro pianeta.

Liguria

Cinque Terre ’12 Samuele Heydi Bonanini: devo dire che ho fatto grande fatica a stabilire il vincitore di giornata in questa Regione vista l'elevata qualità dei (troppo) pochi vini premiati. Tra il Rossese 2012 di Terre Bianche e il Vermentino di Lambruschi ho scelto questo Cinque Terre per il suo modo di essere unico. Macerazione di 4 giorni per un vino intensamente mediterraneo, resinoso, salino, estremo. Grande scoperta per me!

Emilia Romagna

Se non scrivo nulla si offende qualcuno?

Marche

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Il Cantico della Figura Ris. ’10 Andrea Felici: la selezione marchigiana era tutta di grandissimo livello per cui ho fatto davvero fatica a scegliere il migliore. Ho scelto il Verdicchio di Felici perchè, non conoscendolo ancora, mi ha stupito davvero positivamente per il suo essere diversamente minerale e per quei tocchi idrocarburici e lievemente fumè che mi hanno soggiogato fin dal primo sorso. Chiusura bellissima, intensa, sapida. Grande vino

Toscana

Brunello di Montalcino Ris. ’07 Poggio di Sotto: anche in questo caso è stato difficile decretare il vincitore visto il livello dei vini presenti ma dopo aver assaggiato questo grande sangiovese di Montalcino non puoi non capire che sei davanti ad un vero fuoriclasse. Vino immenso per classe, purezza cristallina e freschezza. Uno schiaffo a tutti i Brunello color china...

Abruzzo

Trebbiano d'Abruzzo V. di Capestrano ’11 Valle Reale: volevo decretare vincitore Valentini, anche se non presente, ma la scelta è ricaduta su Valle Reale perchè penso che questa azienda col tempo stia crescendo moltissimo così come il suo Trebbiano Vigneto di Capestrano che, dopo una lunga permanenza sui lieviti, ti conquista alla degustazione per la sua carica olfattiva dove la pietra focaia ben si interseca con sensazioni aromatiche di timo e camomilla. Sapido e caldo al palato, ha un copro esile ma ben disegnato.

Lazio

Poggio della Costa 2012 Sergio Mottura:  amo il Romanico 2011 di Coletti Conti, anch'esso 3 bicchieri, ma nel mio Lazio, dove la qualità dei bianchi è ridotta ai minimi termini, trovare questo grechetto in così splendida forma mi scalda il cuore e mi dà tanta speranza per il futuro. Minerale, floreale, fresco, elegante, è un vino che una volta deglutito non scordi con facilità.

Umbria

Orvieto Cl. Sup. Campo del Guardiano ’11 Palazzone: altro vino sottovalutato da molti e altro grandissimo bicchiere. Lasciatelo invecchiare come deve e scoprirete uno dei migliori bianchi in Italia. Altro che Cervaro...

Campania

Fiano di Avellino ’12 Pietracupa: ammetto che la batteria dei Fiano presenti non mi ha entusiasmato moltissimo ma il Fiano di Sabino Loffredo rimane sempre grande e marcato territorialmente dal classico sentore fumè. Rispetto alle annate precedenti questo 2012 è ancora giovanissimo e un pò ritratto ma se già oggi è un grande bere non immagino cosa possa esprimere tra 4/5 anni quando il bruco diventerà farfalla.....



Molise

Niente di memorabile a mio avviso. Purtroppo un solo vino premiato.

Basilicata

Aglianico del Vulture Titolo 2011 Elena Fucci: Elena da anni non sbagli un colpo, il suo Aglianico è figlio del vulcano e della fatica e anche in queste annata si conferma un Titolo dalla grande vena minerale e dalla fine speziatura. 

Puglia

Primitivo di Manduria Es 2011 Gianfranco Fino: esiste il Primitivo di Manduria ed esiste l'ES di Fino. Che piaccia o meno questo è un vino irripetibile da un terroir unico. La storia è stata tracciata.

Calabria

Moscato Passito ’12 Luigi Viola: in tema di vini unici ho voluto premiare questo Moscato di Saracena che anno dopo anno assume il volto della lussuria applicata all'agricoltura di nicchia. Era un vino a rischio estinzione, oggi è uno dei miei passiti del cuore.

Sicilia

Etna Bianco A'Puddara '11 Tenuta di Fessina: come si fa a non amare questo vino di territorio che sa di bergamotto e cristalli di sale? Palato sapido, fresco, indubbiamente etneo. Grande eccellenza siciliana, lo amo più più della cassata e degli arancini....e ho detto tutto!

Sardegna

Cannonau di Sardegna Mamuthone ’11 Giuseppe Sedilesu: bellissimo naso che ostenta profumi di mirto, mentolo, liquirizia e cioccolato. In bocca è vigoroso, con tannini eleganti e poderosissimi, splendida la nota minerale nel finale. Cannonau allo stato puro.

Falsi Romanée-Conti in commercio: scoperta la truffa internazionale

Il Romanée-Conti è un vino tra i più preziosi del mondo: una bottiglia vale dai 2 ai 9 mila euro. Peccato che le casse e le etichette fossero taroccate e che, dentro le bottiglie, ci fosse un vino qualsiasi anziché il pregiato nettare. Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano ha smantellato un’organizzazione, con base in Italia, dedita alla contraffazione e al contrabbando di falso Romanée-Conti, distribuito tra l’altro in Francia, Italia, Svizzera, Russia, Olanda, Germania e Giappone. In Italia sono state arrestate due persone e, nell’ambito di 15 perquisizioni, è stato sequestrato un ingente quantitativo di materiale per imbottigliare e confezionare il vino.
IL SEQUESTRO - L’operazione, battezzata «Bollicine», ha consentito di sequestrare, in tutti i Paesi interessati, bottiglie per un valore commerciale di circa un milione e 300 mila euro. La complessa inchiesta è stata svolta dalle Fiamme gialle di Milano e coordinata, a livello europeo, da Eurojust ed Europol. Le indagini sono state avviate in Francia nel dicembre del 2012, e hanno portato alla scoperta del vero centro di produzione e smistamento del vino contraffatto, che era in Italia. Grazie a numerosi accertamenti bancari e patrimoniali sono stati ricostruiti i canali distributivi ed identificati tutti i responsabili. Varie società realizzavano i falsi imballaggi, le etichette, i tappi e tutto il necessario per il confezionamento ed il trasporto: in Italia sono state perquisite le case e le società di 15 persone, tra, Novara, Asti, Borgomanero, Bassano del Grappa, Magenta, Francavilla Fontana, Varese, Biella, Saronno, Nizza Monferrato e Canelli.
Foto: ineredwine.net/
GLI ARRESTI - L’autorità giudiziaria francese, presente a Milano per coordinarsi direttamente con gli inquirenti italiani, ha ordinato l’arresto di due cittadini italiani residenti a Novara. I due arresti sono stati immediatamente eseguiti dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Novara e i responsabili messi a disposizione del Presidente della Corte di Appello di Torino competente per territorio, che ha convalidato i provvedimenti.

Rosso Cesanese 2013: considerazioni finali

Avevo deciso di non scrivere, di evitare le polemiche e i rancori di qualche produttore ancora offeso per le mie riflessioni di due anni fa.

Non ho cambiato di molto la mia idea, eviterò infatti di soffermarmi sulle descrizioni dei singoli vini presentati sabato scorso ad Anagni perchè non ne vale la pena, ritengo sia importate fare solo un discorso generale tanto, come si è evidenziato in degustazione, chi lavora bene si vede e, purtroppo, sono sempre i soliti nomi.

Quest'anno Rosso Cesanese, che presentava per la prima volta anche le DOC Affile e Olevano Romano, non era una vera e propria anteprima del Cesanese ma bensì una sorta di vetrina territoriale dove venivano presentate alla stampa e al pubblico le annate 2012, 2011 e 2010 (solo Superiore e Riserva).


Cosa posso dire in generale senza offendere nessuno? Bah, che il livello medio trovato non mi ha esaltato, anzi, molti Cesanesi mi sono sembrati squilibrati in quanto caratterizzati o da alcol in eccesso o, in linea di massima, da squilibri vari che prendevano a volta la forma di pseudo Amaroni Ciociari o psuedo SuperCesanens dal legno lussureggiante.
Olfattivamente, tranne qualche caso, ho trovato vini non dotati di grande complessità, giocati spesso su sentori di frutta rossa, spesso sotto spirito, e poco altro. 
Al sorso, nonostante le grandi strutture, molti erano "magri", dalla persistenza flebile, giocati sul tannino troppo graffiante o, in altri casi, dall'acidità troppo sferzante. Probabilmente il cesanese d'Affile è un'uva difficile da gestire, specie nelle annate calde, e tutto questo ce lo ritroviamo sovente nel bicchiere.
Per quanto riguarda i vini Riserva presentati, se questo è il risultato, allora meglio abbandonare la strada perchè il consumatore si aspetta sicuramente altro da questa tipologia.

Alcune defezioni, come quella de La Visciola, spero che Piero abbia le sue ragioni ma il prossimo anno lo rivoglio ad Anagni perchè in questo contesto solo l'unione può fare la forza.

Se dovessi indicare un Cesanese sul quale scommettere per il futuro, qualche fiches la punterei su Bosco Castello di Maria Elena Sinibaldi. Il suo BIVI! 2012 l'ho trovato molto intenso, complesso ed equilibrato, forse un filo esile ma ha tutto il tempo di migliorare.

Il mio preferito? Naaaaaaa, basta fare pubblicità ai soliti noti :-)

Grappolo di cesanese

Il finale è per i ringraziamenti che, come ogni anno, vanno fatti a tutta l'organizzazione (Comune di Anagni, Consorzio Tutela del Cesanese del Piglio DOCG, Strada del vino Cesanese ed ASPIN) e, in particolare, a Maria Ernesta Berucci.

Io, nonostante tutto, continuerò sempre a credere in queste denominazioni (Piglio, Olevano e Affile) perchè i territori di riferimento sono davvero unici e gli spazi di crescita davvero ampi.

L'importante, come al solito, è crederci e non  mollare mai!

La guida delle guide del vino celebra l'ES 2011 Gianfranco Fino

Il risultato, pubblicato da Winenews.it, emerge dal semplice incrocio delle liste dei migliori, redatte dalle guide 2014, senza, evidentemente, scendere nel dettaglio delle specifiche modalità di valutazione, adottato dai vari team di degustazione (per la guida Vini d’Italia “Gambero Rosso” i “Tre Bicchieri”; per la guida Vini d’Italia de “L’Espresso”, le “Cinque Bottiglie”; per la guida “I Vini di Veronelli”, le “Tre Stelle”; per la Guida “Duemilavini” di Ais/Bibenda, i “Cinque Grappoli”; per l’“Annuario dei migliori vini italiani” di Luca Maroni, i vini che totalizzano il punteggio più alto nell’indice di piacevolezza, e, per la guida di Slow Food, “Slow Wine”, i “Grandi Vini”, cioè quelli che rappresentano il meglio dal punto di vista organolettico). 

Complimenti, perciò, ancora una volta a Simona e Gianfranco Fino che hanno bissato il risultato del 2011 quando, assieme al Sassicaia, avevano per la prima volta scalato la vetta della classifica generale con l'ES 2009.

Foto: www.assaggiasudest.it