L'AIS Fiumicino ha modificato il sito. Ma allora servo a qualcosa!


Ma allora qualcuno mi legge! Vi ricordate il post sull'AIS Fiumicino dove, impersonando l'avvocato del diavolo, consigliavo all'associazione di togliere dal sito la pubblicità di questi produttori di vino?


Non ci crederete ma, evidentemente leggendomi, l'hanno fatto per cui da oggi la loro home page risulta pulita e senza "sbavature". Eccola qua!!

SITI AMICI

Banner
Banner
Banner

Copiamo la politica di sviluppo dell'Argentina, magari avremo cantine più vuote....


Non ho mai amato moltissimo il vino argentino, magari quello che arriva in Europa non è propriamente quello fatto da piccoli vignaioli però, se tralascio per un attimo il discorso qualitativo, devo dire che questo Paese si sta realmente dando da fare per cercare di risolvere le notevoli difficoltà in cui versa. Altro che Italia.
Leggendo ultimamente vari siti internet internazionali ho trovato la notizia che il Ministro dell'Industria argentino Débora Giorgi ha messo sotto scacco la potente multinazionale giapponese Nissan che, zitta zitta, voleva esportare tante nuove fiammanti automobili nel paese latino. 

STOP! 

L'ineffabile Giorgi sapete cosa ha detto? Cari giapponesi siete i benvenuti ma sappiate che siamo tornati al tempo del baratto per cui se volete far camminare le nuove Nissan qua da noi dovete comprarci tanto tanto vino per la bellezza di 52 milioni di dollari!!

Débora Giorgi 
Non solo, leggo anche che la notizia che il Governo della regione di Mendoza ha messo in piedi un piano che prevede prestiti a tasso zero e prestiti agevolati per consentire alla cantine di trattenere il vino e non svenderlo sul mercato, e sovvenzioni dirette per l’esportazione per tutelare i produttori.

Dopo aver toccato il fondo l'Argentina sta cercando di risalire con idee e coraggio, cose che mancano al nostro Governo che, forse, sta aspettando il fallimento dell'Italia per tirare fuori dal cilindro politiche di sviluppo sensate.

Intanto lancio una mia proposta: per ogni hamburger venduto da Mc Donald's gli Stati Uniti si impegnano ad acquistare una bottiglia di Frascati. 

Diabolico!


Fonti: WineNews.it e Los Andes

Se a Reims il bus va a Champagne........


Reims, città culla dello Champagne, un autobus pubblico (l’OmnibusCity 100) sarà alimentato a etanolo ottenuto dagli scarti dell’uva usata per il famoso vino spumante francese.

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» diceva il chimico Lavoisier. Questa massima calza a pennello per questo progetto pilota di tre mesi promosso dalla società Veolia-Transdev.

Il principio della sperimentazione è di sfruttare le risorse naturali della regione, non solo fornendo un’alternativa al petrolio, ma anche sostenendo l’economia locale. A gestire la produzione di bioetalonolo è infatti la cooperativa Raisinor di Reims.

Fonte:Ecoblog
L’etanolo prodotto a partire dall’uva di scarto permette di ridurre le emissioni ci anidride carbonica del 70%. Lo stesso tipo di sperimentazione è già in atto anche a Saint Quentin (Haute-Picardie): da maggio un autobus circola a bioetanolo prodotto da un’industria locale che utilizza gli scarti della lavorazione della barbabietola.

Ricordiamo che l’Unione Europea impone l’obiettivo di ricorrere per il 10% alle energie rinnovabili nel campo dei trasporti entro il 2020. Il video.

Articolo tratto da sito Slow Food

Tavole Romane Food Tours


Prima un blog di successo poi, visto che l'appetito vien mangiando, arrivano i Food Tours! I ragazzi di Tavole Romane sono cresciuti e da ieri hanno cominciato a far sul serio cercando di svelare a turisti e romani una Roma diversa dal punto di vista enogastronomico.


In che consiste il nuovo progetto? Itinerari a piedi di circa 4 ore in piccoli gruppi accompagnati da guide turistiche autorizzate, sommelier o appassionate di enogastronomia, per perlustrare e visitare angoli inusuali del patrimonio artistico-culturale di Roma, assaporando ciò che mangia chi vive i suoi quartieri attraverso degustazioni di streetfood. 

E ancora “Tour” a tavola a pranzo o a cena, sempre in gruppi ristretti, guidati da esperti foodies per percorrere un cammino tra sapori e tendenze culinarie della Capitale in ristoranti selezionati. E poi occasioni di incontro con chi è mosso da queste stesse passioni, più suggerimenti su dove dirigersi nelle esperienze.

Da parte di Percorsi Di Vino un grandissimo in bocca al lupo!! Seguiteli!

Vignaioli di Langa a Roma


Appuntamento imperdibile questo fine settimana a Roma dove Tiziana Gallo, sempre presso l'hotel Columbus, porterà a Roma una bella ed intrigante selezione di vini di vignaiolio di Langa

I produttori partecipanti, spiega l'organizzatrice, rappresentano la migliore espressione delle Langhe, dello spirito dei “Vignaioli di Langa”; una realtà agreste dove la conduzione familiare dell’azienda (fare il vino in prima persona e in famiglia), l’artigianalità e il rispetto della tradizione, rappresentano i valori principali da condividere con il consumatore.

I banchi di assaggio proporranno diverse declinazioni di Barolo e Barbaresco per raccontarci le differenze dei vari terroir, basterà spostarsi di pochi metri e coglieremo tutte le sfumature delle zone da cui provengono i vini, da Castiglion Falletto a Serralunga, da Barbaresco a Neive. Di questa splendida realtà vinicola che è il Piemonte, cosi ben rappresentata da un nobile vitigno come il nebbiolo, mi è sembrato interessante creare uno spazio “in bianco” per due aziende produttrici di vitigni meno conosciuti: l’Erbaluce di Caluso e il Timorasso… una parentesi organolettica che, sono certa, il vostro palato saprà apprezzare.


I vignaioli presenti sono tutti di grande livello, li trovate qua, per cui che aspettate a venire? Noi andremo il sabato pomeriggio sul presto onde evitare troppa fila. Giuseppe Rinaldi stiamo arrivando!!!

Cento biodinamici al Vinitaly 2012. E ora come la mettiamo?


Il comunciato stampa di Veronafiere parla chiaro: 

I vini da agricoltura biodinamica protagonisti di Vinitaly 2012: il più grande salone del vino al mondo dedicato al vino apre un vetrina internazionale a una nicchia di mercato fatta di piccoli numeri, ma che fa tendenza rispetto alla richiesta di qualità globale.
Un centinaio le aziende italiane ed estere che hanno scelto di aderire alla nuova iniziativa di Vinitaly, che prevede uno spazio appositamente allestito al primo piano del Palaexpo.
Dopo gli otto "traditori" in Parlamento, il prossimo quesito sarà capire quali produttori usciranno da Vinnatur o da Vini Veri per passare al "nemico" Vinitaly. Cento vignaioli non sono certo pochi e i mal di pancia saranno una certezza.

Fonte: Gazzettino.it
 

L'importanza del web 2.0 per il mercato mondiale del vino


Internet e i social media come antidoto al calo dei consumi nella Vecchia Europa, come motore crescita in Usa e come timone per i consumatori del Nuovo Mondo? Non sono la risposta completa a questi tre “topic”, ma una gran parte di essa si. A patto che si capisca che servono prima di tutto a stabilire relazioni tra produzione e consumo, e poi, in un secondo momento, a fare business. O almeno, la pensano così gli esperti di “WineFuture” Honk Kong (www.winefuture.hk). 
Prima di tutto alcuni dati per capire l’impatto dei social media nel mondo del vino. A darli Lulie Halstead, Ceo dell’agenzia di ricerca Uk Wine Intelligence: “tra chi bene regolarmente vino, utilizza i social media applicati “a Bacco” il 13% nel Regno Unito, il 21% in Usa, il 13% in Francia e il 62% in Cina (dato riferito ai consumatori di vino importato nelle città “1 tier”), ma se guardiamo a chi produce non è solo fruitore, ma anche produttore di contenuti (su twitter, facebook, blog e via dicendo), le percentuali scendono al 5, 11, 5 e 48%)”. 


La prima riflessione, se si guarda al dato cinese, sarebbe che il web pare fondamentale per creare un rapporto con in consumatori del più grande mercato asiatico. Ma a guardare gli altri tre paesi storici del consumo di vino, viene da chiedersi: quella di internet e dei social media “in salsa enoica” è solo una montatura? “Niente affatto, sono una realtà e anche molto importante - risponde David Pearson, Ceo di Opus One, la joint venture californiana di Baron Philippe de Rothschild Robert Mondavi, diventata in pochi anni uno dei simboli della viticoltura americana, anche grazie all’attività sul web - ma lo sbaglio è pensare che sia sufficiente esserci. Avere un sito, un profilo Facebook o un account Twitter di per sé non è niente. I social servono soprattutto a creare relazione con il pubblico, a capire cosa pensa di te, ad invitare la gente in cantina. Chi produce vino non vende vino, vende esperienze, e le aspirazioni di avere accesso ad una elevata qualità della vita di cui il vino è uno dei simboli. E questo accade da sempre, ma la tecnologia permette un’evoluzione del marketing con un approccio dove è anche il consumatore a dire la sua su un brand, e noi dobbiamo rispondere alle esigenze e alle dinamiche che il pubblico ci chiede. L’obiettivo è essere parete della conversazione, perché il 70% delle scelte di consumo, anche nel vino, è ancora fatto grazie al passaparola”. 

Fonte:eastcoastwineries.blogspot.com
E i social media stanno espandendo a dismisura il potere del passaparola” dice in video conferenza dagli Usa “Mr. Wine Library” Gary Vaynerchuk, uno dei pionieri del “vino 2.0”, che aggiunge: “Internet e i social non sono una bolla, sono uno strumento, un luogo dove tanta gente si riunisce, e noi, chi lavora nel mondo del vino, dobbiamo esserci al meglio possibile per stringere relazioni, raccontare storie e fare business. Anche perché ogni persona non solo in Occidente, ma anche in Oriente, presto, avrà uno smartphone, e ognuno di noi sarà un network. Le persone vivono di relazioni da sempre, questa è solo un’evoluzione. E vedo che quando qualcuno è nel mio o in altri wine shop a comprare qualcosa ha sempre un telefonino in mano, anche per trovare il negozio in cui è disponibile il prodotto che cerca, per avere informazioni: è il “social shopping”, la gente comprerà sempre di più qualcosa di cui la “sua rete” di contatti parla, e parla bene”. 

Ma se le potenzialità del “social” sono enormi, anche i rischi vanno calcolati: “possono essere usati per costruire, ma anche contro qualcuno - spiega Jacob Johansen, uno dei più grandi esperti di branding e comunicazione che da 10 anni lavora in Cina - ma è la “democrazia”, e alla fine i migliori emergono. Ma le cantine devono cambiare approccio, devono cambiare le loro strutture di comunicazione e marketing se vogliono puntare sui social. Che non si deve fare perché costa meno dell’advertising “tradizionale”, ma perché si vuole davvero fare relazione, e i soldi che si risparmiano vanno investiti in strutture che curino le relazione, anche perché se sbagli sui social network arrivano i commenti negativi, ed è peggio di quando una campagna tradizionale viene ignorata. Ma soprattutto in Cina il vino ci deve credere, anche perché si riesce a penetrare nel mercato molto meglio”. 

Fonte: monetizzando.com
Insomma, secondo gli opinion leader internazionali, non si può non pensare a Internet e alla sua declinazione social per cavalcare quello che Vaynerchuk “è il miglior momento della storia del vino, perché non ci sono mai tanti consumatori come ora, ci sono nuovi Paesi produttori che stanno crescendo qualità, e poi sui social si mischiano “idioti” come me con esperti come Parker e Robinson, si stanno aprendo relazioni, e questo è bello, c’è sempre più gente che racconta storie ai consumatori che le condividano e ne fanno parte, c’è un contatto sempre più emozionale e diretto anche grazie alle tecnologie. Io non sto facendo business con tutte le persone che contatto, voglio costruire relazioni con persone che amano il vino o che vorrebbero amarlo, ed è un processo che quando parte è inarrestabile, e poi in un secondo momento porta al business. E se pensate che in questi 5 anni le cose siano profondamente cambiate, rimarrete sorpresi dai prossimi 5 ...”. Perché il “WineFuture”, come tutto il resto, passerà sempre più dal web ... 

Articolo tratto da WineNews.it

Il prezzo del vino è stato fissato. Vi piace la politica di Oddbins?


Vi ricordate il post in cui raccontavo della catena di enoteche Oddbins che aveva creato un panel di degustazione in base al quale i consumatori fissavo il prezzo del vino in base alla qualità percepita?

I risultati di quell'esperimento sono appena usciti sul sito internet dell'enoteca che ha così dichiarato i prezzi di vendita (Customer Recommended Prices) dei seguenti vini: 

Vina Leyda Sauvignon Blanc 2010, Cile CRP £8.00 

A leggere le considerazioni postume si nota un certo dispiacere da parte Di Oddbins per un pubblico che, secondo loro, non ha apprezzato come avrebbe dovuto questo Sauvignon del Nuovo Mondo che "might remind one of a classic French white like a Reuilly". Probabile un incidente diplomatico tra i due Stati.

Fonte: wineanorak.com

Little Yerring Chardonnay 2009, Yarra Valley, Australia CRP £8.50

Si parla di un vino che, al contrario del precedente, ha ricevuto valutazioni sorprendenti rispetto alle previsioni, soprattutto perchè, scrive Oddbins, lo chardonnay è un'uva demonizzata. Anche in questo caso si parla di uno charme che ricalca la Cote d'Or anche se poi la ricchezza di frutta, mai segnata troppo dal rovere, lo riporta verso latitudini più lontane. L'importante è ammetterlo.


Valgrays Garnacha 2010, Spain CRP £8.5 

Secondo gli organizzatori questo vino ha messo d'accordo un pò tutto il panel di degustazione.Il vino, continuano, si abbina a moltissimi piatti ed è il sogno di ogni sommelier. Sempre secondo il sito internet rappresenta la massima espressione della zona di origine ed è un rosso che può essere comparato solo con i grandi vini del Sud Europa. Vabbè, se lo dite voi....


Vini da Vignaioli Veri a Roma


Organizzare queste piccole serate per me è motivo di grande soddisfazione perchè divulgare la cultura del vino di qualità prodotto dai "miei" vignaioli del cuore, rappresenta uno dei motivi per i quali mi onoro di collaborare con Slow Food. 

Venerdì scorso, alla presenza di Francesco De Franco di A' Vita e Damiano Ciolli, il solito gruppetto di appassionati romani ha potuto degustare:

Fondo San Giuseppe - Terà 2009 (trebbiano 100%): Stefano Bariani e la sua azienda di Brisighella erano sconosciuti ai più così come il suo vino, un trebbiano in purezza fermentato e affinato in botti di cemento, che ha sopreso per la sua intensa vena minerale legata a cenni idrocarburici. Bocca di bella espressione, intensa, larga, persistente su toni di sasso bianco e frutta poco matura. Il vino svolge malolattica, non è filtrato, chiarificato e viene vinificato con lieviti non selezionati.

Bonavita - Faro 2009 (nerello mascalese, nerello cappuccio, nocera): uh, quanto è difficile valutare un vino come questo appena imbottigliato! Nonostante ciò mi sembra di poter dire che la nuova creatura di Giovanni Scarfone sia una bella interpretazione di una annata minore essendo il vino meno complesso è più diretto con le sue note croccanti e mediterranee. Un Faro da bere con goduria in tempi brevi senza farsi troppi problemi. Bravo Giovanni che, sebbene tutte le difficoltà, riesce sempre a dar vita a prodotti di personalità!

Il Bonavita Faro 2009 in degustazione
Francesco De Franco - A' Vita Cirò Classico Superiore 2009 (gaglioppo 100%): l'annata più piovosa ha fatto propendere il vignaiolo per una vendemmia da uve della sua vigna esposta a sud con viti relativamente più giovani rispetto alla media. Il risultato è un vino comunque affascinante, dai colori nebbioleschi, che si apre su contorni olfattivi di ciliegia croccante, rosa e spezie marine. In bocca A' Vita è fresco e sapido e tradisce la sua gioventù con un tannino ancora galoppante. Resta il fatto che di questo vino ne berrei un secchio......

Francesco De Franco - A' Vita Cirò Classico Superiore 2008 (gaglioppo 100%): ....e se berrei un secchio del 2009 con questa annata mi potrei anche tumulare. Il millesimo, più caldo del precedente, ha costretto Francesco a vendemmiare prevalentemente dalla sue vigne più vecchie esposte a nord. Il risultato? Un grandissimo Cirò, balsamico e speziato, che col tempo ha acquisito un'eleganza davvero impressionante e che fa comprendere un pò a tutti le reali potenzialità di un vitigno spesso maltrattato da "aggiunte" internazionali.

Francesco De Franco assorto...
Caparsa - Chianti Classico Doccio A Matteo Riserva 2007 (sangiovese 90%, colorino 5%, ancelotta 5%): il vino di Paolo Cianferoni sprizza territorialità raddese ed razza chiantigiana da tutti i pori anche se a qualcuno, come al solito, non piace troppo l'anima vagamente maschia dei suoi vini "giovani". Per me come struttura, equilibrio e bevibilità, ad oggi, ha pochi rivali.

I vini in degustazione con il Doccio a Matteo Ris.2007
Damiano Ciolli - Cirsium 2009 (cesanese di olevano 100%): un vino appena imbottigliato che fin da subito esprime la stoffa di cui è fatto: le vigne vecchie di Damiano, piantate su terreno vulcanico, offrono un ventaglio aromatico dove le sembra di odorare fiori rossi sul ciglio di un vulcano spento. In bocca ritrovo la solita struttura del Cirsium abbinata ad una sapida persistenza. Dove arriverà questo vino? Stappatelo tra cinque anni e mi direte!

Damiano Ciolli con me e Salvatore Manno

AIS Fiumicino e la pubblicità poco occulta


Trovo un pò stonato e suscettibile di mille interpretazioni il fatto che sul sito internet dell'AIS Fiumicino ci siano delle pubblicità di aziende vitivinicole. 


Non so se la pubblicità venga più o meno pagata ma, per ragioni di opportunità, non sarebbe meglio evitare che qualcuno pensi che certe aziende vengano "spinte" dall'associazione perchè amiche (i banner sono effettivamente sotto la scritta "Siti Amici")? Io so che non è così però gli altri lo sanno?
Interpretando ancora la parte l'avvocato del diavolo potrei tirar fuori anche il discorso della Guida Duemilavini di Bibenda Editore: molte delle aziende citate le troviamo tra quelle pagine. In un mondo di polemiche e di malpensanti non è meglio prevenire invece che curare? Lancio la palla sperando che qualcuno chiarisca la cosa.

Euposia premia i migliori Metodo Classico del Mondo. Siete d'accordo con la classifica?


La rivista Euposia, lo scorso week end, ha premiato i migliori Metodo Classico del mondo all'interno di una competizione "spumeggiante" che ha visto in gara ben 200 campioni valutati secondo le regole e col patrocinio del Grand Jury Européen.
La Giuria, guidata dallo scrittore inglese Tom Stevenson, ha decretato il seguente risultato: 
  • Campione del mondo, Premio Banca Popolare di Verona Civiltà dello spumante: Champagne Ayala, Francia, Brut Mayeur
  • Miglior Metodo classico internazionale: Schlumberger Wein und Sektkellerei, Austria, Die Edle von Goldeck 2008
  • Miglior Metodo Classico Italiano: Berlucchi, Franciacorta Docg, Cellarius Pas Dosè 2006 
  • Miglior Metodo classico Francese: Champagne Marie Stuart, Brut n.v.
  • Premio ConfCommercio-Verona al Miglior Metodo classico del Veneto: La Cappuccina, Villa Buri Millesimo 2008 
 
Per gli Spumanti Rosè (anche in questo caso, record di partecipazioni con quasi cinquanta campioni in competizione) il titolo di Campione del mondo non si è spostato – invece - dalla Gran Bretagna: ha ottenuto, infatti il massimo dei punteggi: Camel Valley England, Pinot Noir Rosè Brut 2009 (prima cantina a bissare il successo al Challenge); Miglior Rosè italiano, Zamuner, Verona, Pinot Nero Riserva 2004 (terzo miglior risultato in assoluto del Challenge a soli 4 centesimi dal vincitore Ayala); Miglior Rosè Francese: Bollinger Rosè Brut n.v. Miglior Rosè Internazionale: Schlumberger Wein und Sektkellerei, Austria, Rosé Brut Jahrgang 2009. Premio Speciale di Euposia, la Rivista del Vino a: Schlumberger Wein und Sektkellerei quale "rappresentante della grande tradizione vinicola austriaca e per i suoi risultati d’eccellenza”.

Gli altri metodo classico in gara, compresi nella top 30, sono: 
 
Gusbourne Estate, England, Blanc de Blancs 2006
Champagne Montaudon, Classe M Brut
Miroglio Elenovo, Bulgaria, EM Blanc de Blancs 2008
Penine Istenic, Slovenia, Prestige Brut Nature 2003
Bohemia Sekt, Repubblic Ceca, Prestige brut 2009
Penine Istenic, Slovenia, Prestige Brut 2003
Revì, Trentodoc, Brut 2007
Cesarini Sforza, Trentodoc, Aquila Reale Riserva 2004
Villa, Franciacorta Docg, Cuvette Brut millesimato
Nyetimber, England, Blanc de Blancs 2003
Cantina Storica Montù Beccaria, Oltrepò Pavese Docg, Pinot Nero 2006
Cantina Storica Montù Beccaria, Oltrepò Pavese Docg, Pinot Nero-Chardonnay E.D.Brut
Champagne Pannier, Egerié 2000
Cantine Riondo, Colli Berici Doc, Brut NV
Gavioli, VSQ Toscana, Brut
Marcato, Lessini Spumante Doc, 60 Mesi Millesimato Brut (biologico)
Bouvet Ladubay, Saumur AOC, Saphir Brut Vintage 2009
Ridgeview, England, Grosvenor Blanc de Blancs
Champagne Baron Fuente, les Galipettes (biologico)
Champagne Gosset, Grande Reserve
Quinta do Portal-Douro, Portogallo, Mural Reserva Bruto
Chateau Gaudrelle, Aoc Vouvray-Loire, Vouvray Brut 2009 Chenin blanc
Vinicola de Nulles, Cava-Spain, Adernats XC
Familia Zuccardi, Argentina, Alambrado Chardonnay 2010
Domaine Meyer-Fonne, Crémant d'Alsace AOC, Brut Extra
Champagne Baron Fuente, Grand Cru
 
 
A quando la Romanella "Roman Sparkling Wine" Competition?


Fonte: Euposia

E se il prezzo del vino lo decidessimo noi?


Tutti noi, quando beviamo un vino, alla fine cerchiamo sempre di capire se la qualità che abbiamo percepito sia in qualche modo proporzionale al prezzo della bottiglia. Quante volte abbiamo inveito contro il produttore di turno, spesso di zone vitivinicole alla moda, che vende il suo vino a prezzi da gioielleria senza fornire al tempo stesso alcune emozione al degustatore.
Bene, forse le cose stanno per cambiare e la "rivoluzione", per piccola che possa essere, sta partendo da una nota catena di enoteche di Londra che durante questo fine settimana ha dato vero potere al consumatore finale.


In pratica per quattro giorni, culminati nel week end precedente, tutte e 37 le enoteche della catena Oddbins hanno fatto degustare, rigorosamente alla cieca, tre tipologie di vino a tutti i loro clienti che, al termine, dovevano scrivere il prezzo al quale lo avrebbero acquistato. Al termine si determina il prezzo medio del consumatore (CRP) che sarà quello effettivo di vendita.
Ayo Akintola,  manager della catena, ha dichiarato che "almeno cento casse di ciascun vino saranno vendute al prezzo voluto dal cliente che, con questa operazione, è stato messo al centro della filosofia aziedale. Certo, il rischio di perderci da questa operazione c'è ma noi di Oddibins accettiamo il rischio pur di mettere al centro della nostra filosofia aziendale il cliente finale".


In attesa di conoscere i risultati finali, che si sapranno entro due settimane, cerco di capire se una cosa del genere possa essere fatta in Italia e, comunque, possa essere realistica. 
Immagino già schiere di distributori, intermediari e parassiti vari che vanno in piazza, immagino già sciami di produttori "offesi" dalla scarsa valutazione del loro vino. Mah, ha pensarci bene nell'Italia dei furboni e dei privilegi il CRP è pura utopia.



Fragole e Champagne buone solo per la gastrite


Fragole e champagne, non solo un abbinamento chic. Il frutto rosso che si dice esalti il sapore delle raffinate bollicine, tanto che si consiglia di accompagnare ogni morso al profumato frutto con un piccolo sorso di champagne, in realtà può davvero proteggere lo stomaco dai danni provocati dall’alcol: lo sostiene uno studio coordinato dall’italiana Sara Tulipani dell’Università di Barcellona, che ha investigato le proprietà antiossidanti contenute nelle fragole in favore dell’organismo umano.
La ricerca, pubblicata su Plos One, ha monitorato la reazione di topi ai quali era stato somministrato alcol etilico: i topi alimentati con una dieta a base di estratti di fragole (40 milligrammi al giorno per chilo di peso) per 10 giorni prima del consumo di alcol subiscono meno lesioni alla mucosa dello stomaco, che così è meno vulnerabile ai danni ossidativi provocati dall’alcol.
 
Fonte: TGCOM
Un’integrazione con estratti di fragole potrebbe in futuro diventare una cura per rallentare la formazione di ulcere gastriche. “Gli effetti positivi delle fragole sono legati non solo alla loro capacità antiossidante e all’elevato contenuto di composti fenolici, gli antociani, ma anche al fatto che attivano le difese antiossidanti”, spiega Tulipani.

 Fonte: TGCOM

Il verdicchio è un grande vitigno. Diciamolo!


Verdicchio 2.0, evento organizzato dalla famiglia Togni di CasalFarneto, è stato un momento importante per capire non tanto come si possono relazionare vino e web (argomento ormai sciorinato più volte da altri autorevoli giornalisti e blogger) ma, piuttosto, come il vino marchigiano, e in particolar modo il verdicchio, possa essere comunicato al meglio al tempo dei social network.
A prescindere dai vari spunti di riflessione e da tutti i consigli che noi relatori possiamo aver fornito ad Alberto Mazzoni, Direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, penso che la mission fondamentale per un wine blogger sia quella di comunicare al meglio il vino di qualità italiano, di cui il verdicchio fa pienamente parte, fornendo al lettore dritte e spunti per poter bere meglio.

Panorama marchigiano
Perciò, dopo un interessante degustazione di vini marchigiani organizzata all’interno della bellissima Enoteca Regionale di Jesi, vorrei condividere qualche nota di degustazione ancora con l’emozione di aver bevuto, a tratti, grandissimi vini.

CasalFarneto - Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG ClassicoCrisio 2009: un verdicchio rotondo, smussato, che profuma di agrumi, pesca e minerali. In bocca è ampio e lungo anche se manca di quella punta di freschezza che me lo farebbe godere a pieno. 

Moncaro - Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico – Vigna Novali 2009: la parziale fermentazione in Barrique Allier con successiva permanenza sulle fecce fa di questo vino un verdicchiONE dalla struttura ancora troppo pesante per i miei gusti. 

Sartarelli – Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Tralivio 2010: le cose iniziano a cambiare con questo verdicchio dalla struttura più snella che offre ampi sentori di pesca, fiori bianchi, agrumi e mineralità di fiume. Bocca in linea con l’olfattiva e dotata di una bella vena sapida. Buona la persistenza finale. 

Santa Barbara - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico RiservaStefano Antonucci 2009: bello questo verdicchio, fresco, teso, minerale e dalla lunga scia sapida nel finale. Col tempo, nel bicchiere, si è aperto ed è cambiato fornendo intense sensazioni di mela verde e pesca.

Bucci - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Riserva – Villa Bucci 2008: siamo di fronte ad uno dei grandi vini italiani e, come tale, da giovane, non riesce ad esprimersi a grandi livelli. E’ ancora troppo chiuso, timido, per farci sobbalzare dalla sedia ma anche i meno esperti, bevendolo, riescono a capire quanta materia ed eleganza nasconde questo verdicchio. Da aspettare con ansia.  

Panorama marchigiano
Garofoli - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Riserva – Podium 2006: signori, chapeau! Siamo di fronte, a mio parere, al migliore verdicchio in circolazione ed ad uno dei migliori vini italiani. Il bicchiere offre una complessità dove giocano aromi di mela, gelsomino, agrumi, sambuco, anice, il tutto allacciato ad un contorno minerale di grande effetto. In bocca è ampio, sapido, la grande struttura è ben bilanciata da una acidità e una sapidità che smussano ed appagano la beva. Lunghissima persistenza agrumata e minerale. Applausi.  

CasalFarneto - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Riserva – Gran Casale 2005: l’impronta aziendale si sente anche in questo verdicchio che, comunque, preferisco rispetto al primo degustato per una maggiore ampiezza gustativa. Cinque anni garantiscono un bouquet complesso con rimandi di spezie orientali, mela cotogna, noce, miele. Bocca a cui manca sempre quella dose di freschezza per esser (quasi) perfetta.  

Fattoria Coroncino - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Il Coroncino 2004: questo è un bicchiere didattico, riesci a capire veramente quali sono le potenzialità evolutive di questo grande vitigno italiano. L’olfattiva è un caledoscopio di profumi che vanno dalla frutta secca al miele di castagno, dal mallo di noce alla cotogna fino ad arrivare ad una intensissima vena minerale di roccia che esprime al 100% le caratteristiche del terroir. La bocca è elegante, ampia, strutturata ma non “cicciona” e, soprattutto, fresca. Un bicchiere che invita alla beva di continuo e che evolve col tempo. Ottimo.  

Belisario – Verdicchio di Matelica DOC – Meridia 2008: rispetto alle tipologia precedente, Matelica secondo me offre dei vini meno minerali e più giocati sulla frutta e sul vegetale. Qua ci sento molto la pesca noce, la mela, oltre ad una invitantissima scia balsamica di erbe aromatiche. Bocca armonica, forse un po’ troppo corta nel finale.  

La Monacesca - Verdicchio di Matelica DOC – Mirum 2008: subito esce dal bicchiere una vena vegetale molto interessante dove riconosciamo il finocchio selvatico e l’anice a cui, solo con l’ossigenazione, si alternano note di mandorla e, soprattutto, di sasso. Bocca tesa, nervosa, sapida, profonda.  

Belisario – Verdicchio di Matelica DOC – Cambrugiano Riserva 2008: un rosso vestito da bianco, così l’azienda lo dipinge sul suo sito internet e non posso che essere d’accordo…in senso negativo. E’ un verdicchio che ti riporta al tropicale e ad una sensazione di grassezza che non amo in questo vitigno. Non ci posso far nulla… 

Ceci Enrico - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Santa Maria D’Arco 2009: verdicchio didattico ed immensamente buono nella sua semplicità e purezza. Ceci è riuscito a mantenere tutte le caratteristiche del vitigno senza stravolgere nulla. Anice, mandorla, mineralità, freschezza, sono tutti i punti di forza di questo vino che ha un prezzo da lacrime: 4,5 euro a scaffale!! Da comprare a camion! 

Sartarelli - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Balciana 2008: un vino da vendemmia tardiva e rese bassissime che fino a questa annata troppo abbastanza ruffiano aprendosi su note di albicocca, cotogna, miele e ginestra. Bocca ricca, intrigante, succosa ma poco dinamica. 

Sartarelli - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore – Balciana 2009: cambio di stile in casa Sartarelli, ora lo zucchero residuo sfiora i 3 g/l e l’abito del verdicchio si sveste di ogni orpello per rimanere nudo e crudo come mamma  lo ha fatto. Lo voglio così, tipico e viscerale e sicuramente più abbinabile a tavola.
 
Ringrazio ancora per la bella giornata la famiglia Togni, Franco Ziliani, Monica Pisciella, Vincenzo Reda, Alberto Mazzoni, Luigi Bellucci e Giorgio dell'Orefice.
 
Fonte: nonsaditappo.blogspot.com
 

Mel Gibson voglio essere tuo amico! Consigli per gli scrocconi esigenti.


Comprereste 250.000 dollari di Champagne versandolo tutto ai vostri amici senza berne una goccia? 
Se la risposta è NO allora non siete degni di essere equiparati a Mel Gibson, il leggendario Braveheart che assieme a Petra Ecclestone e suo marito hanno voluto omaggiare i loro ospiti, invitati al Bleacher's Madhouse Club di Los Angeles, con tante bottiglie di champagne Cristal.


Gibson, al quale in passato è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza, ha rinunciato a bere, dicono i più informati, per cercare di rilanciare la sua immagine e la sua carriera che negli ultimi tempi, soprattutto dopo essere stato indagato per violenza domestica, hanno subito una brusca frenata.
Gli scrocconi esigente dovranno perciò "puntare" quelli come i coniugi Ecclestone che sono invece ASTEMI....ma c'hanno un sacco de sordi.....per cui......

Parassiti di tutta Italia è il momento di farveli amici!!!

Petra Ecclestone e James Hunt  

Foto tratte da: http://www.dailymail.co.uk

Flavio Roddolo e l'elogio del Dolcetto d'Alba


Non conosco Flavio Roddolo ma da quello che mi dicono è un tipo tosto, senza mezzi termini, un contadino di Langa che se vai a trovarlo, sperando ti riceva, ti stringe la mano ancora con la Terra tra le dita. Non ha un sito internet e, probabilmente, non leggerà mai quello che sto per mettere in Rete perché la sua vita è la sua vigna e la sua cantina e non quei fastidiosi social network dove ormai tutti sono commissari tecnici ed enologi.
Peccato non abitare vicino a Monforte per dirgli di persona che oltre trenta persone, dopo aver bevuto ieri il suo Dolcetto d’Alba 2009, hanno vibrato per la bontà e l'emozione del suo vino che, creando varchi spazio-temporali nella nostra mente, ci proietta direttamente all’interno di Bricco Appiani dove Roddolo, da sempre, coccola le sue amate vigne.

Flavio Roddolo in cantina. Fonte: girodivino.splinder.com
Qualcuno ha chiesto, mentre stappavo la bottiglia, se poteva essere classificato come produttore naturale. "Intuendo un pò il tipo - ho risposto - se lo chiamaste così si incazzarebbe a morte perchè un contadino di sani principi come lui tratta sempre la sua Terra con Amore (vedi biodinamica) senza sbandierare appartenenze o certificazioni varie. Motivo? Perché è così che si fa e così facevano i suoi nonni. Gestire la vigna in altro modo è inconcepibile e oltraggioso".

Fatte queste premesse è chiaro che tutta la platea si aspettava un Dolcetto introverso, celebrale, e così è stato. Naso intenso, terroso, langarolo, dove la ciliegia matura lascia spazio ad un panorama autunnale dove le foglie secche e l’humus fanno da cornice ad una “rusticità” che ben inquadra il produttore. In bocca è ampio, strutturato, succoso, ritrovo la scia terrosa e la frutta rossa che accompagnano un tannino ben definito, a tratti crudo.

Lo ammetto, questo Dolcetto è un vino difficile, austero ma, nonostante tutto, profondamente territoriale e frutto di un gesto d’amore, quello di un vignaiolo di Langa che ha voluto dare nuova dignità ad un vitigno troppo spesso oltraggiato da produzioni senza etica.

Grazie per questo, da trenta e più persone, a Flavio Roddolo.


Il video seguente, tratto da Youtube (grazie a Gori), fa capire bene di cosa sto parlando


Borgogno e le etichette di Oscar Farinetti


Sul sito c'è scritto che le teorie Borgogno in centro tavola possono aiutare
a discutere di cose vere e cioè: Chiesa, Gesù, piacere, dovere, autorevoli, informali, moderazione, determinazione, orgoglio, ironia, onestà, furbizia.

Arriveranno mai quelle su Berlusconi e la crisi delle Borse?

Ma, soprattutto, perchè pure davanti ad un Barolo devo fare discorsi sulla vita? Oscar, dimmi, perchè?

clicca per ingrandire

Kate Moss vuole produrre vino. Avanti un altro!!!


Kate Moss, non è solo brava a fiutare gli affari nel settore moda. Se ultimamente pare abbia  ottenuto successi anche in ambito immobiliare, ora ha deciso di dedicarsi anche ai vini, specialmente quelli francesi e italiani, di cui è amante. Durante il viaggio di nozze nel Mediterraneo ha perciò pianificato il progetto di acquistare una vasta tenuta con tanto di vigneto da 130.000 sterline nella Francia Meridionale  e diventare produttrice. 


Prima dell’acquisto Kate ha chiesto consiglio al suo ex Johnny Depp, già proprietario di un ’azienda sulle colline nelle vicinanze di Saint Tropez. A quanto si racconta Johnny avrebbe incoraggiato Kate, perché produrre il vino “è un hobby incredibilmente gratificante. 
La modella e il marito Jamie, dopo il viaggio di nozze, hanno, in tale prospettiva pensato di fare un viaggio nel Sud della Francia per cercare immobili da destinare alla futura attività: pare che Kate voglia attribuire al vino il suo nome, e sembra che le piacerebbe usare un vitigno Merlot, per la produzione della prima annata del Vin de Mossot. La notizia è riportata dal quotidiano britannico The Indipendent.