Il Festival del vino dei miei sogni


Non ci saranno moltissimi wine blogger, magari la connessione internet ogni tanto cadrà e la diretta dell'evento via web risulterà difficile, magari mi capiterà di bere molti più vini cileni che italiani ma alla fine....CHISSENEFREGA se sto in un posto così. Ecco a voi il Festival del Vino dei miei sogni!!!


Siamo alle Barbados e questo è il Food Wine and Rum Festival che quest’anno si terrà dal 18 al 21 novembre 2011. Per quattro giorni chef dalla fama internazionale ed esperti di vino e rum daranno vita all’evento di cucina più importante dei Caraibi in location suggestive di Barbados, da Lion Castle e Fisherpond Great House, tra degustazioni di vino e rum, feste, seminari e tanta ottima cucina! L’evento si aprirà nell’esclusiva location del Limegrove Lifestyle Center, il lussuoso centro commerciale con negozi di grandi brand e ristoranti che aprirà nei prossimi mesi nella cittadina di Holetown, sulla costa ovest di Barbados.

Il 19 novembre toccherà Fisherpond Great House per pranzo mentre esclusive location sulla costa come il lussuoso Sandy Lane ospiteranno dimostrazioni di cucina. Il 20 novembre sarà il Waterside Restaurant di Bridgetown il teatro di dimostrazioni culinarie con gli chef Marcus Samuelsson e Mark McEwan mentre Lion Castle ospiterà il pranzo per questa terza giornata gourmand. Il festival si conclude con una giornata sulla Jolly Roger, la “nave pirata”, per un Barb-b-cruise annaffiato con la famosa birra Pirate’s Brew e tanta musica con cui scatenarsi.

Vi metto qualche altra foto. Nel frattempo faccio i biglietti....

Destino: el vino español


Da Madrid fino ad arrivare ai Paesi Baschi, le mie vacanze iniziano oggi e mi porteranno in Ribera del Duero e in Rioja. 
A breve un report delle varie cantine visitate. 

Seguite La Vuelta a España di Percorsi Di Vino!


La strada del Processo in Australia ci mancava.....


Cosa accadrebbe se in Cina si creasse una strada dello Champagne?


Cosa accade se in Australia si inventa una strada del Prosecco?


Un gruppo di produttori australiani originari del nostro Bel Paese ha deciso di creare un percorso tra le loro cantine per far degustare il "famoso" prosecco australiano. 
Battistella, produttore italiano, si è scagliato contro tutto ciò dichiarando che "una Strada del Prosecco a 10.017 km di distanza dal distretto del Prosecco doc è uno scandalo bello e buono. Siamo contenti che Zaia abbia firmato qualche giorno fa il ‘blocco’,misura che ci protegge e ci tutela, ma si deve fare di più a livello internazionale, come non cistancheremo mai di ripetere al Ministro delle politiche agricole Romano, al Commissario Europeo Ciolos, all’assessore Manzato, a tutti i policy maker che possono e devono fare qualcosa. Noi siamo una casa spumantistica-boutique specializzata nella produzione di Prosecco Doc di altissima qualità: produciamo circa 20.000 bottiglie destinate a hotel e a ristoranti di fascia alta. La concorrenza non ci fa paura; quella sana, anzi, è uno stimolo per farci lavorare ancora meglio. Quella che ci fa paura è la concorrenza sleale. È quell’odioso fenomeno dell’Italian sounding, è il ‘Prisecco’ venduto negli Stati Uniti, è la Strada del Prosecco in Australia. Beh, noi questi ‘ladri di etichette’ non li tolleriamo più".

Se volete vedere il video della strada del prosecco australiano eccovi accontentati


Ah, la mappa...


La lotta tra vino naturale e convenzionale farà esplodere anche Facebook?


Tutto parte da questo video


La differenza c'è ed è netta. Un pò come sparare sulla crocerossa ed è per questo che qualcuno, a ben vedere, si è ribellato su facebook cercando di far capire che certi estremismi "naturali" andrebbero placati perchè il video mostra due vigneti troppo agli estremi per essere paragonati

Se cliccate sull'immagine vi farete un'idea sui toni della disputa....


Il biologico/biodinamico è buono, pulito e giusto e il convenzionale sempre cattivo? Possibile che sta nascendo una nuova generazione di guelfi e ghibellini del vino?

La domanda dell'estate è questa. Io già so la risposta!


Reason Wine ovvero un video per bere vino responsabilmente


Il Concorso Video "Reason Wine: idee per bere con gusto!" fa parte del progetto "Vino e Giovani", realizzato dall'Ente Mostra Vini - Enoteca italiana con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ed ha l'obiettivo di promuovere un sano e corretto rapporto tra le nuove generazioni e il vino, bevanda dalle origini millenarie e uno dei simboli indiscussi del "Made in Italy", un prodotto che è espressione di un territorio, di identità, di storia e cultura.


Ai creativi che partecipano al concorso video è richiesto di realizzare cortometraggi ispirati al Vino della durata compresa tra i 30 e i 120 secondi con i quali comunicare, in maniera emozionale, accattivante, coinvolgente le caratteristiche del “buon bere”: socializzazione, cultura, gusto, piacere.

I premi in palio per il Concorso Video "Reason Wine: idee per bere con gusto!" sono molto interessanti: un Primo Premio di € 4.000 attribuito da una Giuria, un premio di € 2.000 e uno di € 1.000 rispettivamente al primo e al secondo video più votati online, una Menzione Speciale di € 1.000 assegnata da 242 MovieTv.
Il cortometraggio vincitore sarà proiettato nell'ambito del Festival del Cinema di Venezia 2011!
Inoltre, il migliore tra tutti i video partecipanti al Concorso Video potrebbe essere acquistato, in esclusiva, da Enoteca Italiana per la somma di Euro 15.000!

Se volete vedere i video basta cliccare qua e se trovate qualcosa di veramente interessante non esitate a votare. Magari scopriremo il Jonathan Nossiter del futuro...

A me è piaciuto molto questo 

La scissione dei produttori naturali. Alla fine vincerà il vino?


Molti lo hanno chiamato il Terzo Polo dei vini naturali, sta di fatto che in questi giorni la notizia bomba è che i produttori aderenti a Renaissance Italia lasceranno Cerea e il Consorzio Vini Veri ed entreranno fieri al prossimo Vinitaly 2012.


Molti, in passato, avevano criticato le manifestazioni sul vino naturale concomitanti al Vinitaly auspicando che tutti i vignaioli, convenzionali o meno, fossero riuniti sotto l'unico capannone di Verona Fiere perchè, a prescindere dalle filosofie di vita, sempre di vino stavamo parlando.

Non so come interpretare la mossa di Renaissance Italia perchè se da una parte l'azione potrebbe dare una spinta decisiva a tutto il movimento superando muri fatti di inerzia e ripicche varie, dall'altra si potrebbero creare danni di immagine (il vino naturale non è tutto uguale?) e nuove fratture che potrebbero diventare insanabili.

Molto eloquente è la risposta di Francesco De Franco di A' Vita al post di Marco Arturi sul tema: 

Non molto tempo fa, mi sono affacciato nel mondo del vino naturale. Era il novembre del 2009 a “Parlano i Vignaioli”. Sistemavo le mie prime le bottiglie sul banchetto e sudavo dall’emozione.
Ho trovato un ambiente bellissimo, ho conosciuto donne e uomini con cui ho sentito immediatamente una forte empatia. L’esperienza positiva si è ripetuta il marzo successivo ad Agazzano.
Poi è arrivato Aprile e Verona. E qualcuno mi chiese: “con chi stai? con il gruppo ViniVeri o con Maule?”
Sembrava ci fosse una logica di esclusione “o di qua o di la” che rendeva impossibile la coesistenza.
Secondo me una domanda insensata che non rispecchiava la realtà. Sapevo dell’esistenza delle due manifestazioni e non avevo mai percepito una frattura netta tra i vignaioli partecipanti.
Infatti con diversi vignaioli più volte si è parlato di trovare il modo di fare un’unica manifestazone scegliendo magari una terza sede, neutra. Un’ipotesi questa che mi vedeva favorevole.
Purtroppo la scelta di andare al Vinitaly va in tutt’altra direzione e, nonostante le dichiarazioni contenute nella comunicazione ricevuta in cui si auspica un superamento delle divisioni e “un terreno neutro dove ognuno possa presentarsi a raccontare la propria storia ed i propri vini” prevale è una logica dell’esclusione e di conseguenza dell’ulteriore divisione.
Altro che “uniti dalla stessa visione di coltivare uva e fare vino”
Al di là della mia personale convinzione che il Vinitaly non è il posto giusto per comunicare il vino naturale, è sufficiente considerare alcuni numeri per capire che quanto affermato dal comitato organizzatore non è nella pratica realizzabile.
Facciamo un po’ di conti:
* I posti disponibili al Vinitaly sono 111
* I partecipanti italiani alle ultime due manifestazioni (VinoVinoVino e Vinatur) sono 215
* Gli aderenti a Reinassance partecipanti a Vino Vino Vino sono 24 (questi al Vinitaly hanno i posti assicurati perchè promotori)
Restano liberi 87 posti per 191 produttori, senza considerare eventuali nuove aziende
Chi entra? Chi resta fuori?
Restano fuori sicuramente alcune aziende molto piccole che vivono solo con la produzione del vino e per le quali il costo è elevato,
Restano fuori sicuramente i “noccioli duri” delle due manifestazioni.
E gli altri? Se vorranno aderire saranno costretti “a diventare quasi concorrenti l’uno con l’altro, scatenando una guerra fra poveri, come se ci fosse da spartire chissà quale torta. Tutto questo non funziona”
E allora, quale sarà il criterio di scelta?
Proprio perchè vorrei ci fosse una reale l’opportunità per tutti a partecipare non aderisco a questa iniziativa, pur rispettando la scelta di chi lo farà.
Inoltre, proprio perchè si va con un’identità frammentata e quindi debole penso che il movimento dei vini naturali possa essere fagocitato dalla macchina Vinitaly.
Secondo me serve un atto di coraggio che rivendichi in modo forte la propria identità.
Questa la mia proposta per il prossimo anno:
A Dicembre a Piacenza si terrà il primo salone della FIVI. Allora perchè non unire le forze con la FIVI, a cui peraltro molti di noi sono già iscritti, e preparare una fiera lontana dal periodo Vinitaly in un luogo che:
1) Possa contenere tutti
2) Sia logisticamente più comodo rispetto a Verona (Milano o Roma)
3) Abbia dei costi più contenuti
4) Ci permetta di affermare con forza l’identità naturale, fuori dal circo Vinitaly
Secondo me sarebbe un’opportunità per tutti e anche per la FIVI. 

A breve si attendono sviluppi e ulteriori litigi.....

L'iPhone mi stappa le bottiglie!


Qualcuno, in passato, scherzando diceva che prima o poi con i telefonini ci si farà anche il caffè. Per ora l'iPhone vi permetterà di stappare anche qualche birra artigianale e qualche vino tappato col tappo a corona...


Da appassionato di vino, però, voglio il verme!!!

Degustazione di fine Luglio al ristorante Larys di Roma


Il Larys del mio amico Mario Monfreda organizza una bella degustazione di fine Luglio. Ci saranno banchi d'assaggio e una degustazione guidata di champagne. 

 
Ecco l’elenco delle aziende:

Agriverde, Arnaldo Caprai, Attems, Avignonesi, Beluga Vodka, Birra del Borgo, Birra di Parma, Bisceglia, Bonaventura Maschio, Cantarutti, Cantina Sant’Andrea, Cantine Colosi, Capezzana, Castelfeder, Castello di Torre in Pietra, Castello Monaci, Col d’Orcia, Colle Massari, Collesi, Costaripa, Duca di Salaparuta, Feudi di San Gregorio, Fina, Florio, Forchir, Franz Haas, Garofoli, Giacomelli, H. Lun, Illuminati, Juliane, La Ferriera, La Rasenna, Le Casalte, Leone De Castris, Librandi, Livon, Luigi Francoli, Maculan, Marchesi de Frescobaldi, Nardello, Negro, Nicosia, Paolo e Noemia d’Amico, Peter Solva, Rivera, Ronchi di Cialla, Tenuta di Nozzole, Tenute Adragna, Terenzi, Terre Rubre, Vigne di Zamò, Villa Matilde, Villa Medoro, Villa Russiz.

Dalle 20:00 alle 21:00 si terrà una degustazione guidata di 8 grandi Champagne:

1. Corbon Brut Grand Cru Avize 2000
2. Joseph Perrier Brut Cuvée Royale
3. Louis Roederer Brut Reserve
4. André Beaufort Brut Ambonnay Grand Cru Rosé
5. Perrier Jouet Grand Brut
6. Laurent Perrier Brut Millésimé 2000
7. Claude Cazals Grand Cru Blanc de Blancs Carte Or
8. Piollot Brut Cuvée de Reserve
 

Il costo d’ingresso per i banchi di assaggio è di € 20,00 a persona. Il costo della degustazione di champagne è di € 30,00 a persona (numero massimo di partecipanti non superiore a 12). Previsti anche i fantastici caprini Bio dell'azienda Le Ramate.

Per informazioni e prenotazioni: 06.85305130, 338.8219841, info@larys.it

In onore di Marco Trimani

 
 

Marco Trimani è scomparso improvvisamente martedì sera. Anche se non l'ho mai conosciuto posso dire che con lui è scomparso un pò del vino a Roma.

Eugenio Rosi e il marzemino in evoluzione


Penetrare nel mondo di Eugenio Rosi significa privarsi di certezze inconfutabili ed entrare in una sorta di caos calmo formato da vigne in affitto la cui uva verrà fatta fermentare in una cantina di terzi dalla quale partirà il vino che andrà ad affinare in un altro locale, un vecchio palazzo del ‘400 a Calliano con tanto di affresco del ‘500, anche questo preso in locazione. Finito qui? No, perché la sua idea è di spostare qualche pezzo a Volano dove vive con Tamara, sua moglie.

L'affresco del 1500
Questa sorta di puzzle enologico comincia a prendere forma e sostanza appena lasciamo la macchina in cima alla collina che domina i vigneti di marzemino in località Ziresi: da quel momento in poi le parole di Eugenio Rosi e il territorio della Vallagarina si fondono creando solo sicurezze contadine e vecchie verità da scoprire. E cominci a capire…


In vigna Rosi applica un’agricoltura naturale priva di troppi tecnicismi e forzature ed è per questo che, ad oggi, pur essendo incuriosito dal filosofia biodinamica, si professa un biologico col solo obiettivo di dar vita ad un vino migliore. 
Migliore e non diverso” mi ripete, “voglio distinguermi per un grande vino e non per un vino fuori dagli schemi”.


In terra di marzemino questa ricerca è ovviamente partita con l’uva con la quale è cresciuto e che, pertanto, conosce meglio. “Non ce la facevo più a bere prodotti banali che nemmeno mio padre era in grado più di riconoscere”, mi dice con voce ferma e fiera.
Il 1999 è l’anno zero. Si licenzia dalla cantina sociale per la quale lavorava, si sposa, prende un fazzoletto di vigna in affitto dal padre ed inizia la sua rivoluzione culturale.
Si introducono i filari abbandonando la vecchia concezione di pergola trentina, si ritorna alle fermentazioni naturali, all’uso del legno di ciliegio e, sulla base di come erano vinificati alcuni vecchi Marzemino di Avio degli anni ’70 (di cui custodisce ancora qualche bottiglia) si introduce l’appassimento dell’uva in fruttaio per colmare le possibili carenze di maturità del marzemino in una zona fredda come questa.

Entrata cantina
Eugenio ci fa accomodare nella sua cantina di affinamento e ci apre qualche bottiglia tanto per farci testare con mano o, meglio, con bocca il risultato di questa sua “eccentricità” che, lo anticipo subito, dimostra come il marzemino targato Rosi acquisti col tempo eleganza e complessità. Alla faccia del “vinello” da bere subito…

Il Marzemino Poiema 2003 è ricco, complesso, dotato di spalle larghe ma, al tempo stesso, dotato di una agilità da atleta olimpico che allunga la falcata seminando gli avversari quasi avesse le scarpe alate.


Il Marzemino Poiema 2008 parte con note di ciliegia e viola ma subito vira verso accenni più maschi di spezie nere, erbe medicinali e liquirizia. In bocca è equilibrato, dinamico, persistente e con buona corrispondenza degli aromi col naso.

Il Marzemino Poiema 2009 somiglia molto al precedente anche se, a mio giudizio, l’annata ha quel tocco di “ciccia” che rende la beva più piena ed intensa.

Il Marzemino Poiema 2010, campione da botte, è un vino che entra in bocca “facendo a sportellate” e marciando inesorabile all’interno del nostro cavo orale. A Roma si direbbe un vino quasi coatto ma, alla gioventù, se poi diventa quel tipo di adulto, si perdona (quasi) tutto.

I vini piceni si promuovono eleggendo mister pecorino e miss passerina....


Ho un'altra idea di come promuovere i vini italiani o, meglio, se fossi il responsabile del marketing del Consorzio Vini Picenos cercherei di creare eventi di maggior buon gusto. Già, perchè dopo aver partecipato ad eventi come 'Fritto Misto all'italiana' e 'Notte del Toro Bianco' l'associazione comprendente 38 cantine marchigiane ne ha escogitata un altra per fare pubblicità al territorio: creare il grande concorso Mister Pecorino e Miss Passerina 2011.


Si legge sul sito internet quanto segue: Il Pecorino è un vino sorprendente, coinvolgente, che sa stupire per la sua eleganza e per la capacità di far fronte alle più diverse situazioni (culinarie si intende!). Il Passerina invece è un vino più delicato, femminile,  fiorito e fruttato, giovane e piacevole. Se ti sei riconosciuto o riconosciuta in una di queste due descrizioni, iscriviti al concorso indetto dal consorzio Picenos per diventare anche tu Mister Pecorino o Miss Passerina. Sono ammessi al concorso candidati di sesso maschile e femminile di età compresa tra i 18 e i 31 anni, con cittadinanza italiana. Tra quanti invieranno la loro richiesta di partecipazione, la giuria del consorzio sceglierà a giudizio insindacabile quanti verranno ammessi alla semifinale, che si terrà il 27 luglio prossimo al ristorante Cobà di Porto San Giorgio, mentre la finalissima avrà luogo il 23 agosto allo chalet Bagni Andrea di San Benedetto del Tronto. I vincitori del concorso verranno ammessi di diritto alla partecipazione per il titolo di Miss Gran Prix e di Mister Italia e riceveranno in premio in premio una fornitura di vini Pecorino e Passerina pari al loro peso (1kg=1 bottiglia)


Ogni coppia di ragazzi in gara, che indosseranno abiti realizzati dai ''Sarti Piceni', rappresenterà una Passerina e un Pecorino abbinati a una delle aziende aderenti al Consorzio e sfileranno portando in mano una bottiglia di vino Passerina e Pecorino. “Il ragazzo Mister Pecorino e la ragazza Miss Passerina - hanno commentato il presidente di Picenos Massimiliano Bartolomei e Angela Velenosi titolare dell'omonima Cantina aderente al Consorzio - rappresenteranno il nostro brand nelle varie manifestazioni in cui parteciperemo come Consorzio, sia in Italia che all'estero, e saranno ambasciatori della nostra cultura e del nostro senso di ospitalità. Saper accogliere il turista facendogli assaporare i valori del nostro territorio. In questo modo, dunque, si coniuga l'aspetto estetico con quello di natura gastronomica”.

Vorrei organizzare Mister Cacchione Lazio 2012. Qualcuno è interessato?




Le Dune Bianche di Mariotti è il mio vino dell'estate


Non è possibile per me degustare un bicchiere di vino ed astrarmi totalmente dal suo terroir di provenienza. Se poi entri in contatto con questa malvasia dell’Emilia, pur volendo, non ci riusciresti mai.
Questo è un vino delle sabbie, nasce a Lido di Spina da suoli poveri dove le vecchie viti costiere, incastonate tra mare e i boschi di lecci, hanno retto l’urto della fillossera che non è riuscita ad attecchire grazie al terreno magro e renoso su cui si trovano questi vitigni figli delle Valli del Comacchio che, in un tenero abbraccio, stringono al loro petto il delta del Po e l’azzurro dell’Adriatico.
Questi sono luoghi magici dove il tempo, a volte, sembra fermarsi e il ritmo di vita pare essere scandito dal mormorio dell’acqua e dal vociare storico di pescatori, fiocinini, braccianti e cacciatori.
Immergersi nelle Dune Bianche di Mariotti, pertanto, significa far affondare i nostri sensi all’interno di questi panorami.


Salino o, meglio, lacustre. Difficile trovare in Italia un vino che esprima così nettamente e didatticamente queste due parole. Non pensate però che abbia solo un carattere “marinaro” perché questa malvasia sa esprimere una generosa complessità tra rimandi di frutta gialla mediterranea e fiori selvatici.
Il suo alcol moderato lo rende di grande bevibilità e il suo costo, siamo ampiamente sotto le 10 euro, fa sì che questo sia un vino tutt’altro che elitario.
Con un piatto di spaghetti alle vongole veraci è la morte sua. Con l’anguilla il perfetto abbinamento regionale.

Fonte: Enofaber.com

Un Chianti Classico di nome Mel gibson


Avete un "casetta" in Chianti da vendere? Mel Gibson ve la compra!!

L'attore e regista australiano starebbe infatti cercando un casolare, o una villa, con annesso vigneto. Il divo di Hollywood, seguendo l'esempio di tanti politici, attori e uomini d'affari, vorrebbe stabilirsi nel Chianti per produrre vino. Le agenzie immobiliari, sia internazionali che locali, che trattano immobili di prestigio, sono già in piena attività. Alcune di esse sono state infatti contattate dallo staff di Gibson: il regista di 'The Passion' avrebbe chiesto esplicitamente, come prerequisito essenziale per l'acquisto, la presenza di alcuni ettari coltivati a vigneto. 

Fonte: pellicolerovinate.blogosfere.it
Da alcuni giorni l'entourage del regista australiano starebbe visionando alcune proprietà prestigiose, con prezzi che oscillano tra i 10 e i 25 milioni di euro. Si tratta appunto di casolari circondati da viti, ulivi e boschi. In particolare un'agenzia immobiliare avrebbe anche proposto una villa del Settecento nella campagna senese, con 12 ettari di vigneto e quattro di uliveto, finemente ristrutturata e con le cantine già attrezzate per la fermentazione, la produzione e l'imbottigliamento del Chianti. E, particolare non di poco conto per il cattolicissimo Gibson, la villa in questione ha anche una cappella consacrata all'interno della proprietà. Ora non resta che aspettare la scelta del divo. 

Davide Bonucci sei allertato!!

Fonte: Adnkrons

Antinori sbarca in Maremma e lo fa strano. Che cosa? Il progetto della cantina!


La Maremma negli ultimi sta diventando terra di conquista per le grandi aziende del vino che da qualche anno pensano a questo angolo di Toscana come al nuovo Eldorado enologico.

Dopo Zonin con Rocca di Montemassi arrivano anche i Marchesi Antinori che a Castiglione della Pescaia, a due passi dal mare, danno vita a Le Mortelle, fattoria tecnologica che prende il nome dal nome del mirto selvatico locale che cresce rigoglioso a ridosso della nuova fattoria ipertecnologica che, nella sua architettura, mi ricorda molto i fasti delle cantine della Rioja.


Fenditure sinistre nella macchia mediterranea svelano infatti un progetto dalla forte componente avveniristica caratterizzato da una cantina su tre livelli dove troviamo serbatoi appesi al soffitto e processi di vinificazione per gravità (che tra l'altro non è certo una grande novità).

Tutto parte dal piano più alto, quello dell'arrivo delle uve, dove un sistema dolce di rottura degli acini darà vita ad un mosto che riempirà i serbatoi flottanti in acciaio situati al piano sottostante dedicato alla fermentazione a temperatura controllata.

In seguito il vino riempirà le barrique del piano interrato scavato tra le rocce a vista che mantengono la giusta condizione di temperatura ed umidità.


Il fulcro della cantina è costituito da una grande scala elicoidale in acciao che si snoda nel pozzo centrale di luce e mette in comunicazione funzionale e visiva tutti i piani dell'edificio.


I due vini attualmente in commercio sono il Botrosecco, cabernet sauvignon con una parte di cabernet franc, e il Vivia, bianco di Maremma da uve vermentino, viognier e ansonica.


Io, lo sapete, sono per le cose semplici però, vista la poca distanza da Roma, un salto a Castiglione della Pescaia ce lo vorrei fare.
Una buona scusa per passare da Gianpaolo Paglia e dai Botri di Giaccioforte la dovrò pur trovare no?


I sogni di un produttore di vino....


Se dovessi immaginarmi vignaiolo il mio sogno sarebbe quello di creare un prodotto di grande qualità legato al territorio che venga apprezzato da media ed appassionati per le sue caratteristiche di essere vino e non…base da cocktail.

Capita, infatti, che il campano Salvatore The MaestroCalabrese, barman del Playboy Club di Londra utilizzi per creare i suoi famosi cocktail due vini dell'azienda toscana Rocca delle Macìe: un rosso di sangiovese e syrah e un bianco a base di vermentino e chardonnay. 

Salvatore Calabrese
Dal comunicato stampa si legge che il nuovo “Cocktail” realizzato sarà a base di vino rosso Rocca delle Macie miscelato con apricot brandy, aranciata, framboise (liquore a base di fragola), miele, il tutto guarnito con una fetta di fetta d'arancia, una fetta di limone e varie fragoline selvatiche. 

Tutti sembrano essere contenti della cosa. Calabrese perché ritiene questi vini toscani utili per la loro adattabilità alle esigenze del suo spazio personale, mentre Sergio Zingarelli, presidente di Rocca delle Macìe in maniera entusiastica sostiene che: ”Essere presenti all'interno del Salvatore's wine bar con i nostri vini è per motivo di grande soddisfazione anche perché Calabrese è un eccellente professionista che stimo molto per il suo estro e capacità. Ritengo che i vini scelti da Salvatore Calabrese siano molto adatti al servizio del wine bar per la loro bevibilità e piacevolezza».


Ora, sarà anche vero che in tempi di crisi tutto fa brodo e che le etichette di Rocca delle Macie saranno proposte anche alla carta ma, mi domando, se il gioco vale effettivamente la candela. Il marketing va bene per vendere il vino e non per sminuirlo come qualsiasi base per cocktail. Per quello esiste il Campari.



Dipende da quale vino.....


ll prezzo di un litro di benzina alla pompa ha sorpassato quello di un litro di vino in vendita sugli scaffali del supermercato.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione del nuovo record storico raggiunto dal prezzo della benzina al sud dove viene pagata 1,67 euro al litro mentre a Napoli il vino da tavola in media costa 1,54 euro al litro, secondo le rilevazioni Osservaprezzi del Ministero dello Sviluppo economico. 

Secondo questi signori, quindi, una bottiglia di vino da 0.75 dovrebbe costare circa 1,15 euro.

Se nel paniere ISTAT il vino ha la forma dell'immagine sottostante allora siamo messi davvero male. E non parlo per snobismo,


C'ha proprio ragione Trilussa:

Sai ched’è la statistica? È ’na cosa
che serve pe’ fa’ un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
Ma pe’ me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pe’ via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.

Fonte: Repubblica

































Il sogno di tre fratelli calabresi: l'Acino Vini


La Calabria ultimamente è al centro di un dinamismo enologico molto interessante che sta dando vita a prodotti di grande personalità e scarsa omologazione. Il primo produttore che mi viene in mente in questo caso è Francesco De Franco con la sua A’ Vita ma altri giovani vignaioli stanno cercando di uscire dal guscio creando dei progetti assolutamente da seguire. 

L’AcinoVini, un nome una garanzia, è il sogno di tre fratelli calabresi che da pochissimi anni hanno avviato un’azienda vitivinicola con l’intento di dare nuovo lustro ad alcuni grandi vitigni calabresi ormai quasi dimenticati.
Sulle aspre colline calabresi di San Marco Argentano (CS), a ridosso della piana di Sibari, su terreni ricchi di argilla e minerali vengono allevati due antichi vitigni autoctoni: il mantonico pinto (bacca bianca) e il magliocco (bacca rossa).

 
Durante queste serate estive ho avuto l’occasione di provare in Mantonicoz 2009 (mantonico 100%) e il Toccomagliocco 2008 (magliocco 100%). 
Il primo si presenta con un colore giallo paglierino non troppo carico (a differenza della 2008) e colpisce per una vena minerale di grande eleganza a cui seguono sentori di paglia, pera e susina gialla. In bocca è fresco, dinamico, di grande sapidità, non particolarmente persistente ma, tutto sommato, è un vino che si lascia bere più che piacevolmente. 
Nota tecnica: il mosto ha fermentato per il 90% in botti d’acciaio inox temocondizionate, ed il restante 10% in tonneaux di rovere. Maturazione: 6 mesi in botti d’acciaio inox per il 90%, ed altrettanti in tonneaux di secondo e terzo.


Il Toccomagliocco 2008 al bicchiere si presenta di colore rubino intenso, molto concentrato, e come il mantonico si fa apprezzare per un’anima minerale che spazia dalla grafite al ferro arrugginito a cui si affiancano in successione profumazioni di visciola, tabacco, frutti di rovo, tabacco dolce. In bocca la sapida mineralità la fa da padrone assieme ad un tannino bello scalpitante e ad un calore alcolico ancora in via di definizione. Media persistenza.
Nota tecnica: il mosto ha fermentato in botti d’acciaio e la macerazione è durata 8 giorni. Maturazione: 3 mesi in botti d’acciaio inox e 6 mesi in botti di rovere di secondo e terzo passaggio. 

Fonte: Enoiche Illusioni
Tra i due vini, indubbiamente, ho preferito il Mantonicoz perché maggiormente ricco di personalità e prospettive future. Certo, venderlo a scaffale a 15 euro non è facilissimo visto che a quelle cifre la concorrenza con certi vini è davvero durissima (il Cirò A’ Vita costa meno di 10 euro).  Da rivedere, pertanto, il rapporto q/p.

Richard Feynman: L'universo in un bicchiere di vino



Richard Phillips Feynman (New York, 11 maggio 1918 – Los Angeles, 15 febbraio 1988) è stato un fisico statunitense, premio Nobel per la fisica nel 1965.

Fonte: Youtube

Arriva il sexy Champagne. E io che pensavo di averle viste tutte...


Sento spesso dire in giro che lo champagne è un vero e proprio strumento di seduzione. Sicuramente Christies in collaborazione con H.Blin Champagne hanno preso molto sul serio questa affermazione visto che, dal prossimo Novembre, immetteranno sul mercato internazionale un sexy cofanetto che sembra uscito da un film di Riccardo Schicchi. 

Fonte: http://www.fashiontimes.it
Da quanto si vede il coffret contiene un mini di champagne nel formato 0.20, due flutes e una sfiziosa parure di lingerie, con una mascherina e un perizoma in pizzo nero, impreziositi da un nastro di raso grigio perla.
No, dico, e se io volessi vestirmi da Batman o da Superman? Suvvia, ampliate questa offerta tutti i bevitori di champagne sono notoriamente grandi maialoni!!