La Sardegna è una delle regioni italiane che può vantare la maggiore biodiversità. È poco abitata e ha ambienti naturali molto differenti tra loro, con centinaia di chilometri di coste ma anche montagne, zone molto aride e boschi. Tale conformazione si rispecchia in un panorama vitivinicolo in cui non c’è un solo centro di produzione: la vite è diffusa in tutte le aree, con una certa predilezione per le coste (che sono anche più abitate), da nord a sud, da est a ovest. Ciò si comprende facilmente dando un’occhiata alla mappa pubblicata sulle pagine di Slow Wine 2018, dove indichiamo con un puntino più scuro le città con almeno una cantina recensita. Ebbene, si tratta di una distribuzione diffusa, certamente differente rispetto ad altre regioni italiane: si pensi al Piemonte, dove il sud la fa da padrone, o alla Basilicata e alla Lombardia, tanto per fare qualche esempio.
Dalle nostre degustazioni emerge una realtà che, dal punto di vista qualitativo, non è più di totale diarchia, con vermentino e cannonau a farla da padroni incontrastati. Dobbiamo aggiungere il carignano, che può contare sulla presenza di almeno sette o otto cantine che ne realizzano versioni di valore assoluto. Di certo il vermentino, nel nord della Sardegna, ci regala alcuni dei bianchi di maggior fascino e piacevolezza d’Italia, complice anche l’annata 2016, che ci ha donato vini armonici, bilanciati perfettamente tra alcol, acidità e sapidità. La matrice dei suoli gioca ogni anno un ruolo fondamentale nell’esaltare i Vermentino del nord, di cui vi consegniamo una lista di riconoscimenti particolarmente nutrita e speriamo interessante. Quest’anno ci ha un po’ deluso, rispetto al solito, il cannonau, con talune aziende che non hanno completato ancora a dovere il percorso di scelta dei legni giusti per l’affinamento, tanto che le note di vaniglia, cacao o caffè si sono trovate troppo spesso per i nostri gusti. Naturalmente qualche magnifico rosso da uve cannonau è stato segnalato, ma ci piacerebbe che questa varietà fosse il meno possibile manipolata e affinata con un accorto uso dei recipienti. E poi c’è il carignano, altro vitigno a bacca rossa che ha trovato in Sardegna il suo habitat naturale, donandoci diverse bottiglie da applausi. Andrebbe fatto un lavoro di promozione e marketing ancora superiore, perché il territorio del Sulcis esercita un fascino incredibile e potrebbe essere raccontato ancora meglio, soprattutto per salvare quella viticoltura a piede franco che è un vero patrimonio dell’umanità, con ceppi centenari e agricoltori che ormai sono anziani quasi quanto le viti stesse. Tra le note più meste quelle legate alla Vernaccia di Oristano e alla Malvasia di Bosa: due tipologie in via di estinzione in un silenzio che ci pare assordante. Peccato, noi le amiamo tantissimo: speriamo in un miracolo, ma ormai crederci diventa ogni giorno più difficile.
VINO SLOW
Cannonau di Sardegna Mamuthone 2015, Giuseppe Sedilesu
Carignano del Sulcis Is Arenas Ris. 2014, Sardus Pater
CRG 2015, Quartomoro di Sardegna
Vermentino di Gallura Sup. Karagnanj 2016, Orlando Tondini
GRANDE VINO
Carignano del Sulcis Sup. Terre Brune 2013, Cantina Santadi
Santigaìni 2012, Capichera
Vermentino di Gallura Sup. Sciala 2016, Vigne Surrau
VINO QUOTIDIANO
Vermentino di Gallura S´Eleme 2016, Cantina del Vermentino
Vermentino di Gallura Sup. Canayli 2016
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