Valle d'Aosta
Solo negli ultimi anni la coltivazione della vite, con successiva
vinificazione delle uve, e la vendita del prodotto finale in bottiglia permette
a qualche viticoltore valdostano di vivere bene. Per molto tempo gli unici vini
regionali reperibili nelle enoteche, anche in provincia di Aosta, provenivano
da una delle numerose cantine cooperative o dall'Institut Agricole Régional,
centro di sperimentazione viticolo e scuola dove sono stati formati numerosi
produttori locali. A lungo la cooperazione è stata una necessità. In un
territorio così difficile e impervio dove oggi lo spazio dedicato alla vite è
di soli 400 ettari, la proprietà è stata storicamente molto frammentata, con
susseguente difficoltà per le singole famiglie a trarre reddito dal vino.
Ancora oggi molti vignaioli lo sono solo part-time e la dimensione delle
cantine non supera le 30mila bottiglie all'anno, con molte realtà che non
arrivano a 15mila unità. Numerose sono ancora le aziende che non sottopongono i
loro vini al giudizio della critica, perché si trovano senza vino al momento
delle degustazioni. Lo stesso Costantino Charrère, proprietario di Les Crêtes,
la più grande azienda privata della Valle con una produzione odierna pari a
180mila pezzi, è stato a lungo insegnante. Eppure malgrado le dimensioni
ridotte dei vigneti e delle cantine, la Valle d'Aosta produce vini sempre
migliori, con punte che, nelle loro tipologie, rappresentano l'apice
dell'enologia italiana. Dopo qualche anno di appannamento qualitativo i player
più importanti dello scacchiere vinicolo della Valle hanno ripreso a lavorare
con più convinzione e più continuità e quindi la qualità media dei vini
regionali è cresciuta di colpo. Infatti la produzione delle cantine sociali
regionali si attesta quasi sulla metà della produzione totale. Anche se a
raggiungere il massimo dei nostri riconoscimenti è ancora una volta La Crotta
di Vegneron, c'è stata una presenza importante delle cooperative nelle nostre
finali per i Tre Bicchieri. Comunque a guidare la buona schiera degli ottimi vini
valligiani troviamo ancora le solite cantine private. In questo panorama
giocoforza ristretto è difficile scoprire e valorizzare nuove realtà. Tra i
premiati di quest'anno ci sono nomi noti, ma con nuove etichette. Tra le
novità, ad esempio, abbiamo assaggiato un grande Cornalin - vitigno autoctono
ancora raro ma già ricco di promesse - prodotto dalla famiglia Rosset e
soprattutto un Nebbiolo proposto per la prima volta da Costantino Charrère, che
viene a ricordarci come il Sud della regione e in particolare la zona di Donnas
possa dire la sua riguardo al nobile vitigno.
I vini della Val d'Aosta premiati con Tre Bicchieri
Valle d'Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré ’15 - La Crotta di Vegneron
Valle d'Aosta Chambave Muscat Flétri ’15 - La Vrille
Valle d'Aosta Cornalin ’16 - Rosset Terroir
Valle d'Aosta Nebbiolo Sommet ’15 - Les Crêtes
Valle d'Aosta Petite Arvine ’16 - Elio Ottin
Valle d'Aosta Pinot Gris ’16 - Lo Triolet
Ticino
Dopo alcuni anni torna il Ticino sulle pagine della nostra Guida. La contiguità
territoriale e culturale con l'Italia è tale, e il livello della produzione
così elevato, da rendere questo passo quasi obbligato. Scorrendo le pagine
noterete che la gran parte dei vini recensiti sono a base di uva merlot, un'uva
stata introdotta in Ticino circa 100 anni fa che si è acclimatata alla
perfezione. Sebbene quindi qui si coltivi il vino da almeno 2000 anni, sappiamo
poco del tipo di vitigni e dell'entità delle coltivazioni, quel che è certo è
che prima della devastazione della filossera di fine ‘800 si coltivavano vari
vitigni americani e ibridi nonché, nel Sopraceneri, l'interessante autoctono
bondola. A partire dal 1907 il merlot fa il suo ingresso trionfale, e oggi è il
vitigno principe del territorio ticinese che un tempo dava vita a vini
piuttosto leggeri, solo successivamente si è affermato uno stile di Merlot più
robusto, grazie alla limitazione delle rese, a tecniche di cantina più
sofisticate e alle maturazioni in legni nuovi.
Il cantone vitivinicolo del Ticino si divide in due subregioni;
Sopraceneri, a nord del passo del Monte Ceneri, ha terreni ricchi di granito e
sabbia e comprende i distretti di Bellinzona, Blenio, Leventina, Locarno,
Rivera e Vallemaggia. Soprattutto nelle vigne della valle Leventina e della
valle Blenio, vicine alle Alpi, si produce un Merlot piuttosto leggero e
finemente fruttato. Nel Sottoceneri, che comprende invece i distretti di Lugano
e Mendrisio, si trovano suoli più pesanti, calcarei, con varie percentuali di
argilla, qui maturano Merlot molto robusti e pieni. Il Merlot è interpretato in
diversi stili: come vino estivo leggero e fruttato, ma anche in corpose
selezioni maturate in barrique, dov'è pienamente concentrato e adatto per
l'invecchiamento e anche vinificato in bianco può essere convincente. Ma il
Ticino non vuole essere solo terra di Merlot, pian piano fanno capolino altri
interessanti vitigni: chardonnay, pinot noir, gamaret, sauvignon blanc, syrah,
cabernet sauvignon e franc e infine la bondola. Infine sono coltivate numerose
altre uve, alcune in via sperimentale e altre già vinificate, che stanno dando
risultati davvero molto interessanti. Quest'anno due vini del Ticino arrivano
ai Tre Bicchieri: si tratta del Merlot Musa '14 di Fawino, dallo stile disteso,
fruttato sapido e intrigante, e del Merlot Vinattieri '13 dei Vinattieri
Ticinesi, che incarna l'anima più strutturata e profonda di questo vino.
Bentornato Ticino.
I vini del Ticino premiati con Tre Bicchieri
Ticino Merlot Musa ’14 - Fawino Vini & Distillati
Ticino Merlot Vinattieri ’13 - Vinattieri Ticinesi & Castello Luigi
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