L’Abruzzo è un territorio ricco di sfaccettature e in continua evoluzione. In mezzo alle grandi produzioni di colossi cooperativi e privati spiccano oggi numerose piccole realtà animate da vignaioli virtuosi, che ricercano vini identitari e dotati di un registro espressivo peculiare, dimostrando come nuove vie, anche nella gestione di vigna e cantina, siano assolutamente percorribili.
La regione, al pari di altre, sta risentendo dei continui cambiamenti climatici che nelle aree interne, soprattutto a causa delle frequenti gelate primaverili, stanno compromettendo la produzione, mentre sulla costa stanno influenzando le pratiche agronomiche con vendemmie sempre più anticipate e il ritorno verso i vecchi sistemi di allevamento.
Nonostante ciò nelle degustazioni di quest’anno il montepulciano ha dimostrato tutto il suo valore, soprattutto se vinificato in maniera tradizionale, lasciando esprimere i suoi tratti distintivi. Ne siamo felici, anche in vista del cinquantesimo anniversario della Doc che cadrà nel 2018.
Ottimi segnali arrivano anche dalla Docg Colline Teramane, che, nonostante in alcuni casi risenta ancora di sovraestrazioni che ne condizionano la beva, anche con le recenti modifiche al disciplinare di produzione sembra orientarsi verso espressioni che esaltano il frutto e l’equilibrio. I rosati si confermano tra le tipologie più in forma negli ultimi anni: sarà che dal mercato arrivano segnali incoraggianti, sarà che i produttori sono sempre più convinti e attenti alla tipologia, ma i risultati ottenuti quest’anno sono davvero convincenti.
Trebbiano e pecorino (ai quali purtroppo stentano ad aggiungersi valide interpretazioni di passerina, cococciola e montonico) si attestano su ottimi livelli, evidenziando ancora una volta la vocazione abruzzese per i vini bianchi. Una tendenza evidenziata anche dalla crescente produzione regionale di vini spumanti a base di uve autoctone, tra Metodo Classico e Charmat, con risultati interessanti.
Quanto al Molise, il quadro generale è positivo anche se restano alcuni limiti, legati in parte alla capacità dei produttori di fare rete. A cominciare dal vitigno tintilia, sul quale, considerando l’esiguo numero di interpreti e le potenzialità, si dovrebbe investire di più.
E ora le etichette segnalate con un riconoscimento in Slow Wine 2018.
VINO SLOW
Abruzzo Pecorino Giocheremo con i Fiori 2016, Torre dei Beati
Cerasuolo d’Abruzzo Sup. Le Cince 2016, De Fermo
Cerasuolo d’Abruzzo Piè delle Vigne 2015, Cataldi Madonna
Molise Tintilia Macchiarossa 2013, Claudio Cipressi Società Agricola
Montepulciano d’Abruzzo 2012, Praesidium
Montepulciano d’Abruzzo 2014, Emidio Pepe
Montepulciano d’Abruzzo Anfora 2016, Cirelli
Montepulciano d’Abruzzo Vigneto di Sant’Eusanio 2015, Valle Reale
Rosso Cancelli 2016, Rabasco
Trebbiano d’Abruzzo 2013, Valentini
Trebbiano d’Abruzzo in Petra 2016, Chiusa Grande
GRANDE VINO
Abruzzo Pecorino Colle Civetta 2015, Pasetti
Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Colle Trà 2013, Strappelli
Montepulciano d’Abruzzo Ris. 2013, Sciarr – D’Alesio
Trebbiano d’Abruzzo di Mare 2016, Barba
VINO QUOTIDIANO
Cerasuolo d’Abruzzo 2016, Tiberio
Cerasuolo d’Abruzzo Le Vigne di Faraone 2016, Faraone
Molise Tintilia Beat 2016, Vinica
Montepulciano d’Abruzzo 2015, Fattoria La Valentina
Montepulciano d’Abruzzo Gianni Masciarelli 2015, Masciarelli
Montepulciano d’Abruzzo Ottobre Rosso 2016, Tenuta I Fauri
Montepulciano d’Abruzzo Riparosso 2016, Illuminati
Pecorino 2016, Cingiglia
Pecorino Cortalto 2016, Cerulli Irelli Spinozzi
Trebbiano d’Abruzzo 2016, Valori
Trebbiano d’Abruzzo San Felice 2016, Tenuta Torretta
Trebbiano d’Abruzzo Terraviva 2016, Tenuta Terraviva
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