Il Trentino è un territorio controverso. In 30 anni il panorama viticolo ha subito profondi cambiamenti e le varietà autoctone che negli anni Ottanta rappresentavano il 60 per cento della produzione ora sono ridotte al 20. Basti pensare alla diminuzione drastica della schiava, che nel 1980 costituiva il 34 per cento della superficie totale, confermandosi la varietà più coltivata del Trentino, mentre ora è relegato a un misero 4. Quasi scomparso il lambrusco a foglia frastagliata, passato dal 12.6 per cento a un irrisorio 0.5, ovvero 53 ettari!
Questo il risultato del processo di internazionalizzazione delle varietà coltivate, processo voluto fortemente dalle cantine cooperative, che hanno puntato su vini più standardizzati, in grado di rispondere al gusto globalizzato del mercato. Agli autoctoni sono subentrati lo chardonnay, che vanta ora una superficie di 2.865 ettari, e il pinot nero, con 245 ettari per produrre il Trentodoc; e che dire del pinot grigio, passato dall’1.6 per cento di superficie al 23, per un totale di 2.351 ettari?
Questi numeri e i vini in circolazione hanno portato molti ad affermare che in Trentino manchi un’identità. Noi pensiamo invece che in questa confusione produttiva vi siano vini (e produttori) in assoluta controtendenza, che nonostante l’internazionalizzazione ci siano ancora zone vocate che sanno produrre bottiglie di grande territorialità, e che vitigni come il bistrattato nosiola meritino di essere valorizzati e riconsiderati.
Detto questo, alcune osservazioni generali a fronte delle degustazioni effettuate: tra i rossi abbiamo trovato poco entusiasmanti i Teroldego 2011, caratterizzati da frutto stanco e tannini non perfettamente maturi. Decisamente più interessanti Lagrein, Marzemino e Schiava. Non particolarmente in forma i Trentodoc. Grande prova invece per i Nosiola, assieme a Incrocio Manzoni e Müller Thurgau.
Quella del 2012 non è stata certo un’annata memorabile. Al caldo inusuale che ha caratterizzato il mese di marzo è seguito un aprile freddo e piovoso, con alcune gelate che hanno compromesso la fioritura. A seguire, un’estate che ricorderemo per le scarse piogge e le continue ondate di caldo, battezzate con i nomi più improbabili: da Hannibal a Caronte, passando per Lucifero, Caligola e soci. Le precipitazioni sono arrivate nel mese di settembre, determinando forti escursioni termiche. Tutto questo si è tradotto, in generale, in una minore produzione di uva e in una difficoltà del grappolo nel raggiungere una maturazione perfetta. Nei vigneti collinari fortunatamente tali problematiche sono state meno incisive. Nonostante tutto, i vini nel complesso si sono dimostrati soddisfacenti.
VINI SLOW
Esegesi 2009 – Eugenio Rosi
L’Ora 2010 – Pravis
Manzoni Bianco 2011 – Maso Furli
Nosiola 2011 – Castel Noarna
Nosiola 2011 – Vignaiolo Fanti
Teroldego Beatome 2007 – Redondel
Trentino Vino Santo 2000 – Gino Pedrotti
GRANDI VINI
Besler Bianck 2008 – Pojer & Sandri
Isidor 2010 – Vignaiolo Fanti
Teroldego Rotaliano 2011 – De Vescovi Ulzbach
Teroldego Rotaliano Due Vigneti 2011 – Cipriano Fedrizzi
Trento Extra Brut Riserva Lunelli 2006 – Ferrari
VINI QUOTIDIANI
Cuvée Brut Riserva – Cesarini Sforza
Schiava Nera 2011 – Gino Pedrotti
Teroldego 2010 – Rudi Vindimian
Teroldego Armìlo 2011 – Bolognani
Teroldego Rotaliano Rosato Assolto 2012 – Redondel
Trentino Marzemino 2012 – Cantina d’Isera
Trentino Müller Thurgau San Lorenz 2012 – Bellaveder
Trentino Riesling Simboli 2012 – La Vis
Nessun commento:
Posta un commento