Non capisco certi vini...

Si parla tantissimo di rinascita per alcune tipologie di vino italiano, soprattutto si legge in vari blog di un nuovo corso per il lambrusco, simbolo enologico storico di una Regione che per troppo tempo è rimasto ai margini della qualità organolettica.
Si dibatte molto anche di rinascita del Frascati laziale, in alcuni precedenti post di Percorsi di Vino ho seguito il dibattito, anche politico, che sta alimentando nuove speranze per quello che spesso viene definito il vino di Roma, il più amato e il più odiato.
Si parla tanto e si produce lo stesso tanto, troppo, perché se vado in giro per i vari siti internet si trovano dei veri obrobri, bottiglie che contengono qualcosa di inaccettabile (anche se potabile, lo dico subito) che male, malissimo fa a tutto quel movimento di rinascita qualitativa di cui parlavo prima.
Come si può a produrre, e questo lo chiedo anche al legislatore che lo permette, e vendere ancora oggi il Lambrusco di Puglia? No, dico, il Lambrusco, simbolo della Emilia Romagna, prodotto in Puglia? E venduto poi nei classici boccioni di vetro da due litri? Bella la foto, il classico pranzetto pugliese a base di Lambrusco e salame…
E che dire dei boccioni di Castelli Romani bianco color bianco carta?
Ripeto, vini assolutamente bevibili, ci mancherebbe, però mi chiedo a chi giova tutto questo: forse alla casalinga che compra questi prodotti per fare al marito l’ennesima scaloppina al vino? Ma lo sa questa persona che le stesse caratteristiche del vino, che lascio a voi immaginare, se le ritrova nel piatto?
Posso pensare anche che questi prodotti, dal punto di vista del marketing, siano orientati ai tanti muratori rumeni che ogni sera stanziano sotto la mia casa ubriacandosi con questi vini a basso costo. Parlate con le cassiere dei tanti discount di alimentari….
Tutto questo, in generale, non giova certamente al consumatore, sempre più confuso, indifeso e capace, dall’alto della sua inesperienza, di fare di tutta un’erba un fascio andando a penalizzare soprattutto i vignaioli seri.
Scusate lo sfogo ma certe cose, certe bottiglie, mi fanno venire la rabbia….

6 commenti:

Carolina l'enologa ha detto...

sono rabbiosa anche io quando sento che il mio vino sfuso costa troppo e allora è meglio quello del discount.... ma non perchè costa meno, ma perchè fa schifo!!

Andrea Petrini ha detto...

Come scritto qualche tempo fa su Vinix, presto organizzerò un panel di degustazione sui vini sfusi di alta qualità...ne vedremo delle belle

huber ha detto...

E che dire dei vari tavernello?
Preferisco comperare dei vini sfusi che, con un pò di attenzione, se ne trovano di bevibili.

Andrea Petrini ha detto...

Tavernello è sicuramente meglio di questi, qua parliamo di Lambrusco di Puglia......

huber ha detto...

Un lambrusco di Puglia proprio non me l'aspettavo e non so se ridere o piangere. Mi dispiace per il vero Lambrusco un vino trascurato che sicuramente meriterebbe di meglio però, dovrebbero cominciare i produttori.

Rinaldo ha detto...

Ho l'impressione che questa forma di marketing speculativo, si appoggia sulla difficoltà che il consumatore medio o medio-basso ha, di farsi un'idea chiara su come è organizzato il sistema delle denominazioni. Penso che un sistema più semplice abbia il valore di legittimare una situazione già esistente di fatto (ma non so fino a che punto di diritto); e inoltre stabilire la separazione netta tra eccellenze territoriali e prodotti di uso comune o quotidiano; fornire quindi punti di riferimento certi al produttore, ma soprattutto al consumatore, che sul tema penso sia piuttosto disorientato.