Un vino in...Voga?

Onestamente quando me le hanno fatte vedere pensavo fossero flaconcini di profumo dell’ultima campagna pubblicitaria D&G, ero già pronto a spruzzarmi il contenuto sul polso per sentire se la fragranza poteva essere di mio gusto ed invece una voce, molto acuta, mi ha detto di non farlo perché quella non era una boccetta di profumo ma bensì una “semplice” bottiglia di vino.

Ormai pensavo di averle viste tutte ma mi sbagliavo, i creativi del mondo enologico stanno andando oltre ogni mia immaginazione e Voga Italia, azienda vinicola italiana, ha creato un nuovo packaging non-convenzionale per la sua collezione di vini tra cui: Voga Pinot Grigio, Voga Pinot Grigio Sparkling, Voga Merlot e Voga Quattro (“sapiente” mix di Cabernet, Merlot, Shiraz e Pinot Nero).
Masini, tempo fa, cantava “Perché lo fai”. La domanda, oggi, anche se non sono un cantante, la pongo io a Voga e a tutto il suo staff di marketing. Perché lo fate?

Perché mettere un vino sfuso dentro una boccetta di profumo e farlo pagare 10 volte il suo prezzo reale?

Perché dovrei pagare una sorta di Tavernello frizzante come un vino di qualità superiore?

Perché rivolgere la campagna pubblicitaria ad un pubblico di giovani molto fashion credendo che questi siano degli idioti che si bevono tutto?

Perché credete che comprare una bottiglia così faccia molto figo?


Io sarò un tamarro, un coatto, un paesano ma, nonostante tutto, amo la cara e vecchia bottiglia e, soprattutto, se sono uno che se paga X euro il vino è perché sta dando valore al lavoro del vignaiolo e non di una agenzia di marketing che cerca di vendermi del fumo.

Ah, un ultimo consiglio: se comprate il vino Voga e non vi piace il contenuto po
tete sempre pensare, come è accaduto a me, che dentro vi sia un ottimo profumo al merlot di Sicilia e andare a letto come faceva Marilyn Monroe….

3 commenti:

Fabio Colombo ha detto...

Tentativo "interessante" di promuovere un profumo... scusa, il vino... ma inutile. Perché la pubblicità non è un'azione fine a se stessa; è un atto del comunicare finalizzato a un obiettivo e ad un target. Ovvero il perché si comunica e soprattutto a chi. Se la Voga Italia pensa così di promuovere il suo vino e il packaging innovativo corre due grossi rischi : il popolino non predilige affatto il design di prodotto (non rientra nelle specifiche di segmento) e l'elite che se lo può permettere continerà a rivolgersi a vini d'eccellenza più che a packaging innovativi. Tenuto conto che la cultura enoica e non solo aumenta mediamente di anno in anno. Altrimenti il bag-in-box avrebbe preso piede tempo addietro e l'eliminazione del tappo di sughero da vini affinati; questo accade in paesi come l'Australia o parte dell'Europa dove il vino è considerato dai più come semplice bevanda che accompagna la cena.
I sondaggi degli ultimi anni dicono che il consumo pro capite di vino in Italia è descresciuto lungamente negli ultimi anni, concedendo spazio per contro ai vini di qualità. Basti guardare alla Puglia, un tempo patria dei vini da taglio di dubbia qualità e alla pratica dell'estirpo oggi quasi debellata con la nuova normativa.
Ergo una manovra pura e semplice che si vuole etichettare come azione di "marketing" non è altro che un'operazione commerciale di breve periodo, timido tentativo di abbracciare il consenso di quelle poche centinaia di persone che si lasciano andare alla novità (c'è sempre una fascia di mercato alla ricerca dell'originalità assoluta senza senso apparente).
La strada che devono percorrere le aziende italiane, sotto la spinta della nuova normativa europea che salvaguardi le produzioni di qualità, sarebbe quella di promuovere il territorio e l'azienda stessa, l'enologo che ha curato le pratiche di cantine e lasciando stare queste operazioni commerciali prive di utilità e di un reale introito monetario. L'altra volta si diceva per l'appunto di quei vini nei boccioni di vetro da 2 litri con vino che non c'entra con l'ampelografia del territorio... mah... a quanto il ritorno della cara e vecchia immagine della fiaschetta di chianti che ci ha fatto conoscere all'estero?

Andrea Petrini ha detto...

Non l'ho scritto però veramente anche io vorrei a questo punto tornare al fiaschetto impagliato purchè dentro ci sia un buon vino. fa molto più territorio quello che la boccetta di profumo enologico.
Fabio per il resto ti quoto al 1000%

Anonimo ha detto...

Infatti penso sia un prodotto destinato quasi esclusivamente a mercati esteri