Chi garantisce che un Bordeaux o un Borgogna è davvero pregiato tanto da diventare un buon investimento, almeno per i collezionisti di bottiglie? I ricercatori australiani hanno trovato il modo, sfruttando le conseguenze degli esperimenti nucleari sull’atmosfera. Ma andiamo con ordine. Stabilire l’annata di un vino non è sempre facile e, con i prezzi che corrono, i falsi non mancano. È vero che i produttori si sono inventati vari sistemi per impedire le contraffazioni, sistemi basati su sigilli speciali o su etichette high tech, ma non esiste un metodo infallibile per dire che quello riportato dall’etichetta corrisponde a quello che c’è nella bottiglia.
TUTELARE IL CONSUMATORE - Il problema se lo sono posto anche i ricercatori dell’Università di Adelaide e non a caso : l’Australia è una grande produttrice ed esportatrice di vini e si sa che certe annate sono particolarmente buone, grazie al verificarsi di condizioni ambientali ideali per le viti, e che altre, invece, non lo sono affatto, sia per la quantità che per la qualità della produzione. Tutto questo condiziona il mercato, compreso quello dei «falsi». Adesso però i consumatori più raffinati e i collezionisti più esigenti hanno trovato chi potrebbe tutelarli. La ricerca australiana, infatti, ha dimostrato che l’anidride carbonica radioattiva, prodotta dai test atomici nell’atmosfera e assorbita dalle viti, può essere utile per valutare l’annata.
IL CARBONIO 14 – La tecnica è simile a quella usata per determinare l’età di reperti archeologici, e si basa sul confronto fra la quantità di carbonio 14 (C-14), una forma poco comune di carbonio presente nell’atmosfera, e la quantità di carbonio 12 (C-12) che, invece, è più stabile e abbondante: il rapporto fra questi due isotopi è rimasto costante nell’atmosfera per migliaia di anni. «Fino alla fine degli anni Quaranta – spiega Graham Jones, coordinatore della ricerca che è stata presentata a San Francisco, al meeting annuale dell’American Chemical Society – il carbonio 14 era prodotto, nell’atmosfera terrestre, dall’interazione dei raggi cosmici con l’azoto. La situazione è cambiata negli anni successivi fino al 1963, periodo durante il quale sono stati condotti, nell’atmosfera, numerosi esperimenti atomici che hanno significativamente aumentato la quantità di C-14. Quando i test sono terminati, è cominciata la diluizione di questo C-14 nella CO2 prodotta dalla combustione di combustibili fossili».
BOTTIGLIE AUSTRALIANE - Ecco allora che piccolissime quantità di carbonio radioattivo possono essere «catturate» dalle viti attraverso l’assorbimento di anidride carbonica e finiscono nel vino: l’analisi della presenza del C-14 in rapporto ad altri isotopi del carbonio può dunque indicare l’anno in cui quest’assorbimento di C-14 è avvenuto. I ricercatori hanno utilizzato uno spettrometro di massa per valutare la presenza di C-14 nelle componenti alcoliche di 20 vini rossi australiani, prodotti dal 1958 al 1997, e l’hanno confrontata con i livelli di radioattività di campioni atmosferici noti, dimostrando che il metodo funziona. La capacità di questa analisi nello svelare le frodi può essere migliorata associando altri test che valutano, ad esempio la presenza di sostanze come l’acido tartarico o derivati fenolici.
Fonte: Corriere.it
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