Come chiaramente esplicitato
nell’articolo apparso sabato scorso, ad opera di Carlo Macchi e
Luciano Pignataro lunedì scorso è partita una nuova rubrica ad
opera del gruppo Garantito IGP, il suo nome è “Delivery
IGP” ed ha come sottotitolo “Le
interviste al tempo del Covid-19 di Garantito IGP”.
Oggi è il mio primo turno per questa
nuova rubrica ed ho quindi pensato di iniziare dai produttori del
territorio nel quale vivo, ovvero la Brianza, ho quindi fatto una
breve chiacchierata con Mario Ghezzi, titolare dell’Azienda
Vitivinicola Terrazze di Montevecchia.
Nel 1981, assieme al fratello mettono a dimora il
primo vigneto, ai piedi di Montevecchia, sono anni in cui presso la
vinicola Ghezzi si tengono corsi di avvicinamento al vino, con
relatori famosi, un paio di nomi su tutti Antonio Piccinardi e Fabio
Rizzoli, quest’ultimo allora a capo del Gruppo Mezzocorona. Dopo
la divisione dal fratello, Mario diventa unico proprietario della
vinicola, ma sente la mancanza della produzione diretta del vino, nel
1994 acquista una cascina in rovina, la cascina Ghisalba, situata
nella parte più alta di Montevecchia, questa era stata un tempo
deposito di carrozze e cavalli in uso alla nobiltà locale, era poi
diventata una stalla ed infine un allevamento di maiali.
Ciao
Mario, parlami un poco di come stai vivendo questo periodo di secondo
lockdown e che attività hai intrapreso per sopperire alle
problematiche che questo crea alla Tua azienda.
Già dalle prime chiusure della scorsa primavera abbiamo istituito, come Consorzio Terre Lariane, un Wine Delivery dove si possono ordinare i vini di 12 aziende del territorio, ma, perlomeno per quanto mi riguarda, i risultati sono stati sotto le aspettative. Mi salva in parte il fatto che circa un terzo dei miei vini sono distribuiti da una GDO nazionale nei loro supermercati sul territorio, ma anche lì ho notato un leggero calo, ipotizzo che questo sia dovuto al fatto che i miei non sono vini da “primo prezzo” e che in questo momento di crisi generale, le persone tendano comunque a risparmiare su tutto. Il canale Ho.Re.Ca. in questo momento è completamente chiuso e, avendo chiuso anche l’agriturismo anche lo sbocco di vendita diretta e di mescita è fermo.
Ti volevo appunto chiedere dell’agriturismo, hai pensato d’attivare l’asporto od il delivery?
Come ben sai la nostra posizione in mezzo alla natura ed ai vigneti che, in condizioni normali è molto appetibile e ricercata, diventa uno svantaggio per quanto riguarda l’asporto, siamo in cima ad una collina, un poco fuori mano, la gente ci dovrebbe venire apposta e quindi abbiamo pensato che sarebbe stato meglio chiudere, di conseguenza abbiamo dovuto mettere in cassa integrazione i due dipendenti, in attesa di tempi migliori.
Com’è stato e cosa vi siete inventati nel periodo di transizione in mezzo ai due lockdown?
Durante l’estate il problema era il distanziamento sociale, abbiamo sopperito inventandoci il “picnic in vigna” che ha avuto un grande successo, soprattutto tra i più giovani. In pratica avevamo preparato delle postazioni segnalate nel vigneto adiacente all’agriturismo, i clienti preordinavano il cibo che veniva consegnato in appositi contenitori assieme ad una copertina e quindi veniva assegnata a ciascuno una postazione dove potevano tranquillamente fare un picnic, oppure, i meno audaci avevano a disposizione i tavoli, ben distanziati tra loro, sul grande terrazzo.
E per il futuro?
Ultimamente ho messo a dimora un nuovo vigneto in località Bernaga, una frazione del comune di La Valletta Brianza, dove sono nato, con uve Chardonnay e Sauvignon e per non farmi mancare nulla ho impiantato anche un oliveto sui versanti di Montevecchia. E poi debbo anche pensare al mio nipotino nato da poco.
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