Cinque vini per scoprire il mio Bolgheri Divino

Mentre sto scrivendo questo articolo la mia timeline di Facebook è quasi invasa dalle bellissime immagini della cena che il Consorzio dei vini Bolgheri e Bolgheri Sassicaia DOC ha organizzato nuovamente presso i 5 chilometri di cipressi secolari del suggestivo viale che conduce a Bolgheri. L’evento, assolutamente glamour, si è inserito all’interno della prima edizione di Bolgheri Divino, manifestazione organizzata dai produttori della DOC per raccontare a che punto è il vino del loro territorio.

Credit: La Cucina Italiana

Bolgheri Divino, oltre alla cena di cui sopra, nella mattinata è stato scandito sia dalla presentazione en primeur, per la stampa italiana ed estera presso il Castello Della Gherardesca, dei Bolgheri Superiore DOC 2019, sia dalla c.d. “Degustazione Diffusa”, ospitata in 7 prestigiose location del territorio, dove tutti gli altri invitati potevano testare i vini delle 65 Aziende consorziate della Bolgheri DOC, con un focus particolare al debutto dell’annata 2020 del Bolgheri Rosso DOC, presentata in anteprima assoluta. Non avendo possibilità di partecipare né alla cena né alla presentazione presso il Castello della Gherardesca di Castagneto Carducci, mi sono imbarcato da Roma per buttarmi dentro la Degustazione Diffusa prevista all’interno di sette importanti cantine della DOC: Campo alle Comete, Guado al Melo, Donna Olimpia 1898, Michele Satta, Ornellaia, Tenuta Argentiera e Tenuta Guado al Tasso.


Visto le fasce orarie strettissime (un’ora max per location) ed una organizzazione del tasting per banchi d’assaggio, con almeno due o tre tipologie di vino per azienda compresi i campioni di botte, non sono riuscito ad andare dappertutto e, perciò, a bere il 100% dei Bolgheri DOC presenti.

La Doc Bolgheri - Credit: Lavinium

Prima di andare ai miei cinque migliori assaggi l’idea che mi sono fatto, in generale, è che col passare del tempo, e forse anche delle mode, i produttori di Bolgheri stiano prendendo sempre più consapevolezza della forza del loro territorio i cui caratteri mediterranei, costieri, vanno interpretati come punti di forza limitando al tempo stesso “goffagini” enologiche che, soprattutto in passato, avevano standardizzato la produzione dei vini bolgheresi verso una eccessiva opulenza, anche a livello di immagine, che probabilmente non ha totalmente pagato, per come la vedo io, secondo le aspettative.
Dei circa 40 assaggi che ho fatto sul totale di oltre 60 aziende presenti all’interno della Degustazione Diffusa, questi sono stati i miei preferiti!

Fabio Motta – Bolgheri Rosso DOC “Pievi” 2019: Fabio non lo scopro di certo io, ha iniziato la sua avventura di vignaiolo a Bolgheri nel 2010, a trent’anni dopo essersi fatto le ossa accanto ad un altro grande produttore del territorio come Michele Satta. Oggi, con tante vendemmie alle spalle e una cantina prossima ad essere terminata, Fabio è entrato nel periodo della sua maturità così come il suo “Pievi”, la sua prima etichetta mai prodotta, composta da un taglio di merlot, cabernet sauvignon e sangiovese. Il vino, succoso e balsamico, racconta molto dell’areale di Bolgheri ma lo fa in maniera misurata, mai gridata, grazie ad un magistrale equilibrio gustativo che, per questo territorio, non è affatto scontato. Non ho esperienza per dirlo ma penso che Motta, dopo tanto studio della sua materia prima e del terroir di appartenenza, abbia davvero preso consapevolezza delle sue capacità e ben presto diventerà uno dei “fari enologici” di Bolgheri.


Le Macchiole – Bolgheri Rosso DOC 2020: questo vino è la testimonianza più fulgida del processo di “alleggerimento”, che sta avvenendo da qualche anno, dei vini de Le Macchiole. Perché scrivo questo? Semplicemente perché questo Bolgheri Rosso, blend di merlot, cabernet franc e syrah, possiede una caratteristica che negli anni precedenti ritenevo leggermente offuscata: la luce. In questo millesimo la luminosità di questo vino è indiscutibile, è un rosso che regala vibrazioni positive, energia mediterranea, freschezza promettente e tannino didascalico. Più o meno cento mila bottiglie così sono un regalo a tutti noi appassionati!


Aldrovandi – Bolgheri Rosso Doc Superiore 2017: Federico Aldrovandi, già produttore nei Colli Bolognesi, si è appassionato di Bolgheri da tantissimo tempo e solo nel 2014 riesce a coronare il suo sogno di produrre qui dei vini acquisendo un ettaro di vigneto dal quale produce, esclusivamente nelle annate migliori, solo Bolgheri Superiore. Federico l’ho incontrato all’interno degli spazi dell’Ornellaia, accanto a tanti giganti nell’enologia, per cui la prima cosa che mi ha detto, appena mi sono avvicinato al suo banchetto, è stata:”Sono il più piccolo di tutti!!”. Fabio, con la sua simpatia emiliana, accanto ad una visione strategica molto bolgherese, è pura dinamite e in poco più di dieci minuti riesce a raccontarmi moltissimo della sua voglia di produrre vino di qualità cristallina partendo da un fazzoletto di vigneto con ceppi di cabernet franc (60%), cabernet sauvignon (30%) e petit verdot (10%) allevati ad alberello. In degustazione, oltre alla 2015, che ho trovato leggermente sotto tono, aveva la sua seconda annata prodotta, ovvero un Bolgheri Rosso Superiore 2017 che ho apprezzato moltissimo per la sua chiave di lettura, sia aromatica che gustativa, che si rifà molto al carattere del vignaiolo: schietto, equilibrato, affatto pesante e con un tocco naif che non fa mai male. Bravo Fabio!


Mulini di Segalari – Bolgheri Rosso Doc “Ai Confini del Bosco” 2020: Emilio, agronomo ed enologo, e sua moglie Marina, architetto, nel 2002 creano insieme l’azienda. Ispirandosi al primo vigneto di Mario Incisa a Castiglioncello, lato monte e in mezzo al bosco, anche loro decidono di puntare su queste caratteristiche e mettono a dimora le loro vigne in una piccola valle boscosa, utilizzando come locali di cantina i vecchi mulini del Castello di Segalari. Da che hanno iniziato, l’approccio di Marina ed Emilio è quello di sentirsi custodi del territorio e della sua biodiversità, un percorso che li ha condotti nel 2017 ad essere la prima azienda di Bolgheri ad essere certificata biodinamica. Il loro “Ai confini del Bosco”, blend di cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot, prodotto in circa 3000 bottiglie, è un rosso schietto, diretto, profondo e succoso. Sono quei vini che per espressione fruttata, tipicamente mediterranea, sanno di festa tra amici e spensieratezza anche perché, cari signori, il vino raggiunge a malapena i 13 gradi di alcol. Ad avercene!


Santini Enrico – Bolgheri Rosso Superiore DOC “Montepergoli” 2016
: proveniente da una storica famiglia castagnetana, Santini dopo aver lavorato in un supermercato di zona, decide di investire soldi e speranze creando la sua azienda vitivinicola. Inizia nel 1998 piantando le prime vigne intorno alla sua casa, trasformando il garage e la cantina in locali idonei per la vinificazione e l’affinamento. Sin da principio Enrico punta sulla certificazione biologica ed è infatti il primo produttore di Bolgheri in questo senso arrivando a gestire, oggi, circa 12 ettari suddivisi in diverse parcelle lungo la zona dell’Accattapane. Durante la degustazione mi ha incuriosito positivamente il suo Bolgheri Superiore “Montepergoli”, blend di cabernet sauvignon, merlot, syrah e sangiovese che, nonostante una struttura importante, resta un vino dalla piacevolezza di beva disarmante capace di leggere le sfumature del terroir bolgherese con estrema leggiadria. Il prezzo importante, siamo a circa 50 euro a scaffale, vale assolutamente la spesa soprattutto se volete bere oltre i soliti nomi.



InvecchiatIGP: Franco M. Martinetti - Barbera d’Asti Superiore Montruc 1997


di Roberto Giuliani

Chi conosce Franco Martinetti sa bene che è un perfezionista, direi maniacale, tanto che se c’è una critica che gli si può fare è di esserlo troppo, al punto che a volte i suoi vini perdono qualcosa in spontaneità, mancano di anima. Opinioni, ovviamente, di parte del mondo della critica enologica. Un argomento che affiora anche con altri “perfezionisti” del vino, come ad esempio Luigi Moio.

Ma non siamo qui per addentrarci in discussioni filosofiche, il mio compito è raccontarvi un vino che testimonia la sua capacità di tenere il tempo, come richiesto dalla nostra rubrica InvecchiatIGP.


E questa Barbera d’Asti Superiore Montruc 1997 si fa davvero onore, devo dire che sono rimasto impressionato per la pulizia dei profumi, per una terziarietà appena accennata, mai si potrebbe immaginare che abbia la bellezza di 24 anni!

In tempi dove si discute accesamente sui vini naturali (spesso a sproposito), con vere e proprie fazioni pro o contro, dove il tema centrale è la pulizia, l’approssimazione, a volte a ragione, a volte meno, ecco che sentire un vino così pulito appena versato nel calice, dopo essere stato chiuso in bottiglia per così tanto tempo, non può che spingere verso l’applauso.

Franco Martinetti

Se poi pensiamo che questa è una Barbera, non un Barolo o un Barbaresco, che è figlia di un’annata calda che ha visto molti nomi blasonati cedere al tempo, allora chapeau bas per lo straordinario risultato.

Qui parliamo di frutta matura, non di confetture, non di frutta secca, non c’è alcuna traccia ossidativa; un equilibrio perfetto fra naso e bocca, un’acidità ancora vibrante e una succosità prepotente accendono tutti i sensi. In lontananza si afferrano note più tardive di tabacco, cuoio, ginepro e liquirizia, ma sono vive, non da vino “invecchiato”.


Fatico a immaginare quando arriverà il momento della sua discesa…

Assaggio e mi incanto, ogni sorso è una meraviglia, sinceramente non me lo aspettavo, non a questo livello. C’è sempre la possibilità di stupirsi, è questo il bello del mondo del vino.

Leonardo Bussoletti - Grechetto Colle Ozio 2014


di Roberto Giuliani

Sarà contento il narnese Leonardo Bussoletti di sapere che questo suo Grechetto del 2014, macerato a contatto con le bucce, ha tenuto benissimo questi sette anni. 


Profuma di nocciole, nespole, albicocche candite, mango; in bocca è ancora fresco, sapidissimo, lungo. Il tempo gli ha fatto un gran bene.

Lo Sparviere - Franciacorta Essetì Extra Brut Riserva 2006


di Roberto Giuliani

Qualcuno, leggendo l’annata in etichetta, potrebbe pensare che questo è un Franciacorta perfetto per la nostra rubrica InvecchiatIGP. Niente di più sbagliato, a meno che non si consideri “invecchiato” un vino che è rimasto a contatto con i lieviti per quasi 12 anni, dalla primavera del 2007 ai primi mesi del 2018! No, direi che non è questo il caso, per la nostra rubrica qualunque vino si considera “invecchiato” solo se ha trascorso un più o meno lungo periodo di vita dopo la sua messa in commercio.


Pertanto ci “accontentiamo” di inserirlo nel più classico Garantito IGP, perché, statene sicuri, merita di essere raccontato.

Entriamo nel merito…

Intanto diciamo che alla guida di questa storica azienda, Lo Sparviere, c’è una donna, ovvero Monique Poncelet Gussalli Beretta, che ha ereditato la passione per il vino e questo straordinario lembo di terra in Monticelli Brusati (BS) dal suocero Franco Gussalli. Da azienda agricola (ricavata da un’antica dimora di campagna del XVI secolo) a conduzione famigliare che produceva poco vino esclusivamente per amici e parenti, Monique l’ha progressivamente trasformata in una delle più interessanti realtà del territorio franciacortino, con 30 ettari vitati di proprietà a base chardonnay e pinot nero, condotti in biologico dal 2013.

Di quest’azienda abbiamo già raccontato a inizio anno qui.

Ma veniamo al vino. Si tratta di uno chardonnay in purezza, raccolto a partire dalla terza decade di agosto. Le uve sono state prima poste in celle frigorifere dove hanno raggiunto la temperatura di 10° C; a questo punto sono state pressati i grappoli interi fino a ottenere il 50% del loro succo. Il mosto fiore ottenuto è stato posto in vasche d’acciaio a temperatura controllata di 18° C per svolgere la fermentazione alcolica, a cui è seguita quella malolattica. A maggio è stata preparata la cuvée de tirage, ottenuta da due vigne storiche aziendali. Con giugno inizia la seconda fermentazione in bottiglia a contatto con i lieviti, che durerà fino a inizio 2018.


Il vino è stato prodotto solo in magnum in edizione limitata, a un prezzo non proprio per tutte le tasche, attorno ai 300 euro. Per i più curiosi Essetì sta per “Sboccatura Tardiva”. Personalmente trovo questo Franciacorta davvero straordinario, tralascio i soliti commenti su spuma e colonnine che sono esemplari per abbondanza e finezza; il colore oro chiaro brillante testimonia il lungo contatto con i lieviti.
Accostato al naso ci si sente subito immersi in un tripudio di profumi di notevole eleganza, non tanto per la tipologia dei riconoscimenti quanto per la loro esaltante purezza espressiva. Parliamo di ananas, pesca, susina disidratata, mallo di noce, fico secco, cedro candito, ma anche fieno, ginestra, selce e una ventata di pane tostato e pasticceria.


In bocca è avvolgente, la carbonica e una buona acidità trovano in risposta la grande morbidezza data dal frutto maturo, in un equilibrio sontuoso e di lunghissima persistenza. Più lo sorseggi e più ti piace e scopri nuove gioie espressive.

Il prezzo trova una sua giustificazione…

Nussbaumer 2004: il Gewurztraminer di Kellerei Tramin alla prova per InvecchiatIGP


di Lorenzo Colombo

Abbiamo più volte scritto che non siamo dei grandi appassionati del Gewürtraminer, vitigno in grado di dare vini opulenti, opulenza in tutti i sensi, dal grado alcolico decisamente elevato, alla notevole struttura, al residuo zuccherino spesso elevato, ai sentori, sia olfattivi che gusto-olfattivi decisi e riconoscibili, aromatici, con note di rosa, litchi e frutta tropicale a volte un poco invadenti e persino eccessivi.

Però…

Però quando questi vini invecchiano (non vale per tutti ovviamente, ma solamente per quelli di gran classe) la musica cambia. L’aggressività di profumi e gusti, in gioventù un poco eccessiva (ed a volte poco fine) si stempera, non si perdono certamente le caratteristiche del vitigno ma emergono sentori terziari che vanno a rendere assai più complessi questi vini donandogli spesso anche note “rieslingeggianti” che rimandano all’idrocarburo.


Questa premessa per arrivare all’Alto Adige Gewürtraminer “Nussbaumer” dell’annata 2004, della Cantina di Termeno che abbiamo aperto per il nostro turno dell’InvecchiatIGP.

Andiamo quindi a degustarlo: il colore è giallo-oro, luminoso. Intenso ed elegante al naso dove le note tipiche del vitigno sono ancora ben presenti, a cominciare dall’aromaticità e dai sentori di rose, emerge poi la frutta tropicale, con papaia e ananas maturo in primo piano ed a seguire accenni di pasticceria che rimandano alla complessità olfattiva di un panettone.


Strutturato ed alcolico , i 15 gradi riportati in etichetta si sentono, anche se sono ben integrati nell’insieme, il vino è morbido, ricorda un rosolio e si percepiscono gli accenni idrocarburici dati dal tempo, nuovamente emerge la frutta tropicale unita ad un sentore di mandorla, lunghissima la sua persistenza.

Reh Kendermann - Rheingau Riesling Troken “Quarzit” Edition Terroir 2019 by Claus Jacob


di Lorenzo Colombo

Chiariamo subito: se avete problemi con l’acidità di certi vini è meglio che lasciate perdere. 


Qui l’acidità è tagliente, citrina, propria del limone, sia chiaro, c’è anche dell’altro in questo vino dal naso intenso, fresco, verticale e minerale, con sentori di pompelmo e frutta tropicale e con le prime note d’idrocarburi. Non per nulla si chiama Quarzit.

Il Salone Digitale dei Vini d'Alsazia: un report da stampare e leggere!


di Lorenzo Colombo

Come già accennato in due precedenti articoli, dal 7 al 9 giugno scorsi si è tenuta la prima edizione di Millésimes Alsace DigiTasting®, nella richiesta dei campioni da assaggiare abbiamo selezionato le aziende che disponevano di almeno un vino prodotto con Riesling ed in effetti abbiamo ricevuto ben 21 vini prodotti con questo vitigno -da 10 diverse aziende- con annate che variano dalla 2019 alla 2014, tutti i vini sono da considerarsi secchi anche se il loro residuo zuccherino spazia dagli 0,3g/l dell’AOC Alsace Riesling Clos de Chats 2019 di Domaine Etienne Simonis agli 8 g/l del AOC Alsace Grand Cru Furstentum Riesling 2018 di Domaine Paul Blanck. 


Cinque di essi appartengono all’AOC Alsace mentre gli altri sedici si possono fregiare dell’Appellation Grand Cru d’Alsace. 

Nella nostra degustazione abbiamo assaggiato per primi i vini appartenente alla denominazione Alsace procedendo poi con i Grand Cru in ordine geografico, ovvero partendo da quelli collocati più a Nord e scendendo ordinatamente verso Sud, oltre ad una sintetica descrizione dei vini troverete anche qualche cenno sui Grand Cru di provenienza e sulle aziende che li hanno prodotti.

Tipologie di suolo

Prima però è necessaria qualche informazione sul Riesling in Alsazia: con 3.300 ettari di vigneto il Riesling è il secondo vitigno più coltivato in Alsazia, preceduto dal Pinot Blanc e seguito dal Gewürztraminer, diffuso in tutto il territorio della regione risente molto della diversa tipologia di suolo sul quale viene allevato (si contano almeno 13 differenti tipologie di terreno nel vigneti alsaziani) dando di conseguenza vini assai diversi tra loro anche se sempre connotati dalle caratteristiche intrinseche nel vitigno.

Vitigni

Il Riesling è uno dei quattro vitigni consentiti per i Grands Crus d’Alsace e viene utilizzato anche per la produzione delle Vendages Tardives e delle Selection de Grain Nobles.


I vini degustati

AOC Alsace

Domaine Neumeyer - AOC Alsace Riesling Finkenberg 2018 (Bio) (2,1 g/l)

Suolo calcareo, 1.500 le bottiglie prodotte. Paglierino-verdolino di buona intensità. Intenso al naso, frutto giallo maturo, mela matura, note mandorlate ed agrumate, fiori secchi. Intenso, sentori di mela e pera mature, limone maturo, sbuffi di pepe, buona vena acida, lunga la persistenza.

Domaine Neumeyer

L’azienda

La tenuta della famiglia Neumeyer è situata a Molsheim, nel nord dell'Alsazia, tutti i vigneti sono gestiti secondo i dettami della viticoltura biologica, con inerbimento con flora autoctona, e selezione massale. In cantina s’adotta una vinificazione minimalista con l’utilizzo di lieviti indigeni, filtrazione lenticolare e lungo affinamento sulle fecce.

Domaine Etienne Simonis - AOC Alsace Riesling Clos de Chats 2019 (Biodinamico) (0,3 g/l)

Il nome del vino deriva dal luogo di provenienza delle uva, alcuni piccoli appezzamenti situati appena sopra il villaggio chiamati Katzenstegel (Clos des Chats in francese). La tipologia di suolo prende il nome di Gneiss (Roccia composta da feldspato, quarzo e mica), 1.300 sono le bottiglie prodotte.
Color giallo paglierino di discreta intensità, tendente all’oro chiaro. Frutto giallo maturo, pesca gialla, mela e pera, accenni di frutta tropicale, fieno. Succoso e sapido, accenni piccanti, note di zenzero, agrumi, mela un poco acerba, leggermente aromatico, buone sia la struttura che la persistenza.

Domaine Etienne Simonis

L’azienda

La famiglia Simonis coltiva la vite ad Ammerschwihr nell’Haut-Rhin sin dal XVII secolo. I sette ettari di vigneti sono situati a 15 km a nord di Colmar, le varie parcelle sono sia in pianura che in collina e comprendono due Grands Crus. La produzione annua varia dalle 35 alle 40.000 bottiglie.
Etienne Simonis ha assunto la gestione della tenuta nel 1996 e dall'inizio degli anni 2000 ha iniziato la pratica della biodinamica ottenendo la certificazione Ecocert nel 2008 e Demeter nel 2011.

Pierre Frick - AOC Alsace Riesling Rot Murlé 2017 (Biodinamico - Senza solfiti aggiunti) (2,8 g/l)

Suolo calcareo, 3.100 le bottiglie prodotte. Color giallo paglia tendente all’oro antico con leggera velatura. Intenso al naso, note macerative di mela matura e buccia di mela, arancio maturo. Intenso, mela grattugiata, agrume macerato, note piccanti di zenzero, buona vena acido-agrumata, lunghissima la persistenza.

Pierre Frick

L’azienda

La famiglia Pierre Frick gestisce dodici ettari vitati suddivisi in una trentina di appezzamenti, sparsi in una dozzina di terroir prevalentemente calcarei, questa grande parcellizzazione del vigneto fa sì che si possano avere sino ad una trentina di 30 cuvée uniche ogni anno. Dal 1970 le vigne sono coltivate con metodo biologico e la produzione è certificata da ECOCERT, nel 1981 è stata intrapresa la strada della Biodinamica ed i vini portano in etichetta la certificazione DEMETER. La fermentazione avviene con lieviti indigeni senza alcuna solfitazione, i vini non subiscono chiarifica e l'affinamento si svolge sulle fecce fini per 6-9 mesi in botti di rovere centenarie, il 90% dei vini viene imbottigliato senza aggiunta di solfiti.

Maison Pierre Sparr Succeseur - AOC Alsace Riesling Soil Calcaire Raisonnée 2019 (5 g/l)

Suolo calcareo, 12.000 le bottiglie prodotte Verdolino scarico, luminoso. Mediamente intense al naso, sentori floreali e di frutta a polpa bianca, pesca bianca, limone dolce, accenni aromatici e leggere note d’idrocarburi. Fresco e succoso, verticale, mediamente strutturato, buona la vena acida, pesca matura, melone, agrumi, buona la sua persistenza.

Maison Pierre Sparr Succeseur - AOC Alsace Riesling Raisonnée 2019 (3 g/l)

Suolo granitico, 7.000 le bottiglie prodotte. Paglierino-verdolino luminoso. Naso tipico, di buona intensità olfattiva, leggeri accenni d’idrocarburi, pesca gialla, confetto con mandorla, scorza d’arancia, note floreali. Fresco e sapido, succoso, sentori di pesca gialla, agrumi, mandorla amara, leggeri accenni piccanti che rimandano allo zenzero, note di frutta tropicale, buona la persistenza.

Maison Pierre Sparr Succeseur

L’azienda

L’azienda vinifica le uve provenienti da un centinaio d’ettari di vigneti situati in numerosi villages della regione.


AOC Alsace Grands Crus

Siamo nel village di Molseim, qui, su suoli marno-calcarei si trovano i 18,40 ettari dell’Alsace Grand Cru Bruderthal, si tratta di uno tra i Grand Cru d’Alsace situato più a nord, con il 38% della superficie vitata il Riesling è il vitigno più coltivato, l’altitudine varia dai 225 ai 300 metri slm e l’esposizione è Sud-Est.

Grand Cru Bruderthal

Domaine Neumeyer - AOC Alsace Grand Cru Bruderthal Riesling 2017 (Bio) (2,4 g/l)

Suolo calcareo, 2.000 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino di media intensità. Intenso al naso, mela matura, buccia di mela, pesca gialla, fichi al sole, mango e papaia. Intenso, sapido, mela matura, mela grattugiata, pepe bianco, zenzero, mango e papaia, lunga la persistenza.

Grand Cru Wiebelsberg 

L’Alsace Grand Cru Wiebelsberg è situato nel village di Andlau, i suoi 12,52 ettari sono quasi completamente appannaggio del Riesling che occupa il 96% della superficie a vigneto che si trova situato tra i 250 ed i 300 metri d’altitudine con esposizione Sud-Ovest, Sud-Est, i suoli, sabbiosi, sono composti da arenaria.

Domaine Gresser - AOC Alsace Grand Cru Wiebelsberg Riesling 2014 (Bio) (6,54 g/l)

Il suolo è costituito da arenaria rosa dei Vosgi, 3.000 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino di buona intensità, luminoso, tendente al dorato. Discretamente intenso, buccia di mela, mela grattugiata, accenni di zucchero filato e pasta di mandorle, scorza d’arancio, note idrocarburiche. Buona struttura, mela matura, pesca gialla, agrume maturo, note piccanti di zenzero, lunga la persistenza.

Grand Cru Kastelberg

Anche i 5,82 ettari di vigneto che costituiscono l’Alsace Grand Cru Kastelberg si trovano nel village di Andlau tra i 240 ed i 300 metri d’altitudine, esposti a Sud-Est su suoli composti da scisti, l’unico vitigno presente è il Riesling.

Domaine Gresser - AOC Alsace Grand Cru Kastelberg Riesling 2018 (Bio) (4,14 g/l)

Il suolo è composto da scisto di Steige, 2.100 le bottiglie prodotte. Verdolino scarico, luminoso. Buona intensità olfattiva, delicato, frutta a polpa bianca, mela, note floreali, leggeri accenni d’idrocarburi, buona eleganza. Di media struttura, fresco, succoso, leggeri accenni piccanti di zenzero e pepe bianco, lunga la persistenza. Intrigante.

Grand Cru Moenchberg

Tra i villages di Andlau e Eichhofen si trovano gli 11,83 ettari di dell’Alsace Grand Cru Moenchberg, dove il Riesling è padrone del 62% della superficie vitata, la altitudini variano dai 230 ai 260 metri slm, l’esposizione è Sud, Sud-Est ed i suoli sono piuttosto vari, essendo composti da marne, calcare, ardesia e colluvioni.

Domaine Gresser - AOC Alsace Grand Cru Moenchberg Riesling 2017 (Bio) (7,2 g/l)

Calcare fossile la natura del suolo, 3.500 le bottiglie prodotte. Verdolino luminoso. Mediamente intenso al naso, sentori di fieno, erbe officinali, frutta a polpa gialla, mela leggermente acerba, scorza di limone. Buona struttura, sapido e piccante, frutto giallo macerato, note mentolate, succo di limone, buona la persistenza.

Domaine Gresser

L’azienda

La famiglia Gresser, d’origine svizzera si è stabilita ad Andlau sin dal nel XIV secolo e nel 1399 Eberhardt Gresser ottenne la cittadinanza di Andlau. L'azienda della famiglia Gresser dispone di poco più di 11 ettari di vigneti situati ad Andlau ed Eichhoffen, sono tutti certificati biologici e sono gestiti secondo i dettami del biodinamico, i suoli sono di diversa natura come si può notare dai tre Grands Crus che abbiamo assaggiato. 

Grand Cru Altenberg De Bergheim

Come dice il suo nome l’Alsace Grand Cru Altenberg De Bergheim si trova nel village di Bergheim, collocato tra i 220 ed i 320 metri d’altitudine con esposizione Sud, Sud-Est, vanta una superficie di 35,06 ettari disposti su suoli marnosi-calcarei, le varietà più coltivate sono Gewürztraminer e Riesling.

Gustave Lorentz - AOC Alsace Grand Cru Altenberg De Bergheim Riesling Vieilles Vignes 2016 (Bio) (4,6 g/l)

Argilloso-calcareo il suolo, 20.000 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino. Intenso al naso, elegante, delicato, frutta fresca, note floreali, pesca bianca e frutta tropicale, erbe aromatiche, timo e salvia. Di discreta struttura, leggermente piccante, zenzero e pepe bianco, melone, frutto tropicale, ananas e papaia, lunga la persistenza.

Grand Cru Kanzlerberg 

Situato nel village di Bergheim, a 250 metri d’altitudine, Kanzlerberg è il più piccolo dei Grand Cru d’Alsace, nei suoi 3,23 ettari situati a 250 metri d’altitudine, con esposizione Sud, Sud-Ovest, su suoli argilloso-calcarei composti da marne grigie e nere e gesso, trovano spazio tutti i quattro vitigni consentiti nei Grands Crus d’Alsace.

Gustave Lorentz - AOC Alsace Grand Cru Kanzlerberg Riesling 2017 (Bio) (4,33 g/l)

Marne e gessi compongono il suolo, 3.500 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino luminoso di discreta intensità. Buona intensità olfattiva, frutto giallo, pesca, melone, accenni di frutta tropicale, datteri, erbe aromatiche, leggere note d’idrocarburi. Strutturato, intenso, piccante, zenzero, pepe bianco, frutta tropicale, melone, mela, agrumi, buona la persistenza.

Gustave Lorentz

L’azienda

La famiglia Lorentz produce vino a Bergheim sin dal 1836, dei suoi 35 ettari di vigneto dodici si trovano in questo village dove coesistono anche sui due Grand Cru che abbiamo assaggiato, dal 2009 la sua viticoltura è improntata sul biologico, la metà dei suoi vini vengono esportati in ben 65 paesi.

Grand Cru Mandelberg

20 ettari di vigneto nei villages di Mittelwihr e Beblenheim costituiscono l’Alsace Grand Cru Mandelberg, l’altitudine varia dai 205 ai 256 metri slm, l’esposizione spazia da Sud-Est a Sud-Ovest passando per il pieno Sud, i suoli sono argilloso-calcarei ed il Riesling copre il 39% della superficie vitata, secondo unicamente al Gewürztraminer.

Domaine Bott-Geyl - AOC Alsace Grand Cru Mandelberg Riesling 2017 (Biodinamico) (6,5 g/l)

Suolo marnoso-calcareo, la produzione è di 1.800 bottiglie e 320 magnum. Paglierino-verdolino non molto intenso. Intenso al naso, note aromatiche e d’idrocarburi, melone, frutto tropicale, arancio, buona eleganza. Intenso, dotato di buona struttura, piccante, pepato, zenzero, ricorda un poco la salsa Wasabi, melone e frutta tropicale, papaia e ananas, lunghissima la persistenza.

Bott-Geyl

L’azienda

Edouard Bott fondò la tenuta Bott-Geyl nel 1953 anche se un suo antenato, Jean-Martin Geyl, produceva vino sin dal 1795. Nell’arco di 40 anni portò l’estensione vitata dai quattro ettari iniziali agli attuali quindici ed iniziò ad imbottigliare con proprio nome nel 1960. I vigneti sono distribuiti 75 parcelle situate in sette comuni e comprendono cinque Grands Crus.
Dal 1993 l’azienda è gestita dal figlio Jean-Christophe con esperienze acquisite sia in Francia che in Nuova Zelanda.

Grand Cru Furstentum

L’ Alsace Grand Cru Furstentum è suddiviso tra i village di Kientzheim e di Sigolsheim ed ha un’estensione di 30,5 ettari esposti a Sud, Sud-Ovest tra i 300 ed i 400 metri d’altitudine su suoli calcarei, i vitigni coltivati, oltre al Riesling, sono Gewürztraminer e Pinot Gris.

Domaine Paul Blanck - AOC Alsace Grand Cru Furstentum Riesling 2018 (in conversione BIO) (8 g/l)

Suoli calcarei, composti da marne ed arenarie, 6.000 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino tendente al verdolino, luminoso. Di media intensità olfattiva, agrumato, limone maturo, pesca gialla, mela acerba, note tropicali.
Fresco, verticale, minerale, sapido, acidità citrina, agrumi, succo d’ananas, leggeri accenni idrocarburici, lunga la persistenza.

Domaine Paul Blanck

L’azienda

Frédéric e Philippe Blanck dispongono di 24 ettari di vigneti -in fase di conversione biologica- nella valle di Kaysersberg, comprendenti quattro Grand Cru: Schlossberg, Furstentum, Sommerberg, Wineck Schlossberg. L’azienda esporta l'80% della produzione in 42 paesi. Con i suoi 80,28 ettari lo Schlossberg è il più esteso tra i Grands Crus d’Alsace, situato nel village di Kientzheim dispone di un suolo granitico e di esposizione Sud, la sua altitudine varia tra i 230 ed i 400 metri slm ed il vitigno più coltivato è il Riesling che copre il 76% della superficie vitata.

Grand Cru Schlossberg


Domaine Bott-Geyl - AOC Alsace Grand Cru Schlossberg Riesling 2017 (Biodinamico) (2 g/l)

Suoli composti da sabbie d’origine granitica, 2.040 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino luminoso. Intenso al naso, frutto giallo maturo, frutta tropicale, mango, papaia, accenni d’idrocarburi. Buona struttura, sapido, frutto giallo maturo, mango, mote d’agrumi, accenni piccanti di pepe bianco, buona la persistenza.

Domaine Paul Blanck - AOC Alsace Grand Cru Schlossberg Riesling 2017 (in conversione BIO) (3 g/l)

Suolo granitico, 6.000 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino luminoso, brillante. Di media intensità olfattiva, pesca gialla, mela matura, frutta tropicale, fiori di sambuco, accenni idrocarburici, buona eleganza. Discreta struttura, note piccanti di zenzero, sentori d’idrocarburi, leggere note di miele e d’ananas, lunga la persistenza.

Grand Cru Kaefferkopf 

Kaefferkopf è il più giovane Grand Cru d'Alsace, ha infatti ottenuto l’ambito riconoscimento unicamente nel 2007. E’ situato nel comune di Ammerschwihr e vanta una sua superficie è di 71,65 ettari, la sua altitudine varia dai 230 ai 350 metri slm ed è esposto ad Est, i suoli sono granitici-calcarei. Il principale vitigno coltivato è il Gewürztraminer, mentre il Riesling copre il 30% del vigneto.

Domaine Etienne Simonis - AOC Alsace Grand Cru Kaefferkopf Riesling 2019 (Biodinamico) (1,3 g/l)

Suolo granitico, 1.000 le bottiglie prodotte. Paglierino luminoso di media intensità tendente al verdolino. Mediamente intenso al naso, pesca gialla, frutta tropicale, mela, accenni d’erbe officinali. Buona struttura, sapido, note piccanti di pepe bianco e zenzero, accenni di salsa Wasabi, frutta tropicale, spiccata vena acido-agrumata, lunga la persistenza.

Kuehn Vins & Cremant d’Alsace - AOC Alsace Grand Cru Kaefferkopf Riesling Conventionnel 2019 (3 g/l)

Suolo granitico-calcareo, 5.500 le bottiglie prodotte. Paglierino luminoso di buona intensità. Intenso al naso, aromatico, sentori di rose, fiori gialli, frutta tropicale, mango, papaia, succo di pesca. Fresco, morbido, succoso, succo di pesca, frutta tropicale, mango e melone maturo, note dolci, lunga la persistenza.

Kuehn Vins

L’azienda

Fondata nel 1675 la Kuehn Vins si trova ad Ammerschwihr e dispone di 80 ettari di vigneti con una vasta gamma di vitigni, se ne ricavano annualmente circa un milione di bottiglie, il 30% delle quali vengono esportate. Come s’evince anche dal nome aziendale, la Kuehn è inoltre specializzata nella produzione di Crémant d’Alsace.

Meyer-Fonne – AOC Alsace Grand Cru Kaefferkopf Riesling 2018 (Bio) (6,5 g/l)

Marne ed arenaria costituiscono i suoli, 3.200 le bottiglie prodotte. Giallo limone luminoso. Mediamente intenso al naso, agrumato, pesca bianca e mela acerba, mango e papaia, note floreali. Fresco, verticale, presenta leggere note piccanti di pepe bianco, note tropicali e leggeri accenni d’idrocarburi, buona la sua persistenza.

Grand Cru Wineck-Schlossberg

27,49 ettari, il 70% dei quali coltivati a Riesling costituiscono l’Alsace Grand Cru Wineck-Schlossberg, situato tra i village di Kattzenthal e Ammerschwihr, la sua altitudine varia tra i 280 ed i 400 metri slm, il suolo è di natura granitica e l’esposizione è Sud, Sud-Est.

Meyer-Fonne – AOC Alsace Grand Cru Wineck-Schlossberg Riesling 2019 (Bio) (7,5 g/l)

Suolo granitico, 5.000 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino con riflessi verdolini. Mediamente intenso al naso, fruttato, pesca bianca, mela e leggere note tropicali di succo d’ananas. Buona struttura, succoso, sapido, piccante, note di zenzero e di pepe bianco, frutto tropicale, buona vena acida, buona la persistenza.

Meyer-Fonne

L’azienda

Azienda famigliare situata a Katzenthal la Meyer-Fonne dispone di 18 ettari a vigneto coltivati seguendo i precetti dell’agricoltura biologica (sono in attesa della certificazione. L’azienda dispone di vigneti in cinque Grands Crus ed in tre diversi lieux-dits.

Grand Cru Florimont

L’Alsace Grand Cru Florimont è suddiviso tra i villages di Ingersheim e Katzenthal, i suoli sono argilloso-calcarei, l’altitudine varia dai 250 ai 280 metri slm e l’esposizione è Sud, Sud-Est ed Est, il Riesling copre poco oltre un terzo della superficie vitata, secondo solamente al Gewürztraminer.

Kuehn Vins & Cremant d’Alsace - AOC Alsace Grand Cru Florimont Riesling Conventionnel 2017 (6,6 g/l)

Suolo argillo-calcareo, 23.500 le bottiglie prodotte. Giallo paglierino di buona intensità. Di media intensità olfattiva, sentori di mela matura, nespole, fichi al sole, cera d’api. Intenso e deciso alla bocca, mela, datteri, ananas, piccante, pepato, spiccata vena acida, buona la persistenza.

Grand Cru Vorbourg

L’Alsace Grand Cru Vorbourg è situato nel comune di Rouffach Westhalten, copre una superficie di 73,61 ettari esposti a Sud e Sud-Est tra i 210 ed i 300 metri d’altitudine, i suoli sono composti da calcare ed arenaria ed il vitigno principale è il Gewürztraminer, mentre il Riesling copre il 24% del vigneto.

Pierre Frick - AOC Alsace Grand Cru Vorbourg Riesling 2018 (Biodinamico - Solfiti totali 18 mg/litro) (3,7 g/l)

Suoli di natura calcarea, composti da marne ed arenarie, 1.450 le bottiglie prodotte. Color giallo paglia. Buona intensità olfattiva, mela matura, buccia di mela, fiori gialli, papaia, mango. Intenso e sapido, succo di mela, frutta tropicale, note idrocarburiche, chiude un poco amaro e vegetale.

InvecchiatIGP: la magia del Chianti Rufina "Vigna Bucerchiale" Riserva 1981 di Selvapiana


di Stefano Tesi

Ci ho messo una settimana buona a ricostruire la tempistica di quei giorni remoti che, pur tali, erano assai più recenti di quelli in cui il vino di cui sto per parlarvi nacque.
Devo fare però una premessa. Quando ero giovane ho avuto la sfacciata e immeritata fortuna di ricevere la stima di alcuni grandi vecchi del vino toscano, che mi hanno onorato del loro rispetto e della loro amicizia, aprendomi le porte non solo delle loro cantine, ma pure delle loro case e della loro conversazione. Uno di questi fu Francesco Giuntini di Selvapiana, personaggio inimitabile. Correva il 1991 e io ero un giornalista tanto intraprendente quanto inesperto. Gli resi molte visite e furono tutte memorabili tra assaggi, chiacchiere e motteggi. Sono passati trent’anni da allora eppure il vino che Federico Giuntini, il figlio di Francesco, mi ha fatto assaggiare qualche mese fa, quando incontrai suo padre stava già lì in cantina a riposare da un decennio: Chianti Rufina "Vigna Bucerchiale" Riserva 1981.


Il gioco rotondo dei numeri è affascinante e, lo ammetto, il loro rincorrersi mi intriga sempre: 1981, 1991, 2021. Ebbene sì, tra lo stupore intriso di attesa di pochi fortunati a giugno scorso ho potuto non solo riassaggiare quel vino, ma ascoltare il racconto della vendemmia e delle tecniche dell’epoca, desunto dalle annotazioni: si vendemmiò oltre il primo novembre, dopo il blocco vegetativo di agosto dovuto al gran caldo. I grappoli, “12, 15 per pianta”, avevano la buccia sottilissima e molti marcivano. Era una “viticoltura rustica” e il vino veniva fatto in grandi botti di castagno.


Ed eccola nel bicchiere, la Riserva 1981.

Il colore è miracolosamente integro, da non credere. Al naso l’impatto esile si evolve lentamente, con l’aria, nel respiro di un lucidissimo vegliardo, sprigionando una solidità e una compattezza in cui le note terziarie si susseguono a ondate tra ritorni balsamici, cuoio grasso, foglie smosse di sottobosco. Da qualche parte spunta un refolo di cassetto di vecchia farmacia. E’ profondo e suadente, vivo. Anche in bocca non ha cedimenti: compatto ma setoso, morbido ma bello dritto, lunghissimo, elegante, con bagliori di freschezza e un richiamo irresistibile alla ribevuta. Un vino solenne e gentile, come era il suo produttore.


Poi, sorso dopo sorso, i sensi e le immagini si sovrappongono ai ricordi e la degustazione assume altri toni, in bilico tra compiacimento e nostalgia.

Andriano - Alto Adige Pinot Nero DOC 2020


di Stefano Tesi

Se invece di 5mila bottiglie ne facessero trecento, le comprerei tutte: la metà per bermela da solo, metà per regalarla agli amici. 


Un vino di pulizia inconfondibile, varietale nella migliore accezione del termine, succoso, etereo e quasi afrodisiaco, in bocca lunghissimo, suadente, sostenuto da un'acidità ficcante. Gaudeamus!