Cantina Emanuele Ranchella – Roma DOC Bianco “AD DECIMUM” 2018


Emanuele Ranchella, senza troppo clamori, ha dato vita a questo bianco (malvasia puntinata, trebbiano verde e trebbiano toscano) di affascinante aderenza territoriale grazie ad una prorompente sapidità gustativa che richiama il territorio vulcanico dei Castelli Romani che finalmente vengono valorizzati e non svenduti con prodotti commercialmente infimi. 



SanVitis: nuova linfa nel vino del Lazio


Il Lazio, fortunatamente, negli ultimi tempi sta cercando di reagire ad una certa “staticità enologica” che lo ha caratterizzato per anni grazie ad un forte passaggio generazionale che ha portato tanti giovani alla guida delle aziende vitivinicole di famiglia gestite un tempo dai loro padri. Non solo. Questo nuova dinamicità del comparto vitivinicolo del Lazio è causata anche dalla nascita di nuove cantine, come ad esempio Sanvitis, il cui progetto nasce dalla grandissima passione per il vino di tre amici ovvero Sergio Tolomei, Massimo Orlandi e Riccardo Bani, che pur provenienti da settori completamente diversi (il primo è imprenditore nel mondo dell’ottica mentre gli altri due provengono dal settore dell’energia) hanno voluto unire le proprie forze per contribuire alla valorizzazione del vino del Lazio ponendo la loro base operativa a San Vito Romano. Il motivo? Semplice, la famiglia di Massimo Orlandi è originaria di San Vito e in questa zona, soprattutto nell’areale di Olevano Romano, ha vigne di proprietà dalle quali ha sempre prodotto vino solo ed esclusivamente per esigenze famigliari.

Sergio Tolomei, Riccardo Bani e Massimo Orlandi

Investire in questo territorio, pertanto, è stato assolutamente naturale anche se il progetto Sanvitis, attivo dal 2015, ha previsto la gestione di piccole parcelle anche nella zona dei Castelli Romani, lungo le colline di Ariccia, dove in 5 ettari di vigneto (45 anni di età media) troviamo la presenza di quelle uve che rappresentano il classico taglio del Frascati: Bellone, Malvasia e Trebbiano.


L’altro settore produttivo, come già detto, si trova ad Olevano Romano dove si coltiva un ettaro di cesanese di Affile impiantato più di cinquant’anni su un terreno di argilla rossa, molto tenace, un po’ come le persone che vivono quei territori. Sullo stesso appezzamento si trovano anche piante più giovani, oltre che di cesanese di affile, anche di bellone e passerina insieme ad una piccola parcella di cabernet sauvignon e petit verdot.


Il progetto Sanvitis lo trovo molto interessante perché, allo scorso Vinitaly, parlando sia con Luigi Ramazzotti, agronomo, che con Daniele Proietti, enologo, si cerca di perseguire al massimo una filosofia “naturale” sia in vigna, dove non vengono usati prodotti di sintesi e l’uso di coadiuvanti è limitato allo stretto necessario, sia in cantina dove il lavoro, mi conferma lo stesso Proietti, si concentra solo nel preservare i caratteri specifici dell’uva a seconda delle annate. In questo ambito assistiamo a fermentazioni spontanee, solo ed esclusivamente con l’uso di lieviti indigeni e, una volta ottenuto il vino, si aggiungono solfiti solo in fase di imbottigliamento (circa 1g/hl) per aumentare la stabilità al vino. Sia i rossi che i bianchi effettuano malolattica.


Come scrivevo, pochi giorni fa a Verona ho avuto l’occasione di degustare tutta la gamma dei vini prodotti da Sanvitis che sono stati proposti, per i bianchi, nell’annata 2016 mentre la 2015 per il Cesanese.


Bellone 2016 (bellone 100%): naso definito da frutta come melone bianco e pesca, soffio minerale e floreale di ginestra, sambuco ed erbe aromatiche di campo. Rispetto dell’annata 2017, “maschia” e potente, questa 2016 si fa apprezzare per la sua leggiadria gustativa, per l’equilibrio quasi raggiunto e per una rinfrescante acidità che rinvita continuamente alla beva. Finale persistente caratterizzato da stuzzicante mineralità. Se dovessi abbinare il vino ad un piatto tipico romano non avrei dubbi: minestra di broccoli e arzilla. Matrimonio perfetto.
Vinificazione: leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio.


Malvasia 2016 (malvasia 100%): registro olfattivo incentrato su sensazioni di tiglio, agrumi, pesca e mandorla che ben si contraddistinguono all’interno di uno sfondo aromatico giocato sulla mineralità vulcanica. Sorso pieno e vivace costituito da freschezza e aromaticità che si fondono armoniose lasciando poi il campo ad una gradevolissima sapidità che avvolge il palato tenendolo in tensione per tanti minuti. Vino dalla beva assolutamente irresistibile che abbinerei a piatti di pesce anche di una certa struttura. Il filetto di baccalà potrebbe essere il compagno perfetto per questo vino.
Vinificazione: leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio


Trebbiano 2016 (trebbiano 100%): Olfatto ben definito e perfettamente calibrato grazie a nitidi riconoscimenti di mela golden, pera, insieme a salvia, timo, fiori di campo e un tocco minerale che richiama il territorio. Trama gustativa assolutamente coerente col naso, di buon equilibrio, succosa freschezza e vibrante persistenza sapida in coda. Questo trebbiano, assolutamente polivalente a tavola, potrebbe sposarsi perfettamente con un bel piatto di coratella con i carciofi o, se volete un primo piatto, con un tradizionale piatto di gnocchi alla romana.
Vinificazione: leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio


Flaminio 2017: l’unico blend dell’azienda, una sorta di Frascati fuori dagli schemi, è composto da uve a bacca bianca dei vitigni storici del Lazio e dell’Italia centrale in genere. Il profilo olfattivo è intenso, ricco di richiami alla frutta esotica, alla ginestra, al timo, alla salvia cui seguono sentori minerali, quasi fumé. Alla gustativa è generoso, fragrante di frutta a polpa gialla, di spiccata sapidità che trascina anche nel finale. Da provare su un buon piatto di pasta alla carbonara!
Vinificazione: pressatura a grappolo intero e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. Affinamento sulle fecce fini per tre mesi e ulteriori tre mesi in vasche di acciaio. Va in commercio solitamente a marzo successivo la vendemmia.


Cesanese 2015 (cesanese di Affile 100%): nonostante sia la prima annata prodotta questo cesanese in purezza non delude aprendosi con note profonde ed intense di terra rossa, spezie scure come cardamomo e cumino, frutta rossa selvatica e tocchi di fiori rossi appassiti. Tutto da bere, è piacevole e bilanciato, con tannino fitto, di ottima trama, vivacizzato da netta sapidità che insiste sul palato regalando una persistenza piacevole ed appagante.  Questo cesanese in purezza si abbina divinamente ad un casalingo piatto di pollo ai peperoni o, se volete, ad un piatto di bucatini all’amatriciana!
Vinificazione: macerazione e rimontaggio per un periodo di 10-12 giorni, malolattica svolta naturalmente in acciaio. Affinamento di 18 mesi in acciaio e altri tre mesi in acciaio. Va in bottiglia due primavere successive la vendemmia. Segue ulteriore affinamento in bottiglia per sei mesi.



Taste Alto Piemonte 2019: focus sul Bramaterra DOC in degustazione


Il vino Bramaterra è prodotto nel territorio di sette comuni (Masserano, Brusnengo, Curino, Roasio, Villa del Bosco, Sostegno e Lozzolo)della zona collinare limitrofa al parco naturale delle Baragge, protetta dal Monte Rosa. Pare che la sua origine sia dovuta ai servi della gleba che, divenuti liberi, si stabilirono in quel territorio e coltivarono la vite, ottenendo un vino di grande pregio. Riconosciuto D.O.C. nel 1979, era anche chiamato "Vino dei Canonici" in quanto particolarmente gradito alla curia vercellese.


L’areale di produzione è composto da colline originate milioni di anni fa, con terreni acidi porfirici e una copertura superficiale di terreno fertile. Sul lato occidentale i suoli hanno una maggiore ricchezza di sabbie con depositi marini, ad est si trovano zone maggiormente argillose, a sud i terreni si fanno più profondi, con maggiore ricchezza in limo ed argilla. La vicinanza con il Monte Rosa offre una barriera naturale dai venti montani e garantisce un microclima favorevole per la coltivazione della vite.


I vini DOC Bramaterra e Bramaterra Riserva devono essere ottenuti dalle uve dei vitigni Nebbiolo (Spanna) dal 50 al 80 %; Croatina, fino ad un massimo del 30 %; Uva rara (Bonarda novarese) e Vespolina da sole o congiuntamente fino ad un massimo del 20%.

Il vino Bramaterra DOC deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento minimo di 22 mesi di cui 18 il legno, mentre la versione “riserva” di 34 mesi di cui almeno 24 in legno. I vini Bramaterra e Bramaterra Riserva possono essere accompagnati dalla menzione aggiuntiva “vigna” seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale purché il vigneto abbia un’età di impianto di almeno 7 anni.

Le Pianelle – Bramaterra 2015 (80% nebbiolo, 10% vespolina e 10% croatina): decisamente austero, tenebroso, si apre alla distanza su tenui profumi floreali e vegetali che si completano appena arriva una strabordante ferrosità con ricordi di frutta croccante. Sorso secco, deciso, graffiante con decisi ritorni minerali.


La Tur – Bramaterra Riserva 2015 (80% nebbiolo, 10% vespolina e 10% croatina): completamente diverso dal precedente per il suo essere avvolgente, intensamente fruttato, rotondo e con un finale piacevole e intensamente sapido.


Colombera & Garella – Bramaterra 2014 (80% nebbiolo, 10% vespolina e 10% croatina): l’annata rende il vino essenziale, le sfumature minerali fanno risaltare l’aristocratica componente olfattiva che ricorda le spezie e le erbe balsamiche. Bocca tesa, diretta, senza fronzoli, con tannino in progressione e finale decisamente salato.


Noah – Bramaterra 2013 (80% nebbiolo, 10% vespolina e 5% croatina, 5% uva rara): profilo leggermente evoluto dove emergono sensazioni di sottobosco, prugna secca, noce moscata, fiori rossi secchi. Elegante anche al sorso per un equilibrio già abbastanza centrato anche se il vino cede un po’ nel finale che non progredisce abbastanza.


Roccia Rossa - Bramaterra 2013 (80% nebbiolo, 15% vespolina e 5% croatina): sia per colore, granato trasparente, sia per sensazioni aromatiche questo vino regala un profilo assolutamente rarefatto nelle sensazioni di fiori rossi e spezie sottili, frutta rossa disidratata e bacche. Al gusto è armonico, con tannini sciolti e persistenza sapida nel finale.


Antoniotti - Bramaterra 2013 (70% nebbiolo, 20% croatina, vespolina 7%, uva rara 3%): una maggiore percentuale di croatina regala un Bramaterra assolutamente brioso, giovane, dotato di tanta frutta rossa, richiami minerali e vegetali. Sorso coerente, ricco, segnato da intensa freschezza e tannini ancora vispi. Finale sapido e fruttato. Vino assolutamente gastronomico.


La Palazzina – Bramaterra Riserva 2011 (80% nebbiolo, 10% croatina, 5% vespolina, 5% uva rara): una leggerissima nota eterea veicola sensazioni evolute di viola essiccata, tabacco, humus, muschio e terra rossa. Sorso sapido e gustoso, non potentissimo ma già abbastanza equilibrato. Da bere ora.


Tenute Sella – Bramaterra “I Porfidi” 2010 (70% nebbiolo, 20% croatina, vespolina 10%): a bicchiere già fermo propone un ricco ventaglio olfattivo, invitante e complesso, che richiama la terra rossa vulcanica, la frutta scura, il cardamomo, il the nero, l’anice, le erbe aromatiche, le spezie orientali. Gusto intenso, ricco di freschezza e delizioso tannino anche se il tutto sembra ancora in fase di integrazione. Finale sapidissimo che richiama la beva.


Marco de Bartoli – “Pietranera” 2016


di Lorenzo Colombo

Provengono da vigneti allevati ad alberello pantesco, sull’Isola di Pantelleria, le uve Zibibbo con le quali si produce questo vino lascito dell’indimenticato Marco De Bartoli.


Aromatico, con sentori mentolati, di salvia e d’agrumi, secco e decisamente sapido, l’abbiamo abbinato a spaghetti con ficazza di tonno.

Il Vinitaly 2019 nel segno dello Schioppettino di Prepotto - Garantito IGP

di Lorenzo Colombo

Era dall’ottobre 2013 che non assaggiavamo un simile numero di Schioppettino di Prepotto.
Quella volta era stato in occasione dell’evento “SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO – Unico per natura”, che s’era tenuto nel comune di Prepotto, in provincia di Udine.
In quella circostanza avevamo visitato anche il Vigneto Catalogo”, un appezzamento formato da diciassette filari, i primi otto dei quali composti da vecchie viti (anche centenarie) di Schioppettino, tutte innestate sul medesimo portinnesti.

Questo vigneto, creato nel 2005, e curato da tutti i produttori aderenti all’Associazione Produttori Schioppettino di Prepotto (Associazione nata nel 2002), ha tuttora lo scopo, oltre che salvaguardare la biodiversità genetica del vitigno, di valutare la potenzialità produttiva e qualitativa delle singole piante.
Allora scrivemmo che avevamo notato un notevole miglioramento sia nella qualità che nell’identità dei vini rispetto al passato. Oggi possiamo dire che il miglioramento è proseguito, e, osservando le valutazioni che allora avevamo dato ai vini (vedi) notiamo un ulteriore e generalizzato salto qualitativo.

Credit: Eco della Stampa

Lo Schioppettino di Prepotto in realtà non è una specifica denominazione, ma una sottozona della più ampia Friuli Colli Orientali Doc. All’interno di quest’ultima possiamo poi trovare anche la specificazione del vitigno, ovvero Friuli Colli Orientali Doc Schioppettino.
Il territorio della sottozona è limitato ad una parte del singolo comune di Prepotto, dove si trovano una trentina dei circa ottanta ettari totali che costituiscono l’estensione vitata del vitigno nella Friuli Colli Orientali Doc.

Vigne 

Il disciplinare di produzione prevede un affinamento minimo del vino in botti di legno per almeno dodici mesi, mentre la messa in commercio non può avvenire prime del mese di settembre del secondo anno successivo alla vendemmia (quarto anno per quanto riguarda le “Riserva”). Il quantitativo di Schioppettino di Prepotto prodotto attualmente è di circa 80mila bottiglie.


Ma veniamo alla degustazione odierna, effettuata durante i giorni del Vinitaly, dove, seppure con i ridottissimi tempi che, causa il sovraffollamento d’impegni che la fiera impone, abbiamo potuto assaggiare tredici vini, otto dell’annata 2016 e cinque della 2015, proposti dai produttori appartenenti all’Associazione Produttori Schioppettino di Prepotto.


Si tratta di descrizioni di massima e piuttosto sintetiche, che richiederebbero una degustazione più accurata, cosa non possibile in un ambito come il Vinitaly.

Annata 2016

Vini nel complesso di buona uniformità, caratterizzati da color rubino luminoso e da una nota speziata, freschi, fruttati e dalla piacevole beva.

Pizzulin
Color rubino luminoso. Intenso e pulito al naso, fresco, fruttato, speziato. Fresco anche al palato, succoso e sapido, con un bel frutto rosso ed accenni aromatici, note vanigliate, buona la persistenza.

Vie d’Alt
Rubino luminoso. Discretamente intenso al naso, presenta accenni affumicati. Mediamente strutturato, fresco, succoso, con un bel frutto ed una buona persistenza.

Vigna Lenuzza
Color rubino luminoso. Fresco ed intenso al naso, fruttato, con note balsamiche. Fresco, sapido, fruttato, mediamente strutturato, buona la sua persistenza.

Stanig
Rubino il colore. Balsamico, con accenni di cuoio e di legno dolce. Stessi sentori percepiamo alla bocca dove i tannini ci paiono leggermente asciutti, buona la persistenza.

Grillo Iole
Color rubino luminoso. Buona l’intensità olfattiva, presenta note balsamiche, frutto rosso e spezie dolci. Di buona struttura, fresco, sapido, fruttato, succoso, asciutto, con buona persistenza.

Valerio Marinig
Color rubino luminoso di buona intensità. Intenso al naso, balsamico, legno dolce, leggere note mentolate. Buona la struttura, succoso, legno dolce, accenni spezie piccanti (note pepate), asciutto, tannini importanti, buona la persistenza.

Ronco dei Pini
Color rubino di buona intensità. Balsamico al naso, legno dolce, spezie, leggera nota piccante. Di discreta struttura, succoso, con accenni piccanti e buona persistenza.

Antico Broilo
Color rubino-granato. Intenso al naso, accenni di cuoio e di legno dolce. Buona la struttura, come pure la trama tannica, sapido, asciutto, succoso, speziato, buona la persistenza.

Annata 2015
Annata climaticamente assai diversa rispetto alla 2016, inoltre i vini hanno potuto godere di un maggior affinamento, caratterizzandoli diversamente dal punto di vista organolettico.

Vigna Petrussa
Color granato. Buona l’intensità olfattiva, note balsamiche e vanigliate, frutto rosso macerato. Succoso, morbido, di discreta struttura, con bella trama tannica e lunga persistenza.

Vigna Traverso
Color rubino di buona profondità. Intenso al naso, fruttato, balsamico, con note floreali. Di buona struttura, intenso, frutto rosso, spezie (pepe), ritroviamo la nota floreale, buona la persistenza.

Colli di Poianis
Granato il colore. Balsamico al naso, spezie dolci, vaniglia. Succoso e fresco, di media struttura, presenta leggere note aromatiche, buona la persistenza.

Ronc Soreli
Profondo ed intenso il color granato. Buona l’intensità olfattiva come pure l’eleganza, balsamico, mentolato, con sentori di legno dolce. Fresco, strutturato, con bella trama tannica, note mentolate e legno percepibile, buona la persistenza.

La Buse del Lôf
Color rubino luminoso di discreta intensità. Fresco e fruttato al naso (ciliegia), accenni balsamici. Buona la struttura, note piccanti (pepe), succoso, legno percepibile, buona la persistenza.

Taste Alto Piemonte 2019: focus sul Gattinara in degustazione




Queste rocce che vedete, raccolte lungo la strada verso la Torre delle Castelle, che dall'alto della collina domina Gattinara, sono porfidi quarziferi del Biellese. Rappresentano, assieme al Monte Rosa e al suo influsso climatico, un tassello importante del terroir di Gattinara, Boca e parte di Bramaterra. La loro presenza si deve al Supervulcano che circa 300 milioni di anni fa, quando sulla Terra esisteva un solo continente chiamato Pangea, è esploso eruttando un'immensa quantità di materiale che 30 milioni di anni fa, a causa della collisione tra la placca africana e quella europea che ha poi formato le Alpi, è stata riportata in superficie formando l’attuale Geoparco Sesia Val Grande. La presenza di questi porfidi caratterizza i vini della zona conferendo loro grande acidità (ph4) e mineralità. 

Nervi – Gattinara 2015: impianto olfattivo fresco con importanti richiami balsamici che col passare del tempo lasciano spazio a note più territoriali dove ritrovo la mineralità rossa associata ad una bella sensazione agrumata di arancia amara. Al sorso è altezzoso, coerente, deciso, con un finale sapido la cui chiusura, leggermente amaricante, richiama le erbe aromatiche.


Franchino – Gattinara 2013: questo nebbiolo dell’Alto Piemonte lo riconoscerei tra mille per il suo vestito d’antan che non è altro che lo specchio di Mauro Franchino, storico vignaiolo di Gattinara, le cui vendemmie alla spalle sono commisurate alle rughe del suo viso. E’ un vino tradizionale, sincero, territoriale e senza fronzoli. Lo ami o lo odi.


Antoniolo – Gattinara “Osso San Grato” 2013: da questo importante Cru di Gattinara nasce sempre un nebbiolo austero ed aristocratico e, se non si ha il palato allenato per certe durezze, accentuate da una acidità decisamente elevata, può essere di difficile definizione. Degustato giovanissimo, come in questo caso, è ancora più enigmatico anche se è impossibile non percepire tutto il potenziale di questo Gattinara che, alla stregua di una supernova, è pronto ad esplodere in tutto il suo splendore. Bisogna solo dargli tempo, l'unico prezzo che dobbiamo pagare per goderci in futuro una bevuta indimenticabile.


Vegis – Gattinara 2013: venire dopo Antoniolo non è mai semplice soprattutto quando il vino, come in questo caso, non gode di grandissima complessità olfattiva rimanendo, anche quando lo bevi, molto schietto ma senza alcun guizzo che ti faccia strabuzzare gli occhi.


Caligaris Luca – Gattinara 2011: bizzarro l’impianto olfattivo dove arrivano forti sensazioni affumicate. Penso sia una bottiglia “problematica” ma poi le note di degustazione di Ernesto Gentili mi fanno capire che questo Gattinara, chissà perché, con l’evoluzione tira fuori queste note empireumatiche che, in maniera decisa, vanno ad oscurare gli altri odori di questo nebbiolo che riportano la mente al sottobosco, ai fiori rossi secchi e alla frutta macerata. Al sorso è decisamente più convincente grazie ad una buona tensione acida e ad un allungo sapido nel finale decisamente dinamico.


Torraccia del Piantavigna – Gattinara 2008: la terziarizzazione del nebbiolo di Gattinara si fa più evidente in questo vino dal fascino indiscutibile anche se con qualche capello bianco in più. L’impatto olfattivo, assolutamente cangiante, è un mix di sensazioni di legno di sandalo, tabacco dolce, rabarbaro, cola, mallo di noce, erbe aromatiche ed agrumi in confettura. Il palato è tutto giocato sul filo dell’ossidazione e su un profilo signorile, mai demodè, che rendono questo Gattinara una sorta di Sean Connery liquido dell’Alto Piemonte.


Cantina Delsignore – Gattinara Riserva “Borgofranco” 2013: dedicato alla città di Gattinara, simbolo di libertà ed autonomia sin dal 1242 quando ricevette la qualifica di Borgo Franco dalla Repubblica Vercellese, questo nebbiolo in purezza, fortunatamente, mantiene tutte le promesse di una Riserva seppure ancora in fasce. Impianto olfattivo estremamente variegato dove i toni di frutta rossa, tra cui spicca l’arancia sanguinella, le sensazioni di viola ammola e la mineralità rossa da porfido sono perfettamente integrate donando profondità ed ampiezza. Al sorso la struttura si delinea precisa anche grazie ad una trama tannica vibrante ben sorretta da una scia acido/sapida di grande impatto che fa preludere ad una vita media di questo vino che andrà oltre la mia. Finale succoso, sapido e lunghissimo.


Cantine Dei - Rosa 2018

di Stefano Tesi

Per l’estate 2019 anche una rossista come Caterina Dei si converte al rosato con questo Sangiovese 100% di un delicato rosa antico, ma che al naso rivela un profumo vigoroso e asciutto e in bocca offre una verticalità acida e salata quasi sorprendente. 


Godibile e niente affatto ovvio. Sembra una ballata (https://www.youtube.com/watch?v=2LXeH0xWBLY) delle Indigo Girls!

Chianina & Syrah: a Cortona tre giorni di festa tra vino e ciccia


Dopo i successi delle passate edizioni, torna Chianina & Syrah l’attesa tre giorni per la valorizzazione di due simboli della Valdichiana nonché icone del buon vivere toscano: la pregiata razza Chianina e il Syrah. 


Un evento pieno di appuntamenti culinari, meeting, incontri culturali, musica, masterclass, showcooking, presentazione di attività artigianali e cene con la partecipazione di Chef stellati da tutta Italia.   L’evento, ideato e organizzato da Terretrusche Events e sostenuto dal Comune di Cortona e dai Comuni della Valdichiana aretina, con la preziosa collaborazione del Consorzio Cortona Vini, Strade del Vino, Associazione Amici della Chianina La Valle del Gigante Bianco, Associazione Cuochi Arezzo, ristoranti di Cortona, ha come obiettivo quello di presentare il “Buon Vivere” in Toscana, in una città come Cortona, già sede di tanti eventi di successo legati all'enogastronomia.   “Con questo e altri eventi sul territorio” dichiara Vittorio Camorri, Presidente  di Terretrusche, “vogliamo portare l’attenzione, non solo sulle produzioni locali come la Chianina e il Syrah, ma anche creare dei momenti di contaminazione tra grandi chef e realtà locali e soprattutto diffondere la cultura del Buon Vivere in terra toscana per  incrementare i flussi turistici anche nei periodi di bassa stagione”.

Momenti di incontro che hanno ormai finalità più ampie rispetto alla partecipazione in loco,  e cercano di mediare valori molto importanti legati alla gastronomia come il creare una rete di operatori che condivida la filosofia della tracciabilità e dell’utilizzo di prodotti della filiera corta. Un appuntamento questo di Chianina & Syrah che racconterà tutto questo in un programma ricco di personaggi e incontri come si può vedere dal calendario allegato.  Ami la Toscana,  il Syrah, la Chianina? Sei appassionato di Vino, Cucina e Musica?  Non puoi allora mancare a Cortona dal 12 al 14 Aprile:  celebriamo il Buon Vivere nel più grande evento della Valdichiana.

Programma

Venerdì 12 aprile

Cortona: Chiostro di Sant'Agostino 19:00 - 20:30 APERITIVO SUL CHIOSTRO  I grandi Chef italiani incontrano i grandi vini di Cortona  Cocktail a cura di Tuscher Bar e Aibes,  Special guest: Sabatini Gin   Cortona: Auditorium di Sant'Agostino    20:30   CENA DI GALA STELLATA  Il Gigante Bianco sposa la Principessa Syrah  Gli chef di Cortona ospitano i maestri del gusto:  Paolo Gramaglia - Ristorante President, Pompei, chef 1 Stella Michelin; Silvia Baracchi - Ristorante Il Falconiere, Cortona, chef 1 Stella Michelin; Umberto di Martino - Ristorante Florian Maison, Bergamo, chef 1 Stella Michelin; Filippo Saporito - Ristorante La Leggenda dei Frati, Firenze, chef 1 Stella Michelin; Sergio Mei - Four Seasons, Milano, executive chef; Massimiliano Mandozzi - Casta Diva Resort, Blevio, executive Chef; Emiliano Rossi –Chef Osteria del Teatro Cortona Shady Hasbun, chef ospite della Prova del Cuoco; Emilio Signori - Locanda La Luna, Tirli, chef ospite della Prova del Cuoco; Matteo Donati - Ristorante Donati, Castiglione della Pescaia, chef; Marialuisa Lovari - Resort il Verreno, Ambra, chef dell'Equipe Alta Cucina Toscana; Keoma Franceschi, chef dell'Equipe Alta Cucina Toscana; Paolo Paciaroni - Relais Borgo Lanciano, Lanciano, executive chef; Stefano Lorenzoni - Pasticceria Arte Dolce, Monte San Savino, pastry chef. Sergio Dondoli: Gelatieria Dondoli San Gimignano (SI)   Durante la serata saranno consegnati i premi "Buon Vivere Chianina & Syrah 2019" a grandi nomi che si sono distinti nel 2018 per essersi impegnati nella valorizzazione e comunicazione delle eccellenze di un territorio e serviti da sommelier AIS solo vini Syrah di oltre 20 cantine di Cortona. Ospite d'onore: la cantina siciliana Tasca D'Almerita con i vini Syrah della Tenuta Sallier de la Tour. Ospiti speciali: il sommelier Luca Martini, miglior Sommelier del mondo 2013, gli enologi Umberto Trombelli e Renzo Cotarella.  Musiche di OIDA, orchestra instabile di Arezzo.  Solo su prenotazione euro 65,00 a persona

Sabato 13 aprile

10:30 - 19:00   MOSTRA DEGUSTAZIONE  Cortona Auditorium Sant'Agostino  Il vino Syrah, la razza Chianina, il buon vivere Degustazioni di oltre 24 cantine produttrici del territorio di Cortona, abbinate a piatti proposti da ristoranti locali e chef aderenti. Ingresso € 15 con 3 degustazioni di Chianina e degustazioni vini libere.   08:30 - 12:00   Camucia Piazza Chateauh Chinon Camucia 66° MOSTRA DEL VITELLONE BIANCO DELL'APPENIMO CENTRALE   Esposizione di oltre 100 bovini di razza chianina, animali da selezione iscritti al libro genealogico nazionale, vitelloni da macello e femmine da carne pregiata, degli allevamenti delle province di Arezzo e Siena. La manifestazione coinvolge infatti gli allevamenti di tutte le vallate vicine: Valdichiana aretina e senese, Casentino e Valtiberina.  Cortona Auditorium Sant'Agostino  11:00 COOKING SHOW  Dimostrazione di cucina dello chef Sergio Mei dal 1969 Executive Chef del Four Season di Milano    La Chianina secondo Sergio Mei. “Reinvento E Reinterpreto Ricette Tradizionali. La Perfezione Non Esiste; Ma Esistono Ricette Straordinarie” Sergio Mei   12:00 – 12:30 TALK Presentazione del libro: La Fiorentina Osti, macellai e vini della vera bistecca. Di Aldo Fiordelli, giornalista e critico enogastronomico dell’Espresso e del Corriere della Sera, con la speciale partecipazione di macellai del territorio, Aldo Iacomoni, Macelleria da Aldo Monte San Savino, Franco neri, macelleria del Consorzio Agrario di Siena sede di Bettolle   12:30 - 14:30 DEGUSTAZIONE Chianina & Syrah Experience Pranzo sul Chiostro con Masterclass "Com'è la vera Fiorentina" secondo il critico enogastronomico Aldo Fiordelli, con dimostrazione di cottura della pregiata bistecca di razza Chianina con i grandi macellai della Valdichiana.  Cottura a vista della pregiata bistecca di razza chianina. Possibilità di degustare una bistecca da 1 kg con abbinati 3 vini del territorio di Cortona e 1 vino della cantina siciliana ospite Tasca d'Almerita.   12:00 - 14:30    SHADY'S BURGER for Chianina & Syrah.Direttamente dalla prova del cuoco lo Chef aretino ha creato uno speciale burger per la manifestazione. In anteprima per Chianina e Syrah lo Shady's  Burger    panino al sesamo chutney alle cipolle e Syrah pomodoro hamburger di Chianina IGP valeriana maionese all'Aglione   15:00 - 16:00 MASTERCLASS Masterclass del wine blogger Francesco Saverio Russo La poliedricità della Syrah di Cortona  Degustazione di 6 diverse espressioni del vino simbolo dell'areale cortonese.  16:00 - 17:00 TALK Tavola Rotonda con l'esperta Roberta Garibaldi. Modera Luca Managlia di Identità Golose Scopriamo insieme la ricetta del Turismo enogastronomico. La Chianina e il Syrah due eccellenze della Valdichiana. Per il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2019 redatto da Roberta Garibaldi, la Toscana è anche la prima regione per numero di agriturismi (4.568), per numero di Strade del Vino e dei Sapori (22) e per numero di tour operator stranieri che la offrono al primo posto tra le proposte (il 72%), nonché la più prenotata su TripAdvisor per “tour gastronomici” e “tour enologici & degustazione vini”.  18:00 - 19:00 MASTERCLASS Masterclass del wine blogger Francesco Saverio Russo Cortona in Rosa - Sfida impossibile o scommessa vincente? - Degustazione di 6 vini rosati fermi da uve Syrah. Durante tutta la giornata degustazioni sensoriale di musica e vino con OIDA - orchestra instabile di Arezzo.

Domenica 14 aprile

10:30 - 19:00 MOSTRA Il vino Syrah, la razza Chianina, il buon vivere Degustazioni di oltre 24 cantine produttrici del territorio di Cortona, abbinate a piatti proposti da ristoranti locali e chef aderenti.  Ingresso € 15 con 3 degustazioni di Chianina e degustazioni vini libere.  12:00 - 13:00 COOKING SHOW Dimostrazione di cucina della chef Silvia Baracchi, 1 stella Michelin, ristorante Il Falconiere, Cortona  Cosa cresce sotto il Sole della Toscana  I grandi piatti del relais chateaux Il Falconiere abbinati ai grandi vini della Baracchi winery  13:00 - 15:00 DEGUSTAZIONE Chianina & Syrah Experience Pranzo sul Chiostro con il critico enogastronomico Leonardo Romanelli, con dimostrazione di cottura della pregiata bistecca di razza Chianina con i grandi macellai della Valdichiana e Andrea Berti delle coltellerie Berti che presenterà il famoso coltello Valdichiana. Al taglio della Bistecca il Macellaio Claudio Lunghini Cottura a vista della pregiata bistecca di razza chianina. Possibilità di degustare una bistecca da 1 kg con abbinati 3 vini del territorio di Cortona e 1 vino della cantina siciliana ospite Tasca d'Almerita.   15:00 - 16:00 MASTERCLASS   Masterclass del critico enogastronomico e sommelier Leonardo Romanelli  Il Syrah di Cortona negli anni: la potenzialità di un vitigno espressa attraverso la sua longevità attraverso la degustazione di un’annata uguale per tutti i produttori prescelti: il 2010 , insieme al vino della tenuta Sallier de La Tour, azienda siciliana che aiuterà a capire quando incida la differenza del Terroir nell’espressione del Syrah 16:00 – 17:00 COOKING SHOW Dimostrazione di cucina dello chef Emiliano Rossi, Osteria del Teatro, Cortona La Chianina secondo lo Chef Emiliano Rossi: tra tradizione e innovazione 17:00 - 17:30 TALK   Presentazione del marchio Chianina&Aglione Il marchio che unisce due grandi eccellenze della Valdichiana per raccontare un territorio attraverso due grandi prodotti.  Durante tutta la giornata degustazioni sensoriale di musica e vino con OIDA - orchestra instabile di Arezzo.

Mangiare bene nel Chianti Classico: Osteria Le Panzanelle

di Stefano Tesi

Sarà anche vero che, traboccanti il vaso e il business della cucina stellata e gourmet - o ancor di più del baraccone di stardom comunicativo che un certo sistema si porta appresso, fate voi - le trattorie stanno tornando un po' strumentalmente di moda. Ma, almeno per quanto mi riguarda, l'amore verso i locali defilati e campagnoli non c'entra coi trend, bensì con la nostalgia. O meglio con odori, sapori e atmosfere di quando, da bambino del tutto estraneo alla dialettica del palato e attento solo ai messaggi diretti della gola, la domenica andavi a pranzo con la famiglia nei ristoranti rustici un po' fuori mano che solo il tuo babbo (pensavi tu) poteva conoscere. E non capivi come.


Purtoppo il dilagante mangificio toscano e la retorica del tipico hanno, anche e soprattutto nella mia regione, ridotto al minimo l'esistenza delle trattorie rispondenti ai tre, soli, veri requisiti che dovrebbero connotare questa benemerita categoria. Primo: una cucina solida, saporita, casereccia, subito riconoscibile e tuttavia mai caricaturale ad usum turistarum. Secondo: a dispetto del punto uno, una leggerezza finale dettata dalla qualità delle materie prime e dalla mano esperta della cuoca (già, perchè in trattoria i cuochi sono più spesso donne, come da antico retaggio rurale). Terzo: un conto accettabilmente in linea con la semplicità del locale, perchè di trattorie care come gli stellati ne abbiamo piene ciò che sapete.


Ebbene, in questa prospettiva, da qualche anno, ogni volta che passo da Lucarelli - frazione di Radda in Chianti e a occhio un centinaio di anime proprio, a ridosso del confine tra le provincie di Siena e Firenze - mi fermo a mangiare un boccone a Le Panzanelle.
Per i miei pranzi-nostalgia ha tutto: l'uscio proprio sulla strada, la classica saletta a travi e correnti al pianterreno e una più vasta sala al piano di sopra, cui si accede con l'immancabile stretta scala dall'ingresso. Arredo sobrio quanto basta ad evitare l'effetto cartolina e una clientela variopinta che spazia dallo straniero residente alla famigliola locale che porta il nonno a pranzo nel giorno di festa, da qualche produttore chiantigiano alle personalità locali. E tanta gente normale.
Sarà per questo che ogni volta che ci vado incontro qualcuno che conosco. Ma a darmi conforto sono il cibo e il vino.


L'ultima volta (il menu cambia unas volta al mese) gli antipasti erano ovviamente quelli nostrani, ma i crostini erano veraci, i salumi più che buoni e gli involtini caldi di malanzane una piacevole sorpresa. Coi primi si va sul sostanzioso: gli spaghetti di Pesticcia (funghi, pomodoro e salsiccia) sono assai saporiti ma per stomaci robusti, non da meno le pappardelle sulla nana, mentre più accessibili risultano le lasagne di zucca gialla e porri. Tra i secondi, per gli amanti del genere è consigliata la cotoletta di trippa, altrimenti il peposo di guancia o l'immancabile bistecca, anche se i miei commensali consigliano pure l'ossobuco. Contorni classici e sapidi, dolci pochi ma buoni, pane buonissimo che infatti finisce subito e te lo devono riportare.


A questo punto il conto è sui 35 euro, che potrebbero apparire non economicissimi (ma neppure troppi, considerato lo standard chiantigiano).
Il bello arriva con la carta dei vini che, in contrasto col menu scarno, non solo spazia con una certa originalità, abbondanza (circa 300 "referenze", perdonate l'abominevole espressione) ed acume in Italia e all'estero (oltre a sguazzare per i Gallo Nero e in Toscana, si capisce), ma propone le bottiglie a ricarichi, come si usa dire, "onestissimi". Io direi anche di più, perchè con meno di venti euro si bevono dei vini da fare le capriole e ci si toglie pure lo sfizio di provare quello che non si conosce. Ah, d'estate si mangia pure all'aperto.

Osteria Le Panzanelle
Località Lucarelli, 29 53017 
Radda in Chianti, Siena - Italia
Tel./Fax. +39 0577 733511
Chiuso il Lunedì.