AUGURI DI BUON ANNO
Pubblicità (non) occulta del vino....
Leggevo ultimamente di Mara Venier che forse verrà multata dall'Autorità Garante perchè durante l'Isola dei famosi metteva in mostra dei gioielli da lei creati. In generale, spesso durante le trasmissioni TV si vedono prodotti il cui marchio viene coperto con un pezzetto di nastro nero per evitare che si capisca la marca.Ora, se questo è vero, allora non capisco quello che ho visto in questi giorni: ben due trasmissioni TV (EAT Parade e Domenica In) dove "eminenti" esperti di vino e sommelier professionisti, senza che passasse in sovraimpressione la scritta "Messaggio Pubblicitario", elogiavano le virtù di alcuni vini mostrando in maniera molto diretta l'etichetta della bottiglia oppure menzionando, senza troppi giri di parole, esplicitamente
il produttore.Proviamo ad abbinare il cioccolato Amedei?
pandori e torroni, ogni tanto, soprattutto a casa di amici gourmet, mi capita di trovare qualche tavoletta di cioccolato o pralina Amedei, storica e pluripremiata azienda toscana che produce prodotti di altissimo livello (più volte è stata premiata come meglior produttore di cioccolata del mondo).Ma come degustare ed abbinare il cioccolato? Se andiamo sul sito di Amedei (http://www.amedei.com/jspamedei/segreti.jsp) ci renderemo conto che anche nel caso del cioccolato siamo di fronte a fasi di degustazione: visiva, olfattiva, uditiva e gustativa. Innazi tutto dovremmo dotarci del c.d. napolitan, un cioccol
atino quadrato, dal peso di 4,5 gr. Il cioccolato va prima di tutto esaminato visivamente perchè solo un cioccolato "sano" di qualità ha un colore brillante e privo di opacità e patine. Alzi la mano chi non ha mai mangiato i gianduiotti patinati di bianco che ci ha dato la vecchia nonna.. Il napolitan deve essere poi "inspirato", per percepire i profumi e gli aromi tipici di ciò che staremo per mangiare. Così come ogni vitigno avrà i suoi aromi tipici, anche il cioccolato, a seconda della sua provenienza, avrà le sue caratteristiche. Anche l'udito è fondamentale perchè quando il napolitain viene spezzato, produce un suono limpido, indice di una buona cristallizzazione del burro di cacao. La gustativa è la parte più "interessante" e golosa. In tale ambito bisogna ricordarsi che mentre il cioccolato si scioglie in bocca, è importante introdurre dell'aria nella cavità orale, in modo che il sapore del napolitain possa estenders
i ed allargarsi. Nel cioccolato l'equilibrio dei profumi e dei sapori si manifesta quando l'amaro non è l'elemento dominante ma il suggello di una completezza espressiva.Krug Clos du Mesnil 1996. Almeno una volta nella vita..
Su questo ho pochi dubbi: Clos du Mesnil sta allo Champagne come la Romanée-Conti sta al Pinot Nero. Una volta nella vita 1000 euro si potrebbero anche spendere, magari dividendo tra amici, per acquistare una bottiglia unica nel suo genere, vino anzi Champagne che dà pure, vero, grandi emozioni.Oggi parliamo di Francia, parliamo di Krug e del suo prodotto di punta, il Clos du Mesnil,un blanc de blancs millesimato che ha la caratteristica specifica di esser prodotto da un singolo storico vigneto, il Clos du Mesnil appunto, che copre appena 1,85 ettari all'interno del piccolo villaggio di Mesnil-sur-Öger, nella celebre Côte des Blancs. Racchiuso da un muro di pietra (il c.d. clos) risalente al 1698, come testimoniato da una lapide su una delle sue mura, il Clos du Mesnil e,in particolare, lo Chardonnay qui piantato, è benedetto da un microclima ideale essendo situato a sud-est e al riparo dalle intemperie grazie al suo muro e alle case circostanti.
Il Clos du Mesnil, quando venne acquistato nel 1971, era un vecchio vignet
o alquanto trascurato e da ciò dipese la scelta della Maison di reimpiantare nuovi vitigni di Chardonnay. In tale ambito, Henri Krug, che da subito aveva capito le potenzialità del cru, decise di reimpiantare le viti in fasi successive, sapendo bene che uno champagne ha più carattere quando è fatto con uve raccolte da vigneti di età diverse. Tutto il Clos du Mesnil fu reimpiantato in otto anni e il 1979 fu l’anno zero per il Krug Clos du Mesnil in quanto è stata la prima vendemmia ritenuta in grado di soddisfare le elevate aspettative della Maison. Quando il vino fu degustato tutte le speranze e la lungimiranza di Henri Krug si concretizzarono in un baleno: si era di fronte ad uno Champagne splendido e fu deciso che non vi sarebbe alcun assemblaggio.
Il Clos du Mesnil 1996 da me degustato rappresenta una superba interpretazione di un millesimo storico in Champagne, uno dei migliori del secolo, e fa capire al mondo quanto potenziale può avere l’uva Chardonnay se vinificata e “spumantizzata” come si deve.Al palato si capisce subito che siamo di fronte ad un grandissimo Krug, i suoi segni distintivi sono evidenti: sensazioni di miele, agrumi canditi, croccante, sottobosco, a cui si aggiunge una stupende vena minerale, tipica espressione del terroir. Nel Clos du Mesnil, rispetto agli altri Champagne, c’è molto di più, c’è una freschezza quasi tagliente nonostante l’età, c’è potenza, c’è complessità, c’è una persistenza infinita dopo averlo deglutito. E’ un peccato, un vero infanticidio berlo ora visto che ha ancora tanti anni di fronte a sè e con un potenziale ed una evoluzione ancora tutta da scoprire.
Il Krug è per me lo Champagne. Il Clos du Mesnil è un’esperienza mistica.
Sergio Mottura - Magone 2006: un Pinot nero che mi piace!!
Ho avuto il piacere e l'onore di ospitare Giuseppe Mottura in una delle tante cene col produttore che il mio Enoclub Roma organizza mensilmente al fine di cercare di ridurre le distanze tra chi produce e chi beve il vino. Tra i tanti vini presentati durante la serata, oltre ai sempre ottimi Latour a Civitella e Muffo, quello che mi ha colpito di più è stato il loro pinot nero, il Magone 2006. Strano a dirsi visto che reputo questa uva degna di esser coltivata solo in Borgogna, ma questo pinot, soprattutto rispetto a quello bevuto recentemente di Fontodi, l'ho trovato molto elegante, pulito, con una sua precisa personalità che, a mio giudizio, cerca di evitare inutili scimmiottamenti con "cugini" francesi.
rietali dell'uva con bei ricordi di ribes, lampone, mirtillo, viola, chiodi di garofano e leggera cannella. In bocca la peculiarità principale del vino è il suo estremo equilibrio, l'alcol (siamo sui 13,5%) è controbilanciato adeguatamente dall'acidità e il tannino, grazie al magistrale lavoro di affinamento svolto sia dal legno, mai invadente, sia dalla bottiglia, è perfettamente integrato. Discreta la persistenza finale su ritorni di frutta rossa di bosco e spezie. Concludendo, siamo di fronte ad un bel pinot nero, elegante e deciso al tempo stesso, per nulla banale, che si beve facilmente a tavola e trova un perfetta armonia su una millefoglie di manzo in crosta di patate.A Natale se ne vedono di tutte, anche l'abbinamento tra Franciacorta e cioccolato
Una proposta unica di Bersi Serlini, cantina in Franciacorta dal 1886, e di T’a - sentimento Italiano, il nuovo Brand di Tancredi e Alberto Alemagna. Una Magnum Rosé (Chardonnay 70% and Pinot Noir 30% ) e 15 cioccolatini (latte 40% con aggiunta di Gianduia) sono racchiusi in una seducente confezione che comunica attraverso un contrasto di colori che esaltano le caratteristiche dei due prodotti: un caldo e voluttuoso marrone cacao con inserti di un acceso e dirompente rosa fucsia. L’effetto del Franciacorta Bersi Serlini Rosè su questo cioccolato, a lungo studiato dai maestri cioccolatieri di T’a – sentimento italiano, è sorprendente: morbido cioccolato, solleticato da delicate bollicine che liberano un piacere profondo.Un regalo originale che parla di piacere e di gusto a chi durante le feste vuole per sé e per i propri cari un momento unico, nella migliore tradizione delle famiglie Bersi Serlini e Alemagna. Cioccolato&Rosè è distribuito in scatole limited edition nelle migliori enoteche, gastronomie e boutique del cibo goloso.
Bersi Serlini, in Franciacorta dal 1886, è una storica azienda che si contraddistingue per la forte vocazione alle bollicine DOCG e produce vini con immutata passione da tre generazioni. Otto i Franciacorta prodotti, otto le tipologie di questo straordinario vino che raccontano l’unicità e l’originalità di un’azienda che ha saputo coniugare tradizione e modernità, territorio e innovazione, passione e cultura. Arricchiscono e completano la gamma dei prodotti le piccole produzioni di Curtefranca DOC, bianco e rosso, e quella delle grappe. Le bollicine Bersi Serlini sono quasi interamente prodotte con uve Chardonnay, il vitigno per eccellenza, che dona eleganza e finezza, finissimo perlage e profumi floreali nel bicchiere. Energia elegante, bollicine finissime, danza nel bicchiere, piaceri intimi ed eleganti nel palato. Energia pronta a festeggiare. I vigneti, 35 ettari interamente di proprietà dell’azienda, sono coltivati applicando i principi della Coltura Ecoambientale, con un ridotto utilizzo di trattamenti e quindi un maggiore rispetto per l'ambiente. T’a - Sentimento Italiano è un brand nuovo e giovane che combina tradizione e creatività. Il cioccolato T’a – Sentimento Italiano, fatto a regola d’arte, nato dal desiderio di Tancredi e Alberto Alemagna, giovanissimi e appassionati, di raccogliere un’eredità familiare votata alla qualità e all’innovazione, è proposto come lusso goloso da concedersi soli o da condividere in ogni occasione.
Aiutiamo l'AMREF regalando Rosso di Natale
Attraverso l'acquisto di queste splendide bottiglie Etikè Italia SRL sostiene il pro
getto vaccinazioni di Amref. Ti offriamo la possibilità di regalare queste uniche bottiglie di vino da collezione con etichetta in ceramica fatta a mano, in più ogni bottiglia è confezionata singolarmente. Un regalo prestigioso e di sicuro effetto, perfetto per la tavola natalizia. Non solo un regalo eccezionale ma un aiuto a sostenere il progetto vaccinazioni di Amref attivo in Nord Uganda a favore dei bambini sotto i 5 anni contro le malattie infettive più pericolose.Sassicaia 2000 oppure Ornellaia 2000?
Secondo me sono vini ben diversi, il primo molto fine, elegante e forse molto più pronto di un Ornellaia a cui gioverebbe un altro pò di bottiglia visto il tannino ancora non troppo digerito.In particolare, ho trovato il Sassicaia 2000 di un bel colore rubino intenso con unghia leggermente granata, al naso i classici sentori del cabernet sono abbastanza nitidi, esce subito la belle nota di peperone seguita da più eleganti sensazioni di frutta rossa matura, caffè, sottobosco, cacao, che si fondono con un bella vena balsamica e speziata. Al palato si capisce subito pe
rchè il Sassicaia è un gran vino in quanto armonicità, eleganza e consistenza si fondono perfettamente originando tannini setosi e un finale che non finisce mai. Lo comparo ad una ballerina étoile della Scala.I Vini delle Sabbie
Da vigneti della bassa gallura, a 200 metri dal mare, è un vermentino che gioca tutte le sue carte su una splendida nota sapida (e non poteva esser altro) e su eleganti sentori di frutta gialla (susina e pesca) e fiori bianchi. Bevuto fresco la nota alcolica del vino, ben 15°, è ben equilibrata dalla vivace acidità. Buon finale dal tipico retrogusto ammandorlato.
Un vino dell'etna, da terreni sabbiosi ricchissimi di minerali, il Serra della Contessa, da uve nerello mascalese e nerello cappuccio, si presenta di un colore rubino intenso con un naso dove si rincorrono le sensazioni di frutta nera di rovo, minerale e selvatico. In bocca è caldo, intenso, con un attacco leggermente tannico ben equilibrato dall'alcol. Finale persistente dove tornano i ricordi di mora e lampone. Vino ben fatto che a mio parere manca di personalità. L'Etna propone decisamente vini migliori e più emozionanti!Fontodi Pinot Nero "Case Via" 2006: perchè?
il suo fascino, la sua potenza sempre misurata e mai eccessiva. Certo, per bere bene in Borgogna bisogna spendere qualche decina di euro, però superata quella soglia avremo sempre di fronta grandissime bottiglie di Pinot Nero, uva che considero personalmente Autoctona della zona. Pertanto, ogni tentativo di vinificazione in altre aree significa adattare il pinot e non farlo esprimere come dovrebbe e meriterebbe. Quanto detto assume rilevanza e significato quando ci si trova, e spiegherò il motivo, davanti ad una bottiglia di Pinot Nero "Case Via" 2006, vino prodotto da Fontodi, storica azienda del chiantigiano che produce, tra i suoi vini, il Flaccianello della Pieve, uno dei primi grandi supertuscan prodotti unicamente con uve Sangiovese.
onoscerei come pinot nero in quanto cromaticamente si presenta rosso rubino di buona intensità e non quasi trasparente come dovrebbe. Al naso presenta principalmente sentori selvatici, di humus, cuoio. Solo dopo, timidamente, cominciano a uscire i frutti rossi e un lieve floreale. Se all'olfattiva il vino può anche passare, e alla gustativa che perde, e non pochi, colpi. L'ingresso in bocca è caldo ma subito si avverte l'irruenza del tannino così straripante, polveroso, che rende il vino abbastanza scomposto. Cavolo ma stiamo bevendo un Pinot Nero o un Chianti Classico? Finale di media persistenza su ricordi di ciliegia matura e sottobosco.Non potevamo certo dormire senza la classifica del Wine Enthusiast Magazine: la top cellar selection of 2008
classifica ufficiale dei migliori 100 vini del 2008. Una lista che, a prima vista, risulta più equilibrata e meno sensazionalistica rispetto a quella redata da Wine Spectator, e che pone come fattori determinanti per l'inserimento o meno di un vino, oltre al punteggio, anche il suo prezzo e la sua reperibilità. Questo è il motivo per cui non trovere inserito Chateau Petrus 2005 che pur avendo 100 punti ha un prezzo superiore ai 6000 dollari con una scarsa reperibilità in commercio.La parte del leone della classifica (che trovate su http://www.winemag.com/Media/PublicationsArticle/Cellar%20Selects_0.pdf) la fa la Francia con 38 vini e l'Italia con 16 vini. In tale ambito particolare enfasi è stata data al millesimo 2005 dei Grands Crus de Bordeaux e al millesimo 2004 dei vini toscani.
che viene descritto come potente ed elegante al tempo stesso e che avrà grandi margini di miglioramenti futuri. Piccola considerazione finale: e i Barolo 2004? e il Piemonte??? Signori avete tralasciato un pezzo di grande enologia italiana. Vabbè, meglio così, ce lo berremo noi alla faccia degli americani che sorseggiano solo Toscana...
Di ritorno da Eat-Alia: piccoli appunti di un viaggio alla scoperta del gusto
valido supporto di Pamela Guerra, all'interno del bellissimo Castello Ducale Orsini Bottoni nelcentro storico di Fiano Romano (Roma). Che dire, è stata una giornata ricca di emozioni perchè ho incontrato vecchi e nuovi amici e ho scoperto
tantissime realtà enogastronomiche di grande interesse. Tanti sono i ringraziamenti che vorrei fare: anzitutto vorrei ringraziare Cosimo e Pamela per la loro ospitalità e la grande cura che hanno messo nel mettere in piedi una manifestazione simile. Ragazzi continiuate così. Dopo di che vorrei ringraziare Davide Canina de "La Terra dei Vini" con cui collaboreremo sicuramente in futuro a Roma, insieme al mio Enoclub, per promuovere i vini piemontesi da lui selezionati (seguiranno articoli ad hoc per le degustazioni effettuate). Menzione d'onore ai prodotti della Brencio di cui ho potuto degustare i buonissimi formaggi sott'olio e le formidabili marmellate. Aspetto campionatura....Un altro incontro importante è stato quello con Luciano di Podere San Lorenzo per la passione che mi ha tramesso parlando della sua piccola grande azienda di Montalcino. Anche a te, se vorrai, ti dico a presto.....
Altro caloroso abbraccio va alle signore dell'ADRICESTA onlus per quanto fanno per i bambini più bisognosi. Bellissima e calorosissima è la vostra sciarpa e a presto per una serata di beneficenza, magari anche con Alessandro Preziosi come ospite d'onore.
di di Cascina Carpini perchè mi ha fatto cambiare idea sul barbera: è vero Paolo, vinificato come si deve da vita a grandissimi vini e il tuo Brama d'Autunno, di cui seguiranno note gustative, rappresenta un vero capolavoro. Sarò per me un onore presentarti a Roma! Grazie anche a tua moglie per il buonissimo Olio del Garda che mi ha fatto degustare, una vera perla.Elena Walch e il suo Gewurztraminer Kastelaz 2007
freschezza e bevibilità. Sempre più, invece, mi imbatto in vini bianchi che sembrano prodotti nel sud Italia visto i loro 15° a
lcolici e il colore giallo dorato intenso. Ma perchè? Perchè anche Elena Walch, brava produttrice, ha ceduto alla moda di creare questi vini così grassi? Perchè le guide, dal canto loro, continuano a premiare questi vini che tutto sono meno che territoriali?
Di un giallo dorato carico, presenta al naso sentori di frutta tropicale (papaya, litchi, ananas maturo), agrumi, camomilla, rosa gialla, miele. Una olfattiva di una grande intensità dove, e questo forse è l'unico pregio del vino, non si sente per nulla l'elevata gradazione alcolica. Eat-Alia, parte da Fiano Romano la scommessa di Cosimo Erede..
Molti gli eventi in programma per le due giornate di mani
sabbie", dedicata ai rari vini provenienti da vitigni da piede franco; mentre nella giornata di domenica, si svolgerà la degustazione "Vitigni rari piemontesi". Per il pubblico dei tanti appassionati che visiteranno la manifestazione, è stato indetto un piccolo concorso fotografico <http://www.eatalia.eu/news-dettaglio.php?id_news=19> amatoriale dal titolo "La mia Eat-Alia": uno sguardo, un sorriso, un momento particolare o simpatico della permanenza all'interno del Castello Ducale di Fiano Romano i giorni 6 e 7 dicembre. In palio una macchina fotografica digitale e vini offerti dalle aziende Cascina I Carpini (AL) e Li Seddi (OT).Percorsi Di Vino sarà presente alla manifestazione, sarà occasione per incontrare amici vecchi e nuovi. Se andate non mancate di provare i vini laziali di Sergio Mottura, Cantina Cerquetta e Casale Marchese, vere chicche enologiche del panorama della mia Regione. A presto con un articolo dettagliato!
Il cioccolato monogusto al formaggio Giraudi e i suoi abbinamenti enologici...
cioccolato impreziosite da un ingrediente gustoso quanto strano se lo pensiamo perfettamente amalgamato al cacao: il formaggio.L'idea di combinare cioccolato e formaggio per realizzare cioccolatini è nata dalla voglia di proporre un prodotto alternativo per l'aperitivo o una dolce e particolare "compagnia" per una birra a metà pomeriggio.
rio del Dr. Carlo Fiori, titolare dell'azienda Guffanti leader nell'affinamento di molti prodotti caseari, sono stati individuati quattro tipi di formaggi (Toma Ossolana, Piacintinu di Enna, Gorgonzola, Parmigiano Reggiano) per realizzare altrettanti tipi di cioccolatini in un crescendo di emozioni gustative che ieri sera si sono concretizzate grazie al sapiente abbinamento del cioccolatino al gorgonzola a due grandi vini: il marsala vergine "Terre Arse" 1998 di Cantine Florio e il "Muffa Nobile" 2005 di Castel De Paolis.
Il primo, prodotto nelle Contrade di Birgi e Spagnola, nella fascia costiera a nord di Marsala, affina almeno 8 anni in antiche botti in rovere da 1.800 litri. La sua gradazione alcolica, i suoi sentori di miele di castagno, mallo di noce, mandorla amara, la sua infinita persistenza, ben si sposano al cioccolatino al gorgonzola che ha bisogno di tanta sostanza per essere armonicamente abbinato (ricordo che sia il cioccolato che il gorgonzola sono alimenti molto grassi e dalla elevata persistenza che hanno bisogno di alcol e vini dalla grande P.A.I per poter avere un abbinamento equilibrato).
au d'Yquem tanto per capirci) completamente attaccate da Botrytis Cinerea, ha profumi più setosi del Marsala grazie alle sue note di albicocca passita, fico secco, dattero, miele e vaniglia. In bocca la bella spalla acida equilibra alla grande le componenti morbide del vino che in tal modo risulta di buon corpo, ricco e persistente. Un ottimo compagno per il cioccolatino al gorgonzola Giraudi che, in tal caso, rispetto al Terre Arse, risulta maggiormente valorizzato (d'altronde è cosa nota il perfetto abbinamento tra vini muffati e formaggi erborinati). Un connubio sublime quello tra vino, cioccolato e formaggio, un connubio che cercherò di approfondire andando a degustare gli altri cioccolatini della gamma Giraudi.Un Morellino di Scansano da ricordare quello de I Botri di Giaccioforte!
ne fanno un complesso agrario chiamato “I Botri”. I precedenti proprietari, forti di antiche tradizioni vitivinicole, avevano impiantato il vigneto nel 1970 servendosi delle migliori qualità di vitigni selezionate dalle loro vigne ubicate nel comune di Scansano.
Giulia e Giancarlo si mettono subito all’opera. Ammodernano l’azienda originaria, innovano i sistemi di produzione del vino mantenendone inalterati la tipicità e il gusto: in altre parole, le peculiarità del prodotto locale (Morellino di Scansano e Bianco di Pitigliano). Si orientano verso “Il biologico” come sintesi della loro attività, dimostrando in tale scelta notevole lungimiranza. Nel 1994 ottengono la certificazione di “Azienda Biologica” (reg. CEE legge 2092/91), primi a produrre in maremma Morellino di Scansano Biologico.
uoio e sottobosco iniziano lievemente a fare capolino. In bocca rimane la stessa eleganza e lo stesso equilibrio del 2005. Menzione a parte merita il 2000, vino per il quale è stata usata pochissima anidride solforosa e che, nonostante oggi abbia molti capelli bianchi, risulta di una bellissima complessità: nel bicchiere le sensazioni olfattive cambiavano di continuo, si sentiva il cuoio, il pomodoro secco, la salamoia, la confettura di prugne, il caffè, il cioccolato, la viola appassita. Peccato per qualche sentore di maderizzazione che ci fa pensare ad una vita residua abbastanza limitata. Mondial du Merlot: vincitori e vinti
ISICOM SA in collaborazione con VINEA i giorni 15 e 16 novembre nella magnifica cornice dell’hotel Villa Principe Leopoldo di Lugano, si è concluso con un grandissimo successo. Il concorso, patrocinato dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), dall’Union Suisse des OEnologues (USOE) e dall’Association Suisse des Sommeliers Professionnels (ASSP), ha visto la partecipazione di 24 nazioni con 278 vini, di cui il 62% provenienti dall’estero. E gli italiani?
Il migliori merlot d'Italia è il "La Macchia, Provincia di Pavia Rosso IGT, 2000" dell'Azienda Agricola Bellaria di Paolo Massone. Complimenti! Cercherò di degustare questo vino il prima possibile per verificare di persona se effettivamente siamo di fronte ad un grande merlot.
Il vino venuto dalle anfore: dalla Georgia a Josko Gravner
stanno imperversando in tutto il mondo con la produzione di vini prodotti non all'interno di vasche d'acciaio o barrique ma bensì all'interno di grandi anfore. Qualcuno potrebbe pensare che sono i nuovi geni dell'enologia ma, se rileggiamo bene la storia del vino, notiamo che queste persone non hanno fatto altro che intraprendere una strada che i nostri antenati conoscevano già benissimo. Volete un esempio? Tutankhamun era solito bere vino prodotto in anfore. Fin dalla terza dinastia (2700 anni avanti Cristo), le tombe sono ricche di rilievi e pitture che raffigurano le diverse fasi della produzione del vino nei minimi dettagli: la raccolta nei vigneti dei Delta e delle Oasi, lo stivaggio dell'uva nei grandi tini di pietra, legno o argilla, che venivano tappati meticolosamente: nella prima fase della fermentazione si copriva il loro
collo con dei fango, lasciando un piccolo foro per la fuoriuscita dei gas; si procedeva con l'immagazzinamento, lungo alcuni mesi, per la seconda fase della fermentazione. Le anfore avevano la base rastremata per raccogliere la posa. L'ultima fase della lavorazione era la chiusura ermetica dell'anfora, che riportava in cima i dati relativi al contenuto, l'anno di produzione, la zona di provenienza, il nome del vinaio, né più né meno come accade oggi con i vini di pregio. In base a tali dati venivano stabiliti la qualità del prodotto e il suo prezzo. Nel corredo funerario della tomba di Tutankhamun, morto nel 1323 a.C., sono state rinvenute una trentina di anfore. 26 di esse risalgono agli anni 4, 5, 9 del regno del faraone e ciò conferma che egli regnò circa 9 anni. Poiché le anfore non erano smaltate, all'interno, nei secoli il vino è evaporato e tutto ciò che oggi resta sono dei depositi appiccicosi sul fondo che però sono bastati per risalire alla composizione del vino. Ad averla decifrata a livello molecolare sono stati i ricercatori dell'Università di Barcellona. Le analisi, spettrografia di massa e cromatografia in fase liquida, hanno individuato la presenza di acido tartarico (l'impronta chimica del vino in sé) ma soprattutto l'acido siringico, in cui si decompone la sostanza che dà il colore rosso al vino, la malvidina-3-glucoside. II metodo ha fatto identificare anche la provenienza dell'uva, che coincide con quanto scritto sull'«etichetta»: un vino rosso e dei migliori vigneti egiziani.Ma il vino in anfora è paternità degli egizi? Nemmeno per sogno, perché è storia che questi vennero a conoscenza della produzione della vite e del vino per il tramite dei fenici, quasi certamente dalla Colchide, la mitica terra del Vello d’Oro, una regione che corrisponde oggi
grosso modo alla Georgia, quindi nel Caucaso tra il Mar Caspio ed il Mar Nero. Fu proprio lì che nacque molto verosimilmente il vino visto che sono stati fatti i ritrovamenti più antichi in assoluto attestanti una produzione vitivinicola: sono state, infatti, rinvenute tracce di contenitori che, da approfondito esame organolettico, attestano la presenza del vino, risalenti ad 8-9000 anni fa. In nessuna parte del mondo si sono trovati reperti così antichi. CONTINUA.....
IL MAGICO CONNUBIO TRA TARTUFO SENESE E SIRAH ROSSO IGT LAZIO DONNARDEA
senesi. E' quanto ha stabilito la giuria del concorso culinario bandito durante la 23/ma Mostra di San Giovanni d'Asso, conclusasi domenica. Dopo la 'prima' dello scorso anno, si e' infatti rinnovato il connubio tra il Comune di San Giovanni e l'Associazione nazionale 'Donne del vino', presenti in questa occasione con una rappresentanza del Lazio e dell'Umbria. Otto le proposte vinicole in lizza per la qualifica di miglior abbinamento con dei medaglioni di chianina farciti con pecorino e tartufo. La giuria composta da giornalisti del settore enogastronomico ha indicato nel Sirah rosso Igt Lazio 'Donnardea', presentato da Veronica Trasmondi, l'accostamento ideale. Un giudizio ufficializzato dal sindaco di San Giovanni d'Asso, Michele Boscagli, presente la Vicepresidente della Camera dei Deputati Rosi Bindi. ''Per il secondo anno l'Associazione Donne del Vino ha voluto 'sposare' il tartufo bianco delle Crete senesi, e questo ci onora doppiamente'' ha affermato Michele Boscagli, sindaco di San Giovanni d'Asso, assicurando un impegno sempre piu' orientato alla valorizzazione delle nostre tipicita' aperto a tutte le possibili occasioni di approfondimento della cultura agroalimentare. ''A fine mese - ha annunciato Boscagli - parteciperemo all'asta mondiale del tartufo di Roma, ed in dicembre renderemo visita ai cittadini di Hautvilliers, la localita'-patria dello champagne con cui il tartufo delle Crete ha avuto un connubio due anni fa''. La presidente regionale per il Lazio dell'associazione Donne del Vino Patrizia Patini ha sottolineato come ''questo connubio con le Crete senesi, dopo due anni, si stia gia' rivelando ricco di soddisfazioni''. E a nome della presidente nazionale Pia Maria Berlucchi ha anticipato la volonta' di proseguire questa sperimentazione negli accostamenti tra i vini delle aziende vitivinicole a conduzione femminile e l'eccellente bianco delle Crete. Al concorso 2008 avevano preso parte anche l'Igt Lazio Le Vignole Colle Picchioni, presentato da Paola di Mauro; l'Atina Doc Cabernet Cominum di Maria Pinto; l'Igt rosso Lazio Castello di Torre in Pietra, di Elisabetta Angiuli; L'igt rosso Umbria Castello di Montoro Marchese Patrizi di Flaminia Marinaro; l'Igt Lazio MIsa Casale Mattia di Lucia De Sanctis; L'Aglianico Villa Sasso di Marisa Taffuri; l'Igt Lazio rosato Villa Santa di Pina Terenzi.Ed infine...WINE SPECTATOR'S TOP 100 WINES OF 2008..la chiusura del cerchio....
Rapida occhiata alla top 100 di Wine Spectator. Tra sgomenti e risate varie ecco cosa mi è venuto in mente:
- che se il Concha y Toro Cabernet Sauvignon Puente Alto Don Melchor 2005 è il 12° vino al mondo, allora Paris Hilton sarà il prossimo nobel per la fisica
- che se proprio un barolo 2004 doveva essere inserito, allora al posto di pio cesare era meglio il Barolo Vigneto La Villa 2004 dei fratelli Seghesio
- che se ti chiami Seghesio allora hai probabilità di diventare famoso (vedi posizione 10 e 14 della classifica)
- che Château L’Evangile 2005 ha preso 100 punti ed è arrivato 21° in classifica. Mistero parkeriano..
- che nella classifica sono stati messi a casaccio alcuni vini bianchi italiani che James Suckling (fido scudiero parkeriano che si “interessa” di Italia) aveva menzionato qualche tempo fa http://www.terredora.net/public/italiano/Wine%20Spectator_August_08.PDF. Spiegatemi allora il motivo del perché il Terredora Falanghina Irpinia 2007 è arrivato 59° e l’Attems Pinot Grigio Collio 2007 70° pur avendo lo stesso punteggio (90) nella Top-Value Italian White. Mistero della fede?
- perché si premiano sempre gli stessi? Nell’Oreno della Tenuta Sette Ponti, Parker ci faccia il bagno? E in Italia perché non ce lo filiamo (o quasi) di pezza? Secondo stime ufficiose tale bottiglia vende qualche unità alla Festa del Carabiniere..Scherzo eh!!
Sono convinto, non potrò mai fare il sommelier in America! O forse devo cambiare mestiere?
Piccoli vignaioli laziali crescono: l'azienda agricola TreBotti
produrre vino sono tre? Allora l'azienda vitivinicola non potrà che chiamarsi Trebotti!!Nel Lazio non sono in pochi a puntare su questi giovani produttori di origine trevigiane che recentemente, nel 2003, hanno acquisito alcuni terreni collinari nella zona della Valle Teverina e sull’Oasi di Alviano, circa 18 ettari di terreni collinari, che offrono un perfetto laboratorio naturale ove sperimentare e creare vino di qualità, seguendo i dettami dell’agricoltura biologica.
Il vino dell'anno per Wine Spectator è...and the winner is...........
Un cileno caro amico mio, il vino dell'anno è un cileno,
non sai che dal Cile vengono i migliori vini del mondo? E te che ancora vai in giro per la Borgogna o vai in Champagne o in Langa a cercare vino di bere. Là è il nuovo paradiso, al massimo col pinot nero o col nebbiolo taglieremo la prossima partita di Tavernello Riserva.Wine Spectator's Top Ten Wine's of 2008: 4.......3........2!!!
Bordeaux's sweet wines shared the limelight in the region's legendary 2005 vintage. Many châteaus, like Guiraud, long under the direction of Xavier Planty, produced their best wine ever. During the harvest, grape pickers passed painstakingly through the estate's 210 acres of 35-year-old Sémillon and Sauvignon Blanc vineyards, selecting only grapes affected by botrytis. By harvest's end, each acre yielded only enough grapes for 54 cases of wine, with about 20 percent of that set aside for the estate's second label.
This red from Portugal's Douro River Valley is at the crest of the new wave of high-quality table wines issuing from the historic heartland of Port. Up to 30 different grape varieties from old-vine vineyards compose this refined blend. Some of the grapes are foot-trodden in lagares during initial fermentation, and the wine is then aged 18 months in French (85 percent) and American oak. It is neither fined nor filtered before bottling. The winemaking team includes Manuel Lobo, Dominic Morris and Tomás Roquette.
Estate manager John Kolasa claims that nature did the lion's share of the work in 2005, leaving him and his team with a relatively simple job. Yet vast investment at the estate since the mid-1990s by the owners, who also control Chanel, enabled Rauzan to reap the benefits of a great growing season. The estate's grand vin, which reached a quality pinnacle in 2005, is 54.5 percent Cabernet Sauvignon, 39 percent Merlot, 5 percent Petit Verdot and 1.5 percent Cabernet Franc, selected from 74 of the 128.5 acres of vineyards.
