È terminata da qualche giorno la 33ª edizione di Benvenuto Brunello, l’anteprima dedicata al principe dei rossi toscani del Consorzio del vino Brunello di Montalcino che da giovedì 14 a lunedì 18 novembre ha presentato in anteprima a giornalisti, buyer, operatori e wine lover il Brunello 2020, la Riserva 2019, il Rosso di Montalcino 2023 e gli altri due vini della denominazione, il Moscadello e il Sant’Antimo.
Come ogni anno, appena varcata la soglia del Chiostro di Sant’Agostino, che da qualche anno ospita la manifestazione, le prime domande che noi “addetti ai lavori” ci facciamo sono sempre le solite:” Come è stata l’annata 2020 a Montalcino? Come saranno i Brunello di questo millesimo?”
Stando a quanto riportato dal Consorzio, la 2020 è stata una vendemmia a 5 stelle, una valutazione di merito, anticipata, basata su parametri meteoclimatici, di consistenza e sanità delle uve che per l’ultima volta sarà usata per stabilire la qualità dell’annata. Infatti, e questa è la grande novità, quest’anno è entrato in vigore il progetto “Brunello Forma” che tenderà a valutare l’annata non secondo canoni quantitativi (le stelle) e autoreferenziali ma qualitativi e stilistici che derivano dalla forte interazione tra vitigno, cambiamento climatico e vino, considerando anche la grande eterogeneità del territorio in termini di esposizione, altitudine e suoli. Uno studio complesso che ha visto all’opera membri del Consorzio, un team di esperti climatologi e professionisti dell’high tech farming della società Copernico e un panel di degustazione internazionale, composto da 8 Master of Wine, tra cui spiccano i nostri Gabriele Gorelli ed Andrea Lonardi. Il responso, secondo questi esperti, è stato unanime: la 2020 è stato un millesimo accattivante, brillante, succulento, che ha prodotti vini versatili e vocati all’invecchiamento.
Andando a spulciare i dati meteo di Montalcino del 2020 si possono fare considerazioni ulteriori e più approfondite sulla qualità di questa annata e su come questa si rifletta poi nel calice. La stagione, esaminando i vari
report del è stata calda, a tratti molto calda tra fine luglio e metà agosto (siamo arrivati quasi a 40° di giorno), intervallata solo raramente dalle piogge che sono scese, fortunatamente, copiose tra inizi giugno e fine settembre limitando lo stress idrico delle piante soprattutto durante il periodo della vendemmia creando, a mio giudizio, un divario importante a livello organolettico nel vino tra chi ha vendemmiato prima e chi dopo la pioggia di settembre.
Con le dovute eccezioni, che non sono poi così rare, generalmente posso anticipare che profilo del Brunello di Montalcino 2020 presenta i tratti di un vino che difficilmente tende a contenere la presenza di alcol che, in alcuni casi, specie se le uve provengono dalla zona sud, arriva a raggiungere se non oltrepassare i 15°. Se questo è vero bisogna anche sottolineare che solo pochissimi campioni da me degustati avevano un eccesso calorico fastidioso grazie ad una dotazione acida importante soprattutto per i Brunello provenienti dalla zona nord della denominazione. Infatti, e in questo caso sono assolutamente d’accordo con quanto riporta il progetto “Brunello Forma”, le note di degustazione riflettono una evidente diversità stilistica quasi sicuramente derivante dalla posizione del vigneto e dall’epoca di vendemmia che, come ho detto, risulta influenzata dalle piogge di settembre che, per chi ha raccolto dopo, hanno creato le condizioni per un miglior equilibrio in pianta. Tutto questo nel bicchiere si riflette attraverso una dicotomia tra vini misurati, floreali, dalle tonalità cromatiche scariche mentre altri, probabilmente provenienti da zone più calde, hanno profili organolettici più rotondi, voluminosi e dotati di ampia carica fruttata e graffio tannico.
A prescindere da tutte le diverse sfaccettature, la degustazione di oltre 150 campioni suddivisi tra Brunello di Montalcino “di entrata” e “selezione”, ha messo in evidenza una qualità media che anno dopo anno si fa sempre più importante per un Brunello di Montalcino che, sintetizzando, in questa annata regala al degustatore una piacevolezza immediata e di facile lettura pur mantenendo doti di complessità, profondità e territorialità che solo pochi vini al mondo possono vantare.
Di seguito, come sempre, inserisco la mia TOP 10 indicando i vini che mi hanno emozionato di più.
Castello Tricerchi – Brunello di Montalcino 2020: impronta aromatica seducente di frutta croccante, fiori essiccati e spezie orientali. Sorso inizialmente ostico poi si distende e di dota di piacevolezza e raffinata sapidità.
Col D’Orcia – Brunello di Montalcino 2020: da sempre in linea con lo stile del produttore, questo vino ha classe ed eleganza innata, non può non piacere e non può che raccontare le colline di Montalcino anche se la sua evidente dote di austerità mi ricorda che avrà tempo per svilupparsi in tutte le sue sfaccettature.
Le Chiuse – Brunello di Montalcino 2020: se la prima bottiglia bevuta non mi aveva convinto, la seconda mi ha decisamente entusiasmato grazie ad un preludio speziato, balsamico che svela solo dopo toni di frutta fresca e ginepro. La bocca è fresca e dinamica sugellata da un finale lunghissimo.
Poggio alle Forche – Brunello di Montalcino “Scarnacuoia 288” 2020: questa è stata un po’ la mia scoperta perché Giuliana e Lorenzo Turchi sono entrati a Benvenuto Brunello in punta di piedi perché ancora poco conosciuti tra gli operatori vist che per 40 anni hanno lavorato per una grande azienda locale. Solo pochi anni fa hanno deciso di riprendere in mano la terra e la storia di famiglia e iniziare a dar vita al loro Brunello di Montalcino sia “base” che “selezione” prodotto in maniera artigianale in pochissime unità. Scarnacuoia 288 è un Brunello di Montalcino da vecchie viti orientate ad ovest di stampo tradizionale, sa di viola mammola, frutta, spezie ed è dotato di una bocca ricca e graffiante. Prodotto in meno di 900 unità. Perdonate la lunghezza di questo box ma ci tenevo a raccontare questa azienda in maniera più decisa.
Salvioni La Cerbaiola - Brunello di Montalcino 2020: ci sono sempre durante le Anteprime i vini che mettono tutti d’accordo perché sono dei veri e propri totem in grado di evocare sensazioni uniche in grado di far pace una volta per tutte col Sangiovese Grosso di Montalcino. La struttura solida e complessa, la sua profondità e quel pizzico di arroganza tannica lo fanno destinare a lunga, lunghissima vita. Morirò prima io!
Sanlorenzo – Brunello di Montalcino 2020: l’altro vino che ha messo tutti d’accordo durante Benvenuto Brunello è stato quello di Luciano Ciolfi nelle cui mani il sangiovese del versante sud-ovest di Montalcino diventa pura opera d’arte liquida dove struttura e soffio alcolico sono gestiti in maniera egregia riservando al vino una raffinatezza di rara fattura.
Tenuta Buon Tempo – Brunello di Montalcino 2020: altra azienda poco blasonata ma che da tempo, grazie anche ad Attilio Pagli, tira fuori prodotti notevoli così come questo Brunello che pure provenendo dall’estremo sud dell’areale di produzione ha una armonia, una rotondità e un “succo” davvero magistrale. Non era facile ma loro ci sono riusciti. Bravi!
Tiezzi - Brunello di Montalcino “Vigna Soccorso” 2020: i grandi saggi di Montalcino come lo è il buon Enzo Tiezzi possono sbandare quando la stagione richiede impegno ma, alla fine, tirano fuori sempre il coniglio dal cilindro. Prova ne è questo Vigna Soccorso, preferito al fin troppo giovane Poggio Cerrino, che si caratterizza per precisione e sostanza dotandosi all’assaggio di una “silhouette” di pregiata fattura e già perfettamente godibile.
Val di Suga – Brunello di Montalcino “Poggio al Granchio” 2020: la vigna Poggio al Granchio è situata in zona sud e gode di un clima continentale, abbastanza caldo, mitigato da una elevata escursione termica grazie alla vicinanza del Monte Amiata. Il risultato è un Brunello di Montalcino avvolgente, sinuoso, carnoso, morbido ma al tempo stesso elegante al gusto grazie ad una pregevolissima trama tannica ben integrata nella struttura del vino.
Le Ragnaie - Brunello di Montalcino “Passo del Lume Spento” 2020: Riccardo Campinoti vede sempre oltre e non è un caso se ha piantato da tempo un bellissimo vigneto di sangiovese sul Passo del Lume Spento, ad oltre 600 metri s.l.m., il punto di più alto, ad oggi, dove si produce Brunello di Montalcino. Non sarà un caso, perciò, che questo vino ha una freschezza fuori dal comune, colpisce soprattutto la luminosità del suo scenario aromatico tutto giocato su piccole bacche rosse, fiori appassiti, muschio e felce. Brioso e dinamico il suo iter al palato, ricco di sapidità e con un finale che si allunga prepotente con una nitida scia minerale.