Il senso del Carso secondo Matej Skerlij

Sales è un piccolo paesino del Carso, qua i ritmi sono lenti, rurali, e ci passi in auto solo se abiti in queste zone oppure, come me, se hai un indirizzo preciso dove andare scritto su Google Maps.


Agriturismo Skerlj, località Sales 44 (TS) era la mia destinazione quel giorno, il giorno in cui ho incontrato Matej Skerlj, uno dei grandi vignaioli del Carso anche se lui non se lo vuole sentire dire. Matej lo trovo che sta ultimando alcuni lavori in cantina costruita all’interno del podere agricolo che ha ereditato dal nonno e che pian piano ha trasformato in agriturismo ed azienda vinicola che si estende oggi su circa 4 ettari di vigneto, dove troviamo malvasia istriana, vitovska e terrano, suddiviso in 12 parcelle, in parte di proprietà e in parte in affitto, sparse tutte intorno a Sales. 


Alcune vigne sono molto vecchie - racconta Matej - risalgono al dopoguerra, e le ho prese in gestione da anziani del posto che le stavano abbandonando e come si può vedere il filare in questo caso è molto largo perché ovviamente una volta in mezzo ci piantavano piante orticole e più ne mettevi meglio era perché avevi meno da zappare. Qua nel Carso questa attività, che veniva fatta a mano, è molto dura perché come saprai abbiamo nel suolo abbiamo poca terra e tanto strato di roccia molto dura”. 

La terra del Carso

Girando tra i filari mi accorgo anche che le viti sono tutte piegate verso un lato. Mi giro per chiedere ma Matej già mi ha letto nel pensiero: ”Nel Carso conviviamo con roccia e Bora e i vignaioli spesso girano le piante in favore del vento in modo da preservarle il più possibile dalla sua forza che a volte è prorompente….”.

Vecchie vigne

L’approccio agricolo di Matej è assolutamente quello di una volta. “
Per fare un vigneto – racconta Matej – togliamo tutta la (poca) terra che sta sopra, rompiamo con grandi macchine la roccia sottostante che poi rigiriamo perché a noi ci interessa la parte fina di questa massa e infine facciamo un letto di roccia battuta, letame, poi copriamo con 40 cm di terra, il giusto per piantare poi le barbatelle. Tutto ciò aiuta nei periodi siccitosi perché la pietra trattiene umidità. Se non facessimo così l’acqua andrebbe via per il classico fenomeno carsico. L’unica novità, rispetto a ciò che facevano i nostri vecchi, è la forma di allevamento, prediligo l’alberello, e il sesto di impianto che oggi è molto più denso per produrre di meno e meglio. Come trattamenti, invece, facciamo solo gli interventi necessari usando solo minime quantità di rame e zolfo”. 


Dopo un bel giro tra le vigne, alcune nascoste all’interno di suggestivi boschi, torniamo verso l’agriturismo che la famiglia Skerlj ha aperto negli anni ‘90 dopo aver gestito per decenni la tradizionale osmiza
Matej imbottiglia vino dal 2004, prima si produceva solo sfuso, in grandi quantità, perché c’era molta richiesta soprattutto da clienti locali. Col calo dei consumi avvenuto a metà anni 2000, c'è stata la svolta ovvero la decisione di imbottigliare e di puntare sull’alta qualità del vino che, seppure sempre naturale, da quel momento in poi si fa macerare ed invecchiare per puntare al massimo della territorialità e, ovviamente, ad un mercato molto diverso dal passato. 


Oggi tutta la vendemmia viene fatta tutta a mano e l’uva, una volta pigio-diraspata, fermenta in tini di legno aperti per circa tre settimane senza controllo di temperatura e l’uso di lieviti selezionati. Il vino, comprensivo delle sue fecce fini, viene messo poi in botte per un anno, poi dopo un travaso, viene rimesso altri dodici mesi in legno e viene infine imbottigliato, solitamente nel mese di Agosto (luna calante) dopo aver assemblato tutte le varie botti al fine di omogeneizzare la massa. 

Botte in marmo

Dal 2018 in cantina c’è anche la presenza di una botte chiusa di pietra di Marmo di Aurisina, che Matej usa per la vinificazione di una parte della sua Vitovska riprendendo ciò che un tempo era stato già sperimentato da Kante e ripreso successivamente da Zidarich. Dopo un lungo aver assaggiato da botte i Vitovska, Malvasia e Terrano, sia 2018 che 2019, con Matej degustiamo seduti in taverna le ultime annate in commercio a cui si aggiungerà una sorpresa. 


Skerlj – Vitovska 2017: questo vitigno non concede mai moltissimo ai profumi che si mantengono sempre abbastanza compatti ma al contempo di millimetrica precisione. Non puoi infatti non capire che questo vino sa di ginestra, susina, melone bianco, aghi di pino e roccia bagnata dal mare. Al gusto è nervoso, vibrante, espone senza vergognarsene la sua tessitura minerale imponente e la sua chiusura sapida, marina. Vino ancora giovanissimo ma che fa capire come da queste parti la vitovska sia un grande vanto territoriale.


Skerlj – Malvasia 2017
: lo ammetto, non sono un grande fan di questo vitigno, più di una volta ho degustato malvasia di Candia o malvasia puntinata in purezza che ho fatto fatica a deglutire. Ebbene, la malvasia istriana, per me, è un’altra cosa. Il suo carattere esuberante di questo vitigno, nel Carso, è infatti mediato da un territorio dove roccia, vento e mare non lasciano troppi spazi di manovra anche a vini aromatici come questo prodotto da Matej che è un concentrato di agrumi, ferro e sale con lievi accenni di albicocca disidratata e ginestra. Al sorso offre lo stesso stampo, è una carica calibrata di frutta gialla e sale e decisa freschezza. Bottiglia finita in un amen. 


Skerlj – Terrano 2017
: questo vitigno, appartenente alla famiglia dei Refoschi, è considerato da molti una delle espressioni più tradizionali e storiche del Carso tanto che, in passato, si dava come medicina a chi aveva bisogno di ferro. Questo fa capire come questo vino, grazie al DNA territoriale, sia segnato da una matrice minerale di grande impatto tanto che il suo sipario olfattivo si apre su note ematiche e terrose a cui seguono sensazioni di chiodi di garofano, china e muschio. All’assaggio il Terrano di Matej è vibrante di freschezza e sapidità quasi salmastra. Il tannino, come in tutti i Terrano, è garbato, quasi accennato, è questo permette a questo vino di essere un ottimo jolly a tavola. 

BONUS TRACK 

Skerlj – Vitovksa 2006: difficile far capire, a parole, tutto ciò che ho provato mettendo il naso nel bicchiere che esplodeva di aromi di bosso, terra rossa, agrumi canditi, tarassaco, sambuco, zenzero, refoli di erbe aromatiche. In scia morbide sensazioni di cera d’api si fondono a viva mineralità salmastra. Il sorso, di equilibrio smisurato, riunisce avvolgenza e nitore, ricchezza e leggerezza di beva. Si congeda senza fretta, richiamando all’appello, uno a uno, tutti gli aromi percepiti dal naso. Un piccolo grande capolavoro firmato da Matej e dal suo territorio. Grazie! 

Vitovska 2006 nel calice

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