Tre Bicchieri Marche 2016 Gambero Rosso

175 diverse aziende e quasi 1000 vini. Queste le cifre delle batterie d'assaggio per le Marche. Cifre che danno conto di una regione per cui la vitivinicoltura è cosa seria.

La qualità media è in crescita costante con il campione della regione, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, che fa da traino per l'elenco (sempre più lungo) dei Tre Bicchieri. Facile con un millesimo come il 2013 che ha dato uve eccelse. Le aziende storiche le hanno trasformate in vini indimenticabili. Così la famiglia Sparapani, che ha bissato il premio dello scorso anno, e Leo Felici e la Tenuta di Tavignano, tra i più ispirati e costanti della denominazione, che conquistano l'ennesimo massimo riconoscimento. Ma c'è anche una new entry: il sorprendente Qudì di Roberto Venturi.

Cala il peso di Matelica sul primo posto del podio, ma il complesso è vitale e con una spiccata identità territoriale, con Belisario e Collestefano a rappresentare due interpretazioni opposte ma complementari.

Il Piceno cresce nella sua vocazione bianchista grazie al Pecorino di Offida, con due allori.

Sui rossi montepulciano e sangiovese, uniti nella denominazione Piceno, danno vita a tre grandi vini contemporanei, che uniscono piacevolezza, raffinata trama tannica e complessità. E torna al massimo riconoscimento anche Oasi degli Angeli con il maestoso Kupra. Raddoppia invece il maceratese con il Pollenza che punta sui vitigni internazionali, e La Murola con un elegante Montepulciano, interessante in quanto fuori dai terroir classici del vitigno.

Ecco l'elenco dei Tre Bicchieri 

Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Villa Bucci Ris. ’13 - Bucci 
Il Pollenza ’12 -  Il Pollenza 
Kupra ’12 - Oasi degli Angeli 
Offida Pecorino Artemisia ’14 - Tenuta Spinelli 
Offida Pecorino Donna Orgilla ’14 - Fiorano 
Piceno Morellone ’10 - Le Caniette 
Rosso Piceno Sup. Roccaviva ’12 - Terre Cortesi Moncaro 
Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare ’12 - Velenosi 
Teodoro ’12 - Muròla 
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Il Cantico della Figura Ris. ’12 - Andrea Felici 
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Stefano Antonucci Ris. ’13 - Santa Barbara 
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Grancasale ’13 - CasalFarneto
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Il Priore ’13 - Sparapani - Frati Bianchi 
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco ’14 - Tenuta di Tavignano 
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium ’13 - Gioacchino Garofoli 
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Qudì ’13 - Roberto Venturi 
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Vecchie Vigne ’13 - Umani Ronchi 
Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. ’12 - Belisario 
Verdicchio di Matelica Collestefano ’14 - Collestefano

Il Qudì ovvero il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore di Roberto Venturi

Giuro, mi piace da impazzire il Verdicchio ma questo produttore, Roberto Venturi, ancora non lo conoscevo per cui quando un "uccellino" mi ha anticipato che il Qudì aveva preso i Tre Bicchieri del Gambero Rosso (ops, è una anticipazione) sono trasalito.


"Andrè, fidati, è davvero buono ed è stata una scoperta per molti. Anzi, comprati un po' di bottiglie prima che sia troppo tardi....."

Detto. Fatto.

Il Qudì 2013 nasce da vigneti di verdicchio piantati in zona Montecarotto che la famiglia Venturi gestisce da qualche anno.


Ciò che colpisce di questo vino è il suo essere a tempo stesso un grande Verdicchio dei Castelli di Jesi con un "lato oscuro" che potrebbe portare senza problemi a Matelica.

Mi spiego meglio.

L'olfatto, per chi è abituato a bere Verdicchio, non può che portarti nel terroir dei Castelli di Jesi grazie alla fragranza di profumi di profumi che vanno dalla pesca noce alla pera fino ad arrivare agli agrumi, alla nespola, ai fiori di sambuco e all'anice. Tutti questi aromi escono dal bicchiere in maniera consistente ed esuberante e, di conseguenza, anche al gusto ti aspetteresti un vino dalla giusta avvolgenza. 


Niente di più falso! Già, perchè sollevare tutto il "peso" del vino ci pensa l'altra faccia del Qudì, quella matelicese, che arriva con tutta la sua forza acido/sapida a sfumare la grande struttura di questo Verdicchio il cui equilibrio si ispira terribilmente alla 3ª legge di Newtonad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria 

Stupefacente per bevibilità.

Ah, costa meno di 10 euro. Cercatelo.

CIN CIN

Roberto e Filiberto Venturi

Tre Bicchieri Emilia Romagna 2016 Gambero Rosso

L’Emilia Romagna è un mosaico di ricchezza e diversità. Partiamo da nord, con i Colli Piacentini, quattro valli parallele dove gli artigiani sono gli attuali protagonisti del panorama vitivinicolo, mentre le due cooperative e le aziende più strutturate faticano a mettere a fuoco una lettura territoriale e identitaria.

Proseguendo si arriva nel mondo del Lambrusco, che sta cambiando la filosofia del suo modello produttivo: non più un vino di marchio ma un vino di territorio. Un nuovo racconto alimentato da tutta la filiera che sta alzando la qualità dei vini e costruendo un'identità più chiara e leggibile dall’esterno. Il Sorbara è il traino e ancora una volta quella di Bomporto si afferma come comunità guida.


Piccoli segnali dai Colli Bolognesi che hanno raccolto la sfida della nuova Doc Pignoletto e hanno alzato il livello. Una vera e propria rinascita è alle porte.

L’ultima tappa è la Romagna, 150 chilometri di valli e diversità ben descritte dalle sottozone codificate nella Doc Romagna Sangiovese. Anche qui sono le nuove leve a esprimere le cose più interessanti e la lettura territoriale dei piccoli artigiani è il patrimonio più prezioso della regione. Le aziende storiche fanno difficoltà ad adattare i vecchi canoni produttivi e alcuni grandi nomi sono spiazzati dal confronto con le espressioni territoriali più pure. Mentre le cantine cooperative stanno producendo vini semplici e popolari di grande qualità e territorialità.

È probabilmente nel Sangiovese Superiore il futuro della Romagna e la maggiore conoscenza dei territori e la specializzazione dei produttori ha evidenziato i limiti della aree meno vocate al Riserva. È una consapevolezza necessaria per crescere ancora.

Sempre più convincenti i vini bianchi a base di albana, che comincia finalmente a esprimere le sue grandi potenzialità.

Ecco l'elenco dei Tre Bicchieri 

Lambrusco di Sorbara del Fondatore ’14 - Cleto Chiarli Tenute Agricole 
Lambrusco di Sorbara Rito ’14 - Zucchi 
Lambrusco di Sorbara Secco Omaggio a Gino Friedmann FB ’14 - Cantina Sociale di Carpi e Sorbara 
Lambrusco di Sorbara V. del Cristo ’14 - Cavicchioli U. & Figli 
Reggiano Lambrusco Concerto ’14 - Ermete Medici & Figli 
Romagna Albana Secco Neblina ’14 - Giovanna Madonia 
Romagna Sangiovese I Probi di Papiano Ris. ’12 - Villa Papiano 
Romagna Sangiovese Sup. Assiolo ’13 - Costa Archi 
Romagna Sangiovese Sup. Avi Ris. ’11 - San Patrignano 
Romagna Sangiovese Sup. Gemme ’14 - Torre San Martino 
Romagna Sangiovese Sup. Il Sangiovese ’14 - Noelia Ricci 
Romagna Sangiovese Sup. V. del Generale Ris. ’12 - Fattoria Nicolucci

Le chiocciole Slowine 2016

Le nuove Chiocciole Slowine del 2016:
Barraco – Sicilia
Bele Casel – Veneto
Castellucci Miano – Sicilia
Cavalleri – Lombardia
Cirelli – Abruzzo Molise
Fontanavecchia – Campania
Gradizzolo – Ognibene – Emilia Romagna
I Mandorli – Toscana
Les Granges – Valle d’Aosta
Monte Santoccio, Nicola Ferrari – Veneto
Montisci – Sardegna
Pranzegg – Martin Gojer – Alto Adige


VALLE D’AOSTA
La Vrille
Les Granges

PIEMONTE
Alessandria Fratelli
Elio Altare
Anna Maria Abbona
Antichi Vigneti di Cantalupo
Brovia
Ca’ del Baio
Carussin
Cascina Ca’ Rossa
Cascina Corte
Castello di Tassarolo
Cavallotto Fratelli
Conterno Fantino
Dacapo
Elio Grasso
Elvio Cogno
Fiorenzo Nada
G.D. Vajra
Giacomo Brezza & Figli
Giuseppe Rinaldi
Iuli
Le Piane
Luigi Spertino
Pecchenino
Piero Busso
Pira & Figli – Chiara Boschis
Roagna – I Paglieri
San Fereolo
Serafino Rivella
Sottimano
Vigneti Massa

LIGURIA
Cascina delle Terre Rosse
Maria Donata Bianchi
Santa Caterina
Walter De Battè
LOMBARDIA
Agnes
Andrea Picchioni
Ar.Pe.Pe.
Barone Pizzini
Cavalleri
Dirupi
Fay
Togni Rebaioli

TRENTINO
Eugenio Rosi
Foradori
Francesco Poli
Gino Pedrotti
Maso Furli
Pojer & Sandri
Redondel
Vignaiolo Fanti
ALTO ADIGECantina Terlano
Kuenhof – Peter Pliger
Manincor
Nusserhof – Heinrich Mayr
Pranzegg – Martin Gojer
Tenutae Lageder
Unterortl – Castel Juval

VENETO
Bele Casel
Casa Coste Piane
Corte Sant’Alda
Fongaro
La Biancara
Le Fraghe
Leonildo Pieropan
Monte dall’Ora
Monte dei Ragni
Monte Santoccio – Nicola Ferrari
Prà
Silvano Follador
Sorelle Bronca
Vigneto Due Santi
Villa Bellini

FRIULI VENEZIA GIULIA
Borgo San Daniele
Damijan Podversic
Edi Keber
Gravner
I Clivi
Kante
La Castellada
Le Due Terre
Meroi
Miani
Radikon
Ronco del Gnemiz
Ronco Severo
Skerk
Skerlj
Vignai da Duline
Zidarich

EMILIA ROMAGNA
Camillo Donati
Fattoria Zerbina
Gradizzolo – Ognibene
Paolo Francesconi
Vigne dei Boschi
Villa Venti
Vittorio Graziano

TOSCANA
Badia a Coltibuono
Baricci
Boscarelli
Caiarossa
Caparsa
Castello dei Rampolla
Corzano e Paterno
Fattoi
Fattoria di Bacchereto Terre a Mano
Fattoria Selvapiana
Fontodi
Frascole
I Luoghi
I Mandorli
Il Paradiso di Manfredi
Isole e Olena
Le Chiuse
Le Cinciole
Montenidoli
Monteraponi
Montevertine
Podere Concori
Poderi Sanguineto I e II
Riecine
Salustri
Stefano Amerighi
Tenuta di Valgiano
Val delle Corti

UMBRIA
Adanti
Antonelli San Marco
Barberani – Vallesanta
Fattoria Colleallodole
Palazzone
Paolo Bea
Tabarrini

MARCHE
Andrea Felici
Aurora
Bucci
Collestefano
Fattoria San Lorenzo
La Staffa
Monacesca
Pievalta

LAZIO
Casale della Ioria
Marco Carpineti
Sergio Mottura

ABRUZZO
Cataldi Madonna
Cirelli
Emidio Pepe
Praesidium
Torre dei Beati
Valentini
Valle Reale

CAMPANIA
Antonio Caggiano
Colli di Lapio
Contrada Salandra
Contrade di Taurasi
Fontanavecchia
Luigi Tecce
Maffini
San Giovanni
Tenuta San Francesco
Villa Dora

PUGLIA
Attanasio
d’Araprì
Giancarlo Ceci
Gianfranco Fino
Morella
Paolo Petrilli
Polvanera
Vallone

BASILICATA
Cantine del Notaio
Musto Carmelitano

CALABRIA
‘A Vita
Sergio Arcuri

SICILIA
Arianna Occhipinti
Barraco
Castellucci Miano
Cos
Ferrandes
Frank Cornelissen
Girolamo Russo
Graci
I Vigneri
Marco De Bartoli
Tenuta delle Terre Nere
Valdibella

SARDEGNA
Giovanni Montisci
Giuseppe Sedilesu
Panevino

Tre Bicchieri Umbria 2016 Gambero Rosso

Partiamo dalla cima, ovvero dal primo posto del podio, quello dei Tre Bicchieri. Il numero dei premiati è 10. Ma considerare solo il vertice della classifica non rende merito dell'effettivo panorama della regione, che è fatto di tanto buon vino, cantine che meritano di essere conosciute e territori che si stanno valorizzando sempre più, e non solo quelli tradizionalmente vocati alla vitivinicoltura.

C'è Montefalco, ovviamente, a dominare la scena, il territorio che maggiormente esprime una quantità significativa, e capace di legare territorio e varietà. Il Sangrantino non è andato al massimo, eccezion fatta per un sontuoso Torgiano Rubesco Riserva Vigna Monticchio ’10 Lungarotti, in annata di grazia, ma la zona dimostra carattere e maturità crescenti, oltre che una interessante diversificazione stilistica che dà conto del lavoro che si sta facendo in questa regione.

Poi ci sono i bianchi, che negli ultimi hanno hanno riscoperto terroir storici, come Orvieto, che dà segnali di rinascita incoraggianti. Quest’anno la zona (eccezion fatta per il solito Cervaro della Sala) non ha espresso vini di vertice, però il percorso è tracciato e nelle ultime edizioni ne abbiamo dato ampia testimonianza. Mentre un'altra storia di bianchi di grande fascino è quella del Trebbiano Spoletino, a segno quest’anno con un superlativo Trebium ’14 di Filippo Antonelli. Ecco l'elenco dei Tre Bicchieri 

Cervaro della Sala ’13 - Castello della Sala 
Montefalco Sagrantino ’12 - Fattoria Colleallodole 
Montefalco Sagrantino ’11 - Perticaia 
Montefalco Sagrantino ’11 - Romanelli 
Montefalco Sagrantino ’10 - Scacciadiavoli 
Montefalco Sagrantino Campo alla Cerqua ’11 - Giampaolo Tabarrini 
Montefalco Sagrantino Collenottolo ’11 - Tenuta Bellafonte 
Montefalco Sagrantino Collepiano ’11 - Arnaldo Caprai 
Spoleto Trebbiano Spoletino Trebium ’14 - Antonelli - San Marco 
Torgiano Rosso V. Monticchio Ris. ’10 - Lungarotti 

Aenigma 2014 di Masseria La Chiusa – Il VINerdì di Garantito IGP

Scommetto in pochi hanno degustato un Nero d’Avola vinificato in bianco, vero? Beh, se vi capita, cercate l’Aenigma di Masseria La Chiusa, uno delizioso agriturismo posto nella Valle dello Jato (PA), dove tutto è coltivato in biologico. 


Fresco e beverino, costa 9 euro e rappresenta un ottimo vino quotidiano

Agriturismo Masseria La Chiusa Contrada Chiusa - 90048 S Giuseppe Jato (PA)
 Tel. 091 8577783
 info@masserialachiusa.it
 www.masserialachiusa.it


Tenuta dell'Ornellaia: alle radici del mito - Garantito IGP

Il bello della Rete è questo: un tweet, un messaggio privato a Sergio Di Loreto ed eccoci già in macchina direzione Castagneto Carducci, a due passi da Bolgheri e da altri miti del vino italiano.
La giornata è stupenda, c'è un caldo primaverile e l'odore del mare, avvicinandoci all'Ornellaia, è sempre più netto.

Arriviamo a metà mattina e Di Loreto, senza esitare, ci porta subito a visitare uno dei posti più romantici ed evocativi di tutto il territorio maremmano: la quercia dell'Ornellaia.
La Via dei Cipressi taglia in due la collocazione dei vigneti aziendali che si estendono per circa 99 ettari di cui 41 nell’area della Tenuta ed i restanti 58 nell’area denominata “Bellaria”, più vicina al mare e dove la quercia sembra essere il suo faro centenario.



Il panorama è stupendo, unico, così come le vigne che a Bellaria formano un puzzle davvero variegato visto che, piantati su terreni di varia natura geologica, possiamo trovare piante relativamente giovani di merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc, petit verdot a cui seguono piccole parcelle di vigneti a bacca bianca come sauvignon blanc, viogner (circa 3 ha) e petit manseng (circa 1 ha). Densità abbastanza importanti, siamo sulle 7.000 piante per ettaro.

Col fido Range Rover nero continuiamo il tour e passiamo accanto ai vigneti storici dell'azienda, quelli voluti ed impiantati nei primi anni '80 da Lodovico Antinori che per il suo ambizioso progetto si avvalse dell'aiuto di André Tchelistcheff, mito dell'enologia della Napa Valley, il quale, secondo un aneddoto molto divertente, ad un Antinori deciso ad investire negli Stati Uniti disse:"...ma dove vai che il vero Eldorado ce l'hai su queste terre...".

Dopo aver girato alcuni minuti tra i 40 ha di vigneti storici, sparsi in vari appezzamenti (in Ornellaia possiamo contare circa 50 lotti), con Sergio Di Loreto abbiamo approfondito il tema della variabilità geologica dei vari terreni dell'Ornellaia che, anche ad occhio nudo, appare evidente. In effetti, mi viene spiegato, all'interno della Tenuta confluiscono tre elementi della natura dei suoli: marino, alluvionale e vulcanicoPartendo dalla parte più vicina alla montagna, quella più interna, per andare verso il mare troviamo la zona più ricca di ciotoli a matrice sabbiosa o argillosa e un Pliocene con lamina di calcare, fango e sabbia. 


Foto: Ornellaia.com
Nella parte più pianeggiante prevalgono i ciottoli di forma irregolare di varie dimensioni inseriti in una matrice sabbioso-argillosa con sabbie rosse (sabbie della Val di Gori) e di origine calcarea. 

L’Area più vicina al mare è, a sua volta, divisa in tre sotto-aree distinte: la parte più alta è ricca di calcare con grandi pietre attribuibili alla deposizione turbolenta fluviale. La parte centrale vede suoli leggermente più spessi e meno calcarei, con ciottoli di dimensione inferiore a quelli della zona sovrastante in una matrice argillosa. La parte più vicina al mare fa prevalere degli strati con una sedimentazione più fine con ghiaia a grana grossolana. 

Faccio appena in tempo a prendere gli ultimi appunti che ci fermiamo davanti al mito: il vigneto Masseto. 


Piantata totalmente a merlot, grazie all'intuizione di Thcelicheff che credette subito nelle sue potenzialità, questa collina viene divisa formalmente in tre fasce: Masseto Alto (in celeste), Masseto Centrale (in giallo) e Masseto Junior (in rosa).




Masseto Alto, situato ad un’altitudine di circa 120 metri sul livello del mare, ha terreni composti da argille sciolte e sabbie ricche di ciottoli. Le uve di questa zona sono spesso le prime a essere raccolte, soprattutto nelle annate più calde. I vini che si ottengono da questa zona sono densi, piuttosto “lineari”, ma senza essere opulenti..

Masseto Centrale, la parte centrale del vigneto caratterizzata da pendenze del 10%, ha la percentuale più elevata di argille plioceniche e le uve che ne derivano rappresentano l'anima del Masseto offrendo al vino potenza, concentrazione e apporto tannico. 

Masseto Junior è la zona più bassa del vigneto, con terreni argilloso-sabbiosi. I suoi vini sono i più leggeri ma sono preziosi per ammorbidire la ruvidezza dei tannini degli altri vini e concorrono in modo sostanziale alla finezza del vino assemblato.


Vigneto Masseto
Vigneto Masseto

La cantina, localizzata a pochi passi dal vigneto Masseto, è una struttura dalle linee architettoniche  innovative ed è perfettamente integrata nell'ambiente ed entrarci fa un po' tremare le gambe. 

Appena si entra non si può fare a meno di ammirare tutte le creazioni d'arte relative al progetto Vendemmia d'Artista che, prendendo il via nel 2006 con la vendemmia 2006, ha come scopo quello di celebrare  il carattere unico di ogni nuova annata di Ornellaia attraverso la creazione di etichette esclusive che andranno a vestire una selezione limitata di bottiglie Doppio Magnum (3 litri), Imperiale (6 litri) ed un unico esemplare di Salmanazar (9 litri).

L'annata 2012, l'ultima in commercio, è stata definita "L'Incanto" e per interpretare questo carattere l'Ornellaia ha invitato l’artista svizzero John Armleder a creare un’opera d’Arte ‘site specific’ per la Tenuta ed esclusive etichette singolarmente firmate in originale che vestono 111 grandi formati di Ornellaia: 100 bottiglie doppio Magnum (3 litri), 10 bottiglie Imperiali (6 litri) e un’unica Salmanazar (9 litri). 


Foto: Ornellaia.com

Superiamo una prima porta, una seconda, ed eccoci all'interno della cantina di vinificazione dove spiccano le vasche di acciaio idonee alla fermentazione dei vari vini. Evitando si soffermarmi sulle varie tecniche che l'azienda usa per ottenere la massima qualità in vendemmia, quello che mi piace sottolineare è che l'enologo Axel Heinz vinifica separatamente tutte le singole parcelle, sia del vigneto di Bellaria che quello della Tenuta, ottenendo circa 60-65 vini base.



Per il Masseto il discorso è lo stesso: ciascun serbatoio di acciaio rappresenta un determinato appezzamento del vigneto: Masseto Alto, Centrale e Junior.

Il momento cruciale arriva quando tutte queste "basi" dovranno essere assemblate per comporre i vari vini con l'obiettivo di esprimere contemporaneamente la personalità del prodotto associata alle caratteristiche dell'annata.
Ovviamente non tutti i vini base che nascono nel vigneto Ornellaia e Masseto saranno all'altezza del nome. La decisione di scartarli o tenerli dipende da molteplici fattori e se la qualità non risulterà idonea a rappresentare i vini di punta, le uve confluiranno nel "secondo vino" chiamato "Le Serre Nuove dell'Ornellaia", nato la prima volta nel 1997.
Dopo l'assemblaggio, i vini torneranno in barrique per un periodo che varia tra i sei mesi (Ornellaia) ed un anno (Masseto). Dopo altri 12 mesi circa di affinamento in bottiglia usciranno sul mercato.




Leonardo Raspini, che al momento della visita ancora era il Direttore dell'Ornellaia, ci aspetta nella sala degustazioni che si affaccia sui vigneti che circondano tutta la Tenuta.



Parliamo di vino e di vita mentre ci versa nel calice il bianco per eccellenza dell'Ornellaia, il Poggio alle Gazze 2013 (base sauvignon blanc con piccole percentuali di viogner, vermentino e verdicchio). Questo vino ha una storia travagliata: uscito per la prima volta nel 1987 con una produzione di circa 80.000 bottiglie, ha conosciuto un periodo di stanca nei primi anni del 2000 tanto che la dirigenza, puntando in quegli anni decisamente sui rossi, aveva deciso di estirpare i 12 ettari di sauvignon blanc per rimpiazzarli con merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc. La nostalgia per quel bianco voluto nel 1981 da Lodovico Antinori, col tempo, ha avuto la meglio per cui, dopo aver di nuovo impiantato il vigneto, nel 2009 è uscita la prima annata della nuova era del Poggio alle Gazze. 



Il vino si presenta nel bicchiere di colore giallo dorato e al naso esprime bene un ricercato equilibrio tra la parte morbida del vino scandita da toni di pasticceria e la parte più scalpitante e dura che si materializza in un bouquet di aromi agrumati e floreali. Al sorso è rotondo, perfettamente equilibrato, di buona spinta aromatica e dotato di un finale pregno di richiami olfattivi.Vinificazione in barrique usate per il 33%, in barrique nuove per il 33% e in vasca d’acciaio per il 33%. La maturazione si è prolungata per 6 mesi sulle fecce con batonnage periodico su tutto il periodo. Affinamento in bottiglia di 12 mesi prima dell’immissione sul mercato.

Passiamo poi a degustare l'Ornellaia nelle due annate 2010 e 2011. Leonardo Raspini ci tiene al confronto perchè trattasi di due annate completamente diverse e, pertanto, espressioni di due vini dalle anime completamente dissimili.

Il primo deriva da un'annata fresca ed abbastanza equilibrata e già al naso è possibile capire l'anima "candida" di questo vino (53% cabernet sauvignon, 39% merlot, 4% cabernet franc, 4% petit verdot) che profuma di macchia mediterranea, fiori rossi e frutta selvatica. Seta rossa aromatica che ritrovo anche al sorso dove la i tannini, fittissimi, sono di straordinaria eleganza e si intersecano in un corpo agile e scattante dove ritornano i profumi di mare e terra bolgherese. Finale sapido, cesellato, di interminabile succosità.



La 2011 (51% cabernet sauvignon32% merlot ,11% cabernet franc, 6% petit verdot), vendemmia battezzata dalla Tenuta come "L'Infinito", è stata un'annata calda che ha condotto ad una raccolta anticipata delle uve (fine settembre). Naso giovane, ancora abbastanza chiuso, che fa però emergere tutta la materia solare di cui è composto il vino che ad oggi è pregno di frutta di rovo, spezie e ventate balsamiche ma che con gli anni, ne sono sicuro, esploderà in tutta la sua complessità e progressione. Al sorso è denso, nobile di trama fenolica e di straordinaria forza. Ha ancora un equilibrio in divenire ma il prezioso finale, illimitato per estensione, mi fa convenire con Raspini che sì, ha ragione, questo è un vino dal potenziale infinito.



L'ultima chicca mi è stata riservata durante il pranzo nella Tenuta quando, per la prima volta, ho degustato il vino dolce di Ornellaia chiamato Ornus. E' una vendemmia tardiva di un piccolo vigneto di petit manseng coltivato a nord di Bellaria e il nome deriva da ‘Fraxinus Ornus’, termine latino per l’Orniello, detto anche ‘albero della manna’ per la sua linfa preziosa di biblica memoria, che allude alla dolcezza di questo vino. L’Orniello è anche l’albero a cui si deve il nome di Ornellaia.
Il vino fermenta in barrique di rovere nuove al 100% e trascorre un anno di affinamento prima della realizzazione del blend dei vari lotti.  Dopo l’imbottigliamento il vino è stato sottoposto ad un ulteriore anno d’affinamento prima dell’introduzione sul mercato. 
Non c'è dubbio, è un vino suadente sia al naso che in bocca, vellutato, magnetico, da farci l'amore con le sue nuances di morbida avvolgenza fruttata corroborata da sensazioni di spezie orientali e miele. Cremoso, equilibratissimo, ha un finale interminabile come i ricordi di questa splendida giornata bolgherese.




A presto!



Tre Bicchieri Abruzzo 2016 Gambero Rosso

Anche quest'anno la quarta regione per produzione di vino porta a casa un buon risultato: le cantine valutate aumentano (oramai sono un centinaio), così come la qualità diffusa, tanto per le grandi cantine quanto per le cooperative e le piccole aziende. I vini assaggiati sono sempre più buoni e precisi, dai solidi Montepulciano d’Abruzzo, ai poetici Trebbiano, sino agli irruenti autoctoni bianchi. E testimoniano una riscoperta delle radici e di tecniche tradizionali, in cui fermentazioni spontanee, biologico, biodinamico, sono un gesto agricolo naturale. I quindici vini premiati raccontano questa varietà, che ci porta dalle coste dell’Adriatico sino a lambire i ghiacciai appenninici. È una squadra di vini eterogenea per provenienza, ma simile per qualità.

Va tutto bene allora? No, ci sono delle zone d'ombra. L'Abruzzo non è ancora percepito dal mercato come un importante distretto enologico per via di quel profilo da grandi numeri e poca ambizione e la corsa al massimo ribasso: un esempio? Il Montepulciano è tra i vini più venduti in Italia, con aumenti costanti delle percentuali, e altrettanto costanti diminuzioni del prezzo medio per bottiglia. Manca uno sforzo comune per rientrare di diritto nei grandi terroir di vino, mentre ancora l’ottanta per cento del prodotto abruzzese continua a essere imbottigliato fuori regione. Qualcosa può cambiare ancora, anche perché non basta più fare vini buoni, bisogna saperli raccontare, visto che i mercati sono sempre più in cerca di riconoscibilità e paesaggio.
Ecco l'elenco dei Tre Bicchieri 
Abruzzo Pecorino ’14 - Tenuta I Fauri 
Montepulciano d’Abruzzo ’13 - Tiberio 
Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo Le Cince ’14 - Nicoletta De Fermo 
Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Adrano ’12 - Villa Medoro 
Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Pieluni Ris. ’10 - Dino Illuminati 
Montepulciano d’Abruzzo M Ris. ’11 -Cantina Tollo 
Montepulciano d’Abruzzo Malandrino ’13 - Luigi Cataldi Madonna 
Montepulciano d’Abruzzo Marina Cvetic ’13 - Masciarelli 
Montepulciano d’Abruzzo Nativae ’14 - Tenuta Ulisse 
Montepulciano d’Abruzzo Podere Castorani Ris. ’10 - Castorani 
Montepulciano d’Abruzzo S. Clemente Ris. ’12 - Ciccio Zaccagnini 
Montepulciano d’Abruzzo Spelt Ris. ’11 - La Valentina 
Trebbiano d’Abruzzo ’12 - Valentini 
Trebbiano d’Abruzzo V. di Capestrano ’13 - Valle Reale 

Metti una sera a Soave Versus 2015

Poco tempo fa presso il Palazzo della Gran Guardia di Verona si è svolta la 14ᵃ edizione della manifestazione enogastronomica “Soave Versus”, organizzata da Consorzio del Soave, Strada del Vino Soave e Associazione Soave Versus
Per chi, come me, ama i grandi vini bianchi di Italia l'appuntamento era abbastanza imperdibile anche perchè, con circa 40 cantine selezionate ed oltre 200 vini in assaggio, l'evento rappresenta un'ottima occasione per fare il punto della situazione su in territorio ed una denominazione che, anno dopo anno, cresce in maniera esponenziale dal punto di vista qualitativo grazie anche alla presenza di tanti giovani vignaioli che portano avanti le loro tradizioni di famiglia.


Come pensavo, visto l'elevato livello medio dei vini, è stato veramente difficile stabilire un elenco dei migliori Soave presenti alla manifestazione per cui, quella di seguito, è una lista assolutamente parziale dei miei "coup de coeur" che ho dovuto selezionare, lottando contro me stesso, per ovvi motivi di spazio all'interno del blog. 

Ca' Rugate - Soave Classico "Monte Alto" 2013: l'azienda della famiglia Tessari, il cui nome deriva dall‘omonima casa situata a nord di Brognoligo, dove si trovano gli storici vigneti, presentava sia il Soave Classico "Monte Fiorentine" 2014 che il neo tribicchierato "Monte Alto" 2013. La mia scelta è caduta su quest'ultimo vino che, nonostante una leggera surmaturazione della garganega, è risultato estremamente equilbrato e fresco nonostante l'annata abbastanza calda. Naso di frutta gialla matura e origano mentre al sorso è decisamente sapido e avvolgente. Finale lungo.



Coffele - Soave Classico "Alzari" 2013: l'azienda si trova a Castelcerino di Soave e si estende per circa 25 ettari. Chiara Coffele, simpatica e competente responsabile commerciale, mi fa degustate un po' tutta la produzione di Soave Classico tra cui spicca, a mio parere, l'"Alzari" ovvero una garganega in purezza che, nonostante un passaggio in botti di rovero da 1500 litri per 10/12 mesi, si configura come un prodotto abbastanza originale visto che alla "grassezza" del vino si contrappone un'anima minerale che rende la beve equilibrata e affatto stancante.


Corte Adami - Soave Classico "Vigna della Corte" 2013: dal 2004 la famiglia Adami, oltre a conferire l'uva, ha deciso di produrre il proprio vino "sfruttando" al meglio i 36 ettari di vigneto dai quali, oggi, viene vinificata solo una parte. La migliore. Anno dopo anno, a mio parere, questa azienda sta facendo sempre meglio e ne è un esempio questo "Vigna della Corte", storico Cru di Castelcerino, che accanto a note di fiori di acacia e fieno, ha nel sorso il suo punto di maggiore forza grazie ad una viva freschezza corroborata da viva mineralità.


I Stefanini - Soave Classico "Monte de Toni" 2014: ci troviamo nell'areale di Monteforte d’Alpone dove la famiglia Tessari, già dal 1800, cura con amore circa 20 ettari di vigneto. L'azienda si contraddistingue per la sua gamma di vini di assoluta qualità e dal formidabile rapporto q/p. La scelta di inserire il "Monte de Toni" anzichè il "Monte di Fice" è stata assoltamente difficile in quanto trattasi di due tra i migliori Cru della denominazione. Il Soave Classico in oggetto l'ho apprezzato per il sua armonia nella componente fruttata e floreale e per l'assoluta coerenza al gusto che viene esaltata da una persistente eco agrumata. 


Corte Mainente - Soave Classico "Tovo al Pigno" 2014: l'azienda, che gestisce appena 2 ettari di garganega del territorio del Soave Classico, ha nel "Tovo al Pigno", Cru di un ettaro piantato sui terreni basaltici localizzati sotto il vulcano Foscarino, una perla di rara eleganza e territorialità. Nonostante l'uva sia vendemmiata tardivamente, il vino si presenta molto crudo nella sua mineralità che viene accompagnata solo parzialmente dagli altri sentori di mughetto e agrumi. Verace e sapido al sorso che chiude ben bilanciato nella componente fruttata. 


Casarotto - Soave Classico Vigne di Fittà 2014: l’azienda famigliare ha la propria sede a Montecchia di Crosara, alle pendici settentrionali della zona collinare del Soave Classico dove gestiscono circa 5 ettari di vigneto diviso tra garganega e trebbiano di Soave. Il Vigne di Fittà, il oro unico Soave Classico, probabilmente è il meno complesso dei vini finora recensiti ma mi ha entusiasmato per il suo essere diretto e assolutamente gastronomico. Il prezzo, siamo sulle 5 euro a bottiglia, è di quelli che fanno lacrimare dalla gioia. 


Fornaro - Soave Classico 2013: di Damiano Fornaro e della sua bella azienda parlerò in un articolo a parte. Ma, intanto, vi anticipo che il suo "base" 2013 è assolutamente gagliardo e, all'olfattiva, assume fragranze che vanno dalla pesca agli agrumi fino ad arrivare al mughetto, al biancospino e alla mandorla. Sorso di impatto ma assolutamente agile e con un finale, lunghissimo, che rimanda alle sensazioni odorose. Le vigne sono sopra quelle di un certo Pieropan e questo vi dovrebbe dire qualcosa in termini di qualità della materia prima.....


Le Battistelle - Soave Classico "Roccolo del Durlo" 2013: questa piccola realtà gestita da Gelmino e Cristina Dal Bosco è nata nel 2002 dopo che la famiglia decise di iniziare a vinificare in proprio le uve che prima venivano conferite ad una locale cantina sociale. La superficie vitata è di 6 ettari suddivisi in tanti vigneti di piccole estensioni tutti situati sui colli di Brognoligo. Ed è proprio l’appezzamento più unito, il versante delle Battistelle, collocato nella zona del Monte Castellaro a dare anche il nome alla cantina. Tra questi pendii di basalti vulcanici nasce il "Roccolo del Durlo" la cui anima nera e graffiante fa da sfondo ad un contesto assolutamente minerale dove le durezze la fanno da padrone. Grande personalità.



Montetondo - Soave Classico Superiore "Foscarin Slavinus" 2013: l'azienda di proprietà della famiglia Magnabosco è da molto tempo ai vertici qualitativi della denominazione dove, a mio parere, svetta questo Cru storico che nasce sui ripidi pendii vulcanici del Monte FoscarinoParte delle uve vengono lasciate in vigna circa 30 giorni in più, in modo da aver una surmaturazione delle uve. Il mosto viene fermentare in botte grande e il vino, poi,i resta per un altro mese in legno, e poi travasato in acciaio per almeno 10-12 mesi. Dopo l’imbottigliamento il “Foscarin Slavinus” resta in affinamento per almeno 6 mesi prima di essere immesso al consumo. Naso ricco, complesso, dove la nespola, gli agrumi, la frutta tropicale e la cenere la fanno da padrone. Bocca didascalica giocata tra acidità e dura mineralità che si contrappongono alla carica glicerica. Persistente e lungo il finale.

T.E.S.S.A.R.I. -  Soave Classico "Bine Longhe di Costalta" 2012:  la famiglia Tessari, cognome che come avete capito è molto usuale in zona, è alla terza generazione di vignaioli e oggi Antonio, Germano e Cornelia conducono la azienda di famiglia in maniera molto dinamica ed attenta grazie alla passione che proviene loro dai loro genitori che per primi hanno vinificato il Recioto. Dal Cru di Costalta nasce Le Bine Longhe il cui nome deriva dai filari che hanno una lunghezza di circa 300 metri. Il vino, proveniente da garganega leggermente surmatura, offre note di cedro, bergamotto, mughetto e slanci minerali. Bocca interessantissima dove freschezza agrumata, sapidità minerale e una ponderata dose alcolica tengono in piedi una struttura dai delicati equilibri. 


Questa, come ho detto precedentemente, è solo una piccola selezione del meglio del meglio degustato durante Soave Versus 2015 che, tra le tante, figura come una delle migliori manifestazioni italiane sul vino grazie anche alla presenza di AIS Verona che ha creato per tutti gli appassionati dei percorsi di degustazione molto interessanti grazie alla presenza di "personal sommelier".

Ringrazio tutto il Consorzio di Tutela del Soave, nelle figure di Aldo Lorenzoni (direttore) e Giovanni Ponchia (tecnico) per il loro invito e la collaborazione.

Alla prossima!