Un'altra bella realtà biologica: Fattoria di Bacchereto - Terre a mano

La Fattoria di Bacchereto si trova in Toscana, splendidamente adagiata sulle colline del Montalbano, zona del Carmignano D.O.C.G.
Durante la manifestazione La Renaissance des A.O.C. a Roma ho incontrato il loro giovane enologo che mi ha spiegato i loro metodi di produzione: basse rese per ettaro, limitato uso della solforosa, uso di soli concimi biologici, vendemmia rigorosamente manuale, nessun uso di lieviti selezionati, nessuna filtrazione o refrigerazione del mosto e del vino, maturazione del vino in botti di rovere di Allier da 350 litri seguito da un affinamento minimo di bottiglia di 6 mesi.
Nulla di nuovo sotto il cielo, sono pratiche abbastanza usuali per chi pratica la biodinamica, ma quello che però mi ha colpito è stato il modo in cui mi spiegava queste cose, traspirava la passione di una persona che credeva veramente in quelle che stava facendo e, dagli assaggi, lo fa veramente bene.
Fattoria di Bacchereto produce "solamente" tre vini: un bianco, il Sassocarlo Terre a Mano, un rosso, Carmignano D.O.C.G. Terre a Mano, e un vino passito, il Vin Santo di Carmignano DOC.
Il Sassocarlo Terre a Mano 2006 (Trebbiano Toscano 80%, Malvasia del Chianti 20%) si presenta di un bellissimo giallo dorato intenso e presenta un naso molto intenso di miele di zagara, confettura di mele cotogne, frutta secca. Al palato è morbido, ampio, intenso, perfettamente equilibrato dall'acidità. Ottima la persistenza finale. Intrigante espressione di trebbiano e malvasia toscana da vecchie vigne.
Il Carmignano D.O.C.G. Terre a Mano 2005 (Sangiovese 75%, Canaiolo Nero 10%, Cabernet Sauvignon 15%) è un vino dalle affascinanti note di frutta rossa, ciliegia e prugna su tutte, poi ci sono i fiori, la viola specialmente, e qualche nota di spezie dolci e tabacco. In bocca è equilibrato, vellutato, fine, caratteristiche che lo rendono di una beva fantastica. Bella scoperta.
Il Vin Santo di Carmignano DOC 1999 (Trebbiano 90%, Malvasia 10%) è molto tipico, tradizionale, ma non per questo scontato. Naso di agrumi canditi, mandorla, mallo di noce, fichi secchi, leggeri sentori eterei. In bocca privilegia le caratteristiche di morbidezza e alcolicità; lunghissimo finale gustativo di noce e frutta candita.

Anche la Francia alle prese con la legge anti-alcol

Girovagando tra la rete ho trovato questo articolo piuttosto inquietante di Marcel Michelson.

Le aziende vinicole francesi temono che i nuovi regolamenti a tutela della salute possano obbligarle a tenere le bottiglie sigillate nelle loro cantine, vietando le degustazioni e infliggendo un duro colpo al crescente turismo enogastronomico.
Il parlamento francese discuterà all'inizio di marzo una proposta di legge che prevede il divieto della vendita promozionale di bevande alcoliche per disincentivare il consumo eccessivo tra i giovani.
I produttori di vino temono che la cura si riveli peggiore della malattia, portando a un divieto delle degustazioni in un periodo in cui il settore è già colpito da forti limitazioni nella pubblicità e da progetti per contrastare la vendita online.
"E' inconcepibile, sarebbe un disastro e molte persone in Francia rischierebbero di perdere il lavoro. Le degustazioni sono parte integrante della promozione del vino, e servono ad educare la gente ad un consumo consapevole", ha detto Marie-Christine Tarby, direttrice dell'associazione Vino e Società.
Tarby ha precisato che la Francia è meno colpita dal "binge-drinking" rispetto ad altri paesi e che il vino non ha responsabilità nella diffusione di questo fenomeno.
Il rapporto difficile tra le aziende vinicole e le autorità francesi per la Sanità ha portato due giornalisti, Denis Saverot e Benoit Simmat, a pubblicare l'anno scorso un libro sul settore intitolato "In Vino Satanas!".
La frase -- che significa "nel vino c'è il diavolo" -- si rifà al detto latino "In Vino Veritas".
"Mentre tutti gli americani, i giapponesi e i cinesi sanno che la Francia è la patria del buon vino, la Francia vuole rinunciare a questo suo primato", argomentano i due giornalisti nel loro libro.
"Tutta la Francia? No, la Francia triste, che ha sostituito il glorioso slogan 'Libertà, Uguaglianza e Fratellanza' con 'Prevenzione, Precauzione e Sanità Pubblica'", aggiungono
.

(Fonte Reuters Italia)

Se dovesse passare veramente questa legge non soltanto ci rimetteremo noi appassionati di vino (che belle le degustazioni in cantina la scorsa estate a Bandol) e tutte le aziende produttrici ma, a ben vedere, anche tutto l'indotto (ristoranti, alberghi, etc.) subiranno un colpo non indifferente.

E se passasse anche da noi una legge così??

Anteprima Brunello 2009: luci e ombre da Montalcino

Domenica 22 Febbraio, finalmente la Fortezza di Montalcino ha aperto le porte anche ai non addetti ai lavori che, finalmente, hanno potuto apprezzare la nuova (grande?) annata del Brunello, la 2004, da molti (ma non da tutti) riconosciuta come un'annata da ricordare, un'annata a cinque stelle. Grande pubblico per una kermesse che poteva vantare sulla presenza di ben 146 produttori provenienti da tutta la zona di Montalcino (accidenti non pensavo ne esistessero così tanti!). Dura per un blogger degustare tutto e, infatti, eccomi qua a scrivere e segnalare solo le aziende che per un verso o per l'altro meritano una citazione:
Poggio dell'aquila - Brunello di Montalcino 2004: da una piccola azienda un gran bel Brunello, sicuramente di stile tradizionale, molto austero e dai contorni aromatici di liquirizia e piccoli frutti rossi. In bocca il vino è ricco, equilibrato e dotato di discreta persistenza. Un produttore di cui sentiremo parlare nel futuro.
Podere San Lorenzo - Brunello di Montalcino 2004: il mio amico Luciano non finisce mai di stupirmi col suo vino che in questa annata presenta un naso molto intenso di viola, frutti rossi e un leggero speziato. Al palato mostra stoffa da vendere con una trama tannica molto levigata, potente ed elegante. Vino di grande personalità.
Caparzo - Brunello di Montalcino 2004 Vigneto La Casa: da questo Cru aziendale posto a 275 metri di altezza con esposizione sud-sud/est nasce questo Brunello, molto tipico nelle sue note olfattive anche se in bocca risulta ancora tanto giovane, irruento nell'alcol e tanto ruvido col tannino. Forse un altro pò di bottiglia gli avrebbe fatto bene. Da aspettare sicuramente.
Castelgiocondo - Brunello di Montalcino 2004: vino molto simile al precedente con un naso molto floreale e fruttato ma che al palato risulta ancora troppo scisso tra le sue componenti morbide e dure. Sicuramente da attendere anche se difficilmente uscirà fuori un fuoriclasse...
Coldisole - Brunello di Montalcino 2004: naso molto scuro caratterizzato da note terziarie di humus, viola passita e frutta rossa matura. Al palato il vino risulta una piacevole sorpresa, grande equilibrio e persistenza. Se il tempo gli fornirà anche carattere sarà un gran vino.
Il Colle - Brunello di Montalcino 2004: naso evoluto di fiori secchi, terra bagnata e frutta matura in confettura. In bocca ha buona corrispondenza con il naso e una struttura tannica ben equilibrata dall'alcol. Bella persistenza. Piacevole sorpresa.
La Serena - Brunello di Montalcino 2004: naso molto matura con una prevalenza di sentori selvatici e di sottobosco. Elegante e sapido al gusto. Un vino che si lascia bere senza grandi esaltazioni.
Lambardi - Brunello di Montalcino 2004: naso incentrato su note di fiori, frutti di bosco e talco. In bocca è ricco e polposo anche se forse gli alcoli non sono ancora perfettamente integrati.
Le Macioche - Brunello di Montalcino 2004: all'olfattiva il vino presenta intensi profumi floreali e una straordinaria freschezza. Fine ed equilibrato in bocca, Le Macioche è un Brunello da tenere sicuramente in cantina.
Le Ragnaie - Brunello di Montalcino 2004: il mio amico Riccardo mi presenta un vino dai variegati toni floreali seguiti da tantissima frutta di bosco e da una bella e intensa scia balsamica. Al palato è coinvolgente, di corpo, con un buon equilibrio e buona persistenza. Vino dal bellissimo futuro!

Lisini - Brunello di Montalcino 2004: naso molto intenso che evoca la fragolina di bosco, il ribes, la viola mammola e le spezie nere. Al palato il vino scopre la sua bella struttura le cui componenti avvolgono una notevole quantità di tannini maturi, rendendo l’assaggio già molto gradevole in questa fase giovanile. Sicuramente uno dei migliori Brunello degustati.
Mastrojanni - Brunello di Montalcino 2004 Vigna Schiena d'Asino: qua siamo di fronte al capolavoro assoluto, un vino che stacca nettamente tutti gli altri (anche a detta di tanti giornalisti conosciuti). Un Brunello che già oggi lascia stupiti dove frutta, fiori e spezie formano un bouquet aromatico da lasciare senza fiato. Al palato possiamo notare la tanta "ciccia" del vino anche se il tutto è perfettamente integrato in un equilibrio da vero numero uno. Grande oggi e sicuramente grandissimo tra qualche anno questo Brunello 2004. Mastrojanni ha davvero lavorato bene.

Premio BlogCafè 2009 - Votate per il mio Blog?

Ragazzi con grande soddisfazione sono stato inserito tra i partecipanti al premio BlogCafè 2009, concorso indetto per votare il miglior blog del vino, il miglior Blog del food (ricette e ristorazione), il miglior blog in assoluto del 2009.
E' una sfida impossibile per me confrontarmi con i mostri sacri del web però ci voglio provare, voglio capire quanto un blog come il mio, totalmente indipendente e forse un pò "casareccio", è seguito ed apprezzato dagli internauti.
Se volete votare andate qua e scegliete come sempre Percorsi di Vino: http://www.squisito.org/blogcafe/?q=node/79

P.S: a brevissimo tutto il resoconto sull'Anteprima del Brunello 2009, tra luci ed ombre...

Benvenuto Brunello eccomi!!! Montalcino arrivo!!

Sono di partenza, la valigia è pronta, il blocchetto degli appunti pure e il mio palato...forse.
Montalcino sto arrivando, con un carico di curiosità ed emozione per il mio primo Benvenuto Brunello (a dire il vero anche lo scorso anno ero andato ma c'era talmente tanto casino che sono uscito per disperazione quasi subito).
Il viaggio in Toscana mi permetterà di ritrovare qualche amico (Podere San Lorenzo e Le Ragnaie aspettatemi...) e, soprattutto, mi permetterà di farmi una idea precisa di questa annata, la 2004, che è stata premiata con cinque stelle (il massimo punteggio). E' tutta vera gloria? Vedremo.
Il mio personale programma (fate finta ora di essere interessati) prevede per sabato uno straordinario pranzo\degustazione vicino Montalcino dove con i miei amici senesi berremo del Gravner d'annata, sette splendidi e rarissimi bianchi: Riesling Italico 1988, Pinot Grigio 1989, Ribolla 1990, Bianco 1991, Sauvignon 1992, Chardonnay 1994, Ribolla 1995.
Il programma del pomeriggio prevede, oltre ad una visita in cantina presso Le Ragnaie, un giro al Museo del Brunello per la manifestazione "Montalcino del sorriso" dedicata ai giovani produttori che presenteranno la loro azienda e i loro vini. Non male!
E la domenica mattina? Alzataccia e via a Benvenuto Brunello per un'overdose di Sangiovese..........ma è Sangiovese????? A tal proposito sarà interessante capire che aria tira dopo lo "scandalo" Brunello....

A presto per un report dettagliato.

La Renaissance des A.O.C. a Roma: scopriamo Podere Còncori

Il 13 febbraio scorso presso la Città dell'altra economia di Roma si è tenuta la manifestazione "Tasting of the Renaissance Italia " che vedeva la partecipazione dei vignaioli italiani facenti parte della "Renaissance des Aoc", gruppo creato da Nicolas Joly e che oggi può vantare sull'adesione di 152 viticoltori di 13 differenti paesi (http://www.biodynamy.com/charte-de-qualite-fr.php). Tutti gli affiliati al gruppo devono rispettare una Carta di Qualità il cui obiettivo è quello di ridare pieno significato al terroir sganciando il vino da qualsivoglia logica tecnologica il cui esasperato utilizzo in cantina provoca solo assenza di tipicità e originalità del prodotto finale. Questo significa che Tasting of the Renaissance Italia è una vera e propria fiera del vino biologico, prodotto da uve provenienti da vigneti curati con metodi esclusivamente naturali, vendemmiate a mano e vinificate solamente con lieviti indigeni, rispettando il processo naturale di fermentazione che darà vita a vini che verranno commercializzati senza alcuna chiarificazione e filtrazione (è solo possibile aggiungere un minimo di solforosa).
Aggirandomi tra i banchi di degustazione il mio interesse si è rivolto, anche per il poco tempo che avevo a disposizione, solo su alcuni produttori. Il primo di questi è Podere Còncori (http://www.podereconcori.com/), azienda toscana magistralmente condotta da Gabriele Da Prato, primo vigneron della Garfagnana e Media Valle, una zona che era totalmente priva di aziende vitivinicole quando Gabriele decise per la prima volta di produrre vino al fine di ridare dignità territoriale a questa antica produzione.
Attualmente l'azienda è composta da tre ettari di vigneto, esposto perfettamente
a sud e situato su cinque colletti a circa 250 metri di altitudine, dove vengono coltivati sangiovese, merlot, syrah e altre varietà autoctone.
Durante la mia visita al banco di assaggio ho potuto apprezzare, oltre ad un più che discreto Podere Concori bianco, il loro unico rosso aziendale, il Melograno 2007, un I.G.T. Toscana da uve Syrah, Ciliegiolo, Carrarese, Pinot Nero, più altri vitigni autoctoni. Vino di un bel rosso rubino vivace, si caratterizza per le piacevoli note di frutta di bosco, marasca, prugna, pepe ed erbe di campo. Bocca fresca, con ottimo frutto maturo e bella struttura anche se il tannino andrebbe smussato ancora un pò. Finale di discreta lunghezza per un vino caratterizzato da una bellissima beva. Prima di andar via dal banco di degustazione mi è stata offerta un piccola chicca finale: una vendemmia tardiva da uva Gewurztraminer più altri vitigni autoctoni locali. Un vino molto interessante, ancora in fase di affinamento, che presenta floreali note di rosa canina, peonia e fragola di bosco. Attenderò con ansia la commercializzazione.

Romanée Conti: il Domaine si ingrandisce!

Udite udite, il più famoso Domaine del mondo si ingrandisce! Davvero? Eh sì, infatti la Romanée Conti da qualche mese fa ha rilevato la gestione di tre grand cru situati sulle colline di Corton ed appartenenti agli eredi del principe Florent de Mérode. Fonti ufficiali parlano di un contratto di affitto in base al quale il Domaine ha acquisito circa 1,2 ettari di Corton Bressandes, 0,57 ettari di Clos du Roi e 0,51 ettari di Rénardes, parcelle dalle quali il Domaine produrrà altrettanti grand cru da pinot nero. Questi vini saranno i primi rossi che DRC produrrà in Côte de Beaune, attività, questa, che all'interno dello stesso territorio si affiancherà alla già affermata produzione di chardonnay dalla piccolissima parcella posseduta a Montrachet.
"Dopo che il principe e la principessa de Mérode morirono sei mesi fa, fummo contattati dai loro figli che ci offrirono la possibilità di prendere in locazione questi tre grandi cru situati a Corton" ha spiegato Aubert de Villaine, condirettore del Domaine, durante la conferenza stampa di presentazione. "Questi vigneti sono situati nel cuore storico della denominazione e sono costituiti da una buona percentuale di vecchi vitigni, due fattori che ci fanno ben sperare nella futura produzione di grandissimi vini".
Prodotti a partire dalla vendemmia 2009, i tre rossi saranno commercializzati, come al solito in poche unità, solo a partire dal 2012.
La Côte de Beaune sarà la nuova terra di conquista de La Romanée Conti? Chissà, nel frattempo possiamo solo sperare che le nostre tasche ci possano permettere di acquistare questi nuovi tre grandi vini. Appuntamento tra tre anni!!!!

Antonio Galloni e la sua Toscana 2006

Antonio Galloni, inviato di Robert Parker in Italia, come ogni anni si è espresso circa la i vini della Toscana nel millesimo 2006 e, a giudicare dai giudizi, gli sono piaciuti molto anche se, come accade sempre, ci sono delle "simpatiche" sorprese.
Galloni, nel suo articolo, sostiene che in questa annata i vini della Toscana hanno raggiunto punte di elevata qualità in tutta la Regione anche se, secondo lui, sarà la Maremma a produrre i vini migliori.
Ma come sono questi vini? Secondo Galloni, le condizioni climatiche in Toscana hanno permesso ai produttori di raccogliere uva di elevata qualità, un'uva vendemmiata in piena maturazione fenolica che porterà a vini di molto fruttati, concentrati, equilibrati ma, soprattutto, strutturati.
Cosa significa tutto questo? Che avremo vini che potranno essere immediatamente goduti fin da giovani ma che, visto la loro struttura e se adeguatamente conservati, daranno grandi soddisfazione tra qualche anno. Sempre secondo Galloni l'unico problema per queste bottiglie sarà il loro prezzo! Ti credo, aggiungo io, se gli dai dei punteggi così alti è normale che la ristoratori, enotecare, distributori ed enosboroni tutti faranno a gara per accaparrarsi qualche bottiglia. Questo è talmente vero che già prevedo molta speculazione attorno al Masseto 2006 sia per i suoi 99 punti Parker sia perchè parte della sua produzione andrà in mano, per la prima volta, ai negociants di Bordeaux. Si salvi chi può!!

E i voti? Eccoli!!

Masseto 2006 99/100

Messorio 2006 98/100

Gabbro 2006 97/100

Ornellaia 2006 97/100

Syrah 2006 Tua Rita 97/100

Redigaffi 2006 97/100

Flaccianello 2006 96/100

Nardo 2006 96/100

Giusto di Notri 2006 96/100

Il Blu 2006 95/100

Eneo 95/100

Galatrona 2006 95/100

Solaia 2006 94/100

Serre Nuove 2006 94/100

Ilatraia 2006 93/100

Testamatta 2006 93/100

Cepparello 2006 93/100

Boggina 2006 93/100

Perlato del Bosco 2006 93/100

Scrio 2006 92+/100

Tignanello 2006 92/100

La Pineta 2006 92/100

Rocca di Frassinello 2006 92/100

Guado al Tasso 2006 91/100

Chianti Classico 2006 Fontodi 91/100

Torrione 2006 90/100

Campanaio 2006 90/100

Rosso dei Notri 2006 90/100

Annibale, il Nero di Troia firmato I Colossi

I Colossi, giovane azienda famigliare pugliese capitanata da Nunzio Cristallo, è una di quella piccole realtà vitivinicole italiane da tenere sotto controllo perchè incentra tutta la sua filosofia produttiva su un unico grande obiettivo: valorizzare i prodotti della terra di origine, in particolare della zona del barlettano. Per rappresentare adeguatamente la propria terra natia, Nunzio decide di puntare subito valorizzando un grande vitigno autoctono pugliese come il Nero di Troia, un'uva le cui origini si perdono nella notte dei tempi ma che, come fa capire il suo nome, è legata sicuramente alla città di Troia. Si narra, a tal proposito, che il mitico eroe greco Diomede, conclusasi la guerra di Troia, navigasse per il mare Adriatico fino a risalire il fiume Ofanto e lì, trovato il luogo ideale, vi ancorasse la nave con delle pietre delle mura della città di Troia che aveva portato con sé come zavorra, utilizzandole come cippi di confine per delimitare il territorio di quelli da quel momento si chiamarono i Campi Diomedei. Sempre la leggenda aggiunge che Diomede aveva portato con sé, come ricordo, dei tralci di vite della sua terra che, piantati sulle rive dell’Ofanto, dettero origine all’Uva di Troia. E oggi? Fortunatamente l'Uva di Troia non è più destinata a semplice vino da taglio ma come vitigno da vinificare in purezza perchè ricco di personalità e complessità. E di tutto questo Nunzio Cristallo se ne è accorto e ha prodotto il suo "Annibale", vino la cui immagine si ispira alla Battaglia di Canne a cui prese parte il famoso condottiero carteginese Annibale.
Di un bel colore rosso rubino intenso, al naso il vino rivela aromi molti intensi di confettura di ciliegie, ribes e mirtillo seguiti da sensazioni di ciclamino e melograno. In bocca il vini rispecchia la sua terra di origine, è caldo, intenso, con una tannicità ben evidente ma bilanciata dalle componenti morbide del vino, alcol soprattutto. Il finale è di buona persistenza su ricordi di prugna e ciliegia. Concludendo un vino molto interessante e dallo splendido rapporto qualità prezzo, poco più di cinque euro per una bottiglia. Avanti così Nunzio, l'esordio è promettente!

Perle di Borgogna alla Mucca Golosa di Anguillara

La mia ragazza, una bella compagnia di amici “sbevazzoni”, un’ottima cucina e tutto il meglio che la Borgogna (tranne qualche “intruso”) può offrire, questi sono stati gli ingredienti della bella serata trascorsa venerdì scorso presso il ristorante “La Mucca Golosa” di Anguillara Sabazia, bellissimo paese affacciato sul lago di Bracciano, vicino Roma.
André Beaufort Ambonnay Grand Cru Brut 1989, Domaine Bonneau du Martray Corton Charlemagne 1996, Rossignol-Trapet Chambertin 2005, Domaine de la Romanee Conti La Tâche grand cru 2004, Barattieri Vin Santo di Albarola 1996 sono state le perle enologiche che hanno deliziato i nostri palati e che sono stati esaltati dall’ottima cucina del ristorante che, proprio per questa cena, ha studiato un menù ad hoc.
Pronti, via, e iniziamo con lo Champagne di Beaufort ottimamente abbinato al micro panino di trippa centopelli con fonduta di Raschera e polpettine di trippa fritte. Sarà stata l’alta temperatura di servizio che lo ha penalizzato, ma di certo questo Champagne è stato forse il “peggior” vino della serata o, meglio, è quello che ho meno apprezzato. Di un colore giallo dorato, quasi ambrato, al naso esprime note di cotognata, datteri, miele, nocciola e caramella mou. Nonostante l’età, al palato è ancora abbastanza fresco ed equilibrato anche se manca di potenza, caratteristica che ti fa gridare al miracolo quando magari bevi Krug di pari annata. Che abbia già scollinato?
Il Bonneau du Martray 1996, grande Chardonnay di Borgogna, ce lo servono mentre arriva un golosissimo risotto con Bettelmat e salame Strolghino. C’e chi sostiene che sia leggermente ossidato ma, per me il vino, nonostante gli apparenti “difetti” di gioventù, sembra godere di buona salute già dal colore, un bellissimo giallo dorato carico. Interessante l’olfattiva dove si gioca su toni di miele d’acacia, caramello, frutta matura e tanto tanto minerale (pietra bianca su tutti). Se cercate uno chardonnay dove la frutta tropicale la faccia da padrone, allora questo vino non fa per voi, qua parliamo di classe allo stato puro dove alcol, acidità e toni minerali convivono in perfetta armonia. Ottima persistenza.
E arriviamo al primo pinot nero della serata, un pinot di razza sopraffina questo Chambertin 2005 abbinato ad un buonissimo Cochinillo iberico de pata negra, vera chicca gastronomica della serata. Da un grande millesimo, questo vino, nonostante sia ancora un bimbo in fasce, è già godibilissimo ora con un naso tutto fiori rossi, frutta di rovo, goudron e rabarbaro. In bocca si sente la grande materia di questo pinot di Borgogna, fine e concentrata, piacevolissima la carezza del tannino, fervida l’acidità, in un gioco dove equilibrio e persistenza gustativa sono da vero fuoriclasse.
Il La Tâche 2004 è sicuramente il vino della serata e ci viene servito col suo ideale accompagnamento, un piatto di piccione selvatico farcito con i suoi fegatelli. Passato l'attimo di timore reverenziale, metto il naso nel bicchiere e capisco, comprendo per la prima volta la differenza tra un grandissimo vino (come poteva essere lo Chambertin precedente) e un vino mito. Naso ipnotico, multidimensionale e multiemozionale dove si rincorrono note di viola, cassis, fragolina di bosco, mora di rovo, spezie esotiche, sottobosco, incenso, cannella ed eucalipto. Può bastare? Alla gustativa il vino è come te lo aspetti, ampio, setoso, di grande equilibrio e caratterizzato da un finale interminabile giocato su ritorni di spezie e frutta. Vino indimenticabile nonostante il 2004 non sia il suo miglior millesimo.
Terminiamo la serata con una bavarese di ricotta di bufala con gelatina di miele di cardo abbinata al Vin Santo ‘96 Barattieri, un vino pressoché virtuale con le sue poche centinaia di bottiglie all’anno. Ambrato, denso (il vino non è filtrato), al naso esprime senza sorprese le caratteristiche della Malvasia Aromatica di Candia: mallo di noce, albicocca disidratata, fico secco, miele di castagno, zabaione. Bocca di grande personalità per un vino dalla grande beva grazie alla sferzante acidità che equilibra ottimamente il notevole residuo zuccherino. La persistenza? Vi dico solo che son tornato a casa e lo sentivo ancora.
Ringrazio tutti della bellissima serata, unica e indimenticabile come la Borgogna e il suo Pinot Noir. Alla prossima.

Piccola sosta al Domaine Josmeyer - Alsazia

Arriviamo al Domaine Josmeyer per pure caso passando per l'innevato paesino di Wintzenheim. E' il quattro gennaio quando, dirigendoci verso Trimbach, vediamo sulla destra una piccola insegna che indica l'entrata di questo importante produttore alsaziano. La cantina è aperta al pubblico, decidiamo di entrare, perche no?
Ci accoglie la simpatica signora Silvie un pò incredula del fatto che due italiani sfidino la neve e il vento per voler degustare i loro vini. Silvie ci fa accomodare all'inteno della sala degustazioni e ci parla dell'azienda. Il Domaine Josmeyer, fondato da Aloyse Meyer nel lontano 1854, si estende per ben 25 ettari (5 dei quali classificati Grand Cru) tra i paesi di Turckheim, Wintzenheim e Wettolsheim. Tutti i vigneti sono coltivati secondo rigorose metodologie di viticoltura biologica al fine di perseguire la massima qualità possibile attraverso l'ausilio di sane pratiche colturali e un rigoroso controllo della produzione. In tale ambito particolare interesse ci ha suscitato il racconto del processo di vinificazione che inizia con la raccolta di uve perfettamente mature che vengono sottoposte a pressatura soffice per un periodo che varia tra le tre e le otto ore. Il mosto fiore viene fatto fermentare attraverso l'ausilio di lieviti autoctoni, inizialmente in serbatoio di acciao per poi passare all'interno di botti di legno di circa cento anni. Completata la fermentazione, la svinatura viene effettuata all'aria aperta. Altra particolarità riguarda la stabilizzazione del vino, che avviene naturalmente durante la stagione invernale, e la malolattica, che non è effettuata ed è in qualche modo compensata da un leggero filtraggio del vino prima dell'imbottigliamento.
E' tempo di bere ora. La signora Silvie, dato il nostro esiguo tempo a disposizione, ci porta due sole bottiglie, due Grand Cru.
Il Pinot Gris Grand Cru Hengst 2002 è un vino estremamente ricco e opulento, al naso si esprime subito con netti sentori di pesca gialla matura, albicocca, bergamotto e una vibrante nota di frutta secca. Estremamente equilibrato in bocca grazie ad una bella vena fresca, chiude persistente su ricordi di frutta gialla e nocciola. Per chi ci crede 92/100 Wine Spectator.
Cambiamo vitigno ma non annata col prossimo vino, un Gewurztraminer Grand Cru Hengst 2002, un vino che all'olfatto ci inebria con la sentori di miele, scorza di arancio, fiori gialli e un tocco di spezie (zenzero). Bocca ricca ed equilibrata, dotata di una bella materia. Finale di grande lunghezza, accompagnato da una bellissima nota di miele e zenzero. Ottimo. 92/100 Wine Spectator e 92-93/100 International Wine Cellar.
Finisco l'articolo ringraziando pubblicamente la signora Silvie e tutto il Domaine Josmeyer ripromettendomi, quando torneremo in Alsazia, di dare più spazio a questo altro grande produttore francese. A presto.

UNA NUOVA VITA PER L'EST!EST!!EST!!! ? AL VIA LA REVISIONE DEL DISCIPLINARE

E' passato tanto, tantissimo tempo da quando il vescovo Johannens Defuk, intenditore di vini, mandò il suo coppiere Martino come avanscoperta lungo la via per Roma per assaggiare e scegliere i vini migliori, scrivendo "est", ovvero "c'è", vicino alla porta della locanda che lo dava in degustazione. E' circa il 1111 quando il fidato Martino, arrivato a Montefiascone, fu talmente "folgorato" dalla piacevolezza del locale che per comunicare al suo padrone la qualità eccezionale di quel vino, decise di ripetere per tre volte il segnale convenuto e di rafforzare il messaggio con ben sei punti esclamativi: Est! Est!! Est!!! E oggi? E' ancora il grande vino di una volta? La risposta, purtroppo è negativa, l'est! est!! est!!! è forse uno di quei vini, insieme al Frascati, che a livello di immagine più sconta le errate decisioni della maggior parte dei produttori del luogo che hanno fatto della quantità la loro filisofia di produzione. Di questa pessima immagine di vino dalla facile beva (per non dire da osteria) fortunatamente se ne sono resi conto un pò tutti, a cominciare dall'Arsial che, attraverso il progetto 'Agricoltura Qualita'' e in stretta sinergia con i soggetti della filiera, ha garantito l'assistenza tecnica nella stesura dell'intero dossier tecnico-scientifico-storico necessario per la presentazione delle richiesta di revisione del disciplinare al Mipaaf.
Come è oggi l'attuale disciplinare? Oltre a Montefiascone , tradizionale luogo d’origine di questa famosa “denominazione” viterbese, l’Est Est Est può essere prodotto a Bolsena , San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro , Capodimonte, Marta e Gradoli. Viene vinificato con le uve attraverso l'ausilio di trebbiano toscano (65%), malvasia bianca toscana (20%) e rossetto, detto anche trebbiano giallo (15%). La resa massima generosamente permessa dal disciplinare della Doc è di 130 quintali per ettaro, mentre la resa di uva in vino non deve superare il 70% . Gradazione alcolica minima consentita 10,5°. Può essere Secco, Abboccato o Amabile.
Serve altro per capire di cosa stiamo parlando? Ci vorrebbe oggi un moderno Martino che sappia capire che la quantità non paga e che scelte più razionali di produzione potrebbero rilanciare finalmente questo vino che potrebbe fare da concorrenza al Frascati in una costruttiva lotta fratricida che permetta finalmente al Lazio, la mia Regione, di non essere più il fanalino di coda dell'Italia del vino.