Friuli Colli Orientali Friulano San Pietro 2016 I Clivi: il vino per sottrazione - Garantito IGP

Di Roberto Giuliani

Mi ha sempre affascinato il percorso di Mario Zanusso, iniziato con papà Ferdinando negli anni '90, quasi 30 anni durante i quali ha visto gli effetti delle mode sul vino friulano e delle altre regioni. Mode che né suo padre prima, né lui dopo hanno seguito, non certo perché immuni dalla necessità di vendere per vivere, ma consapevoli che se avessero seguito la corrente, avrebbero perso la fondamentale opportunità di capire fino in fondo le potenzialità dei vigneti e delle uve di cui disponevano. 


La sperimentazione è stata lo strumento necessario per prendere consapevolezza, per inquadrare cosa potevano dare il friulano, la ribolla, la malvasia, il verduzzo, il merlot, quale fosse il percorso ottimale per portare nel vino i profumi e i sapori della loro terra.

Mario Zanosso

Certamente i viaggi effettuati infinite volte in Francia, l'aver approfondito la conoscenza di grandi vini friulani di aziende come Gravner, Schiopetto, Jermann, Ronchi di Cialla, Abbazia di Rosazzo, e poi in Piemonte e Toscana, sono stati un arricchimento importantissimo. Il fatto di fare vini sempre più bevibili, meno alcolici, meno potenti, mentre molti altri produttori facevano esattamente il contrario, la dice lunga sulla loro filosofia, sulla visione del vino non come mito modaiolo, costruito per prendere premi o conquistare mercati, ma come espressione vera di un linguaggio proprio e inimitabile, frutto della simbiosi fra vigneto, microclima, uomo e cultura. 
Difficile non rimanere colpiti dai vini dei Zanusso, il San Pietro in particolare mi è sempre piaciuto per questa sua indole schietta e riconoscibile, che nel 2016 si identifica nelle evidenti note floreali, nel richiamo alla mandorla e alla nocciola, nelle sfumature agrumate di lime, ananas e cedro, nella profondità minerale.


La spiccata freschezza e la leggiadria del sorso, senza per questo mancare di spessore, mettono in evidenza gli aspetti migliori del friulano, il fondo salino accentua il gusto stimolando la voglia di berne ancora, senza mai stancare.

Guastaferro – Taurasi DOCG “Primum” 2008 - Garantito IGP


Raffaele, da vigne anche centenarie piantate in contrada Piano dell’Angelo, produce questo aglianico in purezza che è uno spettacolo di equilibrio e profondità, lontano mille miglia da certi stili dopo conta solo la grassezza associata alla potenza alcolica. 


Un Taurasi da tenere gelosamente in cantina per chi, come me, ha il cuore a Sud!



Il Tai Rosso 2016 dell'azienda Punto Zero sarà il rosso dell'estate di Garantito IGP?

Di Andrea Petrini


E' la terza volta quest'anno che torno a scrivere del vino dei Colli Berici, un territorio tutto da scoprire che si presenta oggi come il cuore vedere del Veneto il cui interno è impreziosito dalla presenza di opere uniche al mondo come le ville ville venete disegnate da Andrea Palladio, oggi unanimemente riconosciuto come il più importante architetto che il mondo occidentale abbia mai prodotto. 

mappa Colli Berici

Dal punto di vista geografico i Colli Berici, posizionati centralmente rispetto ai più famosi Colli Euganei e ai Monti della Lessini, rappresentano una formazione collinare di altezze modeste (300-400 metri s.l.m.), localizzata nella zona più a sud di Vicenza, i cui rilievi si sono formati circa sessanta milioni di anni fa da corrugamenti e sollevamenti tettonici. La natura dei suoli si combina in una trama di caratteri, ideali per dar vita a vini strutturati e eleganti. La roccia calcarea, i terreni ad argille rosse ricchi di scheletro, quelli basaltici di origine vulcanica, l’altitudine che preserva da nebbie e gelate tardive, le ridotte precipitazioni: l’insieme di queste condizioni favorisce la coltivazione di un’ampia varietà di vitigni, la crescita di uve assolutamente sane e la produzione di vini di forte personalità.

Dei 3000 ettari vitati dei Colli Berici una buona percentuale è dedicata alle due uve più importanti del territorio ovvero la garganega e il tai rosso. Quest'ultimo, in particolare, deriva dal vitigno chiamato un tempo tocai rosso che, geneticamente, appartiene alla stessa famiglia del cannonau sardo, del grenache francese e della garnacha spagnola. 

tai rosso

La leggenda narra che il tai rosso sia arrivato nei Berici grazie ad un falegname che al termine del servizio militare nel Comitato ungherese dello Zemplen (ai tempi di Maria Teresa d’Austria), importò a Barbarano Vicentino, sua città natale, alcune barbatelle di questo vitigno che aveva visto coltivare e vinificare nella zona del Tokaji. La versione storicamente e documentata, però, considera il tai rosso un dono ricevuto nei secoli scorsi dai vescovi di Vicenza, feudatari di Barbarano e ospiti a più riprese ad Avignone, i quali avrebbero portato e piantato nel territorio dei Colli Berici dei tralci di uve provenzali del Vaucluse.


Di sicuro, poi, c'è che dei Colli Berici e dei suoi vitigni si è innamorata nel 1994 la famiglia de' Besi che dopo varie esperienze nel campo della zootecnia ha voluto puntare, acquistando una proprietà tra Lonigo e Sarego e fondando l'azienda Punto Zero, sulla viticoltura all'interno di una terra ricca di bellezza e di un enorme potenziale da valorizzare. Il progetto, rimasto abbastanza statico per una decina di anni, prenderà velocità solo nel 2006 quando i de' Besi incontrano Celestino Gaspariallievo di Giuseppe Quintarelli e consulente per varie aziende in Valpolicella, grazie al quale si intraprenderà finalmente un percorso stabile e definitivo che porterà l'azienda Punto Zero, attualmente con una superficie vitata di 11 ettari divisa tra cabernet sauvignon, merlot, syrah, carmenere, tai rosso, pinot bianco e incrocio manzoni, alla messa in commercio delle prime bottiglie nel 2015.

vigneti aziendali

Tornando al tai rosso, proprio pochi giorni fa mi sono imbattuto nel loro Tai Rosso 2016 prodotto da vigneti (appezzamento di 0,20 ha) con una media di 10 anni di età e una resa di appena 60 quintali/ettaro. In generale, il tai rosso è un vitigno che dà vita sempre a vini dal coloro rosso molto trasparente, quasi chiaretto, la cui forza, a mio parere, è rappresentata come un questo vino dal bouquet olfattivo leggiadro e primaverile dove si incontrano effluvi di fruttini di bosco e cesti di rose rosse. 


Al sorso la musica non cambia, c'è tanta soavità di colore rosso, nonostante il grado alcolico prossimo a 14,5°Vol., grazie ad un tannino praticamente assente che rende la beva scorrevolissima e praticamente inarrestabile se, come me, lasciate la bottiglia un paio d'ore in frigo al fine di bere il Tai Rosso ad una temperatura di circa 12-13°. 

Ecco, ho trovato il mio rosso estivo per eccellenza, chissà se gli altri IGP faranno altrettanto!

www.puntozerowine.it

I vignaioli di Generazione Vulture in trasferta da Fontodi, nel cuore del Chianti Classico


L’azienda agricola Fontodi, nel cuore del Chianti Classico, ha fatto da cornice ad una serata di degustazione assolutamente atipica visto che, per una volta, il sangiovese ha lasciato la ribalta all’aglianico prodotto dai giovani vignaioli di Generazione Vulture, un’associazione molto dinamica che si prefigge, tra persone che condividono gli stessi ideali produttivi, di promuovere il loro territorio attraverso il vino che più di tutti lo rappresenta: l’Aglianico del Vulture. 


Il vino, per chi non lo sapesse, è prodotto nella zona vulcanica del Monte Vulture (nord-ovest della Basilicata) ed è un rosso da aglianico in purezza che nel 1971 ha ottenuto la DOC mentre nel 2010 è stata attribuita la DOCG per la sola tipologia Aglianico del Vulture Superiore.


Durante il seminario, tenuto da Daniela Scrobogna, sono stati presentati ben nove Aglianico del Vulture in rappresentanza delle stesse aziende che compongono l’associazione. Volete sapere quali? Continuate a leggere!

Basilisco - Aglianico del Vulture DOC 2011: l’azienda nasce all’inizio degli anni ’90 puntando da subito sulla qualità massima, sia in vigna che in cantina, e diventa in pochi anni un gioiello nel panorama vitivinicolo del Meridione. Oggi volto e anima di Basilisco è Viviana Malafarina che gestisce l’azienda e si occupa in prima persona e con grande passione delle operazioni di cantina sotto la guida esperta di Pierpaolo Sirch, il quale è anche responsabile agronomico. Il vino, proveniente da annata calda, racconta didatticamente cosa è l’Aglianico del Vulture col suo carattere indomabile e i suoi sentori di catrame, grafite e spezie scure che ben si amalgamano all’interno di una stratificazione gustativa sapida che tende ad equilibrare una decisa morbidezza dipesa da un alcol abbastanza presente. Finale lunghissimo su tratti ematici.


Madonna delle Grazie - Aglianico del Vulture Superiore DOCG “Bauccio” 2012: dal 2003, colpito dalla bellezza delle sue vecchie vigne di aglianico, Giuseppe La Torraca, insieme alla moglie e ai figli, ha deciso di iniziare a vinificare e ad imbottigliare la sua prima vendemmia nelle “nuove” cantine nei pressi del monastero della Madonna delle Grazie (XVI sec.) di Venosa. Il vino, proveniente da uve aglianico del vigneto Liscone (50 anni di età) è austero nella sua matrice prettamente minerale a cui seguono sentori di bosco ed erbe aromatiche. Al sorso è impossibile non percepire un corpo sostanzioso che ben assorbe nella massa un tannino ben fuso che, man mano, scivola attraverso una lunga persistenza che lascia ricordi di liquirizia e ardesia.


Musto Carmelitano - Aglianico del Vulture DOC “Pian del Moro” 2012: l’azienda agricola è a conduzione famigliare da tre generazioni e nel 2005 è passata in gestione ad Elisabetta e a suo fratello Luigi i quali hanno ereditato la passione per la terra e il vino dai propri genitori e dai nonni. Nel 2006, con la costruzione della nuova cantina, l’acquisto di attrezzature moderne e la collaborazione con l’enologo Sebastiano Fortunato, l’azienda ha iniziato a produrre vini dal grande carattere e prova ne è questo Pian del Moro, vinificato con lieviti indigeni, che rispetto ai precedenti ha un olfatto decisamente fresco dove ritrovo attraenti effluvi di bacche selvatiche, arancia rossa ed erbe aromatiche essiccate. Al sorso è convincente ed armonico con un tannino sottile che senza soluzione di continuità viene sovrastato da una freschezza sorprendente che, assieme ad una vena sapida pronunciata, rende la beva di questo vino assolutamente notevole.


Vigne Mastrodomenico - Aglianico del Vulture DOC “Likos” 2012: l’azienda, anch’essa famigliare, coltiva da 5 generazioni aglianico e i loro vigneti, coltivati oggi secondo i dettami dell’agricoltura biologica, si estendono per circa 8 ettari tra le zone di Rapolla e Barile. Questo vino, il cui nome richiama l’antica popolazione illirica dei liky che anticamente si stanziò in questo territorio, ha un olfatto ammaliante e sfaccettato dove ritrovo fragranze di arancia rossa, visciole, macchia mediterranea e cannella. Di grande presenza fisica, invade il palato con tannini giovani e scalpitanti che chiudono leggermente la progressione gustativa lasciando il sorso forse ancora incompiuto ma, comunque, ricco di sapidità minerale. Ancora giovane, da aspettare.


Martino - Aglianico del Vulture Superiore DOCG 2012: storica azienda visto che nasce negli anni ’40 del secolo scorso a Rionero del Vulture come naturale prosecuzione dell’attività imprenditoriale di famiglia che Armando Martino ha continuato a svolgere grazie anche all’aiuto di sua figlia Carolin. Questo vino, decisamente in evoluzione, al naso è segnato ancora leggermente dal legno che rende il contesto olfattivo ricco di sentori di cannella e liquirizia mentre solo in disparte troviamo tracce olfattive che richiamano la visciola e la grafite. All’assaggio è inaspettatamente affilato per acidità e sapidità che tendono a contrastare uno spessore glicerico evidente ma ben domato dall’affinamento in barrique del vino. Finale persistente su note di china e spezie orientali.


Carbone Vini – Aglianico del Vulture DOC “Stupor Mundi” 2013: i fratelli Luca e Sara Carbone sono talmente innamorati del loro sogno che hanno deciso di lasciare altre strade per cominciare ad intraprendere il lavoro di vignaioli a tempo pieno. Per questo, dal 2005, hanno iniziato a produrre il loro aglianico cercando di fare sempre meglio ed oggi, grazie anche ad una nuova cantina e alla loro bellissima bottaia ipogea, gestiscono circa 18 ettari di vigneti di cui 8 di nuovo impianto tra aglianico, fiano e moscato. Questo vino, proveniente da piante di circa 45 anni, ha un olfatto di rara eleganza, affatto gridato, dove i profumi austeri di marasca, china e grafite vengono messi a dura prova da sventagliate aromatiche “femminili” che fanno ricordare la rosa canina, la viola appassita e le spezie orientali. Al sorso inizialmente è accomodante e generoso anche se il tannino, subito dopo, la fa da padrone insinuandosi nella cospicua massa glicerica regalando una chiusura vigorosa con insistenti ritorni ferrosi.


Elena Fucci - Aglianico del Vulture DOC “Titolo” 2013: Elena la conosco da tanto tempo, la sua caparbietà e la sua passione per il territorio, donatagli dal nonno Generoso ancora oggi attivo in vigna, hanno fatto di questa combattiva vignaiola una vera e propria portabandiera del Vulture così come lo è il Titolo, (per ora) il suo unico vino prodotto che da tanti anni sta ricevendo premi sia in Italia che all’estaro. Questa annata regala un Aglianico del Vulture ancora giovanissimo ma al tempo stesso complesso grazie alla ricchezza di frutta, sia rossa che nera, a cui seguono spunti di timo, rabarbaro, genziana, ginepro e tocchi di spezie nere e terra vulcanica. Al sorso incanta per fittezza gustativa e per un tannino già perfettamente integrato che arricchisce un quadro di insieme donando tridimensionalità alla beva dotata di lunghissima persistenza “vulcanica”.


Grifalco - Aglianico del Vulture DOC “Damaschito” 2013: la famiglia Piccin ha iniziato a produrre vini in Basilicata dal 2003 dopo un’esperienza ventennale in Toscana. Fabrizio, il fondatore con la moglie Cecilia, assieme ai figli Lorenzo (vigne e cantina) e Andrea (marketing) conducono i vigneti che si trovano in diverse zone del Vulture ovvero a Maschito, Venosa, Rapolla e Ginestra. Questo vino, proveniente da una singola vigna piantata nel terreno rosso in zona Maschito, ha un naso di ottima finezza fatta di profluvi di ferro e ghisa, macis, melograno, tabacco e un tocco di erbe aromatiche. Il tannino, imponente ma ben disciolto, si cala perfettamente nella strutturata presenza morbida del vino che mantiene fino alla fine un’armonia davvero sorprendente corredata, nel lunghissimo finale, da una gradevole scia sapida, quasi ematica.


Bisceglia - Aglianico del Vulture DOC “Gudarrà” 2014: fondata nel 2001 da Mario Bisceglia, oggi l’azienda con sede a Lavello è diretta da Michele, suo primogenito, con l’obiettivo dichiarato di portare nel mondo vini di alta qualità, autoctoni e internazionali, tutti coltivati nel Sud Italia. Al centro dell’azienda si trova l’innovativa cantina, progettata dagli architetti Hikaru Mori e Domenico Santomauro, dove attività, spazi e pubblico convivono in un corpus unico con la cultura del vino e del Mediterraneo. Il “Gudarrà”, il cui nome si rifà al dialetto lavellese “godrà”, è un Aglianico del Vulture dal sipario olfattivo dolce e croccante di confettura di amarene, carrube, legno di cedro e cardamomo avvolti da un solido abbraccio affumicato. Il palato, complice l’annata, non è ampio ma bensì diretto, gustoso e con un finale non lunghissimo dove ritornano le sensazioni di frutta succosa e cenere vulcanica.


Olivini - Garda Rosé Doc Brut Metodo Classico 2013

Di Lorenzo Colombo

Dalle uve della denominazione Garda Classico (groppello, barbera, sangiovese e marzemino) nasce questo Metodo Classico che s’avvale di una sosta sui lieviti di almeno 36 mesi.



Dal color rosa antico, intenso e sapido al palato, con sentori di costa di pane, piccoli frutti rossi e note agrumate d’arancio maturo; piacevolissima la sua beva.

Monteverro: il "premier grand cru" toscano alla prova del tempo

Di Lorenzo Colombo

Poter assaggiare tutte le annate prodotte di un determinato vino è un’esperienza assai gratificante per un degustatore (anche se non spesso possibile da mettere in pratica), perché, oltre a verificarne la tenuta nel tempo e la sua evoluzione, si possono anche toccare con mano le variazioni stilistiche e le pratiche enologiche dovute ai diversi andamenti climatici delle annate.

Il vino in questione è l’IGT Toscana “Monteverro”, un classico vino d’impronta bordolese –dal punto di vista dei vitigni utilizzati – prodotto in Maremma, vicino a Capalbio, a pochi chilometri dal mare e dal Lago di Burano.
Monteverro è un’azienda giovane, come giovani sono i suoi proprietari, Julia e Georg Weber, coppia di signori tedeschi che hanno iniziato il loro percorso con le idee ben chiare e che si sono dotati di uno staff di prim'ordine (quasi tutti stranieri: francesi, svizzeri, tedeschi) per ottenere il massimo risultato possibile in questo territorio dalle caratteristiche climatiche assai particolari. Colline e vicinanza del mare fanno si che si crei un microclima particolare, dove la costante ventilazione e gli sbalzi termici tra giorno e notte ed il suolo argilloso e pietroso vanno a costituire un terroir unico. Attualmente l’azienda può contare su una trentina d’ettari vitati dai quali escono circa 120mila bottiglie/anno.


I vitigni utilizzati sono principalmente quelli internazionali, d’origine francese, soprattutto del bordolese, ma anche provenienti dalla Borgogna e dalla regione del Rodano. Troviamo così i due cabernet, franc e sauvignon, merlot, petit verdot, syrah, grenache tra quelli a bacca rossa, con unica eccezione di un poco di sangiovese, mentre tra quelli a bacca bianca, oltre allo chardonnay troviamo il vermentino, ormai diffusissimo in maremma. Se ne ricavano così sei diversi vini, quattro rossi, tutti frutto di blend, e due bianchi, quest’ultimi da monovitigno.


La nostra verticale verteva sul più importante vino aziendale, ovvero il “Monteverro”, prodotto per la prima volta nel 2008 e derivato da un blend di cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot e petit verdot le cui percentuali sono cambiate negli anni e che continuano a cambiare, seppur ormai minimamente, in base all’andamento dell’annata. L’impianto del vigneto, con orientamento nord-sud, prevede una notevole fittezza: 7.575 ceppi/ha, i suoli hanno composizione argillo-calcarea con buona presenza di ciottoli. La fermentazione del mosto avviene parte in inox e parte in barrique, mentre l’affinamento, per una durata di ventiquattro mesi, si svolge in barrique, per il 70% nuove. Nessuna chiarifica né filtrazione pre-imbottigliamento.


Passiamo ora alla degustazione, dalla prima annata sino all’ultima in commercio:

Monteverro Toscana IGT 2008 (60 % cabernet sauvignon, 25 % cabernet franc, 10 % merlot, 5 % petit verdot): la vendemmia è iniziata il 10 settembre, con il merlot e terminata il 23 ottobre con il cabernet sauvignon. La resa è stata di 35hl/ha. 
Il colore è granato, molto profondo. Al naso presenta note scure, di sottobosco, radici, bastoncino di liquirizia. Strutturato ed alcolico alla bocca ma al contempo molto fresco, si coglie un frutto scuro maturo e dolce, note di confettura di more e liquirizia forte, buona la sua complessità e piacevolmente amaricante il lungo fin di bocca.
Complessivamente il vino c’è molto piaciuto, anche se nelle annate seguenti abbiamo notato un deciso cambio di stile, con il cabernet sauvignon -qui presente in percentuale maggioritaria- ridimensionato. Piacevole il frutto maturo, ancora ben presente dopo dieci anni, notevole la struttura e la nota alcolica, ben bilanciate però da una nota fresca. Probabilmente il vino di stile più internazionale della batteria.


Monteverro Toscana IGT 2009 (45% cabernet sauvignon, 35% cabernet franc, 10% merlot, 10% petit verdot): la vendemmia è iniziata il 12 settembre con il merlot e conclusa il 20 ottobre con cabernet e petit verdot. 40 ettolitri per ettaro la resa, per una produzione di poco meno di 15mila bottiglie più qualche centinaio d’altri formati.
Profondissimo e luminoso il colore. Un poco chiuso al naso, quasi compresso. Strutturato, con tannino importante e legno in evidenza, lunghissima la persistenza su note di liquirizia. E’ l’annata che abbiamo trovato più difficile e che meno c’è piaciuta (anche se di buoni livello), abbiamo trovato un vino piuttosto chiuso e che faticava ad esprimersi, con un legno ed una trama tannica un poco invadenti.

Monteverro Toscana IGT 2010 (45% cabernet sauvignon, 35% cabernet franc, 10% merlot, 10% petit verdot): stessa composizione dell’annata precedente per quanto riguarda i vitigni, e stessa lavorazione in cantina. Inizio vendemmia il 10 settembre con il merlot per finire il 15 ottobre con il cabernet. Anche la resa per ettaro ed il numero di bottiglie prodotte è simile. Profondo e luminoso il colore. Intenso al naso dove presenta note balsamiche e sentori di bastoncino di liquirizia. Asciutto, con tannini importanti ma ben fusi nell’insieme, molto fresco, equilibrato, elegante, dalla lunghissima persistenza. Un vino davvero notevole. Eleganza ed equilibrio ne fanno un prodotto di gran classe.

Monteverro Toscana IGT 2011 (40% cabernet sauvignon, 30% cabernet franc, 25% merlot, 5% petit verdot): altra piccola variazione nelle percentuali dei vitigni, ridimensionato l’apporto di cabernet sauvignon ed incremento del merlot. Vendemmia decisamente anticipata, s’inizia il 19 agosto con il merlot per terminare il 26 settembre con cabernet e petit verdot. Resa più bassa del solito (30 hl/ha e conseguente leggero calo sul numero di bottiglie prodotte (13.300) più qualche centinaio d’altri formati. Anche in cantina un piccolo cambiamento: la percentuale di barrique nuove sale all’80%, valore che rimarrà tale negli anni seguenti. Molto bello il colore, purpureo, intenso e luminoso. Di buona intensità olfattiva, balsamico, con sentori di legno dolce. Strutturato ma non pesante, leggerissima nota pungente, bastoncino di liquirizia, lunga la persistenza. L’annata calda e la conseguente vendemmia anticipata hanno dato un vino più opulento che, perlomeno secondo noi, seppure d’ottima qualità, non raggiunge i vertici dell’annata precedente.

Monteverro Toscana IGT 2012 (35% cabernet sauvignon, 35% cabernet franc, 25% merlot, 5%, petit verdot): altro calo in percentuale nell’uso del cabernet sauvignon, ormai raggiunto in proporzione dal cabernet franc. La vendemmia inizia come sempre con il merlot, il 21 agosto, bassa la resa (30hl/ha), poche le bottiglie prodotte, poco più di 7mila, mentre sale il numero d’altro formati che ormai supera il migliaio. Color rubino, intenso e luminoso. Intenso al naso, presenta sentori di sottobosco con note autunnali e di foglie bagnate. Fresco ed asciutto, con bella trama tannica, sentori di liquirizia su lunga persistenza. Vino interessante, dalle connotazioni autunnali.


Monteverro Toscana IGT 2013 (40% cabernet franc, 35% cabernet sauvignon, 20% merlot, 5% petit verdot): il cabernet franc supera in percentuale il cabernet sauvignon, il merlot viene vendemmiato nella prima settima di settembre mentre il 4 ottobre termina quella degli altri vitigni. La resa è ormai attestata sui 30hl/ha mentre le bottiglie prodotte ritornano ad essere quasi 18mila, più come sempre circa un migliaio d’altri formati. Profondissimo il colore, rubino con unghia violacea. Discreta l’intensità olfattiva, note balsamiche e di prugna secca. Fresco e verticale al palato, con bella trama tannica, perfettamente integrata, lunghissima la persistenza. Notevole. Si ritorna sullo stile fresco ed elegante del 2010, che tanto c’era piaciuto.

Monteverro Toscana IGT 2014 (40% cabernet franc, 30% cabernet sauvignon, 20% merlot, 10% petit verdot): nuovo piccolo aggiustamento nelle proporzioni dei vitigni, la vendemmia inizia il 10 settembre con il merlot e dopo il 20 dello stesso mese per gli altri vitigni, la resa in vino ormai è stabile e le bottiglie prodotte superano ormai le 20mila. Color rubino-violaceo, profondo e luminoso. Frutto dolce al naso, prugna secca, leggera nota surmatura. Di buon struttura, morbido ed asciutto, con bella trama tannica e lunga persistenza. Annata fredda e piovosa comunque gestita ottimamente anche in cantina, il risultato è un vino da buon frutto, che pur presentandosi asciutto lascia trasparire una certa morbidezza.


Monteverro Toscana IGT 2015 (di quest’annata non abbiamo le percentuali dei vitigni utilizzati, anche se pensiamo non ci siano grosse differenze rispetto alle ultime annate precedenti): color violaceo-rubino, intenso e luminoso.Intenso al naso, con leggere note surmature e di prugna secca. Buona la struttura, tannini decisi (ancora da integrarsi) ed un poco asciuganti. Paga lo scotto della sua gioventù. Di questo vino possiamo solamente dire che occorre aspettare, speriamo di poterlo riassaggiare tra un anno o due.

Ciliegiolo d'Italia: torna con la IV edizione


Dopo il successo delle passate 3 edizioni, torna Ciliegiolo d’Italia, la prima iniziativa di approfondimento dedicata interamente a questo vitigno, diffuso in varie parti d’Italia ma ancora poco esplorato e a tutte le aziende che lo producono in purezza sul territorio nazionale.
L’evento si svolgerà, come sempre, a Narni conosciuta in passato come Narnia, che vanta origini antichissime risalenti all’epoca pre-romana ed è tra le cittadine più belle dell’Umbria, oltre a essere una zona ad alta vocazione per la produzione del Ciliegiolo. Due giorni, sabato 19 e domenica 20 maggio, di approfondimenti, degustazioni guidate e banchi di assaggio alla presenza dei produttori, presso il Palazzo dei Priori, in Piazza dei Priori, l'antica Platea Major, dove all'epoca romana c'era il foro. 


Saranno circa 30 le aziende che con i propri vini permetteranno a un pubblico, non solo di operatori del settore ma anche di appassionati di enogastronomia, di scoprire le varie declinazioni di un “rosso agile e slanciato, che riscatta la propria leggerezza come un valore, come garanzia di trasparenza. E sa proporsi nei casi migliori come un rosso scorrevole e succoso, tutt’altro che scivoloso e sfuggente: un vin de soif capace di stimolare il sorso succesivo”, come lo ha definitivo Giampaolo Gravina, uno dei massimi esperti di enogastronomia.

Ad approfondire questi aspetti del Ciliegiolo, attraverso delle degustazioni guidate, ci saranno giornalisti e scrittori del calibro di Armando Castagno, Carlo Macchi (winesurf.it), Riccardo Viscardi e Livia Belardelli (Doctor Wine)e Maurizio Filippi (Ais, Miglior sommelier d’Italia 2016) . 

Il matrimonio tra vino e cibo sarà un altro protagonista. Infatti, alla collaborazione con Slow Food Terre dell'Umbria Meridionale si potranno degustare e acquistare alcuni Presidi e piccole produzioni alimentari di questa terra ricca di tesori del gusto.
La manifestazione è promossa e ideata dall'Associazione dei Produttori di Ciliegiolo di Narni, composta da sette aziende locali riunitesi per la promozione e lo sviluppo del “Ciliegiolo di Narni”, tipico di queste zone e presente già dal Medioevo.
L'Associazione dei Produttori di Ciliegiolo di Narni è formata dalle aziende: Leonardo Bussoletti (il cui titolare, Leonardo Bussoletti, è il Presidente dell'Associazione), Fattoria Giro di Vento di Azienda Agricola Mazzocchi, Tenuta Casale Milli, Tenuta Fabrucciano, Agraria Ponteggia, Cantina Sandonna, Ruffo della Scaletta. Queste sette realtà che producono ed etichettano Cilegiolo di Narni in purezza hanno aderito a un disciplinare che certifica l'adozione di determinate norme di lavorazione, sia in vigna che in cantina, più rigorose rispetto al disciplinare IGT, e si contraddistinguono grazie ad un bollino posto in etichetta.

Ciliegiolo d'Italia si avvale del contributo dell’Unione Europea, della Repubblica Italiana e della Regione Umbria – Programma di Sviluppo rurale per l’Umbria 2014-2020, Misura 3.2.1 -, del patrocinio e del supporto del Comune di Narni e della Provincia di Terni.

PROGRAMMA:

Sabato 19 maggio - Palazzo dei Priori 
- ore 12- 17 degustazione riservata per la stampa con il servizio sommelier
- ore 14.00 - Apertura dei banchi di assaggio di Ciliegiolo e dei presidi Slow Food Terre dell'Umbria Meridionale
- ore 18.00 – “Anime delicate. Il Ciliegiolo a confronto con i rossi leggeri italiani”. Degustazione alla cieca condotta da Armando Castagno
- ore 19.00 - Chiusura dei banchi di assaggio

Domenica 20 maggio – Palazzo dei Priori

- ore 12.00 - Apertura dei banchi di assaggio di Ciliegiolo e dei presidi Slow Food Terre dell'Umbria Meridionale
- ore 12.00 - Degustazione guidata:
I grandi rossi del Futuro: Ciliegiolo and friends. Ciliegiolo a confronto con i vitigni italiani. Degustazione condotta da Carlo Macchi, (Winesurf).
- ore 15.00 -
Ciliegiolo e dintorni: i vitigni umbri a bacca rossa. Degustazione condotta da Riccardo Viscardi e Livia Belardelli, (Doctor Wine)
- ore 18.00 -
 Il Ciliegiolo di Narni. Degustazione condotta da Maurizio Filippi (Ais, miglior sommelier d’Italia 2016)
- ore 19.00 - Chiusura dei banchi di assaggio

In breve:

Orari banchi di assaggio – Palazzo dei Priori, Piazza dei Priori 11

Sabato 19 maggio: ore 14:00 – 10:00
Domenica 20 maggio: ore 12:00 – 19:00

Biglietto di ingresso:
10 euro compreso le degustazioni ai banchi di assaggio e le degustazioni guidate della domenica
Ingresso gratuito per giornalisti e operatori del settore, tramite richiesta di accredito a ciliegioloanarni@gmail.com

Degustazioni guidate - Ridotto del Teatro Comunale Giuseppe Manini, Via Garibaldi
Compresi nel biglietto di ingresso alla manifestazione, su prenotazione (ciliegioloanarni@gmail.com). Degustazione di Armando Castagno euro 20 incluso ingresso alla manifestazione

Ufficio stampa: Garage Wine -  marina@garagewine.it

Per maggiori info:
Davide Bonucci 328-5436775 - Marina Ciancaglini 339-8199734
Info, accrediti e prenotazioni degustazioni guidate: ciliegioloanarni@gmail.com

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Per le foto della precedenti edizioni:


La Fivi a Roma sbarca a Cinecittà con 200 vignaioli

Cosa c'è di meglio di una fetta di salame ed un bicchiere di buon vino? Lo sanno bene quelli della FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) che hanno deciso di ospitare durante la seconda edizione del Mercato di Roma a Cinecittà, la semifinale per Marche, Lazio, Abruzzo, Umbria e Molise della XIII Edizione del Campionato Italiano del Salame. Organizzata dall'Accademia delle 5T la competizione vedrà scontrarsi a colpi di fette i migliori salumi senza addittivi prodotti dagli artigiani di queste regioni. L'appuntamento è sabato 19 maggio alle 11.30, al Teatro 10 di Cinecittà.


Le produzioni tipiche saranno rappresentate al Mercato anche da alcuni artigiani che proporranno le loro specialità: SimposioTrionfo del Gusto ( partner organizzativo del Mercato), La Tradizione, Santanna, l'Azienda Agricola Adiano Ferrari, Rango Srl e Zio Pasquale.

Saranno invece 200 i vignaioli presenti, provenienti da tutta Italia che nelle giornate di sabato 19 e domenica 20 maggio racconteranno il proprio territorio e i propri vini al pubblico. Oltre agli assaggi, si potranno anche acquistare i vini direttamente agli stand dei produttori con carrelli e cestini per gli acquisti. 

Aziende:
Abruzzo
Cataldi Madonna, Aq
Alto Adige
Baron Longo, Bz
Weinhof Kobler, Bz
Basilicata
Cantine Taverna, Mt
Calabria
Antiche Vigne Di Pironti Gianfranco, Cs
Az. Agricola Dell’aquila, Kr
Casa Comerci, Vv
Cataldo Calabretta Viticoltore, Kr
Tenuta Del Conte, Kr
Tenute Pacelli, Cs
Terre Di Balbia – Viticoltori In Altomonte, Cs
Campania
Az. Agr. Torre Del Pagus, Bn
Casa Vinicola Setaro, Na
Casebianche, Sa
Gennaro Papa Azienda Agricola, Ce
Montevetrano, Sa
Mustilli, Bn
Simone Giacomo, Bn
Terre Del Principe, Ce
Emilia Romagna
Azienda Agricola Lusenti Di Lusenti Lodovica, Pc
Cavaliera, Mo
Giovannini, Bo
Lodi Corazza, Bo
Tenuta Di Aljano, Re
Tenuta La Viola, Fc
Torre Fornello, Pc
Friuli-Venezia Giulia
Az. Agr. Anna Berra Di Monai Ivan, Ud
Ferlat Silvano, Go
Flaibani, Ud
Lis Fadis, Ud
Rivecoldefer, Pn
Tenuta Stella, Go
Villa Job, Ud
Lazio
Azienda Biologica De Sanctis, Rm
Azienda Biologica Trebotti, Vt
Colacicchi, Fr
Piana Dei Castelli, Rm
Piero Riccardi Lorella Reale Viticoltori, Rm
Riserva Della Cascina, Rm
Liguria
Visamoris S.S. Società Agricola, Im
Lombardia
Alessio Brandolini, Pv
Arpepe S.R.L. Società Agricola, So
Az. Agr. Calatroni Di Calatroni Cristian, Pv
Azienda Agricola Tosi, Pv
Colle Del Bricco, Pv
Corte Fusia, Bs
Dirupi S.A., So
Frecciarossa, Pv
I Nadre Di Beatrici Marco, Bs
Martilde, Pv
Picchioni Andrea Az. Agr., Pv
Pietro Torti, Pv
Rizzini Franciacorta, Bs
Torre Degli Alberi, Pv
Zatti, Bs
Marche
Angeli Di Varano, An
Azienda “Di Giulia”, An
Azienda Agricola Casale Vitali, Fm
Azienda Agricola La Quercia Scarlatta, Mc
Azienda Agricola Moroder, An
Cantina Pellegrini, An
Conventino Monteciccardo, Pu
Pesaresi Casa Vinicola Soc. Agr. S.S., An
Tenuta San Marcello, An
Vigneti Bonaventura, Ap
Vigneti Vallorani, Ap
Molise
Claudio Cipressi Vignaiolo, Cb
Piemonte
Antica Cascina Dei Conti Di Roero, Cn
Azienda Agricola Filippa Clario E Figli, Cn
Azienda Agricola Le Marie, Cn
Bussi Piero, At
Cà  Di Cairè Di Rolfo Emanuele, Cn
Canevaro Luca, Al
Cascina Bricco Ottavio, At
Cascina Ciapat, Cn
Cascina Gilli, At
Cascina I Carpini, Al
Castello Di Grillano, To
Ciabot Berton, Cn
Claudio Mariotto, Al
E. Molino – La Morra, Cn
Erede Di Chiappone Armando Az. Vitivinicola, At
Giuseppe Bocchino Az. Agr. Di Bocchino Annalisa, At
La Colombera, Al
Rocco Di Carpeneto, Al
Tenuta Santa Caterina, At
Terre Di Sarizzola, Al
Vigneti Boveri Giacomo Di Boveri Giacomo, Al
Puglia
“Estasi”, Bt
Az. Agr. Mazzone, Ba
Cantina Ariano, Fg
Cantine Carpentiere, Ba
Gianfranco Fino Viticoltore, Ta
Masciullo, Br
Masseria L’astore, Le
Morella, Ta
Pietraventosa, Ba
Villa Schinosa, Bt
SardegnaCantina Berritta, Nu
Sicilia
Cantina Gabriele Antonio Pantelleria, Tp
Fenech, Me
Feudo Ramaddini, Sr
Palmento Costanzo, Ct
Spadafora Dei Principi Di Spadafora, Pa
Terra Costantino, Ct
Valle Delle Ferle, Ct
Toscana
Agricola Carlini, Pi
Az. Agr. Podere La Madia Di Madiai Lucia, Ar
Azienda Agricola Marco Benvenuti, Gr
Azienda Agricola Rigoli, Li
Casa Sola Fattoria In Chianti, Fi
De Vinosalvo Vignaioli, Gr
Diegale, Gr
Fabrizio Dionisio, Ar
Fattoria La Maliosa, Gr
Guado Al Melo – Bolgheri Doc, Li
Il Molinaccio Di Montepulciano, Si
Il Peraccio, Fi
Istine, Si
La Piana – Isola Di Capraia, Li
La Querce, Fi
La Salceta, Ar
Le Cinciole, Fi
Montecivoli, Gr
Montenero, Gr
Muralia, Gr
Palazzo Di Piero Vini Naturali Di Toscana, Si
Pieriniebrugi, Gr
Pieve De Pitti, Pi
Piombaia, Si
Podere Alberese, Si
Podere Bellosguardo, Ar
Podere Dell’anselmo, Fi
Podere Di Pomaio Green Winery, Ar
Podere Riparbella, Gr
Poggio Cagnano, Gr
Poggio L’apparita, Gr
Poggio La Luna, Gr
Poggiofoco Vigneti, Gr
Quei2 Tuscany Oil & Wine, Fi
Sassotondo, Gr
Solatione, Fi
Tenuta Del Palagio, Fi
Tenuta Di Ghizzano, Pi
Tenuta Di Valgiano, Lu
Tenuta Lenzini, Lu
Terra Quercus, Si
Vanempo – Poggio Di Cicignano, Po
Trentino
Az. Agr. Zanotelli, Tn
Azienda Agricola Fratelli Pisoni, Tn
Cantina Andrea Martinelli, Tn
Cesconi, Tn
Moser Francesco, Tn
Umbria
Antonelli San Marco, Pg
Azienda Agricola Palazzone, Tr
Bartoloni Cantina, Pg
Cantine Neri, Tr
Madonna Del Latte, Tr
Roccafiore, Tr
Veneto
Ancilla Lugana, Vr
Ca’ Rovere Azienda Agricola, Vi
Ca’ Rugate Azienda Agricola, Vr
Amarone Selun, Vr
Antolini, Vr
Az. Agr Col Miotin Di Bottega Girardo, Tv
Az. Agr. Case Paolin, Tv
Az. Agr. Villa Crine, Vr
Az. Agr. Follador Francesco, Tv
Bele Casel, Tv
Bellese Vini, Tv
Borgo Stajnbech, Ve
Boscaini Carlo, Vr
Calalta, Vi
Cantina Ronca, Vr
Clementi Gnirega, Vr
Corte Martini Az. Agr. Di Marchesini Pietro,Vr
Franchini Agricola, Vr
Giovanni Ederle, Vr
Graziano Pra’, Vr
Le Fraghe, Vr
Le Vigne Di San Pietro, Vr
Malibran, Tv
Mizzon, Vr
Monteversa, Pd
Quota 101, Pd
Riva Granda, Vi
Rosanatale Soc. Agr., Tv
Siro Merotto, Tv
Valentina Cubi, Vr
Zýmē, Vr
Tutti i visitatori del Mercato della FIVI avranno diritto, esibendo il biglietto, ad una riduzione sul prezzo d'ingresso per la visita a Cinecittà, pagando 10 euro anziché 15.

Mercato dei vini Roma in breve:

Dove: Teatro 10 - Cinecittà, Via Tuscolana 1055, Roma

Quando: sabato 19 e domenica 20 maggio 2018
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 19.00 
Ingresso: € 15.00 comprensivo di bicchiere per degustazioni (ingresso giornaliero).
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni