Il Ministero dell’Agricoltura sta valutando la possibilità di
aumentare i dazi sull’importazione di vini e derivati e di
ridurre il volume di mosti e materie prime importati nei prossimi 5-7 anni.
È quanto ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Aleksandr Tkachev in
un’intervista concessa lo scorso dicembre a Rossijskaya Gazeta. Si tratta di una
misura necessaria per incrementare la quota di vino prodotto localmente nel
mercato russo.
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vendemmia a Krasnodar, 23 agosto 2016. Fonte: Vitalij Timkiv/TASS |
La produzione locale
“Oggi la Russia si colloca solo all’11esimo posto nella
classifica della produzione mondiale di vino, ma abbiamo delle chance concrete
d’incrementare la nostra produzione e di destinare dei volumi anche
all’export”, sostiene Tkachev.
Oggi la Russia sta intensificando la produzione vinicola locale. Secondo Tkachev,
negli ultimi 10 anni la superficie vitata è aumentata del 30%, raggiungendo gli
85mila ettari. “Per non dipendere dalle importazioni entro il 2020 dovremo
piantare altri 50mila ettari di nuovi vigneti”, afferma il ministro.
Negli ultimi due-tre anni sono avvenuti in Russia dei
cambiamenti profondi nel settore della produzione vinicola e della
legislazione che lo riguarda: il prezzo delle licenze alle aziende
vinicole è diminuito e la viticoltura ha assunto la stessa importanza
dell’agricoltura col risultato che i produttori hanno potuto accedere alle sovvenzioni
statali.
Gli aiuti da parte dello Stato ai viticoltori e ai produttori di
vino sono stati quasi quadruplicati, passando da 9,5 milioni di euro (600
milioni di rubli) a 37,5 milioni (2,4 miliardi di rubli) nel 2016, spiega
Evgenij Akhpashev, direttore del dipartimento dell’industria
agroalimentare del Ministero dell’Agricoltura della Federazione Russa. A detta
di Akhpashev, nel 2017 si prevede di estendere tali misure e di garantire a
questo settore volumi di finanziamento non inferiori a quelli del 2016.
La riduzione dell’import
Parallelamente il Ministero dell’Agricoltura sta prendendo in
esame una serie di progetti per ridurre l’importazione di mosti e materie prime
per la produzione del vino. Nelle aziende vinicole russe viene prodotto
attualmente un terzo di tutto il vino presente sul mercato.
“Il mercato del vino in Russia si suddivide grosso modo in tre
segmenti, quello del vino russo, o prodotto da uve russe, del vino
d’importazione, imbottigliato in Russia, e del vino 'ordinario' a basso
costo, prodotto con materie prime importate, ma magazzinato ed etichettato
con un marchio russo”, spiega a Rbth Dmitrij Kovalev,
coordinatore del progetto “Il nostro vino”.
A detta di Kovalev, il divieto d’importare vini dall’estero
risulta poco realistico e delle trasformazioni concrete in questo settore
potranno avvenire più verosimilmente nel segmento del vino “ordinario” che
implica l’impegno dei produttori vinicoli russi. “In tale direzione è possibile
compiere dei passi per ridurre l’importazione di materie prime per consentire
alla Russia di sviluppare la produzione locale in condizioni di concorrenza”,
dichiara l’esperto.
Il Ministero dell’Agricoltura ha già messo a punto un disegno di
legge che rende obbligatoria l’etichettatura con l’indicazione geografica per
vini e spumanti destinati alla vendita al dettaglio.
Una rivalutazione dei
vini del Mar Mero
“All’estero, e soprattutto in Francia, il vino migliore è quello
prodotto dalle piccole aziende”, spiega Dmitrij Kovalev. A suo avviso,
oggi in Russia cominciano a comparire aziende simili con vigneti
dell’estensione di 10 ettari. “Per esempio, l’anno scorso a dicembre due di
queste piccole aziende hanno ottenuto le licenze di produzione”, racconta
Kovalev.
Malgrado l’elevata concorrenza del mercato mondiale, la Russia,
a detta degli esperti, ha delle discrete chance di diventare
un protagonista del mercato globale. “Dal 2008-2009 i produttori vinicoli russi
partecipano regolarmente a concorsi internazionali, come quello di Londra, e
negli ultimi 5-6 anni hanno ricevuto 300 menzioni”, dichiara Vadim Drobiz,
direttore del Centro di ricerca dei mercati federali e regionali degli alcolici
(Tsifrra).
A detta di Drobiz, i vini russi possono tranquillamente
competere con quelli stranieri, inclusi quelli europei, e anche nel segmento
dei vini di alto livello. Tuttavia, rileva l’esperto, ai produttori vinicoli
russi occorreranno almeno altri 10 anni per lanciarsi sul mercato globale.
“In Europa ora si guarda con molta attenzione alla regione del
Mar Nero, come territorio per l’incremento della produzione vinicola e quindi
alle coste della Bulgaria, della Georgia e della Russia. La Georgia ha
ottenuto, tra l’altro, una buona affermazione sul mercato con il vitigno
Saperavi”, dice Kovalev. Le coste del Mar Nero, spiega l’esperto, si
caratterizzano per il loro clima prevalentemente assolato e l’eterogeinità dei
terreni, grazie ai quali si ottengono, per esempio, dei buoni rossi secchi,
utilizzando vitigni Cabernet, Sauvignon, Syrah, Grenache, Pinot nero.
I territori russi del
vino
I vini russi vengono prodotti nel distretto di Krasnodar, in Crimea, a Sebastopoli, nella regione di Rostov
e nelle repubbliche del Caucaso.
L’associazione di viticoltori e produttori di vino russi
ha attribuito la denoninazione di origine protetta ai vini “Kuban” (distretto
di Krasnodar), “Dolina Dona” (regione di Rostov), “Stavropol” (distretto
di Stavropol), “Daghestan” (Repubblica del Daghestan), “Dolina Tereka”
(Repubblica di Cabardino-Balcaria), “Nizhnyaya Volga” (regioni di Astrakhan e
Volgograd), “Krym (repubblica di Crimea”.