Di Carlo Macchi
Sono definitivamente tramontati i bei tempi in cui iniziavo
a sciare alle 8 di mattina e, mangiando al volo una barretta di cioccolato o
addirittura trangugiando un intero tubetto di maionese (lo so, lo so, mea
culpa, mea culpa, mea maionesissima culpa) arrivavo fino alle 17.
Oramai le mie residue forze sciatorie devono essere centellinate,
il che vuol dire dopo quattro ore al massimo devo mettere le gambe sotto un
tavolo per riposarmi e mangiare qualcosa.
Questo qualcosa di solito è una minestra abbinata ad una
bottiglietta d’acqua, quindi un menù quasi da malato di stomaco, ma aumentando
il cibo in pancia diminuisce esponenzialmente la voglia delle mie gambe di
rimettersi a sciare.
Ma… (c’è sempre un ma in ogni cosa) se è l’ultimo giorno che
sci e poi devi partire, se riesci a sciare fino alle 13.30 e andare a mangiare
più tardi e soprattutto se il posto dove vuoi andare è la Cascina Zeledria, dove hai mangiato da
papa due sere prima, allora altro che minestrina!
In effetti la cosa è andata proprio così: lo scorso genaio la
prima sera che ero a Madonna di Campiglio mi hanno portato in auto ai quasi
1800 metri della Cascina Zeledria: questa bellissima baita è praticamente sulle
piste da sci e di solito ci arrivi con un gatto delle nevi, ma la sua mancanza (della neve, non del gatto)
ci ha fatto arrivare tranquillamente in auto.
Cena memorabile e così, quando si è trattato di pranzare
prima di partire da Campiglio, ho imposto una sosta non da brodino caldo alla
Zeledria.
Adesso farò soffrire quelli che amano sciare: giornata di
sole stupenda, neve perfetta, quasi nessuno sulle piste e io soddisfattissimo
di me stesso con un nuovo paio di sci che mi facevano sentire il Thöni de
noantri. Dopo aver sciato più a lungo del normale prendiamo la pista Zeledria:
normalmente si arriva davanti al rifugio con gli sci mentre al ritorno si viene
riportati in pista attaccati ad una fune
trainata da cavalli, ma in quei giorni vista la carenza di neve (non di cavalli)
c’era un pulmino che faceva avanti-indietro di continuo.
Arriviamo, molliamo gli sci ed entriamo. Veniamo subito
accolti dai numerosi e gentilissimi camerieri
che ti accompagnano ad un tavolo ben apparecchiato (tovaglia bianca,
sovratovaglia di stile montanaro, tovagliolo di stoffa, posate, piatti e
bicchieri adeguati). Non siamo infatti in un rifugio spartano dotato di
self-service, da Zeledria si mangia seduti e serviti come dio comanda.
Anche se era un pranzo “non da sciatori” saltiamo
l’antipasto: io mi tuffo su un piatto di buonissimi strangolapreti al burro
fuso, qualcuno preferisce il ricchissimo orzotto mentre altri vanno sui
classici canerderli al burro fuso.
A proposto di burro, Zeledria produce e vende burro e
formaggi sia di produzione propria che di altri caseifici trentini e si possono
acquistare nello spaccio davanti alla baita. Per questo forse il burro abbonda
nei piatti, ma dopo aver sciato cosa volete che siano 50 grammi di burro in più
o in meno.
E cosa volete che siano 250 grammi di formaggio fuso con
dell’ottima polenta (ma veramente ottima!) per colmare la fame rimanente e bere
con soddisfazione il buon teroldego della casa. Qualcuno invece opta per la
pietra ollare su cui cuocere carni e verdure, mentre altri al posto del
formaggio fuso puntano su salsicce e finferli, ferma restando la meravigliosa
polenta.
Come capite siamo davanti ad una cucina territoriale fatta
da ottime materie prime e da una mano rispettosa e molto “sostanziosa”.
Abbastanza sostanziosa è anche la carta dei vini, composta
quasi essenzialmente da vini trentini di buon livello, ma torno a consigliare,
specie per un pranzo “sciatorio”, il teroldego della casa.
Ala fine abbiamo speso 35 euro a testa (vino e caffè
compreso) e ci siamo alzati belli allegri, pronti per altre tre…forse meglio
due…anzi un’ora di sci.
Comunque non ci crederete ma in quell’ora ho sciato da dio,
alla faccia della minestrina!
Ristorante Cascina Zeledria
Località Zeledria
Madonna di Campiglio (Tn)
Tel./Fax 0465 440303
info@zeledria.it
Nessun commento:
Posta un commento