Di Lorenzo Colombo
Se vi dicessimo che lo “Sfursat 5 Stelle” della Nino Negri è lo Sforzato che preferiamo in assoluto vi mentiremmo.
Se vi dicessimo che lo “Sfursat 5 Stelle” della Nino Negri è lo Sforzato che preferiamo in assoluto vi mentiremmo.
Sia chiaro, non che questo vino non ci piaccia. Anzi, ci piace molto, ma il
nostro gusto è più improntato verso vini meno impegnativi e questo vino lo è
“impegnativo”.
Strutturato, potente, alcolico, esplosivo, a volte un poco “eccessivo”, con note
dolci date dal legno spesso percepibile quando è giovane (il lungo affinamento
avviene in barrique), a volte persino un poco “amaroneggiante”.
Un vino di rara pulizia, superpremiato, che ha fatto storia dalla sua prima
messa in commercio nel lontano 1983, e che ha molto aiutato nel far conoscere
al mondo la Valtellina ed i suoi vini.
Dicevamo di preferire vini meno impegnativi, più territoriali (passateci il
termine), ad esempio, rimanendo in tema Sforzato ed in casa Nino Negri, andiamo
a preferire spesso nelle varie degustazioni (in blind tasting) lo “Sfursat
Carlo Negri”, affinato quest’ultimo in botti di grandi dimensioni e, perlomeno
secondo noi, più rispettoso delle tradizioni valtellinesi. Ebbene, la degustazione verticale alla quale abbiamo
partecipato lo scorso 10 ottobre, in occasione dei festeggiamenti per i 120
anni dell’azienda (nata nel 1897) ci ha fatto ricredere in merito e ci ha
chiarito i motivi per cui non ritenevamo il 5 Stelle il prototipo assoluto
dello Sforzato.
Il perché in verità è molto semplice: nelle nostre
degustazioni di questo vino (ripetiamo, a bottiglie coperte, in occasione degli
assaggi per le guide od altro) abbiamo sempre assaggiato un vino troppo
giovane, a volte addirittura ancora embrionale. Non avevamo mai effettuato una verticale di questo Sforzato, soprattutto
andando indietro nel tempo di quasi trent’anni. Durante la degustazione condotta a due voci da Luciano Ferraro e da Casimiro
Maule (enologo storico dell’azienda), quest’ultimo ha detto che il periodo
migliore per apprezzare al massimo questo vino va collocato tra i suoi otto ed i quindici anni d’età.
Noi ci spingiamo oltre, raramente abbiamo infatti assaggiato (l’abbiamo bevuto
per la verità) un vino così elegante, armonico, equilibrato, vivo, come il
1997, un vino di vent’anni.
Ferraro e Maule |
Ma veniamo dunque alla degustazione, che prevedeva sei
annate, dalla 2013 alla 1989, passando per le 2009, 2001,1999 e appunto la
1997. Eccovi quindi le nostre impressioni, precedute da una
sintetica descrizione dell’annata:
2013: Inverno freddo, nevoso e piovoso, pioggia che ha
continuato sino a giugno, a seguire un periodo caldo e siccitoso con ritorno di
piogge a fine luglio. In settembre ed ottobre si sono alternati periodi
soleggiati e piovosi. Ottimale il periodo durante l’appassimento.
Il colore del vino è granato luminoso, l’unghia presenta una
sfumatura aranciata.Intenso al naso, pulito, alcolico, emergono netti i sentori di confettura di
frutta rossa, prugna in primis, note balsamiche e leggeri accenni di vaniglia
vanno ad identificare i contenitori d’affinamento. Strutturato, alcolico, asciutto, fresco, con tannini decisi e note piccanti,
chiude con lunga persistenza su note di liquirizia forte. Nel complesso un vino che promette molto bene, anche se assai giovane al
momento. Occorrerà aspettare per poter goderselo al meglio.
2009: abbondanti le nevicate dal mese di gennaio, primavera
variabile, caldo da maggio a metà agosto, dopo qualche pioggia ritorno di bel
tempo per settembre ed ottobre. Annata tra le più importanti, secondo l’azienda. Color granato-aranciato, luminoso. Balsamico al naso, con sentori di confettura e frutta rossa macerata, spezie
dolci e note di legno dolce. Dotato di buona struttura, con tannini decisi ma vellutati, alcolico, speziato
( quasi pepato), con bella vena acida e lunga persistenza.Un vino molto elegante, pronto a bersi, il migliore (secondo noi), subito dopo
lo strepitoso 1997.
2001: inverno piovoso e nevoso, con primavera calda ma
piovosa, estate calda, piogge settembrine. Un’annata definita “storica” dall’azienda. Il colore è granato-mattonato. Intenso al naso, un poco austero, s’apre su note di sottobosco, fiori secchi,
confettura di prugne e spezie dolci, buona la sua eleganza. Morbido al palato, alcolico, di buona struttura, elegante, bella la trama
tannica, accenni piccanti, buona la persistenza su sentori di liquirizia dolce.Un grande vino, anche se non all’altezza del 2009 (ovviamente sempre secondo
noi).
1999: inverno asciutto, primavera equilibrata, caldo
insolito tra fine maggio inizio giugno, estate calda ma con temporali serali,
da metà agosto basse temperature che proseguono sino alla metà di settembre,
caldo asciutto nella seconda metà di settembre. Il colore è mattonato (ci avviciniamo ai vent’anni d’età). Evoluto al naso, mediamente intenso, con sentori terziari che rimandano alla
radice di genziana.Morbido al palato, evoluto, caffè, legno ancora percepibile, bella vena acida e
lunga persistenza. Il meno interessante (a parte il 1989) tra quelli degustati, un vino un poco
stanco, meglio alla bocca che non al naso.
1997: nessuna precipitazione sino al 20 aprile con una gelata
alla metà del mese, vendemmia anticipata con alta gradazione zuccherina,
appassimento ottimale. Grande annata (sempre secondo l’azienda). Il colore è granato-aranciato. Austero al naso, un poco chiuso all’inizio, s’apre poi su note balsamiche di
grande eleganza, un vino delicato che presenta ancora sentori di confettura. Morbido ed al contempo verticale, fresco, con note dolci, equilibrato,
armonico, elegantissimo. Un vino notevole, come scritto in precedenza il migliore della batteria.
1989: primavera alterna, buon apporto idrico durante
l’estate, la vendemmia si è effettuata nelle condizioni ottimali.Annata storica, secondo l’azienda. Più si va indietro nel tempo e maggiormente si accentuano le
differenze tra una bottiglia ed un’altra. In questo caso poi, a detta dello
stesso Maule, alcune bottiglie non provengono direttamente dall’azienda (ne
avevano troppo poche), ma sono state reperite sul mercato apposta per questa
degustazione. Quella toccata a noi aveva dei problemi di vecchiaia (o di conservazione)
tantoché non ce la sentiamo di valutarla e descriverla. Comunque si presentava con un color mattonato-aranciato ed al naso, seppur
intenso, trasparivano sentori di verdure. Alla bocca, con tannini asciutti,
l’evoluzione era piuttosto spinta. Peccato.
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