ll terroir del Fiano è composto da quattro territori: Montefredane, Summonte, Cesinali e Lapio. Rocca del Principe, azienda nata nel 2004 per volontà di Ercole Zarrella, suo moglie Aurelia Fabrizio e il fratello Antonio, assieme a Clelia Romano è una delle realtà più importante di tutto l'areale che viene spesso considerato uno dei Cru di maggiore pregio.
Con Ercole visitiamo subito i suoi vigneti, 5 ettari coltivati a fiano collocati sulle pendici del colle Arianiello, la parte più alta del comune di Lapio che rappresenta, così dicono, una delle zone più vocate per la coltivazione del vitigno.
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Foto: Lello Tornatore |
I vigneti, in particolare, sono stati impiantati tra il 1990 e il 2011 e hanno esposizioni opposte collocandosi sia a nord che a sud.
Nel primo caso troviamo due appezzamenti, uno in contrada Arianiello, a circa 600 metri di altezza, e l'altro in contrada Tognano a 520 metri di altezza. A nord, ovviamente, il clima è più fresco e ventilato e le escursioni termiche più accentuate. I terreni sono abbastanza sciolti, di origine vulcanica, costituiti da uno strato superficiale composto da limo, sabbia, arenarie e lappilli mentre l'argilla la troviamo solo in profondità.
A sud/est, invece, troviamo vigneti in contrada Arianiello e contrada Lenze (altezza di 570 metri s.l.m.) mentre con esposizione sud/ovest abbiamo il vigneto in contrada Campore post ad altezza di 500 metri s.l.m.. Il clima qui è decisamente più caldo e il terreno ha natura argillosa e calcarea.
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Parte delle vigne di Rocca del Principe |
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Ercole spiega la sua filosofia a Lello! |
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Spiegazioni. Foto: Lello Tornatore |
Il tempo a disposizione non è tanto, un breve giro nella piccola cantina di vinificazione, dove l'acciaio è un pò il padrone, e via di corsa a degustare una mini verticale del loro unico Fiano di Avellino che, a partire dal 2012, esce in commercio con un anno di ritardo. La scelta è ovviamente coraggiosa ma, come visto con altri produttori che hanno scelto da tempo questa strada, il Fiano per essere davvero grande va lasciato riposare affinchè possa esprimersi al massimo in futuro.
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La piccola cantina. Foto: Lello Tornatore |
Seduti attorno ad una bella tavola di legno abbiamo degustato:
Fiano di Avellino 2011: la nuova annata, messa in commercio per la prima volta con un anno di ritardo, si presenta con due novità estetiche: la forma della bottiglia, che diventa una borgognotta, e la nuova etichetta che vira verso un bianco più lineare ed elegante. Il vino presenta al naso note scalpitanti di frutta gialla e fiori di campo mentre al sorso è avvolgente, delicato e di grande dinamismo. Da mantenere in cantina e riaprire tra due anni.
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Foto: Lello Tornatore |
Fiano di Avellino 2010: degustato un anno fa a Roma in occasione dell'evento "I Terroir del Fiano" l'avevo giudicato un vino verticale dove le note minerali e acide erano in grande evidenza. Oggi, lo stesso vino, ha aggiunto complessità e profondità al profilo gusto-olfattivo che si ammorbidisce con le note di agrume maturo, ginestra, timo e una nota idrocarburica che forse denota una evoluzione che sta pian piano iniziando. In bocca ritrovo la grandezza dei 2010, tutto è plasmato perfettamente per dare al degustatore ogni possibile piacere edonistico.
Fiano di Avellino 2009: complice probabilmente un'annata non felicissima trovo questo Fiano abbastanza avanti con l'evoluzione visto che il naso gioca su toni di muschio, foglie secche, farine di castagne. In bocca, invece, si rifà discretamente mostrando un lato gustativo rotondo e di buon equilibrio. Per me da bere subito con grande goduria.
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Foto: Lello Tornatore |
Fiano di Avellino 2008: è un vino che mostra tutta l'eleganza e la classe di un Fiano con qualche anno sulle spalle. Ritrovo al naso il miele di castagno, la mineralità di Lapio, le note di erbe aromatiche e di idrocarburo mentre al sorso il Fiano si presenta denso, rotondo, avvolgente e presenta una chiusura che vira sulla nocciola tostata. Forse manca un pà di acidità per dargli il giusto "grip" ma è indubbio che è stato e sarà un grande vino di territorio.
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