Un gelso e una quercia nel loro destino, Roma e la Toscana nel loro cuore. Oggi vorrei parlarvi di nuovo di Marco e Mapi Caldani che, dopo Gelso dellaValchetta, proseguono il loro sogno enologico puntano dritto verso la Maremma, all’interno della splendida tenuta di Quercia dell'Aquilaia che si affaccia su ben tre Comune confinanti tra loro: Scansano, Montemerano e Saturnia.
In questo piccolo angolo di paradiso, a pochi passi dall’azienda agricola I Botri di Ghiaccioforte, nel 2004 i coniugi Caldani hanno piantato, con la consueta supervisione dell’enologa Graziana Grassini, i primi cinque ettari di sangiovese, chardonnay e vermentino a cui, col tempo, si sono aggiunti ciliegiolo e mammolo andando a definire, a fine 2010, un vigneto complessivo di circa 20 ettari coltivato secondo metodi tradizionali.
Tre i vini attualmente in produzione: il Palombella Rosso (sangiovese in purezza), Palombella Bianco (chardonnay all’80 % e vermentino al 20%) e il Ciliegiolo (ciliegiolo 100%).
Tra i rossi spicca sicuramente il Palombella 2007, prima annata prodotta, che al naso sembra esprimere tutte le nuances del sangiovese di maremma creando un ventaglio di sensazioni che vanno dal frutto più croccante a quello più scuro e profondo. Col tempo arrivano anche fresche sensazioni balsamiche e lievi tocchi di spezie dolci.
In bocca il vino si mantiene di viva freschezza, balsamico, con un tannino di buona finezza e discreta persistenza su ritorni di frutta.
Il Ciliegiolo, annata 2009, probabilmente paga il dazio di una vinificazione ancora sperimentale per questo vitigno che, lo dico subito, in purezza non mi ha mai convinto molto.
Il ciliegiolo di Quercia dell’Aquilaia al naso parte subito con note smaltate che, solo col tempo, diventano meno marcate e prevaricanti rispetto ad una trama olfattiva che sa di mediterraneo tra cenni di mirto ed erbe aromatiche. Alla gustativa il vino denuncia un equilibrio tutt’altro che raggiunto, il tannino, la vena acida e soprattutto l’alcol sembrano prendere strade diverse che mai si intersecano tra di loro. Peccato anche per un finale lievemente amarognolo e di non grande persistenza.
Fase sfigata del vino oppure partenza sbagliata? Da riprovare, soprattutto la promettente annata 2010.
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