Tra Gambero Rosso e Vini del colli bolognesi...spunta la politica


Non ce la faccio più, manca solo che facciano una lettera di protesta a mago Zurlì o alla Posta del Cuore di Barbara Palombelli per spiegare quanto sono stati cattivi quelli del Gambero Rosso. Non fraintendetemi, non voglio difendere nessuno, però reputo stucchevole questa polemica che stenta a terminare. Al Gambero non piaccioni i vostri vini? Bene, fatevene una ragione e vedrete che vivrete bene lo stesso, tanto più se, come dite, le altre guide del vino vi danno punteggi lusinghieri.
Invece no, si va avanti e, come al solito, interviene la politica. Leggo su "Il Resto del Carlino" che l'assessore all'Agricoltura, Gabriella Montera, ha impugnato la penna per scrivere a Giorgio Melandri, il signor 'Gambero Rosso', e chiedergli delucidazioni. 

Giorgio Melandri. Fonte: Scatti di Vino


Melandri è finito nell'occhio del ciclone perché nell'edizione 2011 della celebre guida, considerata un po' la Bibbia del buon mangiare italico, ha speso parole poco tenere nei confronti del vino prodotto sui Colli. Questi i 'versetti' incriminati: “Nei colli bolognesi - scrive Melandri - la comunità di produttori fatica a trovare la cifra del territorio, stretta tra progetti legati ai vitigni internazionali sempre meno convincenti e l’incapacità di ragionare sul vino in termini di linguaggio. Il risultato sono in generale vini formali e poco originali, concepiti su un’idea di qualità che non fa i conti con il terroir”. 

Parole, queste, che avevano scatenato la 'rivolta' bolognese, capeggiata da Francesco Lambertini, conduttore della Tenuta Bonzara, che si era autoescluso dalla guida, nonostante fosse uno dei pochi 'superstiti'. Una rivolta sposata dai produttori dei Colli che, in coro, avevano giurato di non mandare più vini al 'Gambero'.

Vorrei premettere – esordisce l'assessore provinciale nella sua lettera - che mi guardo bene dall'invadere la sfera di giudizio sulla qualità, che non mi compete, così come non metto certo in discussione la sua autonomia critica, ma, come assessore all'Agricoltura della Provincia di Bologna, ritengo importante capire meglio qual è l'elemento qualitativo carente rilevato, perché le sue risposte non mi appaiono esaustive”. 

L'assessore Gabriella Montera
Montera sottolinea, poi, come Melandri, nella sua critica, non metta in discussione la qualità dei vino made in Bologna, ma punti il dito contro “la capacità di promuoverlo e commercializzarlo”. “Produttori e istituzioni – osserva l'assessore - hanno cercato di portare avanti congiuntamente un'azione di forma, per 'raccontare' meglio la nostra provincia, attraverso iniziative promozionali di valorizzazione dei prodotti e interventi di 'vetrina' del territorio, ma anche di sostanza: sono stati fatti ingenti investimenti per la riconversione e la ristrutturazione dei vigneti, e si è appena concluso il percorso di modifica del disciplinare, che ha determinato una significativa riduzione delle denominazioni d'origine per ottimizzare l'offerta”. 

L'assessore non nega che vi siano altri passi da fare “soprattutto nella capacità di investire sulla coesione per offrire un'immagine più forte e coordinata del territorio dei Colli bolognesi”, ma aggiunge: “Posso garantirle che oramai c'è una consapevolezza diffusa che questo è l'unico modo per poter competere con territori e produttori che hanno ben altre risorse”. 

La palla, o meglio il calice, ora passa a Melandri che, tra l'altro, aveva già risposto sulle questione nella pagine di Scatti di Vino.
The end?


1 commento:

Davide Bonucci ha detto...

Un po' di pubblicità fa comodo a tutti e tutti possono trarne vantaggio. Melandri in primis, visto che difficilmente un critico enogastronomico "locale" ha così tanta visibilità. Chiaramente i Colli Bolognesi, sia come vini che come territorio (e l'entrata in campo della politica non è altro che un ulteriore richiesta di visibilità). Infine il Gambero Rosso che stavolta potrebbe addirittura fare la figura della vittima. anche se vorrei capire bene dalla voce di qualche produttore quali sono esattamente i termini del contendere.Perchè è ovvio che a mezzo stampa non si può dire fino in fondo quello che si pensa... Credo che ci abbia già buttato l'occhio Ziliani, secondo me un articolo pepato ce lo fa ;-)