La Porta di Vertine 2006, un grande Chianti Classico Riserva

Ieri sera ho iniziato all’AIS di Roma il corso sul Sangiovese curato e condotto da Armando Castagno, un uomo, e anche un amico, che trasuda passione per il vino da ogni poro della sua pelle.
Gaiole in Chianti e Castelnuovo Berardenga sono stati le prime zone che il docente ha preso in considerazione, si parla ci Chianti Classico, un vino che, come vedremo, è capace e sarà capace di darci emozioni uniche, da riscoprire.
Il vino del Gallo Nero lo troviamo ormai dappertutto, dal discount sotto casa al supermercato delle stazioni di servizio, troppa robaccia in giro, difficile ormai trovare qualcosa di decente se non si è consigliati da persone col pelo sullo stomaco. Ecco, il corso sul Sangiovese vuole insegnare proprio questo, vuole accompagnarci per mano alla ricerca del vero Sangiovese, quello territoriale, quello emozionante e che berremmo a tavola in un solo sorso, magari accanto ad una bistecca fiorentina.
Uno di questi piccoli grandi capolavori enologici porta la firma della Porta di Vertine, azienda nata solo nel 2006 quando Dan ed Ellen Lugosch acquistano un vigneto a forma di anfiteatro nel borgo di Vertine, a Gaiole, nella zona del Chianti Classico con l’obiettivo di nell’esplorare le caratteristiche del Sangiovese, selezionando vigneti e scegliendo i terreni che meglio ne fanno risaltare complessità e la sua attitudine all’invecchiamento. La Porta di Vertine deve moltissimo a tre uomini: Giacomo Mastretta, responsabile ed enologo, l’agronomo Ruggero Mazzilli, sotto la cui guida i vigneti sono stati convertiti al metodo biologico e, soprattutto, Giulio Gambelli, consulente enologo, maestro assaggiatore e una leggenda nel mondo del Sangiovese.
I vigneti sorgono su terrazze abbandonate nelle quali, grazie alla composizione del terreno ricco di galestro ed alberese che, essendo piuttosto povero, riduce naturalmente la vigoria della pianta, limitando la rese in modo naturale.
La vinificazione dei vini è naturale, a La Porta di Vertine si opera nella convinzione che, intervenendo il meno possibile durante la vinificazione, le caratteristiche dei vigneti traspaiano più chiaramente. In cantina i lieviti naturali e la temperatura ambiente la fanno da padrone. Il fatto che la cantina non abbia alcuno strumento di controllo della temperatura non è considerato un impedimento, ma parte della filosofia di non intervento.
Il Chianti Classico Riserva è il vino di punta dell’azienda ed è il frutto della selezione dei migliori grappoli della vigna della Conca d’Oro e del Campino dei Visconti a Vertine.
Alla metà di Ottobre i grappoli sono stati raccolti manualmente in piccole cassette. Non c’è aggiunta di solforosa in questo stadio. L’uva viene semplicemente disparata e messa in piccole vasche di accaio e cemento senza essere pigiata. La fermentazione si svolge ad opera dei lieviti indigeni, senza alcun controllo diretto della temperatura: la freschissima temperatura naturale della cantina ne facilita uno svolgimenti molto lento e regolare, preservando così il profumo elegante del Sangiovese. La durata e la cadenza dei rimontaggi dipendono dalla qualità dell’uva senza seguire uno schema prefissato. Alla fine dalla fermentazione alcolica, si effettua un solo delestage, durante il quale il vino è resta separato dalle bucce per una notte. Questo insolito metodo consente una maggiore estrazione in quanto, in assenza del vino, la temperatura delle bucce può salire notevolmente.
Dopo la fermentazione, il vino è stato lasciato sulle bucce per altre due settimane prima del travaso in barrique e doppia barrique. Qui il vino svolge la fermentazione malolattica alla fine della quale si valuta l’eventuale aggiunta di solforosa. Non viene poi sottoposto a ulteriori manipolazioni ad eccezione delle regolari colmature che servono a reintegrare il vino che naturalmente evapora attraverso le doghe del legno.
Il vino non viene sottoposto ad alcun travaso per i primi otto – dieci mesi, al fine di mantenerlo in contatto con le fecce fini che lo proteggono e gli conferiscono più ricchezza e complessità. L’affinamento in legno ha avuto una durata complessiva di circa sedici mesi.
Dopo l’imbottigliamento il vino riposa per almeno sei mesi prima di essere commercializzato.
Eccola qua questa Riserva, nel mio bicchiere, ho di fronte l’annata 2006 che si presenta di una straordinaria freschezza, esplode al naso la viola mammola e una leggera terrosità, poi frutta a buccia matura, liquirizia e chiodo di garofano. Un olfatto, rispetto ad altri Chianti Classico meno elaborato, monumentale ma più diretto, espressivo.
Bocca di grande corrispondenza col naso, la grande materia del vino, soprattutto il tannino, è ottimamente equilibrato dalla grande acidità del vino (i dati analitici ci dicono che siamo sui 7 g\l). Ritorna la frutta e la florealità. Un Chianti di grandissima beva, fresco e di grande pulizia, in stile Gambelli. Per una volta tanto 23 euro spese bene. Grazie Armando per avermi fatto scoprire questo vino anche se, lo so, non sarà l’unico……

6 commenti:

xxx ha detto...

Bell'articolo. Condivido molto di quello che hai scirtto, sia sul corso Sangiovese che sul Chanti specifco che hai recensito.
Altro che ho trovato "sorprendente" rispetto ai nomi più noti era il Le Trame '02 di Le Boncie.
Al prossimo incontro sul "centro del Chianti Classico"!

Anonimo ha detto...

Armando castagno è senza dubbio uno dei più bravi giuornalisti, non condivido molto la Porta di Vertine perchè di Gambelli non ha molto se non sporadici assaggi e non lo considererei il loro enologo.
Oltretutto per avvalorare la mia tesi aggiungo che Gambelli non usa mai fare delestage.

Alez ha detto...

Ciao Andrea, in effetti anche a me è quello che mi è piaciuto di più...
poi le trame 2002 di podere le boncie è stato una scoperta di cui ogni tanto mi guardo la bottiglia...
Mi aspettavo invece di più da Castelllo di Cacchiano.

A presto
Alessandro

Anonimo ha detto...

Invece Gambelli ha aiutato molto Mastretta e Mazzilli, e l'impostazione del vino, delestage o no, ne riporta lo stile pulitissimo e tradizionale. Gran vino, altro che

Andrea Petrini ha detto...

Così come successo anche sul forum del Gambero Rosso, anche qua vedo che questo vino..divide l'opinione

Anonimo ha detto...

Un vino che nasce da vigne abbandonate e dallo stile parecchio gambelliano,nelle uve e nel colore, complimenti.