Sono stato a Milano e, quanto scriverò di seguito, di certo non andrà ad assecondare nessuno. Di certo, come qualcuno fa, non omaggerò le persone che contano attraverso piroette linguistiche che tradiscono il mio essere naturale che significa non andare incontro alla moda prevalente.
A Milano, ovviamente, ho visitato l'Expo che rappresenta un capitolo importante della storia di questo paese con un immenso potenziale di espansione nella formazione culturale e comunicativa del mondo dell'agroalimentare che paragonerei ad un grande Barolo tradizionale.
Certo, Farinetti dà l'impressione del vino "piacione" e senz'anima ed io preferirei il carattere austero, profondo ,schivo dell'uomo piemontese dei miei ricordi ma, si sa, il mondo è cambiato, va troppo veloce, e lui questo messaggio l'ha recepito e ne ha fatto di necessità virtù.
Non voglio essere blasfemo ma se nel cenacolo avessi predisposto il menù di Gesù non avrei avuto dubbi nel condividere la scelta sul pane ed il vino...quale rappresentazione della biodiversità più appropriata e ricca di grandi significati: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete"
E' li, in quel momento, sul palco dell'Expo, davanti a quella scenografica distesa di grano, di fronte a carabinieri e autorità dello Stato che ho avuto un sussulto:"Ma perché?..dico!..perché?..quale occasione migliore per mostrare una selezione dei nostri migliori autoctoni con tanto di cartelli a significare ogni singolo frutto della nostra stupenda cultura contadina (senatore cappelli, saragolla ecc..) invece no, un grano anonimo e, probabilmente, nanizzato.
Niente da fare..prevale lo stupore della forma con alberi di ferro che sparano fuochi d'artificio sacrificando la sostanza del sapore della "vita.
Non mi tocca che recitare il Maestro con la parabola del buon pane e della Zizzania.
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