La passione per il vino mio padre l’ha sempre avuta fin da piccolo, nascendo a Poggibonsi è una cosa naturale, fa parte dell’ ambiente. Considera poi che è cresciuto assieme a Giulio Gambelli, che nel corso degli anni gli ha insegnato parecchie cose. Quando ha avuto la possibilità di produrre vino da solo, non si è quindi lasciato sfuggire l’occasione.
Il tuo primo vino prodotto è del 1971. L'idea di tuo padre è stata subito quella di puntare sul Sangioveto?
Il nostro primo vino è stato il Chianti Classico 1971, una produzione di circa 4000 bottiglie. Da subito sono state eliminate le uve bianche previste dal disciplinare e si è puntato sul sangiovese come punto di riferimento per la produzione.
Siete usciti, tra i primi, dal Consorzio di Tutela del Chianti. Come mai questa scelta di "chiamarvi fuori"?
La scelta di uscire dal consorzio è stata dettata sicuramente dal carattere di mio padre, che non ha mai voluto aver padroni nella sua vita e soprattutto non ha mai accettato di sottostare a regole secondo lui sbagliate. La scommessa di puntare sul solo nostro nome è stata vinta solo grazie a alla qualità, non scordiamocelo. Il tempo penso ci abbia dato ragione.
Oltre a te e tuo papà, chi sono le persone più importanti in azienda? Puoi spiegarmi perchè è fondamentale il loro ruolo?
Le persone importanti in azienda , oltre a Sergio, sono state e sono tuttora Bruno Bini, il fattore, nato a Montevertine e sempre vissuto qua dedicandosi alla fattoria, prima come mezzadro e poi come collaboratore principale. Si può considerare senza dubbio la memoria storica dell' azienda, nonché il primo cantiniere. Poi Giulio Gambelli, senza di lui Montevertine, almeno a questi livelli, non sarebbe mai esistita. Per vent'anni ha lavorato con noi anche mio cognato Klaus Reimitz, che ha fatto moltissimo per l'azienda, sia in cantina sia nelle relazioni con l'estero. Purtroppo un paio di anni fa avvenimenti familiari ci hanno diviso, con mio profondo rammarico.Oggi citerei anche i nostri collaboratori di cantina e di vigna Andrea, Stefano, Marco, Paolo, Marco e Armando senza i quali non si andrebbe certo avanti. Poi la nostra segretaria - factotum Romanita, che si occupa del "lato oscuro" dell' azienda, cioè l'ufficio, sollevandomi quotidianamente da beghe varie. Last but not least, Giselda e Claudia, le cuoche del reame, e penso tu sia d'accordo....
Mi puoi parlare delle attuali vigne e di come le gestite?
Le vigne attuali sono un insieme di vecchi e di nuovo. Del nucleo originale, piantato fra il 1968 e il 1982, oggi rimane solo la vigna Pergole Torte, la prima, ed una parte sotto le cantine. Queste sono state “restaurate” negli ultimi due anni, reimpiantando le fallanze e sostituendo pali e fili. Stiamo oggi procedendo al reimpianto completo di 2,5 ettari piantati nel 1972, che verrano quasi interamente piantati a sangiovese, salvo qualche filare di canaiolo e colorino. Abbiamo poi un nucleo di 3,5 ha a Selvole, a 3 km di distanza, piantato nel 1997, altri 2 ha sotto la fattoria piantati nel 1999, la vigna del sodaccio, reimpiantata completamente nel 2000 e la vigna del pian del ciampolo, piantata ex novo nel 2003. Dal 2006 abbiamo poi preso in affitto due piccoli appezzamenti contigui alla fattoria per un totale di 1,5 ha. Considera che le vigne vecchie sono allevate a guyot, mentre tutte quelle nuove a cordone speronato. Tutti i lavori in vigna sono eseguiti manualmente, ad eccezione dell’ aratura , della concimazione e della cimatura estiva. Per la concimazione usiamo maggiormente stallatico. Per la difese della vite, la tradizionale poltiglia bordolese, salvo casi eccezionali. Mai e poi mai antimuffe varie, comunque.
Come nasce il Pergole Torte? Come lo potresti definire?
Il Pergole Torte nacque nel 1977, come proposta di chianti classico “superiore”. Proposta che come ben sai venne bocciata dal consorzio, dando vita alla scelta di uscirne fuori. Ancora oggi penso che questa definizione possa andar bene. Il Pergole è in effetti, almeno nei nostri intenti, un vino fortemente di territorio, che prova ogni anno ad essere migliore e a sfruttarne appieno le caratteristiche.
Vi aspettavate tutto questo successo?
Il successo? Sono sicuro che Sergio se l’aspettava, non ha mai intrapreso un‘ attività per il gusto dell’avventura, sapeva certamente che ne sarebbe uscito qualcosa di buono. Io a dire il vero nel successo ci sono nato, è inutile nascondersi, è da quando sono bambino che sento parlare del nostro vino come di un punto di riferimento. E qui viene il difficile, mantenere il successo in tempi come questi, dove tutti sono pronti a cogliere in fallo alla minima esitazione chi il successo appunto ce l’ha. A volte, comunque, confesso che ogni tanto mi stupisco dei complimenti che riceviamo, dopotutto siamo solo dei normalissimi viticultori e non abbiamo certo inventato nulla di nuovo.
Qual'è l'annata del Pergole che ritieni migliore? E quella secondo te sottovalutata?
L’annata migliore del Pergole, e penso che siamo d’accordo , è stata il 1990, non ci sono dubbi. A ruota metterei il 1988, il 1981, il 1999. Per il 2001 e il 2004 aspettiamo. Quelle sottovalutate sono il 1996 e il 1998, a cavallo della sopravvalutatissima 1997.
Se e cosa è cambiato nell'attuale processo di vinificazione del vino dopo la morte di tuo padre? Stai dando una impronta tutta tua oppure c'è sempre il rispetto della tradizione?
Dopo la morte di mio padre non è cambiato assolutamente nulla, ci tengo a dirlo. I nostri metodi di vinificazione sono gli stessi da sempre, con una guida come Giulio del resto non potrebbe essere altrimenti. Quello che è cambiato è l’attrezzatura di cantina, abbiamo comperato macchinari più moderni per aggiornarci e lavorare meglio, sempre nel rispetto di un metodo consolidato e, ritengo, vincente.
2 commenti:
Anche stavolta sono qui a farti i miei più sinceri complimenti!
Tu piaci alla gente e riesci a farti dire anche ciò che magari ad altri non racconterebbero....
Intervista sincera, spontanea, chiara e vivace.
Molto interessante, bravo amore mio,sei bravo in tutto, continua così amore hai tutta la mia ammirazione nonchè il mio totale appoggio.
Ti amo.
Un'azienda che ormai è un mito.
Peccato non producano più l'Ambradolce ... il loro passito.
L'unica bottiglia che mi è rimasta, ormai, è un pezzo da collezione ...
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