Percorsi Di Vino ha chiesto al più grande produttore di cesanese del Lazio (e non solo) un'opinione circa l'introduzione della prima DOCG del Lazio. Questa la prima parte dell'intervista.
Sig. Coletti Conti, secondo lei ci saranno solo "vantaggi" per questo importante riconoscimento?
Bisognerebbe, prima di tutto, mettersi d’accordo su una questione fondamentale: cosa intendiamo per “vantaggi”? Se per “vantaggi” intendiamo quelli meramente commerciali, ritengo che, nel breve periodo, il riconoscimento della DOCG possa portare qualche beneficio, non fosse altro che per la curiosità che può destare, nel consumatore e/o nell’appassionato, l’attribuzione al Cesanese del Piglio della prima DOCG del Lazio.Tengo, tuttavia, a sottolineare che ho usato la locuzione “nel breve periodo”, perché l’approccio del “curioso” è sempre, e giustamente, attento e severo: colui il quale, spinto dalla curiosità suscitata dal prestigioso riconoscimento, per la prima volta assaggerà un Cesanese del Piglio, si aspetterà, come è giusto, un prodotto di eccellenza! Se il vino non risponderà alle sue aspettative, la stroncatura giungerà definitiva ed inesorabile e non riguarderà solo la bottiglia degustata, ma coinvolgerà l’intera denominazione. In tal caso il riconoscimento della D.O.C.G. si rivelerà un autentico boomerang!
A tal proposito c’è da dire che, almeno per quanto ne penso, negli ultimi anni il Cesanese del Piglio, in termini qualitativi, ha fatto passi da gigante: chi realmente conosce i trascorsi del Cesanese del Piglio non può che convenire con me se affermo che, fino a dieci anni fa, vini come il Torre del Piano, il Dives, il Colle Forma, il San Magno (e forse qualcos’altro) ce li sognavamo. I progressi ottenuti sono il frutto della ricerca, del lavoro, della creatività, dell’abnegazione e della testardaggine (e, in qualche caso, della “follia”) di uno sparuto gruppo di produttori “illuminati” che, contro ogni evidenza derivante dalle esperienze del passato, hanno creduto con determinazione nel Cesanese ed hanno perseguito, tra mille scetticismi e difficoltà, la difficile strada della qualità. Ora arriva la D.O.C.G, ed è lecito chiedersi quale sia lo stato dell’arte: la risposta si trova nelle righe appena scritte. Esistono alcuni prodotti di ottima fattura e ben degni del riconoscimento che, comunque, certamente vedranno ancora, nei prossimi anni, un ulteriore, deciso miglioramento qualitativo. C’è, poi, una serie di prodotti di buon livello che necessita, certamente, di una crescita qualitativa più sensibile; riguardo a queste ultime realtà sono, comunque, molto fiducioso: vivo su questo territorio ed ho il polso della situazione. C’è un grande fermento nel nostro comprensorio, una forte e sana voglia di far bene, di crescere, di affermarsi; ci sono molti giovani in gamba, intelligenti e fattivi, che, incoraggiati e stimolati dai risultati raggiunti dalle “aziende-guida”, profondono energie e risorse sul Cesanese, e sono certo che i risultati di tanto impegno non tarderanno a manifestarsi.
In sintesi, sono motivatamente ottimista, pur nella consapevolezza che la strada da percorrere è, per tutti, ancora ben lunga e che nessuno può essere tanto stupido dasentirsi “arrivato”. La D.O.C.G. ha, in questo senso, una duplice valenza: da un lator appresenta il riconoscimento dei tanti sforzi profusi, con buon successo, negliultimi anni; dall’altro lato fungerà da stimolo, per tutti gli attori del territorio, verso il perseguimento di obiettivi vitivinicoli sempre più alti. Ed è su questo secondo aspetto che tutti noi “cesanesisti” dobbiamo porre la massima attenzione: dobbiamo, in altri termini, vivere la D.O.C.G. come la fonte di nuove, ineludibili responsabilità.
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