Il vino bianco del Lazio e la Mozzarella di Bufala Campana DOP


Lo sanno bene gli aspiranti sommelier che stanno affrontando il terzo livello AIS, l'abbinamento vino/cibo è particolarmente complesso e giocato su sottili equilibri, gli stessi che potrebbero farti scartare un grande vino a cena perchè alcuni suoi eccessi non sono tollerati dalle tendenze delle pietanze presenti a tavola.
In occasione del Bufala e Wine Wedding, evento promosso dal Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP, 23 locali in tutta Italia, alla presenza di esperti degustatori, hanno scelto il loro miglior vino regionale da abbinare al prestigioso formaggio campano, vini che poi si sfideranno nella finale del 10 Marzo alla Citta del Gusto del Gambero Rosso di Napoli.


All'interno de IL 25 di Dino De Bellis una allegra banda ha valutato l'abbinamento con i seguenti vini:

Carpineti Spumante Brut 2009: da uve bellone, questo metodo classico non convince per la nota amara del vino nel finale che copre completamente la mozzarella. 

Sergio Mottura Spumante Brut 2006: da uve chardonnay, è un metodo classico di grande fascino, il migliore del Lazio e uno dei migliori in Italia, la bella freschezza sgrassa il palato mentre la nota di frutta secca e di mela cotogna un pò sovrastano il sapore della bufala che, nella versione che ci hanno mandato, è molto delicata ed...asciutta. Abbinamento non male comunque. 

Foto: Andrea Federici

Frascati

Fontana Candida Luna Mater 2009: pur non amando questo vino particolarmente devo dire che la sua mineralità e il suo equilibrio ben si integrano con i sapori del latte di bufala, Forse il finale un pò troppo aromatico rovina il matrimonio d'amore.
Tenuta Cusmano Vulcanum 2010: vino in fase di chiusura pazzesca e con qualche puzzetta. Giurano che invecchiando migliora per cui aspettiamolo.

Malvasia Puntinata in purezza

Tenuta Le Quinte Orchidea  2009: vino da solo molto buono, sapido e minerale quanto basta, ma l'aromaticità della malvasia non convince troppo e copre troppo il sapore delicato della mozzarella.

Conte Zandotti Rumon 2010: vino minerale, fresco, citrino, di grande equilibrio senza eccessi, forse per questo che per me è risultato ottimo nell'abbinamento?

Foto: Andrea Federici
IGT – Resto del Lazio

Casale Certosa Alborea 2010: vino sapido, minerale, erbaceo, fine ed equilibrato, per molti è risulato il miglior abbinamento con la bufala, a me non ha convinto il finale di bocca un pò corto però, alla fine, ci stava....

Sergio Mottura Poggio della Costa 2010: il miglior vino di quelli presenti, un piccolo campioncino di complessita dove frutta, mineralità e spezie sono declinate in molte versioni. Peccato per l'abbinamento perchè il vino e...troppo.

Le Rose Colle Dei Marmi 2010: questo fiano laziale non ha convinto per una nota troppo evidente di legno che un pò copriva tutto e dava un leggero amarognolo che stonava con la mozzarella.

Cantina Sant'Andrea Moscato Di Terracina Oppidum 2010: anche questo vino è risultato troppo complesso e strutturato (e dolce) per una mozzarella delicata come quella che avevamo. Meglio l'abbinamento sulle ostriche.

La Tognazza Bianco 2010: sarà anche un vino senza troppe velleità però non ci stava assolutamente male in abbinamento con quel finale citrino che sgrassava il palato. Certo, gli manca qualcosa, ma rispetto ad altri più blasonati se l'è cavata bene.

Piana dei Castelli Follia di Sauvignon 2010: da un piccolo produttore di Velletri che fa rese di 40 quintali/ettaro ci arriva un vino giovanissimo e ancora in fase di assestamento. La carica del sauvignon è mitigata da una fresca mineralità che fa preferire a qualcuno questo vino come miglior abbinamento della serata. Io, invece, lo vorrei risentire con più calma tra un anno.

Vabbè, alla fine, chi ha vinto?


Altre foto della serata le trovate sul sito di Degustazione a Grappoli


Château Margaux diventa biologico e mette il tappo a vite?


Interessante articolo apparso su WineNews che vorrei condividere con voi.

Mi auguro che in due o tre anni la produzione di Château Margaux sarà al 100% biologica”. Così Paul Pontallier, direttore dell’azienda simbolo di Bordeaux, racconta a “The drinks business” quello che dovrebbe essere il corso futuro dello Château, che punterà sul biologico principalmente come scelta di qualità. E probabilmente non sarà l’unica rivoluzione in casa Château Margaux: dalla degustazione di diversi vini, diverse annate e diverse tappature, Pontallier è rimasto particolarmente colpito dalla chiusura a vite, rispetto alla quale si dice “intellettualmente preparato, altrimenti perché l’avremmo sperimentato?”.


Ho notato che il vino da uve coltivate in maniera tradizionale è stato il più tannico, mentre mi è piaciuto di più l’organico, proprio per i tannini, decisamente migliori, più morbidi. Come pratica generale vogliamo puntare sull’agricoltura biologica, che pratichiamo, parzialmente, da 25 anni, e ora siamo davvero molto vicini a diventare un’azienda biologica.” Anche perché, a prescindere dai protocolli, “non usiamo pesticidi o insetticidi da oltre 10 anni, anche se abbiamo continuato ad usare prodotti chimici contro la peronospora, l’oidio e la botrite, perché il rischio di perdere un’intera annata è troppo grande”.

Per le chiusure, Pontallier ha definito “catastrofichele bottiglie invecchiate con tappi artificiali. “Dei vini versati - Cabernet Sauvignon 2003 - i migliori sono stati quelli tappati con il sughero naturale, dimostratisi più giovani e freschi”, secondo Pontallier, mentre il vino invecchiato in “tappo a vite impermeabile era probabilmente il mio preferito, specie per la bocca morbida. Per ora può essere il vino migliore, ma come sarà tra 5 o 10 anni? Mi affascina l’evoluzione.” 

Certo, se la sperimentazione dovesse dimostrare una capacità di invecchiamento importante, anche Château Margaux prenderebbe in considerazione l’ipotesi: “Perché no, siamo intellettualmente preparati per questo, altrimenti perché l’avremmo sperimentato? La nostra priorità numero uno è quella di rendere il vino migliore possibile, e se il tappo a vite si dimostrerà la scelta migliore, allora non so come potremmo resistere alla tentazione di cambiare”. Perché anche un’azienda tanto ricca di storia, non ha paura dell’innovazione e del cambiamento, “non smetteremo mai di sentirci come studenti”.

Riflessioni naturali per un vino senza fazioni


Qualcuno scrive che: "Se si vuol far vini da territorio bisogna mettersi in testa di buttare bustine varie con additivi e conservanti, filtri e concentratori, oltre che pesticidi ed erbicidi nel vigneto. Altrimenti si fanno vini moderni, ripetibili, senz’anima".

Altri scrivono che:"Sarà, ma la merda di vacca, mischiata pure all’aceto, non è esattamente quello mi aspetto quando apro una bottiglia di vino..".

Probabilmente hanno ragione entrambi, ma questi giorni sto vedendo troppe fazioni schierate a tutela di qualcuno che, forse, non si accorge che sta percorrendo allegramente la seconda frase. 
I veri amici, invece di leccargli il culo, dovrebbero convincerlo che fare vini naturali, buoni e ripetibili non sarebbe così male.

Fine delle trasmissioni. Domani si parte per Montalcino ma non vado a Benvenuto Brunello, sti giorni cerco contatti umani e non degustazioni seriali.



Da Christie’s Hong Kong la collezione Henri Jayer vale 8,5 milioni di dollari


L'Asia rimane il paradiso per chi vuole vendere grandi bottiglie di Bordeaux e Borgogna. L'ennesima prova riguarda la collezione privata di Henri Jayer, leggenda della Borgogna, che è stata venduta da Christie’s Hong Kong ad oltre 8,5 milioni di dollari, con il 100% di bottiglie vendute.
Il miglior risultato? 12 bottiglie di Vosne-Romanée Premier Cru “Cros Parantoux” 1985, venduto a 365.147 dollari...


Vini Naturali a Roma 2012: è tutto oro ciò che luccica?


Da dove cominciare? Sicuramente dall'organizzazione di Tiziana Gallo, sempre impeccabile anche a discapito di una location che, lo ripetiamo da tempo, avrebbe bisogno di essere ampliata per il troppo successo, leggasi a volte calca, che tende a scaldare le varie sale dell’Hotel Columbus di Roma in maniera, a volte, infernale.

Poi ci sono i vini, certo, alcuni segnati indelebilmente sul mio Moleskine tra i quali segnalo: 

Antoniolo - Osso San Grato 2007: giovanissimo ma già dotato di austerità e spirito di tradione contadina. Un classico che non tramonta mai.  

Ar.Pe.Pe. Sassella Rocce Rosse 2001: la solita purezza cristallina di un nebbiolo, ops chiavennasca che da queste parti viene proprio bene. Soave.

Barraco - Grillo 2010: Nino ha una produzione qualitativa elevata ma il suo grillo in purezza riesce sempre a stupirmi per il suo carattere minerale e la nobiltà sicula. 

Nino Barraco

Bonavita - Faro Rosato 2011: il suo Faro 2006 è arrivato al culmine della piacevolezza ma ciò che ha incantato più di una persona è stato il suo Rosato 2011, rosso travestito di rosa che si beve meglio dell'acqua...

Campi di Fonterenza - Brunello di Montalcino 2007: le gemelle Padovani, zitte zitte, hanno tirato fuori un sangiovese di razza pura che, a mio avviso, quest'anno ha messo da parte alcune durezze rendendo la beva molto più facile ed immediata. 

I Clivi - Clivi Brazan 2009: un tocai maiuscolo che abbraccia ogni aspetto della mineralità gessosa e che in bocca è un rullo compressore. Vino sapido, lacustre.

Tenute Dettori - Tenores 2006: un grande cannonau senza se e senza ma, sanguigno e mediterraneo come la sua terra di origine. 

Camillo Donati - Il mio Sauvignon 2008: una delle poche bollicine degne di nota della manifestazione, questo sauvignon ha carattere contadino ed irruento, ha aromi di fieno, di agrume, di pietra focaia. Bocca fresca, dissetante, lunga.

Camillo Donati

Ciro Picariello - Fiano di Avellino 2010: mi piace molto questo millesimo che ha una piacevolezza immediata e dona al vino tutti i caratteri più nobili del vitigno. Si conferma uno dei grandi vini bianchi italiani. Al banco ho degustato anche un 2006 di grande classe ed avvolgenza. 

Rita Picariello

Poderi Sanguineto - Rosso di Montepulciano 2010: sebbene mi affascini moltissimo il loro Nobile 2007, questo vino è davvero cià che chiedo ad un rosso da bere a tutto pasto senza troppe pippe mentali. Dora è davvero un faro in tutta la denominazione.

La Visciola - Ju Quartu 2010: Piero non sbaglia un colpo e, anno dopo anno, tira fuori cesanese di ottima fattura. Questo, seppur ancora in fasce, promette molto bene anche se attenderò l'anteprima Rosso Cesanese per degustare, spero, i suoi migliori Cru, il Mozzata e il Vignali.

La vorrei finire qua ma non posso, lo spirito “celentanesco” si impossessa del mio corpo e mi spinge a scrivere che, a mio parere, qualcosa all’interno del movimento naturale comincia a stonare.
Il pubblico è sì sempre numeroso ma da un pò di tempo mi sembra in fase di stallo sia nel numero che nelle facce, sempre le stesse e sempre più racchiuse in circoli quasi elitari. Ma il biologico, il biodinamico e la salvaguardia del territorio non dovrebbe essere popolare?
Pur godendo apparentemente di ottima salute il trend naturale sta, sempre secondo la mia opinione, rallentando la crescita, anche emozionale, che pare giunta ad un punto di maturità oltre il quale bisognerebbe reagire per non incappare in una rapida caduta che potrebbe portare con sè più morti che feriti. 


Perchè dico questo? Risposta semplice e personale:

  • troppe le divisioni interne (dopo Cerea e Villa Favorita ora ci si mette anche il VI.VI.T all'interno del "convenzionale" Vinitaly) che lasciano perplesso il consumatore finale;
  • troppi dubbi sul reale rispetto del Manifesto programmatico delle varie associazioni. Se il dubbio, poi, ce l'hanno gli stessi produttori che ne fanno parte.......
  • troppi Narcisi che si ammirano nello stagno. 
Soprattutto gli ultimi sono i più pericolosi perchè non hanno voglia di crescere, di migliorare, si sentono arrivati ed intoccabili, quasi dei profeti ai quali tutto è permesso, anche versare del vino bianco con una volatile fuori taratura, un difetto tanto per chiarirci, che qualcuno nei dintorni del banco di assaggio mi ha spacciato per "carattere del vino che fa lo stile del produttore"
Purtroppo non ho potuto parlare col vignaiolo in questione, troppo impegnato in relazioni pubbliche, ma non nutro molte speranze circa l'attribuzione della ragione.... 

Perchè non ammettere che il vino ha un problema? Perchè non ammettere che si è fatta una cappellata in cantina e che quel vino, anzichè in bottiglia, sarebbe stato meglio venderlo sfuso?

No, giammai, qua si fa il vino come faceva nonno, senza chimica, e nonno sapeva come far uscire il Terroir. Punto.


Life of Wine 2012: Campo del Guardiano e Pietramarina attraverso il loro tempo

  
Life of Wine 2012, un viaggio nel tempo della vita del vino, un percorso tra passato, presente e futuro che didatticamente ogni appassionato dovrebbe provare affinchè si smetta di chiedere sempre l'ultima annata di un vino. Non sopporto più che venga ordinato il Brunello 2011 perchè l'annata 2007 è "troppo vecchia", non sopporto più che un grande vino bianco di 10 anni venga visto con lo stesso sospetto di un trafficante internazionale di droga. Il vino, il grande vino, come l'uomo, migliora con gli anni..

Sono corroso dai sogni,
un tritone di marmo consumato
dalle intemperie, in mezzo alle correnti,
e tutto il giorno contemplo la bellezza
di questa donna
come una bella immagine
rinvenuta in un libro,
compiaciuto di averne pieni gli occhi
o i perspicaci orecchi,
non d’altro pago che d’essere saggio,
perché gli uomini migliorano con gli anni.
Eppure, eppure,
questo è il mio sogno, o è la verità?
Oh, se ci fossimo incontrati
nella mia ardente giovinezza!
Ma io divento vecchio in mezzo ai sogni,
un tritone di marmo consumato
dalle intemperie, in mezzo alle correnti.

William Butler Yeats

Palazzone - Campo del Guardiano 2009 (Procanico 50%,Grechetto 30%, Verdello, Drupeggio, Malvasia 20%) : l'ultima annata in commercio tira fuori un vino solare, di frutta gialla, erba di campo e una mineralità in fasce.

Palazzone - Campo del Guardiano 2004: un vino ad effetto risacca, l'onda del suo mare si porta dietro un pò della gioventù fruttata e lascia sul campo una sapida mineralirà che invade il palato. Dal centro bocca in poi mette il turbo e persiste alla grande.

Palazzone - Campo del Guardiano 2001: il tempo fa uscire questo grande vi no umbro che diventa un'esplosione di roccia bianca che in bocca diventa seta su cui sognare.

La persistenza della memoria di Salvador Dalí.
Benanti - Pietramarina 2007 (100% carricante): da viti allevate ad alberello in sperduto delle alture dell'Etna (950 metri s.l.m.) nasce questo vino che sa di vulcano e di fiori di zagara.

Benanti - Pietramarina 2001: aumenta la complessità nel bicchiere, le emozioni si trasformano in frutta gialla matura, polline, fieno bangato, mentre il tempo esalta la sapidità del vino che in bocca sa di roccia e vento di mare.

Benanti - Pietramarina 1995: chapeau ad un monumento alla Sicilia in bianco. Naso di erbe mediterranee, cappero, caramella mou, olive, miele, frutta gialla candita. Bocca coerente col naso, stretta tra la morsa sapida e la verve acida che donano al carricante un fascino gattopardiano ed infinito. 

La verticale Campo del Guardiano

Diventare sommelier via radio? Con Fede e Tinto e AIS si può.....?? Ah, vabbè!


Leggo dalla pagine di WineNews che è stato organizzato il primo “Corso On Air per Sommelier”, un’esclusiva di RaiRadio2 in collaborazione con l’Ais-Associazione italiana sommelier, in onda dal 23 febbraio ogni giovedì alle ore 20,00 su “Decanter”, la trasmissione  sul wine & food con Fede & Tinto, al secolo Federico Quaranta e Nicola Prudente.

Fede e Tinto. Fonte: Grappatime.it
In pratica ogni giovedì ai microfoni di Radio2 si alterneranno i docenti ufficiali dell’Ais per istruirci su tre aree tematiche: l’arte del bere giusto, le vigne e le cantine d’Italia e il corretto abbinamento del vino con il cibo. 
Sette puntate per ciascuna sezione, sempre disponibili anche on demand tramite il podcast (info: www.radio2.rai.it). 
Si legge sul sito, inoltre, che gli ascoltatori, aspiranti sommelier, potranno testare la loro preparazione grazie ai test di verifica pubblicati online dopo ogni sezione, e coloro che supereranno la prova, riceveranno un diploma ufficiale Ais e riceverano un abbonamento annuale alla rivista “Bibenda” dei sommelier Ais e la sua guida ai migliori vini d’Italia.

Vi piace l'idea? Sentire parlare di vino sulla radio non è malaccio, solo voglio capire questo diploma che valenza ha visto che, almeno a Roma, per diventare sommelier AIS si sborsano più di 2000 euro. I veri sommelier sono pronti alla rivolta?

 Fonte: WineNews

Al via Vini Naturali a Roma 2012


Dopo il successo degli anni precedenti, il 18 e il 19 febbraio si terrà la quarta edizione della manifestazione organizzata da Tiziana Gallo, che attira un numero sempre crescente di persone, non solo esperti del settore, ma anche semplici amanti del vino, richiamati dall’originalità e dalla varietà delle bottiglie proposte.
Quella dei Vini Naturali è infatti una sezione del mercato enologico che sta uscendo dal suo ambito di nicchia per contagiare un pubblico sempre più vasto, grazie ad alcune parole d’ordine che non possono che fare presa su consumatori attenti a ciò che bevono: rifiuto di prodotti chimici in vigna e in cantina, rispetto delle tradizioni contadine, territorialità dei vini. Anche i più importanti fra ristoranti, enoteche ed hotel di tutto il mondo si sono resi conto che non è più possibile redigere carte dei vini senza tenere conto delle aziende che producono secondo metodi naturali e la richiesta di bottiglie da viticoltura biologica e biodinamica aumenta quotidianamente ed esponenzialmente.
Tiziana Gallo da anni è un punto di riferimento nel mondo dei vini naturali, che devono alla genuinità e alla schiettezza la propria fortuna, e, spinta da una grande passione, è riuscita a trasformare il suo evento in un momento fondamentale per gli amanti del vino, italiani e non solo. Impegno e consapevolezza sono i criteri fondamentali che non mi fanno mai perdere di vista il principale obiettivo, creare un filo diretto tra il produttore e il consumatore - afferma Tiziana - ed è per questo che ho deciso di apportare alla manifestazione qualche novità che possa rafforzare questo mio principio.


Quest’anno, infatti, oltre ai banchi d’assaggio di oltre sessanta produttori pronti a rappresentare le diverse espressioni delle loro realtà territoriali, è stato previsto anche l’allestimento di una piccola enoteca dove sarà possibile, per il consumatore attento, acquistare i vini che più hanno colpito il suo gusto. Ma non finisce qui: durante tutta la durata dell’evento ci sarà una sala dedicata a degustazioni guidate dagli stessi vignaioli. Saranno ben tredici, uno all’ora, gli appuntamenti che si succederanno e che vedranno alternarsi aziende come La Biancara, Emidio Pepe, Zidarich, Paolo Bea e molte altre.

La location sarà, come sempre, il centralissimo Hotel Columbus, in via della Conciliazione 33 a Roma e gli orari di apertura saranno: sabato 18 febbraio dalle 14 alle 21 domenica 19 febbraio dalle 12 alle 20.
È un appuntamento a cui non si può mancare, anche perché, come afferma sempre Tiziana, sono fiduciosa che saprete cogliere lo spirito con il quale voglio vivere Vini Naturali a Roma e trasmetterlo a tutti quanti vorranno, ancora una volta, condividerlo con me.

Costo del biglietto 20 euro – Per le due giornate: 32 euro – Degustazioni: 10 euro

Domaine de la Romanee-Conti 2009 : i giudizi di Robert Parker


Vi copio ed incollo i giudizi di Robert Parker su DRC 2009. Sempre se avete voglia di tradurre il fatto che per bere certe bottiglie occorre fare un mutuo!!!

2009 Domaine de la Romanee-Conti Vosne-Romanée 1er Cru Duvault Blochet 90  

The Duvault-Blochet represents less that 5% of the crop in 2009. The paleness in colour belies what is a very fragrant, floral nose with scents of ripe strawberry, redcurrant and a touch of rose petal. It displays very fine delineation. There is a stemmy tincture that appears after leaving the wine for five minutes in the glass. The palate is medium-bodied with a pleasant rounded entry. It does not possess great weight and it is light on its feet, and where it drifts a little in the middle, it returns with a subtle sensual, soft red cherry and strawberry finish. Very fine, very 2009. Tasted February 2012. Price: £650/case of six IB.

2009 Domaine de la Romanee-Conti Corton Grand Cru 92 

The debut vintage sourced from leased vineyard belonging to Domaine Prince Florent de Mérode, including 0.57 hectares of Clos du Roi, 1.2 hectares of Bressandes and 0.5 hectares from Renardes. Noticeably deeper in colour, the 2009 has a lifted, very seductive bouquet with intense aromas of wild strawberry and blueberry, polished with a patina of creamy new oak. It is very seductive, a bouquet that wants to make an impression. The palate is medium-bodied with firm, edgy tannins and a lovely citric edge that lends this freshness and vitality. With Aubert de Villaine’s touch, it is a less “chunky” Corton vis-a-vis other producers. There is fine weight and backbone towards the finish that demonstrates perfect dryness and reserve. This marks an excellent maiden Corton. Tasted February 2012. Price: £850/case of six IB.

2009 Domaine de la Romanee-Conti Echezeaux Grand Cru 92 

The Echezeaux 2009 has a fragrant, tertiary bouquet with redcurrant, cranberry and notes of freshly tilled earth. Fine definition although it is a little reticent at the moment, even compared to the Duvault-Blochet. The palate is medium-bodied with crunchy cranberry and wild strawberry fruit, maintaining that earthy character with a “stemmy” note in the background. It is a harmonious Echezeaux but perhaps a little more masculine that I anticipated, suggesting that it my surprise by its longevity. It is very composed and gains a little weight with time in the glass. Tasted February 2012. Price: £1,150/case of six IB.

2009 Domaine de la Romanee-Conti Grands Echezeaux Grand Cru 95 

Quantities of the Grands Echezeaux are down due to the domaine’s selected replanting program and the decision to sell off the fruit from younger vines to negociants. It has a very perfumed, more feminine bouquet than the Echezeaux 2009, greater delicacy and delineation with subtle notes of crushed strawberry, raspberry and crushed stone. The palate is medium-bodied with a very fine backbone and precision, a Grands Echezeaux with immense focus. The fruit profile is darker than the Echezeaux with more weight on the finish, offering subtle notes of strawberry, redcurrant and a touch of spice. The finish is crisp and dry, leaving the minerals to do the talking on the aftertaste. This is a superb wine that should flesh out nicely over the next decade. Tasted February 2012. Price: £1,780/case of six IB.

2009 Domaine de la Romanee-Conti Richebourg Grand Cru 94 

The Richebourg was the first to be harvested by the domaine on 13th September. I have been rather tepid about the performance of the Richebourg in recent vintage and it is unsurprising that it is now served before that Romanee St. Vivant. Here, it has a very reserved, stalky bouquet with notes of limestone and sea salt, underbrush and woodland aromas developing with aeration. The fruit certainly stays in the background. The palate is medium-bodied with a lively entry, the fruit compensating for its bashfulness on the nose. It has good weight and is certainly more generous than the 2008, with dark cherry, cranberry and a hint of dried blood. It displays fine length and cohesion, finishing in typically introspective, broody style. Tasted February 2012. Price: £2,700/case of six IB.

2009 Domaine de la Romanee-Conti Romanee St. Vivant Grand Cru 96+ 

Harvested after the Richebourg on the 15th and 16th September, the Romanee St Vivant has a quintessential, feminine, sensual bouquet of “restrained opulence”. Sweet ripe strawberry, maraschino and a hint of cassis marry beautifully and blossom from the glass. The palate is very harmonious with impressive weight that renders it more like a Richebourg in style. This has very fine backbone and real weight of fruit in the mouth, yet the finish has that irresistible fleshiness that leaves you totally smitten. There is even a cheeky saline tang lingering on the finish. Superb. Tasted February 2012. Price: £2,795/case of six IB.

2009 Domaine de la Romanee-Conti La Tâche Grand Cru 98
The La Tâche has a irrepressible bouquet that just soars from the glass. This is not one of those La Tâche wines that is deceptively taciturn, rather it immediately sets out to satisfy the olfactory senses with a heady perfume of incredibly well defined strawberry and redcurrant infused with crushed stone hints of smoke and autumnal woodland. The palate is medium-bodied with complete harmony and every flavour amazingly well defined, as if you could pick each one out, one by one. This is an irresistible La Tâche, a little fatter and more generous than previous vintages, with immense weight on the persistent finish that just seems to effortless glide to its conclusion. This is one of the finest La Tâche wines that I have encountered at this stage. Tasted February 2012. Price: £3,250/case of six IB.

2009 Domaine de la Romanee-Conti Romanée-Conti Grand Cru 97+
Picked on 14th September, the 2009 Romanee-Conti has a very different aromatic profile to the La Tâche: much more broody and withdrawn with very precise brambly dark berry fruit, limestone, a touch of Lapsong Souchang. Leaving the wine in my glass for 5-7 minutes there is a touch of dried blood emerging and it some ways, it reminds me of the Grands Echezeaux. However, this is a bouquet lost in its own thoughts. The palate is medium-bodied with very fine tannins that offer it a deceivingly rigid structure ensuring that it will age for 20-30 years at least. There is a tightly coiled ball of crisp wild strawberry, redcurrant and briary fruit that fans out beautifully towards the finish once it has had time to rest in the glass. The finish is long and glorious, yet effortlessly controlled and refined. Whilst less expressive than the La Tâche at this early juncture, it should age in its own solipsistic manner. This is a cerebral Romanee Conti. Tasted February 2012. Price: £5,250/case of six IB.

Fonte: wineanorak.com

Sorsi di Alto Adige a Roma


Prima regola di ogni manifestazione enologica: mai andare dai migliori produttori presenti appena entrati altrimenti l'enfasi da raduno di eno-appassionati finisce immediatamente e tutti gli altri vini sembreranno degni della serie B alcolica.


Visto che amo infrangere le regole, durante la manifestazione "Emozioni sensoriali d'alta quota" organizzata dall'Ateneo dei Sapori di Roma, mi sono subito diretto verso Armin Kobler che, secondo me, poteva darmi un metro di confronto importante rispetto alle altre produzioni presenti. Col senno del poi, non mi ero sbagliato.
Il suo Ogeaner 2010, chardonnay in purezza da vigneti di 50 anni, è denso di frutta gialla croccante e decisamente fresco e sapido in bocca. Se amate alcuni chardonnay polposi e mediterranei tenetevi alla larga.
Il Klausner 2010, pinot grigio in purezza da vigneti di circa 40 anni, è l'esatta antitesi ad alcuni "vini naturali" da medesimo vitigno che trovo in giro. Qua regna la frutta a polpa bianca, l'acidità sprezzante ed una certa glacialità di beva. Un pinot grigio alla Messner che intona:"Altissimo, purissimo, Koblerissimo!"
Il Feld 2010 è il mio Gewürztraminer, ogni volta che lo bevo non nutro dubbi sul fatto che molti vignaioli dovrebbero guardare da queste parti per impostare la loro produzione spesso incentrata su aromaticità e pesantezza ai massimi livelli così come i relativi residui zuccherini che ti impastano la bocca peggio dello zucchero filato. Basta con ste piacionerie! Il Feld è un Gewürztraminer fine, sa di rosa, muschio e spezie senza essere travolgente, sa attrarti con una bellezza austera ed intrigante senza mettersi i tacchi a spillo e la gonna corta. Per me un vero bisogna dargli la fascia di capitano e fargli cantare l'inno di Mameli!

Armin Kobler

Continuando a trasgredire alla prima regola del buon eno-appassionato mi reco al banco della Cantina di Terlano dove provo i tre bianchi: il Terlaner 2011, il Vorberg 2009 e il Quarz 2010. Il primo, blend di pinot bianco, chardonnay e sauvignon, è stato imbottigliato pochi giorni fa ed infatti è giovanissimo ed un filo scomposto sulle sue note di frutta bianca e lieviti. 
Molto meglio il Vorberg 2009 che conferma la sua fama con complesse note di pesca gialla, pompelmo rosa e fiori alpini. Bocca tesa, sapida ed avvolgente che darà il meglio tra qualche anno. 
Il Quarz 2010 è l'archetipo del sauvignon altoatesino degustato durante la manifestazione: grande aromaticità, anche troppa per me, e classici sapori di anice, limone e...pipì di gatto.

E gli altri produttori? Nulla di eccezionale, molti vini base senza pretese, molti 2011 scomposti ed arroganti e qualche vino rosso a base Lagrein senza infamia e senza lode. Inutile dare descrizioni di cose che non mi hanno impressionato. 
Unica eccezione per Girlan che, pur orfana del Gschleier, ha presentato il Pinot Nero Riserva Trattmann, un vino dalla buona complessità aromatica giocata su toni di frutta rossa matura e scura mineralità. Bocca intensa, potente, strutturata, forse manca un pò di eleganza ma il vino è ancora giovane e si farà (?).


Un bagno di Champagne per San Valentino?!?


Ecco il regalo per chi, a San Valentino, ama stupire la propria partner in maniera frizzante: un bagno nello Champagne all'interno del fantastico hotel Cadogan.
In pratica gli inglesi si sono inventati  un pacchetto lusso chiamato "Champagne bath menu" che prevede la possibilità di immergersi in una vasca di bollicine francesi con maggiordomo a disposizione che ci verserà calici di champagne (stavolta) da bere col proprio amore.
In particolare verranno usate 120 bottiglie di champagne per riempire la vasca con  un costo che oscilla a seconda della marca prescelta. 

Fonte: http://www.myluxury.it
Il prezzo? Si parte dalle 4mila sterline per il menu a base di Louis de Custine Brut, 6mila sterline per quello a base di Perrier Jouët Grand Brut, 8mila per il Perrier Jouët Blason’ Rose, fino a 25mila sterline per il Dom Perignon Vintage.

Se volete posso vendervi la paperetta che galleggia firmata Franciacorta però, mi raccomando, non usate sapone perchè male che vada, se andate in bianco, potete scordare la buca scolandovi a garganella tutta la vasca con rutto made in England incluso.

L'Anfora Belisario, un buon Verdicchio a 2 euro al supermercato


Esiste, lo giuro, esiste. 

Quante volte abbiamo discusso sui vari blog dell'impossibilità di acquistare al supermercato un buon vino al di sotto delle cinque euro, quante volte abbiamo fatto i conti della serva per far comprendere agli appassionati meno scaltri che solo il costo del tappo, l'etichetta e il vetro della bottiglia incidono per quasi due euro sul prezzo di un vino "potabile". 
Tante parole spese, tante certezze che tre giorni fa si sono sciolte come la neve d'estate quando, girovagando tra il mio supermercato di fiducia, trovo in bella mostra uno scaffale pieno di verdicchio Cantine Belisario a soli 2 euro la bottiglia.
L'azienda un pò la conosco, è il più grande produttore di Verdicchio di Matelica DOC, una cantina sociale che, nonostante i numeri prodotti (qualcuno potrebbe chiamarla industriale....), a mio giudizio mantiene una gamma qualitativa media di assoluto rispetto equiparabile per certi versi alle eccezionali realtà consociative del Trentino-Alto Adige.


Ma come si arriva a due euro per questo vino? La crisi è la risposta più reale e condivisibile alla domanda, vendere alla GDO sottocosto, perchè di questo si tratta, significa incassare in tempi brevissimi euro di cui si ha stramaledettamente bisogno per sopravvivere.

L'Anfora Belisario, perciò, è figlia della povertà di questi giorni ma, al tempo stesso, è anche Verdicchio molto godibile, nulla di eccezionale e complesso si intenda, ma è un vino che sa essere di buona intensità minerale con ritorni di frutta agrumata e piante officinali (salvia su tutti). Bocca tesa, acida, schietta, coerente col naso e dal finale ammandorlato.

Probabilmente, finchè dura l'offerta, il miglior rapporto q/p tra i bianchi italiani (sfuso di Valentini a parte...ovvio).

Il vino biologico va in etichetta


I vini biologici riporteranno in etichetta la dicitura «vino biologico», il logo biologico dell'UE e il numero di codice dell’organismo di certificazione. Sono le novità in arrivo dall'Europa: il Comitato permanente per la produzione biologica (SCOF) ha approvato nuove norme che saranno pubblicate nelle prossime settimane nella Gazzetta ufficiale.

Il nuovo regolamento, applicabile a partire dalla vendemmia del 2012, prevede la possibilità per i viticoltori biologici di utilizzare il termine «vino biologico» sulle etichette, con il logo biologico dell'UE. Questo garantisce una maggiore trasparenza e permette ai consumatori di scegliere meglio il prodotto da comprare.
Attualmente non esistono norme europee o definizioni applicabili al «vino biologico». La certificazione biologica è prevista soltanto per le uve e l’unica dicitura consentita è «vino ottenuto da uve biologiche». Le nuove norme introducono, invece, una definizione tecnica di vino biologico che è coerente con gli obiettivi e i principi dell'agricoltura biologica enunciati nel regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica.

Fonte: vino-prodottitipici.com
Il regolamento stabilisce le tecniche enologiche e le sostanze autorizzate per il vino biologico. Una di queste norme fissa il tenore massimo di solfito per il vino rosso a 100 mg per litro (150 mg/l per il vino convenzionale) e per il vino bianco/rosé a 150mg/l (200 mg/l per il vino convenzionale), con un differenziale di 30mg/l quando il tenore di zucchero residuo è superiore a 2 g/l.

Vengono stabilite anche alcune pratiche enologiche e di sostanze, quali definite nel regolamento (CE) n. 606/2009 relativo all'organizzazione comune del mercato (OCM) vitivinicolo, da utilizzare per i vini biologici. Ad esempio non sono consentiti l'acido sorbico e la desolforazione e il tenore dei solfiti nel vino biologico deve essere di almeno 30-50 mg per litro inferiore al livello dell'equivalente vino convenzionale (a seconda del tenore di zucchero residuo). Il «vino biologico» deve ovviamente essere prodotto utilizzando uve biologiche quali definite nel regolamento (CE) n. 834/2007.

Queste novità contribuiranno a facilitare il funzionamento del mercato interno e a rafforzare la posizione che i vini biologici dell'UE detengono a livello internazionale, dato che molti altri paesi produttori di vino (USA, Cile, Australia, Sudafrica) hanno già stabilito norme per i vini biologici.
Dopo il voto nel Comitato permanente, il commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos, ha dichiarato: «Sono lieto che sia stato infine raggiunto un accordo su questo tema. Era infatti importante fissare norme armonizzate al fine di garantire un'offerta chiara ai consumatori, che sono sempre più interessati ai prodotti biologici. Constato con piacere che le norme adottate stabiliscono in modo trasparente la differenza tra vino convenzionale e vino biologico - come è il caso per altri prodotti biologici. In tal modo si dà ai consumatori la certezza che un «vino biologico» sia stato prodotto applicando norme di produzione più rigorose

Vini Naturali a Roma 2012 posticipato


IMPORTANTE

A CAUSA DELLE CONDIZIONI CLIMATICHE SI AVVISA CHE LA MANIFESTAZIONE SARA' RINVIATA ALLA SETTIMANA PROSSIMA.
18 E 19 FEBBRAIO NEGLI STESSI ORARI


 



Il design nel mondo del vino può fare danni....


Ogni tanto mi piace divagare e inserire su Percorsi di Vino anche qualcosa di spiritoso, ridicolo, amo prendere in giro il mondo del vino soprattutto quando questo tende a prendersi troppo sul serio. 
Le foto qua sotto, prese su internet, danno idea di quanti designer fantasiosi sia sul libro paga di molti produttori mondiali.

IL VINO TETRIS

Questa l'ha disegnata sicuramente un amante del famoso videogioco

IL VINO GRAN TURISMO O VINO DELL'ALFISTA

Attenzione a scalare....

 IL VINO PER LA LUNA DI MIELE O VINO AMBROSOLI

Attenzione: crisi glicemiche

IL VINO GENERAZIONALE

 Dal nonno al nipote, uniti per il vino

IL VINO ALITALIA

Il miglior regalo per una hostess?

IL VINO DEDICA

Attenzione a quello che scrivete, la bottiglia può essere usata contro di voi

Fonte: www.thecoolist.com

Fattoria di Fèlsina Berardenga Chianti Classico Riserva Rancia 2001


La scorsa settimana assieme al solito gruppo di enostrippati romani abbiamo organizzato una serata a tema sangiovese. Tra i vari vini degustati, due o tre hanno meritato il podio del mio cuore. Uno di questi è stato il Chianti Classico Riserva Rancia 2001. Avevo già scritto degli anni '90 di questo vino che, come abbiamo tutti notato in occasione della verticale, invecchia talmente bene che il geriatra dovrebbero chiamarlo più per me che per lui che, man mano che passano gli anni, diventa sempre più elegante, complesso e vivo.

Foto: Andrea Federici
Questa premessa è d'obbligo per capire il motivo per cui, stappando la 2001 (bell'annata da quelle parti), ci siamo trovati di fronte ad un piccolo mostro con le sembianze di un lattante e l'anima di un uomo finemente emancipato.

Il naso è scuro, sfaccettato, cangiante di spunti minerali che ricordano la grafite e il quarzo nero per poi intersercarsi in sensazioni di frutti neri di bosco e fiori viola appassiti, terra bagnata. Col tempo, ossigenandosi, il bicchiere tira fuori anche delicato aroma di eucalipto e pepe nero.

Foto: http://attoadivenire.blogspot.com
In bocca mantiene una freschezza intatta, i tannini, finissimi, sono perfettamente integrati nella struttura che non eccede in pesantezze di nessun tipo ma, anzi, sfoggia una progressività ben definita ed una persistenza di classe su ritorni di frutta nera e minerali ferrosi. 

Un Chianti Classico per molti ma non per tutti che, a mio parere, avrà lo stesso grande destino del millesimo 1990. Basta aspettare... 

Ah, segnalo il prezzo di acquisto? 30 euro in enoteca. E ho detto tutto.

Saba gastronomic contest, pronti a partire?

 
Siamo arrivati a 20 Food Blogger, a breve un aggiornamento

Si è da poco concluso l'anniversario del 150° dell'Unità d'Italia: una ricorrenza storica importante, che è stata spunto di tante iniziative, ma se dovessimo dire quali sono i prodotti gastronomici che da nord a sud dello stivale possono unire le varie cucine regionali, voi quali individuereste?
Nella mia esperienza sul "campo" a stretto contatto con i consumatori, un'idea in tal senso me la sono fatta...

Uno degli scopi della gastronomia è quello di poter conservare prodotti stagionali altrimenti deperibili; fra questi c'è sicuramente il mosto dell'uva che se in passato non veniva trasformato in vino, non aveva alcuna possibilità di conservazione.
Fin dall'epoca rinascimentale è testimoniata la produzione di "mosto cotto", una sorta di sciroppo di colore bruno, a causa della percentuale di caramello che si forma durante la cottura, che di solito avveniva in paioli di rame e a fuoco diretto.
La produzione di "mosto cotto" è legata indissolubilmente alla tradizione popolare, dalla quale ha addirittura tratto storie e romanzi, come nel caso de "La neve nel bicchiere" di Nerino Rossi, reso celebre dall'omonimo film di Florestano Vancini. 

Chiamatelo "mosto cotto", "saba", "sapa", "vin cotto", ma sempre dello stesso prodotto stiamo parlando, e la sua produzione è ancora attiva in quasi tutte le regioni italiane, sebbene contestualizzata nell'ambito domestico e nel periodo invernale.
Per tradizione con questo sciroppo si producono dolci molto ghiotti, dai "sabadoni" emiliani, alle "cartellate" pugliesi, ai “mustaccioli” siciliani, ma ci siamo sempre chiesti se questo prodotto antico potesse essere utilizzato nella cucina di oggi in chiave moderna.
Essendo la nostra Azienda molto vicina ai prodotti della nostra terra, abbiamo quindi pensato di istituire il:

1° "Saba gastronomic contest"

Il concorso, riservato ai food blogger, è organizzato dall’Azienda Vitivinicola Mariotti in collaborazione con il Consorzio "Il Gusto di Ferrara"
Ecco il regolamento:
- Il concorso è riservato a 20 food blogger che riceveranno un campione di 100 ml di "La Saba", il mosto cotto dell'Azienda Vitivinicola Mariotti
- La partecipazione è gratuita; ai concorrenti si richiede di realizzare una ricetta che abbia fra gli ingredienti principali "La Saba". 

I partecipanti, che devono avere un blog aggiornato almeno settimanalmente, dovranno seguire la tempistica sotto elencata che prevede la realizzazione di un primo post in cui si testimonierà la propria partecipazione al concorso con esplicito riferimento al presente articolo (link a Percorsi Di Vino e Ma che ti sei Mangiato) e agli organizzatori (Azienda Vitivinicola Mariotti in collaborazione con il Consorzio "Il Gusto di Ferrara"). Successivamente è prevista la redazione di un post nel quale verrà presentata la ricetta, mediante tutti i contenuti multimediali che i concorrenti vorranno utilizzare. 

Lo svolgimento prevede la seguente tempistica:

Dal 6 al 19 febbraio: ricevimento iscrizioni e realizzazione del post di lancio da parte dei concorrenti. Per iscriversi mandare una mail a: info@percorsidivino.com con nome, cognome e Blog.

Dal 20 al 29 febbraio: invio dei campioni

Dal 1 al 31 marzo: realizzazione della ricetta e redazione del post di presentazione della stessa

Dal 1 al 15 aprile: valutazione dei post e riunione della Giuria la cui composizione verrà comunicata entro il 19 febbraio

Dal 16 al 30 aprile: comunicazione del vincitore e invio dei premi:
- Premi: è previsto un unico premio per il vincitore consistente in una cesta di prodotti tipici ferraresi offerta dal Consorzio "Il Gusto di Ferrara", partner dell'iniziativa, e materiale promozionale e turistico della Provincia di Ferrara.

Ai partecipanti, inoltre, verrà inviato un banner che testimonierà la loro partecipazione (di cui uno finale personalizzato per il vincitore) e che, a discrezione degli stessi, potrà essere pubblicato sul proprio blog.

Il materiale prodotto sarà a completa disposizione degli Organizzatori, che si riservano di poterlo utilizzare per altre iniziative future.

Il giudizio della Giuria è insindacabile.

I concorrenti, all'atto dell'iscrizione, accettano nella sua totalità il presente regolamento.

Il vino col nome strano si beve meglio?


Dopo aver letto i risultati della ricerca scentifica diretta dalla professoressa Antonia Mantonakis e presentata a "Cool Climate Oenology and Viticulture Institute" consiglierei ad Antinori di chiamarsi Antinorakikos o, che ne so, a Caprai di sostituire il suo nome in bottiglia con Kaprailokkos. Perchè dico questo? Perchè questa ricerca portata avanti dalla Brock University (Canada) ha svelato che il nome del vino può incidere sulla capacità di valutare il prodotto.
Come si è arrivati a tutto ciò?  Il team canadese ha lavorato con alcuni volontari che hanno bevuto lo stesso vino ma credendo di bere due etichette diverse. La prima volta, il vino gli è stato presentato come prodotto della cantina Titakis, nome facile da pronunciare. La seconda volta, la bevanda è arrivata dalla cantina Tselepou, nome greco di tre sillabe dalla pronuncia non facile.
Dopo la degustazione è stata chiesta una valutazione da uno a sette, e il punteggio maggiore è stato ottenuto dal secondo vino, nonostante fosse identico al primo.

 
È interessante come le persone percepiscano le cose - spiega Antonia Mantonakis, autrice dello studio - il suono di un nome sembra poter influenzare le percezioni”. 
E non sarebbe la prima volta che si nota un fenomeno simile, spiega l’esperta: studi precedenti ad esempio hanno dimostrato che più le montagne russe hanno un nome bizzarro e più vengono percepite come pericolose, e lo stesso avviene per gli additivi alimentari e persino per le società finanziarie.

Comunque, a me tutte ste ricerche scientifiche non convincono molto, soprattutto non mi convince la scelta del panel di degustazione.

FONTI: WineNews, NewsFood tramite "What's in a name? A lot when it comes to the wine industry", Brock News,