Marco Cecchini, vignaiolo indipendente friulano


La bella serata Slow Food sul Friuli, ben raccontata da Rossella nel suo blog, è stata l'occasione per far conoscere a molti appassionati romani Marco Cecchini, giovane vignaiolo friulano che ho "scoperto" lo scorso anno durante i Superwhites quando più appassionati mi avevano confessato di aver bevuto un ottimo riesling del Friuli (!!).
Dopo qualche mail, Marco non ci ha pensato un attimo di partire da Premariacco per tornare di nuovo a Roma dove l'aspettava una folla di quaranta persone bramose di bere i suoi quattro vini in degustazione: il Riesling 2008, il Tovè 2009, il Refosco 2008 e il Verlit 2007.

Il Riesling, non avevo dubbi, è stato per molti una vera sorpresa perchè, abbinato ai vari Presidi Slow Food come il Formadi Frant, la Pitina e il Pestàt di Fagagna, è risultato sempre all'altezza con i suoi aromi e sapori che molto richiamano alla Mosella senza scimmiottare un terroir completamente diverso. Fresco, minerale, agrumato, speziato, è un vino che mi convince sempre più, soprattutto in bocca dove ha grandissima bevibilità. Una chicca!

Riesling 2008
Il Tovè 2009 (friuliano con 10% di verduzzo) è un vino più intenso, strutturato, rotondo, sa di fiori e mela cotogna, fieno, spezie gialle. In bocca è denso, profumato, armonico, si accompagna alla grande con i Cjalson Val di But di Dino De Bellis con cacao, ricotta, uvetta ed erbe.

Tovè 2009
Cjalsons Val di But
Come rossi puntiamo decisamente su l'autoctono e Marco ci propone il suo Refosco dal Penducolo Rosso 2008, un vino diretto e sincero che racconta molto della storia contadina del Friuli. Naso estroverso di frutta rossa selvatica, grafite, spezie nere. In bocca è asciutto, deciso, con un tannino deciso ed una vena acida che ben si integrano col piatto più grasso e robusto della serata: musetto e brovada!

Musetto e Brovada
Accanto alla Gubana, dolce tipico del Friuli e preparato per l'occasione da Gabriele Bonci, Marco Cecchina ha calato il suo asso nella manica versando a tutti un pò del suo Verlit 2007, un vino dolce 100% verduzzo che mi è piaciuto molto per il suo essere dolce non dolce e per avere quella bella dose di freschezza che ti evita di lasciare là il vino dopo il primo sorso. Il Verlit è di colore giallo dorato con profumi di albiccoca disidratata, mela cotogna, dattero, nocciola, mallo di noce. Bocca, come detto, piena ma misurata, il vino lascia il palato pulito dallo zucchero residuo e con una intrigante scia sapida. Ottimo davvero!

Verlit 2007 e compagni vari...
Se vi capita, al prossimo Vinitaly, cercate Marco e poi fatemi sapere se, come a me, anche a voi sono piaciuti i suoi vini!

P.S: se qualcuno si è domandato perchè Cecchini si reputa indipendente questa è la sua risposta: "Mi sono sempre considerato un artigiano nel fare vino e nell'interpretare il territorio. Sono indipendente perchè rispetto ogni idea ma credo e seguo solo il mio pensiero. Bollicine, biodinamici, naturali, industriali, in anfori o vini superconcentrati. Non mi piacciono le mode. Un vino molto buono per me è sufficiente...".

Tutte le foto sono state scattate da Rossella!!


Life of Wine 2012: Vorberg e il Pinot Bianco di Schiopetto attraverso il loro tempo


Dopo aver parlato di Campo del Guardiano e Pietramarina, oggi la macchina del tempo di Percorsi di Vino punterà verso nord e andrà dritta da Terlano e Schiopetto. Allacciate le cinture.

La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio. 

Franz Kafka


Cantina Terlano - Vorberg 2009: si apre con complesse note di pesca gialla, pompelmo rosa e fiori alpini. Bocca tesa, sapida ed avvolgente e con una freschezza talmente limpida da invitare continuamente alla beva. 

Cantina Terlano - Vorberg 2006: ancora giovanissimo, rispetto al millesimo precedente si inizia ad intravedere un quadro più maturo, leggermente più "dolce" con la frutta tropicale e accenni di propoli in sottofondo. La bocca trabocca di raffinata sapidità e fresca acidità. Piccoli campioni crescono.

Cantina Terlano - Vorberg 1999: questo pinot bianco, complice forse un'annata importante, regala un fascino minerale davvero esplosivo all'interno di una cornice sfaccettata dove è possibile trovare le erbe aromatiche e ogni tipologia di frutta gialla ancora croccante. In bocca è pieno, avvolgente, giovane e con una freschezza che dal centro bocca in poi mette la marcia trascinando con sè una lunga scia sapida. Un grande pinot bianco!



Schiopetto - Pinot Bianco 2009: un cesto di frutta bianca accanto a mazzi di mughetto e rocciosa mineralità bianca. Palato elegante, equilibrato e perfettamente coerente con l'olfatto.

Schiopetto - Pinot Bianco 2004: il pinot bianco cresce, evolvendosi in interessanti ed intrigante note idrocarburiche seguite da tracce di minerale bianco, pesca e mela. Bocca che tra avvolgenza e persistenza si esprime ai massimi livelli. Grande.

Schiopetto - Pinot Bianco 1999: un naso elegante ma esile e sussurrato fa da sfondo ad un palato da 10 e lode dove tutte le sensazioni del vino sono qualitativamente amplificate per fornire il massimo godimento possibile. Un gran vino forse troppo dottor Jekyll e Mr. Hyde.

Addio a Lucio Dalla


Fonte: agorascuolalaterza.it
Sull’etichetta ci sono io vestito da derviscio, l’ha disegnata l’amico Mondino, e il nome del vino: "Stronzetto dell’Etna". Ne produco ormai da diversi anni, attorno alla mia casa di Milo, qualche migliaio di litri sia bianco che rosso; lo destino alla mia tavola, al consumo sulla barca e soprattutto agli amici. Mi dicono che quello bianco sia di qualità veramente eccellente e perciò ho deciso di spiantare gradualmente il rosso ed uniformare la produzione su quella che gli esperti definiscono "qualità superiore". Io non sono un vero intenditore: vedo che lo Stronzetto piace molto ai miei ospiti, risponde ai miei gusti, e questo già mi basta. 

Bologna, interno notte; siamo in uno dei due o tre posti in cui possiamo trovare, tra gli altri amici, Lucio Dalla.
E’ tardi quando arriva, di ritorno da chissà dove. Il discorso è già sul vino; è facile farci scivolare dentro anche lui.
 
Eccolo a descrivere come sarà l’etichetta del suo vino di Sicilia che produce, tiene a sottolineare: "Non per lucro, ma per gioco e per amore".
Ed è proprio vero; cantautore di fama internazionale ed insieme insospettabile produttore di vino per affezione, Lucio riesce a coniugare le due cose con grande soddisfazione e a trarre dalla sua terra risultati simili a quelli che ottiene sui palcoscenici di tutto il mondo.
 
Ha avuto anche riconoscimenti importanti in proposito.

"L’anno scorso il mio vino è stato premiato da Carmelo Bene al Festival di Taormina come il migliore della Sicilia: Ma Carmelo ha esagerato... Scherzava. Comunque è ottimo, ti assicuro. Vitigno puro dell’Etna, è una gioia poterselo bere durante l’estate, nel caldo del sud, magari nei momenti d’ozio a bordo della barca in quel mare incredibile".
 
Già, i momenti d’ozio e le vacanze; perché Lucio riserva al vino i suoi momenti di pace: il lavoro li separa invece in maniera totale.
"Ritengo, a differenza di altri, che il vino sia incompatibile con il mio lavoro. Quando sono impegnato in un progetto o in un’attività non ne consumo assolutamente, anche prima di un concerto non ne bevo mai: preferisco concentrarmi una ventina di minuti, una sorta di training, ed assumere in genere frutta, mele tagliate, uva. Anche quando sono solo e soprattutto al di fuori dei pasti il vino non è importante: non guarderei certo la televisione con un bicchiere di vino in mano. Il vino lo intendo come socialità, come stare insieme, è sinonimo di benessere e di amicizia".
 
La sua è una frequentazione nata soprattutto all’inizio dell’attività artistica. "Cominciai a bere vino soprattutto ai tempi delle prime formazione jazz, nelle cantine; in casa non era importante. Da allora è stata una presenza costante: in ogni occasione di rilievo non è mai mancato, nei momenti di gioia c’è sempre stato. Anche nei testi delle mie canzoni il vino è molto presente, come il cane, la luna, le stelle. Sono cose che ci sono, che esistono perché sono presenti in tutti noi. Non possiamo immaginare la nostra vita senza cose come queste.
Questo era vero soprattutto quando eravamo un po’ più giovani, ma non mi sento di essere troppo pessimista pensando ai giovani di adesso
".

Fonte: ischiamondoblog.com
Premiato nel 1994 col Dioniso d’Oro dall’Enoteca Italiana di Siena per la sua attività artistica, Lucio ha gusti abbastanza semplici, ma ben definiti in fatto di vino. Gli piacciono soprattutto i bianchi di media gradazione, anche se non disdegna un prodotto ben strutturato e passato nel legno, non ama lo Champagne - beve frizzante soltanto quando è dalle nostre parti, e in questo caso preferisce il Pignoletto, meglio se moderatamente frizzante - ha una predilezione per alcuni vini alsaziani e della Valle del Reno e tiene in grande considerazione lo Chardonnay californiano.
In ogni caso è sempre un piacere vederlo qui, in questo posto che non cambia mai, a parlare di vino, una presenza che per noi non cambierà mai. 


Il Cesanese tra Piglio, Olevano Romano ed Affile


Stavolta sotto l'ala della Guida dei Vini de L'Espresso, il Cesanese che conta si è messo in vetrina presso il Sofitel Hotel Rome Villa Borghese per una serata di degustazione che ha visto, stavolta, una notevole qualità diffusa anche se, a mio modesto parere, qualche legno di troppo e qualche imprecisione tecnica ancora risultano evidenti.


Piglio, Affile e Olevano Romano sono le tre zone di elezione del Cesanese che, l'altro ieri, era cosi rappresentate:

Azienda Agricola Migrante - Cesanese di Olevano Romano DOC

Terre Olibani 2007: vino interessante se non fosse per una nota selvatica, da brett, che per molti fa fico ma che a me non piace. Da riprovare. Solo acciaio, 13%.

Consilium 2008: anche questo vino fa solo acciaio ma ha un grado alcolico superiore, circa 14%. Bello, fruttini rossi, floreale, minerale, di una pulizia esemplare. Bocca equilibrata, elegante, abbastanza persistente. Il migliore della gamma.

Sigillum 2007: vino di grande materia ma la barrique la fa un pò troppo da padrona. Il titolare ci dice che è un vino che fa perchè il mercato lo richiede così. Mah. Barrique 1 anno.

Migrante
Damiano Ciolli - Cesanese di Olevano Romano DOC

Cirsium 2008: Damiano è bravo e, pur essendo giovanissimo, è un faro nella denominazione. Questo cesanese di Olevano Romano è giovanissimo, ancora scalpitante, sbuffa mineralità da tutti i pori assieme a tocchi di spezie rosse e balsamicità vibrante. Bocca di struttura e ottima persistenza. Barrique.

Cirsium 2005: tanto di cappello ad un grande vino. Damiano tira fuori dal cilindro un cesanese di grande complessità, frutta rossa secca da diario, iris, viola mammola, note di rabarbaro e terra rossa completano il quadro olfattivo. Bocca dove tutto è a posto e regala emozioni. Barrique.

Silene 2009: naso di radici, erbe balsamiche, mineralità nera. Bocca coerente, tesa, fresca, ancora giovane ma grande prospettiva. Acciaio.

Silene 2006: naso più rarefatto, elegante, ritrovi le stesse componenti del 2009 in un quadro di grande setosità dove tutto, dal tempo, è stato messo a posto. Grande! Acciaio.

Damiano Ciolli

Colline di Affile - Cesanese di Affile DOC

Le Cese 2009: vino molto semplice, fruttato, con qualche durezza ancora non perfettamente integrata. Solo acciaio.

Gaiano 2008: il vino premiato dalla guida de L'Espresso con 88/100 si conferma di ottima struttura con la frutta rossa matura, la liquirizia e una sottile speziatura a fare da contorno. Bocca fresca, equilibrata, pulita. Bel vino. Maturazione complessiva di 20 mesi e un elevazione di almeno 12 mesi in botti da 2.000 litri.

Cantina Formiconi - Cesanese di Affile DOC 

Cisinianum 2009: vino ancora giovane con naso di yogurt ai frutti di bosco, frutta rossa e rosa sotto spirito. In bocca è meglio, abbastanza equilibrato, tannino vigoroso. Invecchiamento in botti rovere Hl. 20 e barrique di rovere francese.

Capozzano 2009: bel naso dove frutta rossa, spezie e rose sotto spirito giocano tra loro in un bell'equilibrio. Bocca di buona struttura, ampia, ben supportata dall'acidità. Forse poca persistenza finale. Barrique di rovere francese.

Mario Macciocca - Cesanese del Piglio DOCG

Civitella 2010 - 2006: Mario non lo conoscevo ed è stata la sorpresa più bella della serata. E' un "naturale" e in degustazione ha presentato la verticale del suo Civitella. Quello che posso dire è che il suo vino ha bisogno di tempo, il 2010 era troppo nervoso e giovane per essere valutato perfettamente mentre il 2006, annata non più presente in cantina, ragala davvero emozioni con una setosità ed un'eleganza floreale e minerale di grande impatto. Ad avercene di vini così!

Mario Macciocca
La Visciola - Cesanese del Piglio DOCG

Priore - "Ju Quartu" 2010: solito bel cesenese "pinotteggiante" che ha bisogno di tempo per aprirsi in tutta la sua complessità. Attendiamo gli altri Cru.

Casale della Joria - Cesanese del Piglio DOCG

Campo Novo 2010: un ottimo cesanese base, preludio al Torre del Piano. Acciaio.

Torre del Piano 2009:  un punto di riferimento per molti, ha un bel carattere e profumi di frutta rossa sotto spirito e viola. Bocca di grande struttura che, nonostante tutto, mantiene buona bevibilità. Barrique.

Vini Giovanni Terenzi - Cesanese del Piglio DOCG

Vajoscuro 2008: un cesto di frutta rossa con tocchi speziati. Bocca morbida, intensa, cede un pò nel finale rispetto al Torre del Piano. Botti di rovere per 12 mesi.

Pileum - Cesanese del Piglio DOCG

Bolla di Urbano 2008: un bella materia fatta di mora selvatica, pepe nero e sottobosco un pò rovinata dalla presenza speziata del legno ancora da integrarsi. Bocca decisa, fruttata, intensa, tannino grintoso. Botti da 20 hl e caratelli di 300 l in pregiato legno francese per 12 mesi.


Bolla di Urbano
Coletti Conti - Cesanese del Piglio DOCG

Romanico 2010: il solito piccolo grande mostro di complessità tutto in divenire. L'annata forse lo aiuta dandogli quel tocco di snellezza e bevibilità in più. Non sarà la migliore versione del Romanico di sempre ma le premesse sono molto intriganti. Barrique di rovere francese.

Bottiglie in degustazione

Benvenuto Brunello 2012...a modo mio


Eccolo di nuovo, il carrozzone che va avanti da sè, con le regine, i suoi fanti e i suoi re che spesso prendono le sembianze dei giornalisti più accreditati che vengono tampinati dai produttori più smaliziati a caccia del punteggio che permetta loro di camminare a testa alta per un altro anno ancora.
Che dire dell'annata 2007? Cinque stelle sono adeguate solo agli hotel di lusso della stampa lecchina alla quale va bene tutto purchè ci sia il buffet gratis e la cena (gratis) in azienda. 
Per tutti gli altri, produttori onesti compresi, se la 2007 è una grandissima annata allora dovremmo rivedere la scala delle stelle e prevedere una costellazione.
Per quanto riguarda invece il BdM Riserva 2006 i risultati qualitativi sono stati a macchia di leopardo, non tutti hanno sfruttato al massimo l'occasione. Anzi...


Comunque, in generale, da quello che ho visto un pò tutti i produttori sono tornati al rosso rubino trasparente, segno che qualcosa è cambiato nella loro testa e, a volte, nelle loro cantine....

In mezzo a spintoni e vampate di calore varie (domenica a mezzogiorno c'era una ressa da Oktoberfest) qualcosa di molto buono sono riuscito a bere tra cui:

San Lorenzo - Brunello di Montalcino 2007: Luciano sta cominciando a diventare una certezza e l'annata  media la gestisce al meglio regalando un BdM elegante, dal tannino setoso e dal grande equilibrio. Buono già da ora.
San Lorenzo - Brunello di Montalcino Ris. 2006: una delle poche riserve vere trovate in giro. Un sangiovese profondo, di frutta rossa, mineralità e giusto allungo. Un must.

San Lorenzo
Le Ragnaie - Brunello di Montalcino 2007: vino di personalità fatto di frutta e mineralità. Diretto. Se questa è la base....
Le Ragnaie - Brunello di Montalcino 2007 Vigna Fornace: da vigne poste nella zona Sud di Montalcino, Riccardo Campinoti tira fuori un sangiovese di impatto, polposo, con tratti chiaroscuri e mediterranei.
Le Ragnaie - Brunello di Montalcino 2007 Vecchie Vigne: forse il Brunello migliore che ho bevuto. Un vino fatto per appassionati, leggiadro, con richiami di iris e fruttini croccanti. Bocca elegantissima e dalla beva compulsiva. Un gioiello.

Le Ragnaie
Podere San Giacomo - Brunello di Montalcino 2007: la vera sorpresa, per me, dell'evento. Il loro sangiovese era ottimo, snello, croccante, soprattutto in bocca dove avvolge e corrobora il palato di frutta rossa croccante. Buona persistenza.

Sesti Brunello di Montalcino Ris. 2006 Phenomena: forse la Riserva migliore tra quelle degustate, è un vino che sa di frutti selvatici, tabacco, spezie dolci, tocchi balsamici. Bocca di grande classe e progressione. Lunghissimo.

Sesti
Salvioni - Brunello di Montalcino 2007: ancora troppo contratto per essere valutato appieno, è minerale, tabaccoso, tanta materia che rischia di esplodere tra qualche anno. 

Tiezzi - Brunello di Montalcino 2007 Vigna Soccorso: anche questo produttore non sbaglia un colpo e regala un vino sapido, intenso, speziato. Bocca minerale, generosa, agrumata.

Il Marroneto - Brunello di Montalcino 2007 Madonna delle Grazie: altro grande Brunello, molti tipico, elegante, minerale, di struttura. Dalla parte nord di Montalcino arriva tanta grazia quest'anno.

Il Marroneto
Mastrojanni - Brunello di Montalcino 2007: luminiscente di ciligia, ribes, violetta. Un "base" molto buono, rotondo, armonico che sviluppa una beva piacevole e dalle sensazioni balsamiche.
Mastrojanni - Brunello di Montalcino 2007 Vigna Loreto: qualcuno mi ha detto che trattasi di vino gay, femminile, sensuale. Come non dargli ragione?

Mastrojanni
Poggio dell'Aquila - Brunello di Montalcino 2007: un sangiovese molto classico che visto il prezzo, siamo sotto alle 20 euro in cantina, rappresenta un ottimo approccio al mondo "brunellesco".


Baricci - Brunello di Montalcino 2007: solito stampo classico, tanta tradizione per un sangiovese ancora troppo duro per esser valutato al 100%. Da attendere con calma e sangue freddo.

All'Osticcio, invece, solita parata di produttori "dissidenti" tra i quali segnalo:

Stella di Campalto - Brunello di Montalcino 2007: l'ho trovato ancora molto indietro e con un alcol un pò troppo esuberante, forse le temperature di servizio dell'osteria  non sono le migliori per valutare certe finezze. 

Campi di Fonterenza - Brunello di Montalcino 2007: rispetto alle precedenti annate trovo il sangiovese delle gemelle Padovani molto più aggraziato e meno duro del solito. Cambio di stile o annata più nelle corde? 

Podere Salicutti - Brunello di Montalcino 2007: sangiovese di bella limpidezza e frutta croccante al quale manca un pò di "bottiglia" per esprimersi ai livelli che tutti conosciamo.

Entrata Osticcio
Il grande Brunello in (S)vendita a Montalcino


Il Cesanese oggi a Roma con la Guida de L''Espresso



ll Sofitel Rome Villa Borghese in collaborazione con "I vini d'Italia de L'Espresso" presentano l'incontro degustazione di alcune delle aziende di maggior successo dei Cesanesi del Lazio recensite e in alcuni casi "scoperte" dalla Guida Vini de L'Espresso.

Sulla scia del grande eco di questo vino, forse il più laziale e ancora poco promosso nella capoluogo regionale, i giornalisti della Guida Vini d'Italia de L'Espresso, in particolare Fabio Rizzari, hanno scelto di dedicargli una degustazione monografica presso il Club Bar Le Boston del Sofitel Luxury Hotel di Roma.
Saranno presenti con i loro vini Cesanese, nelle diverse denominazioni Piglio DOCG, Affile DOC e Olevano DOC le aziende:

“Casale della Ioria” – Anagni
“Coletti Conti” – Anagni
Azienda biodinamica “La Visciola” – Piglio
“Mario Macciocca” – Piglio
"Pileum" - Piglio
“Giovanni Terenzi Vini” – Serrone
Cantina Formiconi – Affile
"Colline d'Affile" - Affile
"Cantine Ciolli" – Olevano Romano
"Migrante" – Olevano Romano


Per partecipare è necessario prenotare, in quanto gli ingressi sono a numero limitato.

Costo delle "tour degustativo" accompagnato dalle scelte "food" di Benoit Stoltz: € 15

Per riservare il proprio ingresso:
Pierangela Abbagnato 06.478022969 - H312-SM@accor.com

Per gli accrediti stampa:
Maria Ernesta Berucci: 347.9408300 - mberucci@yahoo.it

Il vino bianco del Lazio e la Mozzarella di Bufala Campana DOP


Lo sanno bene gli aspiranti sommelier che stanno affrontando il terzo livello AIS, l'abbinamento vino/cibo è particolarmente complesso e giocato su sottili equilibri, gli stessi che potrebbero farti scartare un grande vino a cena perchè alcuni suoi eccessi non sono tollerati dalle tendenze delle pietanze presenti a tavola.
In occasione del Bufala e Wine Wedding, evento promosso dal Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP, 23 locali in tutta Italia, alla presenza di esperti degustatori, hanno scelto il loro miglior vino regionale da abbinare al prestigioso formaggio campano, vini che poi si sfideranno nella finale del 10 Marzo alla Citta del Gusto del Gambero Rosso di Napoli.


All'interno de IL 25 di Dino De Bellis una allegra banda ha valutato l'abbinamento con i seguenti vini:

Carpineti Spumante Brut 2009: da uve bellone, questo metodo classico non convince per la nota amara del vino nel finale che copre completamente la mozzarella. 

Sergio Mottura Spumante Brut 2006: da uve chardonnay, è un metodo classico di grande fascino, il migliore del Lazio e uno dei migliori in Italia, la bella freschezza sgrassa il palato mentre la nota di frutta secca e di mela cotogna un pò sovrastano il sapore della bufala che, nella versione che ci hanno mandato, è molto delicata ed...asciutta. Abbinamento non male comunque. 

Foto: Andrea Federici

Frascati

Fontana Candida Luna Mater 2009: pur non amando questo vino particolarmente devo dire che la sua mineralità e il suo equilibrio ben si integrano con i sapori del latte di bufala, Forse il finale un pò troppo aromatico rovina il matrimonio d'amore.
Tenuta Cusmano Vulcanum 2010: vino in fase di chiusura pazzesca e con qualche puzzetta. Giurano che invecchiando migliora per cui aspettiamolo.

Malvasia Puntinata in purezza

Tenuta Le Quinte Orchidea  2009: vino da solo molto buono, sapido e minerale quanto basta, ma l'aromaticità della malvasia non convince troppo e copre troppo il sapore delicato della mozzarella.

Conte Zandotti Rumon 2010: vino minerale, fresco, citrino, di grande equilibrio senza eccessi, forse per questo che per me è risultato ottimo nell'abbinamento?

Foto: Andrea Federici
IGT – Resto del Lazio

Casale Certosa Alborea 2010: vino sapido, minerale, erbaceo, fine ed equilibrato, per molti è risulato il miglior abbinamento con la bufala, a me non ha convinto il finale di bocca un pò corto però, alla fine, ci stava....

Sergio Mottura Poggio della Costa 2010: il miglior vino di quelli presenti, un piccolo campioncino di complessita dove frutta, mineralità e spezie sono declinate in molte versioni. Peccato per l'abbinamento perchè il vino e...troppo.

Le Rose Colle Dei Marmi 2010: questo fiano laziale non ha convinto per una nota troppo evidente di legno che un pò copriva tutto e dava un leggero amarognolo che stonava con la mozzarella.

Cantina Sant'Andrea Moscato Di Terracina Oppidum 2010: anche questo vino è risultato troppo complesso e strutturato (e dolce) per una mozzarella delicata come quella che avevamo. Meglio l'abbinamento sulle ostriche.

La Tognazza Bianco 2010: sarà anche un vino senza troppe velleità però non ci stava assolutamente male in abbinamento con quel finale citrino che sgrassava il palato. Certo, gli manca qualcosa, ma rispetto ad altri più blasonati se l'è cavata bene.

Piana dei Castelli Follia di Sauvignon 2010: da un piccolo produttore di Velletri che fa rese di 40 quintali/ettaro ci arriva un vino giovanissimo e ancora in fase di assestamento. La carica del sauvignon è mitigata da una fresca mineralità che fa preferire a qualcuno questo vino come miglior abbinamento della serata. Io, invece, lo vorrei risentire con più calma tra un anno.

Vabbè, alla fine, chi ha vinto?


Altre foto della serata le trovate sul sito di Degustazione a Grappoli


Château Margaux diventa biologico e mette il tappo a vite?


Interessante articolo apparso su WineNews che vorrei condividere con voi.

Mi auguro che in due o tre anni la produzione di Château Margaux sarà al 100% biologica”. Così Paul Pontallier, direttore dell’azienda simbolo di Bordeaux, racconta a “The drinks business” quello che dovrebbe essere il corso futuro dello Château, che punterà sul biologico principalmente come scelta di qualità. E probabilmente non sarà l’unica rivoluzione in casa Château Margaux: dalla degustazione di diversi vini, diverse annate e diverse tappature, Pontallier è rimasto particolarmente colpito dalla chiusura a vite, rispetto alla quale si dice “intellettualmente preparato, altrimenti perché l’avremmo sperimentato?”.


Ho notato che il vino da uve coltivate in maniera tradizionale è stato il più tannico, mentre mi è piaciuto di più l’organico, proprio per i tannini, decisamente migliori, più morbidi. Come pratica generale vogliamo puntare sull’agricoltura biologica, che pratichiamo, parzialmente, da 25 anni, e ora siamo davvero molto vicini a diventare un’azienda biologica.” Anche perché, a prescindere dai protocolli, “non usiamo pesticidi o insetticidi da oltre 10 anni, anche se abbiamo continuato ad usare prodotti chimici contro la peronospora, l’oidio e la botrite, perché il rischio di perdere un’intera annata è troppo grande”.

Per le chiusure, Pontallier ha definito “catastrofichele bottiglie invecchiate con tappi artificiali. “Dei vini versati - Cabernet Sauvignon 2003 - i migliori sono stati quelli tappati con il sughero naturale, dimostratisi più giovani e freschi”, secondo Pontallier, mentre il vino invecchiato in “tappo a vite impermeabile era probabilmente il mio preferito, specie per la bocca morbida. Per ora può essere il vino migliore, ma come sarà tra 5 o 10 anni? Mi affascina l’evoluzione.” 

Certo, se la sperimentazione dovesse dimostrare una capacità di invecchiamento importante, anche Château Margaux prenderebbe in considerazione l’ipotesi: “Perché no, siamo intellettualmente preparati per questo, altrimenti perché l’avremmo sperimentato? La nostra priorità numero uno è quella di rendere il vino migliore possibile, e se il tappo a vite si dimostrerà la scelta migliore, allora non so come potremmo resistere alla tentazione di cambiare”. Perché anche un’azienda tanto ricca di storia, non ha paura dell’innovazione e del cambiamento, “non smetteremo mai di sentirci come studenti”.

Riflessioni naturali per un vino senza fazioni


Qualcuno scrive che: "Se si vuol far vini da territorio bisogna mettersi in testa di buttare bustine varie con additivi e conservanti, filtri e concentratori, oltre che pesticidi ed erbicidi nel vigneto. Altrimenti si fanno vini moderni, ripetibili, senz’anima".

Altri scrivono che:"Sarà, ma la merda di vacca, mischiata pure all’aceto, non è esattamente quello mi aspetto quando apro una bottiglia di vino..".

Probabilmente hanno ragione entrambi, ma questi giorni sto vedendo troppe fazioni schierate a tutela di qualcuno che, forse, non si accorge che sta percorrendo allegramente la seconda frase. 
I veri amici, invece di leccargli il culo, dovrebbero convincerlo che fare vini naturali, buoni e ripetibili non sarebbe così male.

Fine delle trasmissioni. Domani si parte per Montalcino ma non vado a Benvenuto Brunello, sti giorni cerco contatti umani e non degustazioni seriali.



Da Christie’s Hong Kong la collezione Henri Jayer vale 8,5 milioni di dollari


L'Asia rimane il paradiso per chi vuole vendere grandi bottiglie di Bordeaux e Borgogna. L'ennesima prova riguarda la collezione privata di Henri Jayer, leggenda della Borgogna, che è stata venduta da Christie’s Hong Kong ad oltre 8,5 milioni di dollari, con il 100% di bottiglie vendute.
Il miglior risultato? 12 bottiglie di Vosne-Romanée Premier Cru “Cros Parantoux” 1985, venduto a 365.147 dollari...


Vini Naturali a Roma 2012: è tutto oro ciò che luccica?


Da dove cominciare? Sicuramente dall'organizzazione di Tiziana Gallo, sempre impeccabile anche a discapito di una location che, lo ripetiamo da tempo, avrebbe bisogno di essere ampliata per il troppo successo, leggasi a volte calca, che tende a scaldare le varie sale dell’Hotel Columbus di Roma in maniera, a volte, infernale.

Poi ci sono i vini, certo, alcuni segnati indelebilmente sul mio Moleskine tra i quali segnalo: 

Antoniolo - Osso San Grato 2007: giovanissimo ma già dotato di austerità e spirito di tradione contadina. Un classico che non tramonta mai.  

Ar.Pe.Pe. Sassella Rocce Rosse 2001: la solita purezza cristallina di un nebbiolo, ops chiavennasca che da queste parti viene proprio bene. Soave.

Barraco - Grillo 2010: Nino ha una produzione qualitativa elevata ma il suo grillo in purezza riesce sempre a stupirmi per il suo carattere minerale e la nobiltà sicula. 

Nino Barraco

Bonavita - Faro Rosato 2011: il suo Faro 2006 è arrivato al culmine della piacevolezza ma ciò che ha incantato più di una persona è stato il suo Rosato 2011, rosso travestito di rosa che si beve meglio dell'acqua...

Campi di Fonterenza - Brunello di Montalcino 2007: le gemelle Padovani, zitte zitte, hanno tirato fuori un sangiovese di razza pura che, a mio avviso, quest'anno ha messo da parte alcune durezze rendendo la beva molto più facile ed immediata. 

I Clivi - Clivi Brazan 2009: un tocai maiuscolo che abbraccia ogni aspetto della mineralità gessosa e che in bocca è un rullo compressore. Vino sapido, lacustre.

Tenute Dettori - Tenores 2006: un grande cannonau senza se e senza ma, sanguigno e mediterraneo come la sua terra di origine. 

Camillo Donati - Il mio Sauvignon 2008: una delle poche bollicine degne di nota della manifestazione, questo sauvignon ha carattere contadino ed irruento, ha aromi di fieno, di agrume, di pietra focaia. Bocca fresca, dissetante, lunga.

Camillo Donati

Ciro Picariello - Fiano di Avellino 2010: mi piace molto questo millesimo che ha una piacevolezza immediata e dona al vino tutti i caratteri più nobili del vitigno. Si conferma uno dei grandi vini bianchi italiani. Al banco ho degustato anche un 2006 di grande classe ed avvolgenza. 

Rita Picariello

Poderi Sanguineto - Rosso di Montepulciano 2010: sebbene mi affascini moltissimo il loro Nobile 2007, questo vino è davvero cià che chiedo ad un rosso da bere a tutto pasto senza troppe pippe mentali. Dora è davvero un faro in tutta la denominazione.

La Visciola - Ju Quartu 2010: Piero non sbaglia un colpo e, anno dopo anno, tira fuori cesanese di ottima fattura. Questo, seppur ancora in fasce, promette molto bene anche se attenderò l'anteprima Rosso Cesanese per degustare, spero, i suoi migliori Cru, il Mozzata e il Vignali.

La vorrei finire qua ma non posso, lo spirito “celentanesco” si impossessa del mio corpo e mi spinge a scrivere che, a mio parere, qualcosa all’interno del movimento naturale comincia a stonare.
Il pubblico è sì sempre numeroso ma da un pò di tempo mi sembra in fase di stallo sia nel numero che nelle facce, sempre le stesse e sempre più racchiuse in circoli quasi elitari. Ma il biologico, il biodinamico e la salvaguardia del territorio non dovrebbe essere popolare?
Pur godendo apparentemente di ottima salute il trend naturale sta, sempre secondo la mia opinione, rallentando la crescita, anche emozionale, che pare giunta ad un punto di maturità oltre il quale bisognerebbe reagire per non incappare in una rapida caduta che potrebbe portare con sè più morti che feriti. 


Perchè dico questo? Risposta semplice e personale:

  • troppe le divisioni interne (dopo Cerea e Villa Favorita ora ci si mette anche il VI.VI.T all'interno del "convenzionale" Vinitaly) che lasciano perplesso il consumatore finale;
  • troppi dubbi sul reale rispetto del Manifesto programmatico delle varie associazioni. Se il dubbio, poi, ce l'hanno gli stessi produttori che ne fanno parte.......
  • troppi Narcisi che si ammirano nello stagno. 
Soprattutto gli ultimi sono i più pericolosi perchè non hanno voglia di crescere, di migliorare, si sentono arrivati ed intoccabili, quasi dei profeti ai quali tutto è permesso, anche versare del vino bianco con una volatile fuori taratura, un difetto tanto per chiarirci, che qualcuno nei dintorni del banco di assaggio mi ha spacciato per "carattere del vino che fa lo stile del produttore"
Purtroppo non ho potuto parlare col vignaiolo in questione, troppo impegnato in relazioni pubbliche, ma non nutro molte speranze circa l'attribuzione della ragione.... 

Perchè non ammettere che il vino ha un problema? Perchè non ammettere che si è fatta una cappellata in cantina e che quel vino, anzichè in bottiglia, sarebbe stato meglio venderlo sfuso?

No, giammai, qua si fa il vino come faceva nonno, senza chimica, e nonno sapeva come far uscire il Terroir. Punto.


Life of Wine 2012: Campo del Guardiano e Pietramarina attraverso il loro tempo

  
Life of Wine 2012, un viaggio nel tempo della vita del vino, un percorso tra passato, presente e futuro che didatticamente ogni appassionato dovrebbe provare affinchè si smetta di chiedere sempre l'ultima annata di un vino. Non sopporto più che venga ordinato il Brunello 2011 perchè l'annata 2007 è "troppo vecchia", non sopporto più che un grande vino bianco di 10 anni venga visto con lo stesso sospetto di un trafficante internazionale di droga. Il vino, il grande vino, come l'uomo, migliora con gli anni..

Sono corroso dai sogni,
un tritone di marmo consumato
dalle intemperie, in mezzo alle correnti,
e tutto il giorno contemplo la bellezza
di questa donna
come una bella immagine
rinvenuta in un libro,
compiaciuto di averne pieni gli occhi
o i perspicaci orecchi,
non d’altro pago che d’essere saggio,
perché gli uomini migliorano con gli anni.
Eppure, eppure,
questo è il mio sogno, o è la verità?
Oh, se ci fossimo incontrati
nella mia ardente giovinezza!
Ma io divento vecchio in mezzo ai sogni,
un tritone di marmo consumato
dalle intemperie, in mezzo alle correnti.

William Butler Yeats

Palazzone - Campo del Guardiano 2009 (Procanico 50%,Grechetto 30%, Verdello, Drupeggio, Malvasia 20%) : l'ultima annata in commercio tira fuori un vino solare, di frutta gialla, erba di campo e una mineralità in fasce.

Palazzone - Campo del Guardiano 2004: un vino ad effetto risacca, l'onda del suo mare si porta dietro un pò della gioventù fruttata e lascia sul campo una sapida mineralirà che invade il palato. Dal centro bocca in poi mette il turbo e persiste alla grande.

Palazzone - Campo del Guardiano 2001: il tempo fa uscire questo grande vi no umbro che diventa un'esplosione di roccia bianca che in bocca diventa seta su cui sognare.

La persistenza della memoria di Salvador Dalí.
Benanti - Pietramarina 2007 (100% carricante): da viti allevate ad alberello in sperduto delle alture dell'Etna (950 metri s.l.m.) nasce questo vino che sa di vulcano e di fiori di zagara.

Benanti - Pietramarina 2001: aumenta la complessità nel bicchiere, le emozioni si trasformano in frutta gialla matura, polline, fieno bangato, mentre il tempo esalta la sapidità del vino che in bocca sa di roccia e vento di mare.

Benanti - Pietramarina 1995: chapeau ad un monumento alla Sicilia in bianco. Naso di erbe mediterranee, cappero, caramella mou, olive, miele, frutta gialla candita. Bocca coerente col naso, stretta tra la morsa sapida e la verve acida che donano al carricante un fascino gattopardiano ed infinito. 

La verticale Campo del Guardiano

Diventare sommelier via radio? Con Fede e Tinto e AIS si può.....?? Ah, vabbè!


Leggo dalla pagine di WineNews che è stato organizzato il primo “Corso On Air per Sommelier”, un’esclusiva di RaiRadio2 in collaborazione con l’Ais-Associazione italiana sommelier, in onda dal 23 febbraio ogni giovedì alle ore 20,00 su “Decanter”, la trasmissione  sul wine & food con Fede & Tinto, al secolo Federico Quaranta e Nicola Prudente.

Fede e Tinto. Fonte: Grappatime.it
In pratica ogni giovedì ai microfoni di Radio2 si alterneranno i docenti ufficiali dell’Ais per istruirci su tre aree tematiche: l’arte del bere giusto, le vigne e le cantine d’Italia e il corretto abbinamento del vino con il cibo. 
Sette puntate per ciascuna sezione, sempre disponibili anche on demand tramite il podcast (info: www.radio2.rai.it). 
Si legge sul sito, inoltre, che gli ascoltatori, aspiranti sommelier, potranno testare la loro preparazione grazie ai test di verifica pubblicati online dopo ogni sezione, e coloro che supereranno la prova, riceveranno un diploma ufficiale Ais e riceverano un abbonamento annuale alla rivista “Bibenda” dei sommelier Ais e la sua guida ai migliori vini d’Italia.

Vi piace l'idea? Sentire parlare di vino sulla radio non è malaccio, solo voglio capire questo diploma che valenza ha visto che, almeno a Roma, per diventare sommelier AIS si sborsano più di 2000 euro. I veri sommelier sono pronti alla rivolta?

 Fonte: WineNews

Al via Vini Naturali a Roma 2012


Dopo il successo degli anni precedenti, il 18 e il 19 febbraio si terrà la quarta edizione della manifestazione organizzata da Tiziana Gallo, che attira un numero sempre crescente di persone, non solo esperti del settore, ma anche semplici amanti del vino, richiamati dall’originalità e dalla varietà delle bottiglie proposte.
Quella dei Vini Naturali è infatti una sezione del mercato enologico che sta uscendo dal suo ambito di nicchia per contagiare un pubblico sempre più vasto, grazie ad alcune parole d’ordine che non possono che fare presa su consumatori attenti a ciò che bevono: rifiuto di prodotti chimici in vigna e in cantina, rispetto delle tradizioni contadine, territorialità dei vini. Anche i più importanti fra ristoranti, enoteche ed hotel di tutto il mondo si sono resi conto che non è più possibile redigere carte dei vini senza tenere conto delle aziende che producono secondo metodi naturali e la richiesta di bottiglie da viticoltura biologica e biodinamica aumenta quotidianamente ed esponenzialmente.
Tiziana Gallo da anni è un punto di riferimento nel mondo dei vini naturali, che devono alla genuinità e alla schiettezza la propria fortuna, e, spinta da una grande passione, è riuscita a trasformare il suo evento in un momento fondamentale per gli amanti del vino, italiani e non solo. Impegno e consapevolezza sono i criteri fondamentali che non mi fanno mai perdere di vista il principale obiettivo, creare un filo diretto tra il produttore e il consumatore - afferma Tiziana - ed è per questo che ho deciso di apportare alla manifestazione qualche novità che possa rafforzare questo mio principio.


Quest’anno, infatti, oltre ai banchi d’assaggio di oltre sessanta produttori pronti a rappresentare le diverse espressioni delle loro realtà territoriali, è stato previsto anche l’allestimento di una piccola enoteca dove sarà possibile, per il consumatore attento, acquistare i vini che più hanno colpito il suo gusto. Ma non finisce qui: durante tutta la durata dell’evento ci sarà una sala dedicata a degustazioni guidate dagli stessi vignaioli. Saranno ben tredici, uno all’ora, gli appuntamenti che si succederanno e che vedranno alternarsi aziende come La Biancara, Emidio Pepe, Zidarich, Paolo Bea e molte altre.

La location sarà, come sempre, il centralissimo Hotel Columbus, in via della Conciliazione 33 a Roma e gli orari di apertura saranno: sabato 18 febbraio dalle 14 alle 21 domenica 19 febbraio dalle 12 alle 20.
È un appuntamento a cui non si può mancare, anche perché, come afferma sempre Tiziana, sono fiduciosa che saprete cogliere lo spirito con il quale voglio vivere Vini Naturali a Roma e trasmetterlo a tutti quanti vorranno, ancora una volta, condividerlo con me.

Costo del biglietto 20 euro – Per le due giornate: 32 euro – Degustazioni: 10 euro