Col vino andiamoci piano!


Pubblico interamente un articolo tratto dal Il Messaggero nella speranza che la sua lettura faccia riflettere sulle contraddizioni che esistono tra consumo di alcol (legale) e uso di droghe (vietato).

L'alcol è la droga più dannosa di tutte: più nociva di eroina e crack, se vengono presi in considerazione i danni per la salute di chi lo usa e per il resto della società: lo sostiene uno studio britannico pubblicato sulla rivista Lancet. Una ricerca condotta da David Nutt, l'ex consigliere del governo per la lotta alla droga, suggerisce che il danno complessivo prodotto dagli alcolici richiede strategie coraggiose e aggressive sul fronte della sanità pubblica. Lo studio riapre il dibattito sulla classificazione degli stupefacenti in Gran Bretagna e sulla necessità di una campagna complessiva contro l'alcolismo.

Oggi nel Regno Unito è partito un appello al ministero dell'Interno perché affronti i problemi posti dall'alcolismo "passivo" sull'esempio delle campagne contro il fumo passivo: «Troppe aree del paese sono vittima di vandalismi, vomito, risse e altri comportamenti asociali» legato al consumo eccessivo di alcolici, si legge nel documento di tre organizzazioni tra cui "Open All Hours?" un gruppo che si batte per una regolamentazione degli orari dei pub. 
Lo studio di Lancet va un passo oltre: se le droghe fossero classificate per il danno che producono, sostengono Nutt e i suoi colleghi dell'Independent Scientific Committee on Drugs, gli alcolici, venduti liberamente in Gran Bretagna a differenza di droghe come Ecstasy o marijuana, dovrebbero rientrare nella categoria A, con l'eroina e il crack. Nella classificazione di Lancet, su una scala di nocività da 1 a 100, l'alcol è a quota 72, l'eroina a 55 e il crack a 54. Gli alcolici sono tre volte più dannosi di cocaina (27) e del tabacco (26), si legge sulla rivista scientifica britannica, mentre i danni dell'ecstasy (9) sono appena un ottavo al pari degli steroidi e prima dell'Lsd (7) e dei funghi allucinogeni (5).

Nutt è stato licenziato lo scorso anno dall'allora ministro dell'interno Alan Johnson per aver contestato la posizione del governo contraria a una revisione della classificazione degli stupefacenti. Il professore voleva che la marijuana restasse droga di categoria C, mentre l'ecstasy venisse scalata dalla classe A sulla base di un giudizio di minor pericolosità rispetto ad altre sostanze proibite. «E' interessante notare - dice Nutt - che le due droghe legali in classifica sono in testa alla nostra scala di valutazione: un fatto che indica che le droghe legali provocano almeno altrettanti danni di quelle illegali». Secondo stime dell'Oms i rischi legati all'alcol causano 2,5 milioni di morti all'anno per malattie cardiache o epatiche, incidenti stradali, suicidio e cancro, pari al 3,8 per cento di tutte le morti.

Fonte: Il Messaggero del 02/11/2010

Bianchi della Maremma Toscana: l'Ex Rubro di Poggio al Toro


Chi non risica non rosica.
 
Questa è il motto che, indelebile, aveva in mente Vincenzo Ciaceri quando, assieme ai suoi enologi, ha pensato all’Ex Rubro, puro sangiovese Bio vinificato in bianco la cui idea sfidante è stata raccolta in Italia da pochissimi produttori.
Il sangiovese, infatti, è un vitigno tosto, difficile, che in questo caso diventa davvero scorbutico per via dei rischi non indifferenti nell’attendere in vendemmia uno sviluppo aromatico importante evitando, nel contempo, un’eccessiva colorazione dell’acino che porterebbe problemi durante la fase di ammortamento.

Le Vigne
Con la vendemmia (anticipata) i problemi non sono finiti perché un’altra partita importante Vincenzo Ciaceri l’ha dovuta giocare nel momento della pressatura: in queste fasi, infatti, si dovrà cercare di azzerare l’ammostamento delle uve in vigna, caricare la pressa manualmente con le uve intere (se e solo se l’agostamento del legno sarà perfetto, altrimenti si rischiano sgradevoli cessioni da parte del raspo) e calibrare l’intensità della pressatura in modo da estrarre più aromi possibili senza estrarre colore.
Paure ed ansie, soprattutto di tipo tecnico, che si sono dissolte man mano che il vino prendeva forma e si affinava in bottiglia.

La Cantina
L’Ex Rubro 2009, bevuto poco tempo fa a tavola con amici, ha sorpreso tutti, me per primo, per via di due caratteristiche fondamentali: la grande freschezza del vino e, soprattutto, la grandissima bevibilità.
Col produttore di Poggio al Toro non sono d’accordo, invece, su un punto: l’Ex Rubro non va servito troppo freddo. Le basse temperature, infatti, nascondono  l'anima del sangiovese, ingabbiano un po’ la struttura  e la complessità che, invece, vengono fuori alla grande quando il vino comincia a scaldarsi leggermente nel bicchiere. E’ in questo momento che escono fuori tutte le caratteristiche del sangiovese di razza, il naso sembra tuffarsi in una macedonia di frutta bianca e gialla non troppo matura a cui seguono note di fiori di campo e una leggera ma profonda sapidità.


In bocca l’Ex Rubro gioca tutte le sue carte su equilibrio e freschezza, caratteristiche che rendono, come detto in precedenza, la beva assolutamente compulsiva. Un vino non solo per l’estate, per chi vuole bere sano anche nel quotidiano. Fa anche rima!


Oggi non si beve vino ma si mangiano Cjalsòns rustici


Non sono un foodblogger, non sono bravissimo a cucinare ma non potevo tirarmi indietro alla richista di Rossella di Ma che ti sei mangiato che, circa due mesi fa, chiedeva a tutti i blogger di partecipare ad una importante iniziativa: far conoscere i Cjalsòns.
Cjache? I Cjalson non sono altro che una sorta di agnolotti della zona della Carnia ,dentro il Friuli, che, passati nel dimenticatoio, sono stati riscoperti da Gianni Cosetti, chef stellato friulano che ha condotto con successo il Ristorante “Il Roma” a Tolmezzo anticipando la moda del cibo locale e  tradizionale già negli anni Ottanta.

Il libro di Gianni Cosetti
Riprendendo le vecchie ricette di Gianni Cosetti, tutto lo staff di Percorsi di Vino, cioè io e Stefania, si è cimentato nella preparazione dei Cjalsòns rustici, i più semplici e gustosi da preparare anche grazie ai preziosi consigli di Rossella che vado ad elencare.

La ricetta

Ingredienti per 4-6 persone

Per la pasta

300 gr di patate
200 gr di farina 00
1 uovo (di 75gr )
noce moscata (una spruzzata)
1 ciuffo di prezzemolo

Ho lessato le patate in acqua inizialmente fredda e poi portata al bollore con le patate dentro. Non ho aggiunto sale. Lessate le patate, le ho spelate a caldo e le ho schiacciate ben bene con la forchetta, dentro la ciotola da lavoro. Le ho fatte raffreddare. Poi ho aggiunto l’uovo, la farina, la noce moscata e ho lavorato il tutto con le mani. Per ultimo ho aggiunto il prezzemolo tagliuzzato.
Ho fatto riposare per 20-30 minuti.

Mani in pasta
Per il ripieno

300 gr di salsiccia
mezzo bicchiere di vino biancoo secco (circa 75 gr)

Dopo aver sbriciolato la salsiccia, ho acceso il fuoco e messo nella padella la carne alla quale, dopo due minuti, ho aggiunto il vino bianco, una passerina di Terenzi. Ho mescolato e ho cotto fino a completa evaporazione del vino. 
Ho fatto raffredare il ripieno.
Ho steso la pasta infarinando bene il tavolo e ho tagliato dei cerchi di 6 cm di diametro. Ho messo in mezzo ai cerchi mezzo cucchiano di carne e ho chiuso

Intanto, ho scaldato l’acqua. Ho messo in acqua calda un po’ di Cjalsons e li ho fatti cuocere per 2-3 minuti.

L'impasto a riposo
Ripieno work in progress  

Stefania e i suoi Cjalsons   



Per il condimento

200 gr di ricotta fresca
1.5 dl di latte
pepe in grani

Ho mescolato in una ciotola il latte con la ricotta, ma andrebbe meglio frullare il tutto.
Ho versato il condimento sopra i Cjalsòns già impiattati e ho macinato il pepe sul momento.

Et voilà!!!
Visto la grassezza del condimento e del ripieno, ho pensato di abbinare i Cjalsons rustici con delle bollicine di bella struttura. La scelta è caduta sul Prosecco Millesimato di Bele Casel, davvero ottimo su un piatto del genere.

Prosit!


PASSIONE, BLOGGER E #COLFONDO1




Tra pochissimo parte #colfòndo1, interessante manifestazione organizzata da Luca Ferraro di Bele Casel con l'obiettivo di  approfondire la conoscenza del territorio della Marca Trevigiana e di una delle sue espressioni enologiche più vere e profonde, passando in rassegna otto Prosecco delle zone DOC e Superiore DOCG dell'annata 2009, tutti caratterizzati dalla rifermentazione in bottiglia, i cosiddetti "col fondo" o, per usare un termine più accattivante, ma putroppo ora non più utilizzabile per questioni di legislazione europea, "sur lie".

Presenti all'evento produttori già noti in ambito forumistico, quali Giovanni Frozza, Silvano Follador, Casa Coste Piane, assieme ad altre aziende meno conosciute quali Biondo Jeo, Selezione Zanotto, Costadilà, Lorenzo e Carolina Gatti, La Basseta di Maurizio Donadi, oltre ovviamente all'organizzatore Bele Casel.

l'evento #colfòndo1, che avrà luogo il prossimo Sabato 30 Ottobre presso la nuova Locanda Baggio, sita in località Casonetto d'Asolo (TV), in via Bassane 1 (tel. 0423 529648 begin_of_the_skype_highlighting              0423 529648      end_of_the_skype_highlighting), e che si svolgerà in due fasi.

Nella prima parte (ore 11.00-13.00) avverrà una degustazione alla cieca degli otto campioni di Prosecco col fondo (Bele Casel e Biondo Jeo per la DOCG Asolo; Costadilà e Zanotto per la DOCG Conegliano; Casa Coste Piane e Frozza per la DOCG Valdobbiadene; Gatti e La Basseta per la DOC Treviso).

A seguire, verrà servito un pranzo "di territorio" durante il quale si potranno bere altri vini, sempre a rifermentazione in bottiglia: trebbiano e fortana DOC del Bosco Eliceo dell'azienda Mariotti, due Prosecco col fondo di vecchie annate, ed il Prosecco di Valdobbiadene Superiore DOCG metodo classico di Silvano Follador. 

C'è la possibilità, per chi vorrà partecipare al pranzo, di presentarsi durante la mattinata al ristorante e iscriversi, al costo di 35 EUR a persona.

Qua si può vedere la diretta web clicca

Io per  motivi di lavoro non sono potuto andare ma non mancherò al prossimo #colfòndo2.

Ragazzi in bocca al lupo!


Emanuele Rolfo - Roero Riserva 2006


Una settimana fa, con un pò di amici, ho potuto apprezzare il suo Roero Riserva 2006, una tipologia poco nota al grande pubblico, soprattutto se parliamo di Roma, la mia città, dove l'ignoranza in tema di vino fa si che si beva solo ciò ce va di moda e, si sa, il Piemonte è troppo tradizionale per essere cool.


Il Roero Riserva 2006 di Emanuele Rolfo è un vino che associa complessità e facilità di beva, un binomio interessante che fornisce immediatezza a questo nebbiolo rendendolo meno aristocratico e più vicino alle esigenze di chi, soprattutto a tavola, vuole un vino poco scorbutico e più adatto agli abbinamenti.


Tecnicamente è un vino che si esprime su sensazioni croccanti di viola, ciliegia, bacche selvatiche, terra rossa, lieve balsamico.
In bocca il vino rimane importante, fresco, assolutamente calibrato, invita continuamente alla beva e noi, a tavola, ci siamo “scolati” una bottiglia in pochi minuti.

In un mondo pieno di vini “ciccioni”e marmellatoni, il Roero Riserva di Rolfo rappresenta una delle tante boccate di ossigeno che tutti noi dovremmo imparare a prendere più spesso.
A Novembre proverò tutta la sua gamma di vini e, se tanto mi da tanto, ne vedremo delle belle!

A Villa d'Este va in scena il World Wine Symposium 2010


Io un pò di sana invidia ce l'ho per chi parteciperà a questa quattro giorni enologica che più esclusiva di così si muore. 
Di cosa sto parlando? Ma del World Wine Symposium 2010, l’evento organizzato in partnership con il fondatore del WWS, François Mauss, che anche quest'anno si riafferma quale incontro di riferimento del mondo del vino, offrendo spunti di riflessione e discussione su argomenti di attualità per tutta la filiera vitivinicola e si indirizza a produttori, esperti, critici, giornalisti, collezionisti e rappresentanti delle istituzioni nazionali e europee. 


Oltre alle degustazioni dei più importanti vini al mondo come Chateaux Petrus, Romanée Conti, Echézeaux, Richebourg, La Tâche, Gaja e Sassicaia; in accompagnamento ai pranzi preparati da Luciano Parolari, Executive Chef di Villa d’Este, due sono i grandi temi di quest’anno:

L’impatto delle politiche sulla riduzione dei consumi alcolici: il vino e la salute”, con una tavola rotonda guidata da esperti del mondo scientifico: Professor David Khyat (Institut National du Cancer, France); Professor R. Curtis Ellison (Professore di Medicina e di Salute Pubblica alla Boston University, USA e autore della ricerca sul “Paradosso Francese”) e il Professor Alberto Bertelli (Medico Chirurgo, Università Statale di Milano, esperto di tematiche legate al vino e alla salute). 

La Cina”: ormai uno dei maggiori mercati per il vino di qualità, sta rapidamente aumentando la propria produzione. Da qui la necessità per gli esperti europei del settore di conoscere in modo più profondo e al di là dei cliché, le ambizioni e le strategie di questo paese. Don St Pierre, fondatore di ASC, grande distributore in Cina, sarà tra i relatori sull’argomento insieme a rappresentanti delle istituzioni cinesi.

Alcune sessioni parallele durante i 3 giorni di forum, svilupperanno temi più tecnici quali i problemi legati al tappo in sughero e l’utilizzo di un nuovo linguaggio che avvicini il mondo del vino di qualità alle nuove generazioni. Tra i relatori: Jean-Robert Pitte (già presidente dell’Università Sorbonne di Parigi); Henri de Pracomtal (CEO di Taransaud - Barrel Producer), Michel Bettane, giornalista francese, Allen Meadows, giornalista americano.

La parte più bella e "sfiziosa" ci sarà oggi, con due seminari pomeridiani da urlo: 

Degustazione Antologica 1

6 crus del Domaine de la Romanée-Conti, anno 1990, presentati da Aubert de Villaine : Echézeaux – Grand Echézeaux – Romanée-Saint-Vivant – Richebourg – La Tâche – Romanée-Conti;

Degustazione Antologica II
8 grandi nomi del Bordeaux, anno 1990, presentati da Alain Vauthier: Ausone, Cheval-Blanc, Haut-Brion, Lafite-Rothschild, Latour, Margaux, Mouton-Rothschild, Petrus;

Ho la bava alla bocca, chissà se il prossimo anno mi potrò imbucare....

Il vino visto dagli altri. Andiamo oltre Luca Gardini?


Da sommelier considero Luca Gardini un grande professionista e saperlo campione del mondo mi ha reso molto felice, in Italia abbiamo ottimi comunicatori del vino e  lui, senza dubbio, è uno dei più preparati.

Vedere però il video della sua meritata vittoria mi ha fatto pensare….


Sguardo fisso, mano ferma, uno, dieci, cento descrittori olfattivi, profumi incredibili, sensazioni aromatiche che forse nemmeno i grandi “nasi” della profumeria conoscono, termini gustativi codificati, indecifrabili per il grande pubblico.

Terminologia per pochi, ecco il mio dubbio. Siamo sicuri che tutto questo sia comprensibile al grande pubblico? Così facendo si comunica il vino al meglio?

Ho fatto una piccola prova e ho mostrato il video ad alcuni miei amici “normali”, non “enostrippati” come me o pochi altri che, lo sappiamo, rappresentiamo un campione poco rappresentativo. Il mondo là fuori è fatto di consumatori che acquistano il vino al supermercato, persone che, nella migliore delle ipotesi, sanno a malapena che il Brunello di Montalcino è di origine Toscana.


Come far avvicinare al vino questa moltitudine di persone? Come detto in precedenza, facendo vedere il video di Luca Gardini, che adotta una terminologia dell’Associazione Italiana Sommelier, la maggior parte dei miei amici “normali” ride per non piangere, confessa che forse conosce il solo profumo della ciliegia e, per sintetizzare le loro risposte, se quelle di Gardini devono essere le capacità di un esperto di vino allora per loro non c’è speranza, rimarranno eterni ignoranti.


La gente scappa di fronte a quel video, la gente scappa anche di fronte a certe mie spiegazioni, troppi termini, troppe cose da sapere, da riconoscere, troppa la paura di sbagliare e sentirsi inadeguato. 

No, così non va, se vogliamo rendere il vino popolare bisogna cambiare registro, arrivare come dice qualcuno al BUONO o NON BUONO impartendo al neofita pochi strumenti per giungere a quella conclusione. Non basta, bisogna inserire il vino all’interno di un quadro generale dove si metta al centro il territorio di provenienza, le storie contadine, la vigna, la terra, il sole.


Una sorta di manifesto lo avevo postato sul blog tempo fa, è ora che dalla teoria passi alla pratica!

Il Timorasso Spumante Tasting Panel visto dagli amici di Percorsi Di Vino

 
E ora tocca a noi, noi che abbiamo organizzato il TSTP passiamo dall’altra parte della barricata e diventiamo per una sera giudici del “Chiaror Sul Masso”, il Timorasso Spumante di Paolo Carlo Ghislandi di Cascina I Carpini.
La serata è di quelle divertenti, ci sono gli amici di Percorsi Di Vino, qualche food blogger e la mia Stefania accanto a me che sta diventando sempre più brava col vino.
Davanti al tavolo due bottiglie di spumante, una vera chicca per appassionati visto che sul mercato, stranamente, non si trova spumante analogo.
Prima delle note edonistiche vorrei descrivere questo Timorasso Spumante dal punto di vista tecnico, sapete quanto ci piace riempirci la bocca con tanti paroloni a noi sommelier, no?


Chiaror Sul Masso è un vino bianco spumante Brut da uve Timorasso della vendemmia 2008 e sviluppa un tenore alcolico del 13% Vol.
L’uva è stata vendemmiata in due tempi, la prima parte a fine agosto, la seconda a fine settembre 2008
Entrambe le masse hanno subito estrazione a Freddo ( Prefermentativa ) per circa 48 ore in vasche di acciaio a temperatura controllata
La fermentazione è partita spontaneamente a bassa temperatura ed ha proseguito per circa 3 settimane lentamente.
Ho mantenuto la permanenza sulle fecce fini fino Aprile 2009 quando poi il vino si è chiarificato per sedimentazione.
La rifermentazione ha proceduto per circa un mese in autoclave secondo il metodo Martinotti lungo al termine del quale si è proceduto a microfiltrazione in acciaio alla fine di agosto 2010.
Chiaror Sul Masso è stato imbottigliato il 28.08.2010 e ne sono state prodotte 3780 Bottiglie.

Tutto chiaro no?

Bene inizia il nostro panel. Prima cosa che abbiamo notato è il packaging della bottiglia che ci è sembrato migliorabile. In particolare non ci ha convinto molto il dorato dell’etichetta e la bottiglia l’avremmo fatta di colore più scuro e meno verde. Questione di lana caprina, lo ammetto.

Passiamo alla degustazione.

Il Chiaror Sul Masso, si può anticipare, è uno spumante dalle due anime: la prima si mostra appena versato (freddo) nel bicchiere mentre la seconda esce fuori prepotentemente col tempo.
Vediamo nel dettaglio.
Appena aperto lo spumante, dal colore paglierino scarico, si svela nel bicchiere timidamente, presentando un quadro olfattivo caratterizzato da sensazioni di fiori di campo e frutta a polpa bianca alle quali si unisce, deciso, un soffio minerale di buona intensità. Al gusto prevalgono le note dure, ci impressiona soprattutto la sapidità del vino che rende tutto il sorso di buona persistenza. 
Chiusura giustamente amarognola.


Tutto qua? Manco per sogno perché la vera anima del Timorasso, quella irrequieta e vigorosa, esce fuori solo col tempo, quando il vino si è scaldato e tutto il suo bagaglio organolettico non è più costretto nella gabbia delle basse temperature.
Tutti i presenti notano il cambiamento e rimangono ammaliati da questa nuova vita del Chiaror Sul Masso che, dopo venti minuti, muta da Clark Kent a Superman.
Soprattutto al sorso ci rendiamo conto che quello che prima era appena sussurrato ora, invece, è gridato con garbo, il “nuovo” spumante aprendosi ha acquisito maggiore personalità, struttura e progressione. Il tempo anche stavolta è stato galantuomo.


Per il futuro un solo consiglio: vorremmo che il buon Ghislandi azzardasse ancora di più aumentando il tempo di permanenza del vino sui lieviti passando, magari, dallo Charmat al più aristocratico Metodo Classico.
In tutti i casi fornire una maggiore complessità al vino sarebbe la ciliegina sulla torta. Avanti così Paolo!


La vendemmia a Milano si fa a Via Montenapoleone


Una delle vie dello shopping di lusso più celebri di tutto il mondo sta per accendere le luci anche di sera con un evento alla prima edizione che unirà moda e gusto in una cornice prestigiosa: la manifestazione, voluta dall’Associazione di Via MonteNapoleone, realizzata grazie al sostegno dell’Assesorato al Commercio, Turismo e Servizi di Regione Lombardia e patrocinata dall’Assessorato alle Attività Produttive, Moda, Design ed Eventi del Comune di Milano, sarà l’occasione per vivere via Montenapoleone a 360 gradi.

Il 21 ottobre dalle 18 alle 22, si è tenuta “La Vendemmia di Via Monte Napoleone”, iniziativa che trasformerà le boutique della Via in cantine dove poter degustare prestigiosi vini, alla presenza di sommelier ed enologi di fama internazionale: ovviamente il tutto accompagnato da un po’ di sano shopping.
Guglielmo Miani, Presidente dell’Associazione di Via MonteNapoleone, che ad oggi conta 49 associati, ha spiegato che il fine dell’iniziativa è stato quello di far vivere la famosa Via anche di sera; e il vino, il divertimento e il savoir vivre sono in linea con il mood dei frequentatori di MonteNapoleone.


Stefano Maullu, Assessore lombardo al Commercio, Turismo e Servizi, ha così commentato la manifestazione milanese: “Lo shopping rappresenta il motivo per restare più a lungo per quasi un turista su due, soprattutto tra gli starnieri. Un indotto rilevante per la Lombardia che premia le attività dell’ospitalità, della ristorazione, della cultura, della moda e del design. Anche il vino in sè è sicuramente motivo di attrazione. La scelta di offrire una degustazione di vini lombardi, insieme ai migliori prodotti di gamma sul mercato, è motivo di orgoglio per il nostro territorio e di estremo interesse per il turista alla ricerca dell’autenticità del viaggio, del suo fondersi alle tradizioni, alla cultura, alla storia del luogo.”

Alberta Ferretti ha promosso una degustazione di Chardonnay-Feudi del Pisciotto e ha venduto una t-shirt per festeggiare l’evento, da Bulgari si è assaggiato del Bellavista, da Cartier si è godere del percorso degustativo ideato appositamente da Luca Gardini, premiato come miglior sommelier del mondo, mentre da Prada, lo chef Carlo Cracco ha guidato gli ospiti in un percorso sensoriale di “degustazione coperta” a sorpresa.
Moet & Chandon per Christian Dior e Dior Homme, Ferrari per Corneliani e Versace, Brunello di Montalcino per Giorgio Armani, Chianti Classico per Gucci.


Tutto bello ma di questo passo non credete che il vino possa essere considerato un bene di lusso e, quindi, per pochi? Io voglio il vino popolare!

Fonte: http://www.luxgallery.it/

L'influenza mi tiene a letto e di vino non posso scrivere...


Week end terribile, una persona a me cara in ospedale ed io con una terribile influenza che mi bloccato a casa e impedito di andare al Salone del Gusto di Torino.
Sto talmente fuso che non riesco molto a scrivere per cui, per questi due giorni, metto on line un pò di notizie prese dalla Rete.


Emissioni: calcolo per bottiglie di vino
 
Per le emissioni può essere effettuato anche un calcolo per bottiglie di vino. In pratica si tratta di riuscire a comprendere la quantità di emissioni di anidride carbonica che viene immessa nell’atmosfera per ogni bottiglia di vino. Bisogna infatti tenere conto del fatto che le azioni dell’uomo hanno un impatto ambientale che varia a seconda dei casi e di cui nemmeno il settore della produzione del vino è immune da eventuali danni ambientali che possono essere provocati. L’idea di calcolare le emissioni relative alla produzione del vino è stata di un’azienda della provincia di Siena. 
 
 
Si tratta della Salcheto, che è riuscita a stimare il calcolo delle emissioni di anidride carbonica derivanti dalla produzione del vino secondo un rapporto di 1,83 Kg di CO2 a bottiglia. In particolare si è potuto vedere che il confezionamento delle bottiglie determina il 38% delle emissioni. Il trasporto delle bottiglie provoca invece il 26% delle emissioni, mentre il processo di coltivazione delle viti ne genera il 27% , soprattutto a causa dei concimi e dei pesticidi che spesso vengono impiegati per ottenere una produzione agricola migliore.
 
È da ricordare inoltre che una percentuale di emissioni di CO2 pari al 9% è determinato dalla fermentazione del vino. Questi sono i dati, che hanno l’obiettivo di far arrivare ad una maggiore consapevolezza riguardo al problema dell’inquinamento ambientale.
 
Naturalmente non basta questa consapevolezza per risolvere la questione dell’inquinamento. Occorre infatti mettere in atto specifiche strategie di intervento che mirino al raggiungimento della sostenibilità ambientale.
 
 

La degustazione dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso in poche parole


Domenica scorsa, all’interno di un girone dantesco dove caldo e calca hanno preso il sopravvento, si è svolta la degustazione dei Tre Bicchieri 2011 del Gambero Rosso.
Tanti i vini assaggiati che descriverò non in termini organolettici, ma con poche e significative frasi. A buon intenditor….

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium '08 Gioacchino Garofoli : per me il vino bianco col rapporto qualità prezzo migliore del mondo. Se fossimo in Francia verrebbe venduto molto caro…

Frascati Sup. Epos '09 Poggio Le Volpi: aromatico, troppo. Alla cieca non lo piazzerei nel Lazio.

Grechetto Poggio della Costa '09 Sergio Mottura: un altro grandissimo vino bianco. Tra fiori e mineralità.

Aglianico del Vulture Macarico '07 Macarico: non lo conoscevo e, dopo averlo bevuto, ho capito quello che mi sono perso fino ad ora.

Aglianico del Vulture Titolo '08 Elena Fucci: se la Fucci questo ha messo tutti d’accordo ci sarà un motivo? Grande vino!

Montepulciano d'Abruzzo '06 Valentini: da brividi per quanto è buono!


Montepulciano d'Abruzzo Cerasuolo '09 Valentini: me l’hanno servito ghiacciato e questo lo ha forse penalizzato. Da rivedere.

Trebbiano d'Abruzzo '08 Valentini: è Lui, senza se e senza ma.

Iskra '05 Marina Cvetic: un montepulciano degno della (bravissima) moglie di Gianni Masciarelli. Arriverà ai livelli del Villa Gemma?

Fiano di Avellino '08 Ciro Picariello: a me anche se giovanissimo piace da impazzire, profondo come gli occhi dei coniugi Picariello.

Lambrusco di Sorbara del Fondatore '09 Cleto Chiarli: non sarà il capostipite della “nouvelle vague” di questa tipologia di vino ma parlare del produttore di annate di Lambrusco mi ha rinfrancato il cuore…e la gola.

Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore Brut '01 Ferrari: dirò la solita banalità ma, pur trovandolo sottotono, dopo di lui....il vuoto.

Primitivo di Manduria Es '08 Fino: un primitivo che ogni anno mi sorprende sempre più e uno dei grandi rossi di Italia senza dubbio. Mi dicono che il 2010 sarà spaziale.. 

Harmonium '08 Firriato: per molti ma non per tutti....io sono tra i tutti.

Marsala Vergine Ris. '81 Pellegrino: uno schiaffo a chi con questo vino ci mischia l’uovo. Ma l’avete mai bevuto un grande Marsala?

Barolo Le Rocche del Falletto '04 Bruno Giocosa: il sommelier mi dice che la bottiglia non era perfettamente ok ed era anche l'ultima. Risultato? Pure con i difetti era un grande Barolo!

Barolo Monfortino Ris. '02 Giacomo Conterno: finito prima di iniziare…

Gattinara Vign. Osso S. Grato '06 Antoniolo: buonissimo, può dare la stessa dipendenza dell’eroina…

Bolgheri Sassicaia '07 Tenuta San Guido: rimane lui, grandissimo ed elegante nonostante il caldo tropicale e la jungla. Grande futuro!

Brunello di Montalcino Ris. '04 Biondi Santi - Tenuta Il Greppo: immenso, lo berranno i miei nipoti senza problemi.


Le Pergole Torte '07 Montevertine: fortuna che l’avevo bevuto a Radda in Chianti e so quanto è buono. Domenica le temperature sahariane lo hanno demolito un po’.

Messorio '07 Le Macchiole: meditteraneo da impazzire.

Redigaffi '08 Tua Rita: ha carattere solare e mediterraneo, la sensazioni di radici ed erba medica e netta e travolgente. Grande!

Solaia '07 Marchesi Antinori: non mi emoziona e non mi incanta come il Sassicaia. Da rivedere con meno casino intorno.

Il metodo Cpll ci salverà dal cattivo vino?


Un metodo messo a punto in Italia riesce a riconoscere se il vino, bianco o rosso, è davvero genuino: la tecnica riconosce anche le tracce più nascoste e apparentemente “invisibili” di additivi, andando a scovare le proteine che li compongono.

La ricerca, condotta dal Politecnico di Milano, permette di visualizzare tutte le proteine presenti nelle bevande alcoliche, comprese quelle più sfuggenti come caseina bovina e ovalbumina. Queste ultime, una volta aggiunte al vino, si legano ai residui delle proteine normalmente presenti nell’acino d’uva e vengono eliminate filtrando la bevanda, che così si conserva per anni senza segni di degrado, residui sul fondo e torbidità. 


Scoprire le proteine nascoste è adesso possibile, grazie al metodo chiamato Cpll (dalle iniziali di Librerie Combinatoriali di Ligandi Peptidici), messo a punto dai ricercatori del Dipartimento di Chimica Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano, con il contributo della Fondazione Cariplo.

E’ un metodo estremamente semplice, che può essere adottato da qualsiasi laboratorio di analisi”, affermano i ricercatori, spiegando che si basa su diversi milioni di “esche” capaci di combinarsi alle possibili proteine nascoste nel vino o in altre bevande alcoliche. Sono esche molto particolari, che riescono a diluire le proteine molto abbondanti e a concentrare quelle “sospette”, che si nascondono dietro le prime. 


Le proteine presenti solo in poche tracce possono essere amplificate fino a 10.000 volte, rendendole così visibili agli strumenti, gli spettrometri di massa. “Il limite di sensibilità - concludono i ricercatori - è stato stimato ad 1 micro-grammo di additivo per litro di prodotto, una sensibilità mai raggiunta dalle metodiche correnti”.

Fonte: Ansa

Al Salone del Gusto di Torino è arrivata la "mia" guida del vino: Slow Wine 2011


Slow Wine 2011
Presentazione della nuova guida ai vini di Slow Food
Le storie dei produttori, i vigneti visitati,
i vini raccontati di 1850 aziende

ore 10.00
PalaOlimpico (Isozaki), corso Sebastopoli 123 – Torino

Slow Wine 2011, la nuova guida ai vini d’Italia di Slow Food Editore viene presentata mercoledì 20 ottobre dalle ore 10.00 presso il PalaOlimpico (Isozaki) di Torino (corso Sebastopoli 123). Illustrano le peculiarità e le novità della guida i curatori Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, Marco Bolasco, direttore editoriale Slow Food Editore, Carlo Petrini, presidente di Slow Food, Alberto Cirio, Assessore all’Istruzione, Sport e Turismo Regione Piemonte, Alessandro Altamura, Assessore al Commercio, al Turismo, alle Attività Produttive e al Marketing Urbano Città di Torino, e altri ospiti a sorpresa. A moderare il dibattito sarà Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia.

Al pomeriggio, nella suggestiva cornice della Reggia di Venaria Reale presso la Galleria di Diana, ingresso da via Carlo Emanuele II,  dalle 15 alle 20 si svolge la degustazione dei i vini delle 160 aziende insignite della Chiocciola  (costo del biglietto comprensivo di una copia della guida: 65 euro, 40 euro per i soci Slow Food).


Slow Wine fin dal suo concepimento ha voluto essere una fotografia reale dell’attuale situazione del vino in Italia. Per descrivere la realtà si doveva perciò conoscerla uscendo dalle sale degli assaggi, per compiere un viaggio su e giù per la nostra penisola. Più di 2.100 cantine visitate, migliaia di vigneti calpestati, tante domande e interviste vis-à-vis. E proprio grazie a questa nuova concezione, il testo racconta degli sforzi agronomici compiuti dall’azienda oggetto della recensione: un insieme di informazioni che ne descrive le vigne, i vitigni piantati e la filosofia che accompagna il lavoro dei viticoltori.

Slow Wine ha quindi abbandonato il metodo di giudizio a punteggi, troppo limitante per poter raccontare le 1850 aziende presenti in guida. Tre sezioni descrivono le cantine nel loro insieme: Vita, le storie degli uomini e delle donne che sono stati i protagonisti di queste realtà; Vigne, i vigneti visitati e descritti nelle loro caratteristiche e modalità di conduzione; Vini, raccontati in modo semplice e correlati da una buona serie di dati.
 
Per offrire una chiave di lettura su ogni singola azienda recensita, perché la valutazione che più ci piace è quella che prende in considerazione la cantina nella sua interezza, sono stati adottati tre simboli per altrettante possibili chiavi di lettura. La Chiocciola (emblema di Slow Food), come simbolo assegnato a una cantina che ci piace in modo speciale per come interpreta valori (organolettici, territoriali, ambientali e identitari) in sintonia con Slow Food; la Bottiglia, simbolo assegnato a quell’azienda che ha espresso un’ottima qualità media per tutte le bottiglie presentate alle nostre degustazioni; infine la Moneta, simbolo assegnato a quell’azienda che ha espresso un buon rapporto tra la qualità e il prezzo per tutte le bottiglie presentate alle nostre degustazioni.
Le stesse tre categorie sono poi state applicate anche ai vini. Vini Slow: bottiglie che, oltre a una qualità organolettica eccellente, riescono a condensare nel bicchiere caratteri legati a territorio, storia e ambiente. Grandi Vini: le migliori bottiglie sotto il profilo organolettico. Vini Quotidiani: bottiglie che costano fino a 10 euro in enoteca, dall’eccellente rapporto tra la qualità e il prezzo.

I numeri di questa opera editoriale: 2.100 cantine visitate e 1.850 raccontate, 21.000 vini degustati, operando una selezione molto rigorosa sono stati recensiti esclusivamente i migliori 8.400. Tutto questo grazie a una squadra di 200 collaboratori, che hanno percorso in lungo e in largo la nostra penisola. Inoltre 56 carte geografiche condurranno il lettore alla scoperta del vigneto Italia.
«Siamo convinti che la battaglia contro l’omologazione dei gusti e l’appiattimento delle caratteristiche organolettiche dei vini possa passare solo attraverso la conoscenza dei territori, dei vitigni e degli uomini che compongono il terroir italiano». (Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni).
Prezzo della guida in libreria: 24 euro

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Luca Bernardini
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A Roma si celebra il grande Champagne!


All’interno dello complesso monumentale di Santo Spirito in Saxia, immersi tra le opere del Palladio e di Carlo Maratta (sec. XVII), si è tenuta la Giornata dello Champagne, frizzante kermesse che ha permesso ad un pubblico selezionato di apprezzare oltre 150 cuvée, tra brut sans année, millesimati e rosé selezionati tra i migliori produttori di bollicine francesi.


Nonostante la vasta schiera di appassionati ciondolanti per l’alcol, tacchi a spillo, profumi vanigliosi e presenzialisti dell’ultima ora, ho potuto fare un (rapido) giro per farmi un’idea della qualità media dei prodotti e scoprire qualche chicca da riportare su Percorsi di Vino.
Ebbene, la chicca che vi propongo porta il nome di Françoise Bedel con la sua Cuvée Robert Winer 1996, davvero uno splendido champagne che, in termini edonistici, non ha avuto rivali.
Françoise Bedel è un piccolo propriétaire – récoltant che coltiva i suoi 8 ettari di vigneto (meunier 78 %, chardonnay 13 %, pinot nero 9 %) a Crouttes-sur-Marne, grazioso villaggio incastonato all’interno della Vallée de la Marne.
Nulla è convenzionale da Bedel. A partire dal 1998, infatti, l’azienda inizia la conversione verso i metodi biodinamici che oggi, passo dopo passo, prevedono la preparazione dei composti in loco (preparazione 500, preparazione 501 e preparazione “MT”) ed il rispetto del calendario di Maria Thun. Senza vita nel terreno non ci può essere Terroir ci viene detto.

 
La non convenzionalità si respira anche durante la vendemmia ed in cantina. La raccolta è esclusivamente manuale e le tre uve, pressate separatamente, sono poi gestite in maniera autonoma in base alle diverse parcelle di provenienza.
Successivamente, parte del mosto viene fatto fermentare, con soli lieviti indigeni, in botti di rovere mentre il resto va in vasche smaltate di piccola capacità. Non si effettuano raffreddamenti, collaggi o filtraggi.
Le cuvée si creano sfruttando le diverse caratteristiche del suo vino. Così come un pittore usa le sfumature dei colori per realizzare i suoi quadri, Bedel assembla le varie basi usando le varie qualità organolettiche dei vini derivanti dal Terroir. Più degustazioni vengono fatte da Ottobre a Maggio (seguendo il calendario lunare e planetario di Maria Thun) per cercare il matrimonio perfetto tra meunier, chardonnay e pinot nero.


Il risultato finale? E’ unico ed inimitabile come la Cuvée Robert Winer 1996 e, credetemi, il fatto che si tratti di un ’96 non vuol dire nulla perché nella stessa giornata, Henriot a parte, altri vini dello stesso millesimo non mi hanno fatto gridare al miracolo. Anzi.
Lo champagne (88% meunier, 6% chardonnay, 6% pinot nero) ha un perlage finissimo e un colore dorato con riflessi ambra che tradisce, almeno visivamente, la sua maturità. Al naso è estremamente espressivo, colgo intriganti aromi di mela golden, pan di zenzero, scorza di arancia candita, frutta secca, un soffio di tostatura e tanta mineralità a fare da cornice.
In bocca è ampio e di buona potenza, la sua maturità ci conferisce aromi complessi e di lunghissima persistenza. 


La vera differenza tra il Robert Winer e le altre bollicine degustate sta nell’emozione che il primo mi ha lasciato, bevendolo ho percepito la differenza, netta, tra purgatorio e paradiso enologico.

Diretta tre bicchieri 2011 Gambero Rosso

 
Per chi vuole seguirla il link è questo, intanto posterò alcune considerazioni sulla giornata.

Cernilli annuncia la pubblicazione di una newsletter che uscirà domani e si chiamerà Tre Bicchieri

Si ricordano tutti i vignaioli morti questi anni, per ultimo Giovanni Panizzi, padre della moderna Vernaccia di S.Gimignano

 


Si presenta Wine for Life, programma umanitario di cui avevo parlato durante "Terre da Cabernet" 

Sale sul palco Francesco Paolo Valentini, penso non servano presentazioni per tutti i premi che ha preso.

Vengono presentati i 3 bicchieri Plus

Arriva il Giove Tonante dell'enologia italiana, Angelo Gaja.

Arrivano anche Simona e Gianfranco Fino, grande il loro ES 2008! 


Finisce la cerimonia per i Tre bicchieri Plus con Bartolo Mascarello.

Si premiano i Tre bicchieri "semplici" con Eleonora Guerini, Marco Sabellico e Gianni Fabrizio sul palco

Sul palco i vincitori dei vini speciali.

ROSSO DELL'ANNO
Brunello di Montalcino Riserva ‘04 Biondi Santi

BIANCO DELL'ANNO
 A.A. Sylvaner R ‘09 Köfererhof

BOLLICINE DELL'ANNO
Franciacorta Brut Secolo Novo ’05 Le Marchesine

DOLCE DELL'ANNO
Albana di Romagna Passsito AR Ris. ‘06 Fattoria Zerbina

CANTINA DELL'ANNO
Valentini

MIGLIOR RAPPORTO Q/P
Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. ’09 Pievalta

ENOLOGO DELL'ANNO
Ruben Larentis

VITICOLTORE DELL'ANNO
Walter Massa

CANTINA EMERGENTE
Polvanera

PREMIO PER LA VITICOLTURA SOSTENIBILE
Sandi Skerk

Si premiano le varie Regioni tra uno sbadiglio e l'altro

Termina la premiazione dopo la carrellata di premi toscani e piemontesi.

Si ricorda Virgilio Bisti, padre della cantina Tua Rita, morto un mese fa.

A dopo con la grande degustazione

Sunday Wine News: nasce il vino della Banca Monte dei Paschi di Siena


Territorio e terroir per un'economia reale da oltre cinque secoli. Banca Monte dei Paschi di Siena rinnova il suo legame con le sue origini continuando a scommettere sul vino. 
Lancia cosi' www.mille472.it, commercio on-line dove si possono acquistare le bottiglie di Rosso 1472, prodotte nel cuore del Chianti Classico da Mps Tenimenti, azienda agricola del Gruppo Montepaschi, grazie alla collaborazione con l'enologo di fama internazionale Carlo Ferrini.
Il lancio di un portale dedicato e' un ulteriore passo del Progetto 1472. Banca Monte dei Paschi di Siena, molto legata al territorio e alle sue tradizioni ma sempre piu' innovativa nelle proprie scelte, e' stata la prima banca al mondo a presentare una linea di vini firmata dal suo anno di fondazione: Rosso 1472. Chianti 1472, Chianti Classico 1472, Igt Toscana 1472. Queste le tre etichette, le grandi firme vitivinicole proposte da Mps Tenimenti, l'azienda del Gruppo che aggrega il culto della storia enologica toscana con la passione per la terra che il tempo non ha mai spento.


La linea ''Rosso 1472'' e' ottenuta da una rigorosa selezione dei migliori grappoli di Sangiovese provenienti da vigneti aziendali, dopo un'attenta vinificazione durata di 20 giorni e condotta all'insegna del massimo rispetto della tradizione, seguita da una lunga fase di invecchiamento in piccoli fusti di rovere francese per un periodo di almeno 21 mesi. Dopo l'imbottigliamento, 3 mesi di affinamento in vetro.

Fonte: Libero News

Tutte le stranezze delle etichette del vino - parte seconda


Ho avuto grandi soddisfazioni col precedente post visto che Wikio, per la rivista europea dei blog, mi ha tradotto l’articolo in cinque lingue. 
Perchè, allora, non fare il bis? Tanto di schifezze grafiche in giro ce ne stanno tante.
Iniziamo la carrellata con questa che ho chiamato “l’etichetta del Supereroe”!


Sulla retroetichetta, giuro, c’è scritto più o meno questo:”In un mondo di avidità e corruzione, un supereroe è emerso dal nulla, egli è in missione per salvare la reputazione della vera uva rossa americana. Il Comandante Zinskey ha il compito di trovare e salvare le viti di Zinfandel prima che il nemico White Zin(fandel) Supremicists sovverta il mondo. I cittadini però sono avvertiti, una nuovo nemico minaccia lo Zinfandel: i vigneti dei Merlot America Maniacs! Il Restate sintonizzati per scoprire le nuove avventure del Comandante Zinskey!".
Chi conosce uno psicologo bravo?
Proseguiamo con alcune etichette un po’ spinte. La prima è questa.


Ad una prima occhiata sembra la pubblicità di una marca di boxer ed invece è uno chardonnay americano che, sul retro della bottiglia cita testualmente:”Quando questa bottiglia verrà raffreddata Rude Boy si rivelerà a tutti”. Cosa scopriremo non lo so ma meglio non rischiare….

Per la serie “X Wine Files” ecco a voi l’etichetta extraterrestre. 


Sembra un classica etichetta di Chateau francese circondato da vigne ma…che succede? Dietro gli alberi spunta un UFO con tanto di raggi gamma. Dove è Mazinga??? 
Comunque nessuna paura, l’etichetta si ispira ad una legge francese del 1954 che vieta nel villaggio di Chateauneuf-du-Pape, Rodano, l’atterraggio di dischi volanti per evitare che questi creino danni ai vigneti circostanti. La pena? Una misera multa. Altro psicologo, please!

Questa etichetta, invece, non ha bisogno di troppo presentazione e si ispira al grande Luciano Pavarotti.


Evidentemente da quelle parti, siamo a Tulbagh, Sud Africa, ci sono molte rane canterine…forse troppo!

Infine, ecco un’azienda per erotomani del vino. Forse questi hanno capito tutto della vita, forse non si rivolgono ad un pubblico selezionatissimo, però ste etichette per me tirano…oh se tirano…


Avvertenza: per una cassa di vino, solitamente un blend di Cabernet/Zinfandel/Syrah, potete spendere fino a $450.

Troppo per un peep show!