L’Umbria cresce. Forse non per quantità,
visto che la regione contribuisce alla produzione nazionale con meno di 1
milione di ettolitri di vino, ma con un percorso qualitativo costante con una
rinnovata capacità di realizzare bottiglie originali. Tutti sono alle prese,
chi più chi meno, con un’azione volta a smarcarsi dall’affollato mondo di vini
troppo standardizzati. Del resto gli umori di critica, appassionati e mercato
hanno oggi come parole d’ordine territorio, eleganza, originalità, identità.
Ecco allora che la regione ha imboccato la via dei vitigni autoctoni, almeno
nei casi in cui era possibile, di denominazioni classiche che sembravano
passate di moda e di vini dal sapore più marcatamente locale. Ovvio che il
caso Sagrantino sia in questo senso paradigmatico, numericamente e
qualitativamente inarrivabile. Accanto a esso, però, altre varietà che
parevano destinate all’oblio stanno dimostrando il loro valore. Per esempio
riportando alla luce, dopo la sbornia rossista degli anni Novanta e dei primi
Duemila, il volto bianco dell’Umbria. E allora ecco di nuovo i Grechetto, i
Trebbiano (specie Spoletino), le Malvasia. Così come, sull’altra sponda, i
Ciliegiolo, i Trasimeno Gamay, forse i Grero di domani. Un percorso in divenire
che, insieme alla maturità delle aziende di più lungo corso e al dinamismo
delle nuove, regalano un caleidoscopio stilistico sconosciuto che rende la
mappa enologica regionale molto più sfaccettata e complessa.
Cervaro della Sala 2012 Castello della Sala
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Colle Ozio Grechetto 2012 Leonardo Bussoletti
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Montefalco Sagrantino 2010 Perticaia
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Montefalco Sagrantino 2009 Antonelli - San Marco
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Montefalco Sagrantino 2010 Romanelli
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Montefalco Sagrantino 25 Anni 2010 Arnaldo Caprai
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Montefalco Sagrantino Campo alla Cerqua 2010 Giampaolo Tabarrini
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Montefalco Sagrantino Collenottolo 2010 Tenuta Bellafonte
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Montefalco Sagrantino Della Cima 2010 Villa Mongalli
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Orvieto Cl. Sup. Luigi e Giovanna Villa Monticelli 2011 Barberani
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Torgiano Rosso V. Monticchio Ris. 2009 Lungarotti
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