Il pinot bianco di Cantina Terlano da anni rappresenta una dei migliori bianchi italiani, e non solo, grazie ad una capacità di invecchiamento che, in certe annate, può andare oltre l'aspettativa di vita umana.
Basta leggere sul web alcuni resoconti di degustazioni dove la 1957 era ancora in forma perfetta per comprendere, forse, quanto tafazziano sia organizzare una verticale con le annate 2005-2011. Ma tant'è, il pensiero di non sopravvivere a queste bottiglie e la voglia di bere "nordico" in questo caldo ottobre romano, mi hanno spinto ad aprire questa batteria di Vorberg all'interno di una delle più belle pescherie di Roma: Megliofresco.
Il vino, pinot bianco al 100%, nasce a Terlano, Alto Adige, all'interno di un vigneto di circa 20 ettari, con età delle piante che va dai 10 ai 35 anni, che si estende in altezza ai piedi del Monte Zoccolo (350 metri s.l.m.) per arrivare fino alle zone di Vilpiano e Kreuth che si trovano a circa seicento metri più in alto.
Le uve, vendemmiate manualmente, vengono vinificate a temperatura controllata in botti di rovere grandi (30 hl). Fermentazione malolattica e affinamento per 12 mesi sui lieviti fini nelle botti di legno tradizionali prima di entrare in commercio.
Basta leggere sul web alcuni resoconti di degustazioni dove la 1957 era ancora in forma perfetta per comprendere, forse, quanto tafazziano sia organizzare una verticale con le annate 2005-2011. Ma tant'è, il pensiero di non sopravvivere a queste bottiglie e la voglia di bere "nordico" in questo caldo ottobre romano, mi hanno spinto ad aprire questa batteria di Vorberg all'interno di una delle più belle pescherie di Roma: Megliofresco.
Il vino, pinot bianco al 100%, nasce a Terlano, Alto Adige, all'interno di un vigneto di circa 20 ettari, con età delle piante che va dai 10 ai 35 anni, che si estende in altezza ai piedi del Monte Zoccolo (350 metri s.l.m.) per arrivare fino alle zone di Vilpiano e Kreuth che si trovano a circa seicento metri più in alto.
Le uve, vendemmiate manualmente, vengono vinificate a temperatura controllata in botti di rovere grandi (30 hl). Fermentazione malolattica e affinamento per 12 mesi sui lieviti fini nelle botti di legno tradizionali prima di entrare in commercio.
Panoramica dal vigneto di Vorberg |
Vigneto Vorberg |
La prima annata degustata è stata la 2011 che a Terlano, così scrive il sito internet ufficiale, è stata caratterizzata da una prima vera piuttosto calda, un giugno piovoso e, fortunatamente, un autunno con un clima ideale che non ha fatto temere per il peggio. E' un vino che mi aspettavo giovanissimo e, di fatti, lo è grazie a sentori freschissimi di fiori bianchi e frutta bianca e ad un sorso dirompente basato sulla grande qualità delle componenti dure del vino che finisce con una scia minerale lunghissima.
L'annata 2010, caratterizzata da un inverno asciutto e freddo e da un'analoga primavera, ha avuto un'estate particolarmente calda che ha anticipato la maturazione delle uve portando la vendemmia in condizioni estreme tanto che la produzione è risultata la più scarsa degli ultimo venti anni. Il vino, di conseguenza, è risultato maggiormente rotondo del precedente e, ovviamente, maggiormente espresso visto che le consuete note di durezza minerale del vino sono ben bilanciate da componenti morbide più cremose ed accattivanti. Magari non sarà un vino da maratona ma la 2010, oggi, è davvero ottima e ben bilanciata e rappresenta per gli amanti del pinot bianco di Terlano un acquisto sicuro.
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La 2009 viene definita dalla stessa Cantina di Terlano come annata eccezionale e, appena metto il naso nel bicchiere, non stento a riconoscere una maggiore complessità ed avvolgenza rispetto ai vini precedenti. Il ventaglio aromatico spazia dai sentori di giglio bianco e gardenia per poi virare verso la pesca bianca, la susina gialla, la cipria e la mineralità bianca di fiume. Sorso teso, agile, vivido, di ottima struttura e finale lunghissimo. Un grande pinot bianco!
L'annata 2008, invece, soffre sicuramente di un'annata non all'altezza della precedente per via di una struttura ancora un troppo scomposta dove tutte le componenti sembrano non girare all'unisono. Soprattutto il sorso, comunque sempre freschissimo e minerale, sembra soffrire in termini di espansione orizzontale del vino che rimane irresoluto e ancora abbastanza enigmatico.
La 2007 è un'annata che o la ami o la odi. Questo è quanto mi sono detto dove aver degustato questo Vorberg che a me è piaciuto tantissimo per la sua anima altezzosa con sfumature salmastre che sa regalare, a fronte di una complessità olfattiva poco esuberante, un sorso viscerale e dalla sapidità mediterranea che, come un serpente di roccia, si insinua tra le maglie della morbidezza e della struttura del vino. Un pinot bianco che non si dimentica facilmente!
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La 2006 si caratterizza per un quadro leggermente più maturo che vira, all'olfattiva, su sensazioni più "dolci" e vellutate che col passare del tempo prendono via via la forma della frutta tropicale, dei fiori di acacia e della propoli. Il sorso, fortunatamente, imbocca un'altra via, quella dettata dal vigore, dalla tensione acida e da un lunghi ricordi di erbe aromatiche e agrumi rosa. Un giano bifronte il cui lato migliore sarà svelato solo dal tempo...
In ultimo abbiamo degustato la 2005 che ci è sembrata una ballerina che danzava sulle punte all'interno di un palcoscenico troppo stretto per lei. Forse, in assoluta, è la versione di Vorberg più chiusa della serata, un blocco di roccia che solo lo scorrere temporale potrà scolpire e plasmare a sua immagine.
In ultimo abbiamo degustato la 2005 che ci è sembrata una ballerina che danzava sulle punte all'interno di un palcoscenico troppo stretto per lei. Forse, in assoluta, è la versione di Vorberg più chiusa della serata, un blocco di roccia che solo lo scorrere temporale potrà scolpire e plasmare a sua immagine.
La nostra splendida verticale. Foto: Andrea Federici |
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