A' Puddara 2009 della Tenuta di Fessina

A' Muntagna a volte fa paura, a volte incanta, a volte invece è sinonimo di sfide come nel caso di Tenuta di Fessina, azienda fondata nel 2007 da Federico Curtaz, Silvia Maestrelli e Roberto Silva che come altri, più di altri, sono rimasti folgorati dall'Etna e dal suo terroir che viene descritto dallo stesso Curtaz, bravissimo agronomo ed enologo di origini valdostane, molto simile a quello della sua regione di nascita.

Ad una altitudine di circa 900 metri s.l.m, dove il cielo sembra confondersi con le rocce, nasce il vigneto de A' Puddara, un fazzoletto di circa un ettaro di carricante situato in zona Santa Maria di Licodìa le cui piante, allevate col classico alberello, furono piantate con saggezza contadina attorno al 1970 affrontando un terreno caratterizzato da colate laviche di diverse epoche.


Vigna ad alberello. Foto: http://www.tenutadifessina.com/

Ho sempre bevuto, con grande godimento, A' Puddara in annate recenti ed ogni volta che la bottiglia terminava mi assaliva, inesorabile, la curiosità di provare questo carricante in purezza con qualche anno sulle spalle per capire le potenzialità evolutive di un vino dalle mille promesse.

La fortuna, a volte, è di avere amici che sembrano leggerti nel pensiero per cui non sapete che gioia quando, durante una delle tante cene che organizziamo a Roma, ho visto spuntare la bottiglia con scritto in retroetichetta annata 2009 che, così come scritto anche sul sito aziendale, è stato un millesimo abbastanza piovoso e fresco per il territorio.


Foto: www.cellartracker.com

La prova della verità, questo ho pensato appena versato il vino che, subito, si è aperto su soffi di macchia mediterranea, pietra focaia, timo, ginestra, limone candito, muschio, pesca. Sapido come la terra da cui proviene e vibrante come il cuore dell'Etna, si fa apprezzare per il suo perfetto equilibrio e la sua solida persistenza che vira verso toni boisé molto intriganti.

Piccola postilla finale: oltre ad aver superato l'esame a pieni voti, questo meraviglioso carricante dell'Etna andrebbe fatto riposare adeguatamente in cantina per qualche anno perchè, dopo la degustazione, la sensazione avuta è stata quella di trovarsi davanti ad un vino ancora in fase embrionale. Il Pietramarina di Benanti dovrebbe insegnare qualcosa. O no?

…allora
fu il vin preposto all’onda, e il vin si elesse
figlio de’ tralci più riarsi, e posti
a più fervido sol, ne’ più sublimi
colli dove più zolfo il suolo impingua”.

Dalla favola della scoperta del piacere nel “Mezzogiorno” del Parini.



Nessun commento: